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Storia della Mariologia 2

A cura di Emanuele Boaga e Luigi Gambero
Storia della Mariologia. Vol. 2.
Dal modello letterario europeo
al modello manualistico

Città Nuova, Roma 2012

 

Introduzione al volume

L’operatività della categoria di “modello” o “paradigma” utilizzato per l’organizzazione dei contributi del primo volume della Storia della Mariologia, risulta singolarmente efficace anche per l’impostazione del presente volume. Per presentare, come è stata pensata, illustrata, venerata la Madre del Signore, Maria di Nazaret, la Santa Theotòkos, come a lei si sono ispirate generazioni di fedeli, in un tempo di lunga durata che comprende secoli, dall’età di mezzo e dal cosiddetto evo moderno sino al XX secolo, il ricorso alla categoria di “modello” o “paradigma” culturale permette di usufruire delle periodizzazioni generalmente condivise ma dà la possibilità di andare oltre dette periodizzazioni per rintracciare trasversalmente nei secoli e nei periodi storici il sorgere di mentalità e di contenuti mariologici ed espressioni mariane, le loro solidificazioni, i loro sviluppi o trasformazioni, le novità in positivo e in negativo. Se non è stato facile affrescare oltre un primo millennio di storia della mariologia, è altrettanto difficile attraversare un secondo millennio che ha conosciuto profonde trasformazioni epocali e nel pensiero e nel modo di pensare nonché nelle molteplici esperienze di vita della cristianità e della società in genere, tanto da influire sulla nostra contemporaneità in divenire. Senza dimenticare la fatica del vivere e la durezza del confronto nella vita di una società civile ed ecclesiale di fronte a catastrofi naturali, forme epidemiche, lotte e guerre decennali, ristrutturazioni di territori politici, nascita di nazioni, rivoluzioni, ugualmente senza dimenticare le memorabili costruzioni architettoniche e le opere d’arte e le novità nella musica, le scoperte scientifiche singolari e rivoluzionarie, la nascita di nuove mentalità sull’infanzia e il bambino, l’amore, la coppia e la famiglia, nuove mentalità circa il morire e la morte senza tralasciare gli scismi e le divisioni nella cristianità, incontri e scontri tra fedi e religioni diverse, senza dimenticare tutto questo che apre ad ulteriori declinazioni oltre il ricordato, il secondo millennio, per tutto ciò che riguarda Santa Maria, lascia un patrimonio così ampio da inglobare non solo l’Oriente e l’Occidente europeo, ma anche il Nuovo Mondo nella sua composita configurazione. Le tracce indelebili mariologiche-mariane che costellano il vissuto, l’ethos medioevale, tanto da segnare espressioni culturali multiformi e molteplici, tanto da considerare Maria quale “sistema di valori”, trovano nella modernità il permanere rafforzato di questa singolare presenza con indubbie variazioni di pensiero, fede, sentimenti nei suoi confronti. La coscienza di una presenza viva nella vita di fede, la necessità della sua comprensione e il cantarla, del darle un volto o di purificare quel volto, fa di Maria di Nazaret, Vergine, Madre, Signora, Regina, Immacolata, Assunta, una protagonista nella modernità di cui non sempre si è stati capaci di comprendere criticamente la portata non solo religiosa, ma anche civile e sociale. Si dovrà leggere doverosamente e criticamente un procedere massimalista della considerazione molteplice della figura di Maria lungo i secoli che consideriamo. Il fenomeno mariano che si sviluppa renderà necessario il porsi, nel XX secolo, della “questione mariana” per un suo giusto ridimensionamento senza doversi imboscare in un minimalismo. Tuttavia la presenza della Madre del Signore dovrà essere considerata nella sua componente valoriale e costruttiva nel tessuto delle culture e del sociale, senza perdere di vista il confronto con la presenza o l’assenza del dato scritturistico per comprenderne la valenza e l’efficacia cristiana, al di là del condizionamento meramente cerebrale o devozionistico. In questo contesto è da considerare l’ampio spazio che il secondo volume della Storia della Mariologia riserva, in apertura, al Modello letterario ed artistico europeo. Rappresentare, cantare, raffigurare Maria ha singolari radici nelle culture europee medioevali per propagarsi quindi all’umanesimo latino e rinascimentale. Per motivi di ordine teologico e sociale, dopo il IX secolo, mentre si consuma una clericalizzazione dell’agire liturgico, si fa strada negli ambienti monastici, dotti e popolari, il desiderio di partecipare alla celebrazione dei Santi Misteri tramite il voler vedere e il voler esprimere, con ampie drammatizzazioni, pur presenti in nuce nella liturgia, (come, ad es., le liturgie del Triduo Sacro), con laudi, liriche e canti, la presenza di Maria nella vita comunitaria, ecclesiale, personale. Ciò che sembra non offrire la liturgia ufficiale circa il coinvolgimento della persona, del suo sentimento, del suo senso di appartenenza, dei suoi affetti, trova nelle sacre rappresentazioni, negli sviluppi del planctus, nei testi poetici in volgare e in latino, nel raccontare miracoli della Vergine, un esteso e rigoglioso campo espressivo capace di tradurre e tramandare contenuti biblici, dottrinali, cordiali, in cui Santa Maria è referente privilegiato e ispiratore. Poesia antifonale liturgica, narrativa, lirica cortese, testi in metrica diffondono immagini di devoti che vedono la presenza materna di Nostra Signora nel ruolo di riparatrice e, in questo senso, acclamata con espressioni litaniche che iniziano a sorgere, come Salute degli infermi, Consolatrice degli afflitti; riconosciuta inviata per soccorrere nelle difficoltà; avvocata che intercede presso il Figlio; ausiliatrice nei momenti difficili. Si osserva che l’emergere di questi “ruoli” diffonde una teologia mariana popolare, in cui la Vergine, nella sua concezione verginale, unita al mistero dell’incarnazione, esercita la maternità misericordiosa alla luce del Figlio Gesù, pur non escludendo esagerazioni ed esuberanze che a volte le fanno prendere il posto di Dio. Questi contenuti propri dei mirabilia e dei miracula dell’area romanza s’intersecano con la presenza, favorita dai Planctus, della Madre addolorata, umanissima, unita al mistero doloroso della Passione e Morte del Figlio fino alla compassione presso la Croce e si evolveranno nella forma di drammatizzazione dei Misteri dove il sentimento del sacro, la funzionalità della cosa sacra, tramite una vera e proprio ministerialità di esperti, crea un ampliamento testuale e scenografico sempre più elaborato. La figura di Maria, la sua presenza di coprotagonista, è coinvolta assieme al Figlio nell’incarnazione, nella vita pubblica, nella morte e resurrezione propria dei racconti evangelici senza disdegnare riferimenti agli apocrifi. Il contesto teologico medioevale, che va costantemente tenuto presente, tramite l’incidenza del Paradigma monastico e mendicante e del Modello teologico tardo-medioevale, permette di interpretare più compiutamente la configurazione di Modello letterario anche nella ricca produzione di poesia in volgare dell’area italiana, con vette teologiche ed artistiche come in Dante Alighieri, ormai divenuto patrimonio universale. Verginità, maternità, creaturalità umile ma anche glorificata (Assunta), considerate in relazione a Cristo, aprono alla comprensione della vergine Madre, figlia del suo Figlio. Considerata nella grandezza delle sue virtù diventa esemplare per la vita di fede e misericordiosa interceditrice nella fatica del vivere. La bellezza di questa creatura, riflesso dell’amore di Dio, che mostra nel dettato poetico la bellezza dell’uomo redento, diventa immagine nella vastissima produzione iconografica che, proprio tra il medioevo e il rinascimento, arricchisce il Modello letterario in modo autonomo allargando armoniosamente le possibilità interpretative del paradigma artistico, ormai caratterizzato da opere di grandi artisti, nate e per la liturgia e per la devozione di singoli fedeli fino alle soglie del barocco. L’armonizzazione del dato letterario con la ricchezza iconografica è anche chiave interpretativa per una lettura iconologica delle opere, chiaro riflesso di una mariologia letterariamente espressa ed influente. Il passaggio di paradigma tra i modelli contenuti nel Macroparadigma medioevale al Macroparadigma della modernità, che si può far iniziare nel 1492, data della scoperta, da parte dell’Europa, del nuovo mondo, impegna a interpretare il Modello riformatore nella sua valenza e protestante e cattolica quale espressione di cambiamento di mentalità e di prassi. La modernità, non concetto ma aspetti variegati e in movimento di una civiltà, si caratterizza per l’emergere dell’autoaffermazione dell’uomo e del suo protagonismo, la qualificazione della ragione a cui si sottopone ogni realtà e apre all’utopia del progetto con la valorizzazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Si inserisce in questi contesti l’esigenza riformatrice delle forme di venerazione della Madre di Dio già di Erasmo, e quindi del movimento riformatore caratterizzato da Lutero, Ecolampadio e Zwingli, che con Calvino diventerà radicale. La riflessione su Maria e la devozione mariana non è ancora identitaria, lo diverrà soltanto nell’ambito della riforma tridentina e della Controriforma. Ma il “sola scriptura” opererà per tralasciare dottrine e forme di pietà non fondate sulle Scritture stesse. Con diversa caratterizzazione si dovrà interpretare in ambito anglicano la presenza di Maria e una discontinuità circa la sua considerazione, ma la presenza di feste mariane, di pellegrinaggi, di espressioni artistiche sono aspetti che faciliteranno, in ambito ecumenico, il dialogo e la comprensione odierna. La celebrazione del Concilio di Trento risulta singolare negli effetti perché, pur circoscritta la dottrina alla sola preservazione dal peccato originale della Vergine Maria e al riproporre la validità della venerazione della sua immagine, la complessa ricezione apre un’epoca che sarà sensibile ad una mariologia biblica, alla nascita di una mariologia scientifica, con attenzione alla parenesi e all’orientamento della vita concreta. Il composito e complesso itinerario interpretativo ci apre al XVII secolo, al Modello dell’universo barocco, dove l’effervescenza generale del tempo investe e coinvolge la figura di Maria con un’effervescenza di trattazioni sistematiche, la nascita del primo autonomo trattato di Mariologia ad opera di Placido Nigido; di influenza nella letteratura teologica femminile; nell’esperienza delle mistiche. L’abbondante letteratura mariana contribuisce ad amplificare fenomeni di devozione in onore della beata Vergine Maria, comprese esagerazioni devozionistiche in ambito popolare. Non ne restano esenti nuove forme di spiritualità che si diffondono, pur tra contrasti, ad opera di Ordini e nuove Congregazioni religiose. Per le testimonianze documentarie rimaste si può considerare come, rispetto all’epoca medioevale, nasca una nuova retorica, non più fredda e intellettuale, ma tesa a suscitare emozioni, affetti, commozioni, effetti teatrali che, con piglio apologetico, anche tramite missioni popolari e ad gentes, mette in risalto il valore del culto mariano, la vera devozione a Maria, mentre si sottolinea la sua santità, le sue virtù frutto della pienezza di grazia. Nella foga del dire, non sempre i privilegi della beata Vergine Maria sono relazionati a Cristo, e si diffonde una scorretta teologia riguardo alla mediazione mariana. Il movimento controriformista cattolico non solo influenzerà il dire, ma coinvolgerà architetture, musiche, immagini, un patrimonio soggetto a diverse interpretazioni che a suo modo trasmette l’esaltazione e la glorificazione di Maria in cielo, con sviluppi iconografici, in particolare dell’Immacolata, della Madonna del Rosario e l’illustrazione drammatica del dolore di Maria. Come era già accaduto nel passato, mentre permangono in vari strati sociali, soprattutto popolari, immagini massimaliste di Maria, il sorgere della nuova cultura illuministica instaura progressivamente un ethos che si distanzia dalle effervescenze barocca e critica, a favore di una ricentratura cristologica, di una “regolata divozione”, una pietà soprattutto libera da superstizioni e deviazioni dottrinali. Nel Modello critico illuministico non è sempre agevole operare distinzioni sottili, se non constatare come la dialettica tra fede, ragione e sentimento propone una qualità di contenuti dottrinali e orientamenti pastorali sul culto mariano, capaci di temperare e orientare e far progredire la comprensione della Madre di Dio. In questo paradigma, anche per l’incidenza che avrà fino ai giorni nostri, è da leggere ciò che si è operato nella liturgia romana dopo il Concilio di Trento: la conservazione delle feste mariane introdotte dal VII secolo e l’inserzione nel calendario di feste non accettate universalmente come, ad esempio, l’Immacolata Concezione. Parimenti sono revisionati numerosi testi liturgici, mantenendo le messe votive per il Sabato. Le feste prescritte nel calendario tra il XVII-XVIII secolo sono caratteristiche di una sensibilità teologicospirituale e devozionale, mentre sono da considerare con interesse le riforme dei libri liturgici in ambito francese. Sul versante della pietà, con l’attenzione ai “mesi mariani”, in particolare al mese di maggio, nato in contesto italiano, troviamo espressa la necessità di una catechesi che si preoccupa di dare conoscenze dottrinali e spirituali e di invitare il fedele a guardare Maria soprattutto in tempi difficili. L’effervescenza del Seicento europeo suscita un genere di raccolte su Maria individuabile nel Modello enciclopedico che meriterebbe un’ampia disamina. L’Enciclopedismo coinvolge aspetti molteplici dello scibile mariano, con periodiche iniziative editoriali, come la Summa aurea del Bourassé, Dizionari o Enciclopedie, fino al XX secolo. Nel procedere interpretativo della storia della mariologia, la figura di Maria nel Modello restauratore dell’Ottocento risente della complessità di un’epoca caratterizzata da un movimento di idee che, sorto in Germania, arricchito da influssi inglesi e francesi, coinvolge aspetti artistici, culturali, sociali a politici in diversi paesi europei con una durata oltre l’esaurirsi del movimento nella stessa Germania verso il 1830. Aspirazioni, sete del bello, la “via del cuore”, il sentimento oltre l’astrattezza della pura ragione, influiscono sul delineare e comprendere il volto di Maria, donna privilegiata nel suo Immacolato Concepimento, compresa sempre più in una contestualità ecclesiale, persona attiva e forte, Madre degli uomini, ma non ancora compresa nella sua forza liberatrice e valorizzatrice della donna. Tuttavia, il ruolo che ella ha nell’ispirare istituti religiosi femminili e maschili, è un capitolo della storia da esaminare più attentamente per l’influenza feconda avuta in campo sociale. Come, con un risvolto sociale e politico, oltre che religioso; è da interpretare lo straripare di devozioni, debordanti anche nel culto liturgico; l’intensificazione delle apparizioni mariane con avvenimenti portentosi o “rivelazioni” particolari, fino agli inizi del XX secolo; senza tralasciare, ancora una volta, la lettura di un sentire teologico che vuole ridimensionare le debordanti istanze devozionistiche e accentuazioni teologiche di massimalismo mariologico. In sintonia con questa ermeneutica è assai efficace confrontarsi con l’ultimo modello considerato nel volume, che di fatto caratterizza e per il suo sorgere e per il suo svilupparsi, il macroparadigma della modernità fino al divenire contemporaneo. La storia del trattato di mariologia ci obbliga a riconsiderare il commento di Francesco Suarez alla Summa Theologica e lo sviluppo di una trattazione completa su Maria alla fine della seconda metà del 1500 e l’inizio della formulazione del trattato distinto di mariologia, agli inizi del 1600, con il già citato P. Nigido. Da questi prodromi è possibile risalire ai metodi e ai contenuti del Modello manualistico, modello in cui si riflette il divenire della teologia nelle temperie di prassi e vissuti cristiani. Anche il rinnovamento della manualistica mariologica nel XX secolo, che ha i suoi prodromi nel movimento biblico, patristico, ecumenico e liturgico, si trova a confrontarsi con l’evento del Concilio Vaticano II. Pur nel solco di una Traditio, il Concilio ha aperto innovativi sentieri della comprensione della Madre del Signore nel mistero di Cristo e della Chiesa, sentieri che, aperti al mistero divino, permangono aperti all’approfondimento e a rinnovate esperienze di pietà e di vita cristiana.

Silvano Maggiani




TITOLO: Storia della Mariologia 2
CATEGORIA: MARIOLOGIA - RICERCA
RECENSORE: Silvano Maggiani
AGGIUNTO: 03/03/2012
LETTURE: 2126
PUNTEGGIO:Eccezionale
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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