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  Ave Maria 
Preghiere

Meditazione sulla preghiera mariana di fra Aurelio Biundo su L'Eco di Gibilmanna, XCIII (2011) n. 1., pp. 3-9.



 

Una delle prime preghiere apprese da tutti noi certamente è l'Ave Maria. I parenti alla nostra nascita, ci hanno appeso subito nella culla e al capezzale una icona di Maria, ci hanno insegnato a mandare un bacetto alla Madonnina, ci hanno regalato la medaglia da portare al collo e poi l'immaginetta da mettere nello zainetto o nel portafoglio, fino a partecipare alla recita della corona del Rosario che sarà posta, come è consuetudine, tra le nostre mani al termine della nostra vita. Possiamo dire di essere cresciuti con Maria. Oggi, anche se nascondiamo questi segni, il pensiero a Maria rimane sempre, soprattutto quando la sera chiudendo la giornata diciamo l'Ave Maria. Tentiamo di riflettere su questa preghiera. Essa è costituita di tre parti:
- la prima parte riguarda l'annuncio dell'angelo Gabriele;
- la seconda riguarda l'accoglienza della cugina Elisabetta;
- la terza contiene l'acclamazione del popolo santo di Dio:
Ci aiuti lo Spirito Santo illuminandoci e facendoci penetrare nella vita di Maria che va contemplata dentro il mistero di Cristo e della Chiesa.

Ave...

La parola ave era riservata agli imperatori romani e accompagnata da gesti, costituiva il saluto di riguardo e di rispetto dato a loro. Ma ci chiediamo: l'angelo che si presentò a Maria, voleva solo dare il saluto così come facciamo noi quando andando a fare visita diciamo buon giorno, o dentro questo saluto Ave c'è un messaggio importante per l'umile fanciulla d'Israele? La parola Ave potrebbe essere una espressione formale, ma se è rivestita di significato assume una dimensione densa, profonda e misterica. In quel saluto, c'è l'invito a rallegrarsi perché il messaggero venendo dall'Altissimo, non può non recare lieti, gioiosi annunci. L'angelo vuole dire a Maria: «Prendi coscienza, o donna, del fatto che Dio ti ha pensato e ti ha scelto per qualcosa di grande che ora nemmeno puoi immaginare, ma poi quando lo comprenderai sarai piena di esultanza. Il saluto che ti rivolgo, pieno di mistero, ti prepara ad accogliere un evento per il quale non porrai alcuna resistenza. Il pensiero che Dio ti chiama e ti sceglie, non può non portarti a dare la tua piena adesione» In questo saluto c'è la gioia di Dio che dona e la gioia della creatura che riceve; c'è il benefattore e c'è il beneficato nella mediazione dell'angelo. Dio e Maria si incontrano su una lunghezza d'onda alta. Maria è pensata da Dio e ciò la fa esultare - lo si vedrà poi nel Magnificat -, ma anche Dio esulta perché ha trovato la collaborazione di una fanciulla. All'Ave che, in nome di Dio, l'angelo rivolge a Maria, certamente come risposta c'è l'Ave che Maria in cuor suo rivolge a Dio e Dio gioisce perché ha trovato in Maria la creatura che si offre a lui, per realizzare il suo progetto di incarnazione e di amore. Lo sguardo perenne di Dio su di noi, ci spinga a dire a lui il nostro Ave: "e noi, o Dio, vorremmo farti gioire allorché con il tuo santo aiuto sin da ora e sempre, ci impegniamo a vivere da veri figli tuoi e accogliendo il tuo rallegratevi vi sarà gioia in cielo (Lc 15,7) e la nostra vita sarà un eterno Ave".

...o Maria...

Saluti, inviti, doni, vanno personalizzati. Altro è rivolgersi a tutti, altro è rivolgersi alla singola persona, altro è chiamare la persona con un epiteto, altro è chiamarla per nome. Chiamare per nome, già significa instaurare un rapporto di vicinanza, di facile apertura e a volte di affidamento. Il catechismo dei fanciulli "Io sono con voi" inizia così: «Dio chiama per nome, cioè Dio vuole intessere un rapporto specifico con ciascuno di noi. Egli non si colloca su di un piedistallo anche se è il trascendente, ma facendosi uno di noi e quindi immanente, entra in dialogo con noi. Dio muovendosi, discende sempre e si intrattiene a tu per tu con l'uomo». Quale meraviglia e umile grandezza di Dio! Maria è la creatura chiamata per nome, il suo nome è portatore di significati. È il Myriam ebraico che significa "amata da Dio". É la creatura amata, pensata, protetta, difesa, custodita da Dio, come se egli le volesse dire: «senti Maria, ti amo perché sei mia e per questo devi gioire e rallegrarti». E l'amore non è unilaterale. È da ambo le parti. Ella nel Magnificat dirà: «l'anima mia magnifica il Signore» a differenza di S. Agostino che tardi scopre lamore di Dio, Maria, invece, credo che dica subito: «ti ho amata bellezza tanto antica e tanto nuova». Maria, nome che porta amore che è segnato dall'amore, che sa rispondere all'amore, che sa ridonare amore. La chiamata è personale e quindi diretta; anche la risposta non può non essere che personale e diretta, così ha fatto Maria. E noi, è vero che siamo membri di un popolo, ma non siamo tutti lo stesso membro e allora non rifugiamoci nel generale "noi" vanificando così l'io personale. Nel conferimento dei sacramenti, la risposta è sempre personale: «rinuncio, credo, eccomi, accolgo, confesso». Quante chiamate rivolte da Gesù a singole persone: Zaccheo, Pietro, Giacomo, Maria, Lazzaro, Marta, e le risposte sono state sempre personali. La risposta ha poi comportato un innesto e un impegno nella comunità. Il Signore chiama a sé, ma per gli altri, a servizio, quindi, di un progetto: salvare tutti. Come i profeti, come Maria, anche noi diciamo: «mi hai chiamato per nome Signore. Eccomi per te!».

...piena di grazia...

 L'angelo dice a Maria «piena di grazia» e non «di grazie» al plurale. Maria non è la sorgente delle grazie, ma proprio perché Dio la riempie della sua grazia meglio degli altri e più degli altri, può intercedere a nostro favore. Ella rimanda sempre al Figlio suo: «fate quello che egli vi dirà» (Gv 2,5). Ella è odigitria cioè la donna che indica la via. Quante grazie ottenute per sua filiale e materna intercessione! I tanti luoghi mariani, possono essere testimonianza viva di questo molteplice e ricco movimento di grazie. La grazia, invece, è la vita divina, è dono della presenza di Dio, è l'aiuto divino in noi, è l'essere innestati alla vita quali tralci fruttiferi, è l'avere e il mantenere l'innocenza originaria. In Maria, questa innocenza è vera e piena, perché non è deturpata dal peccato né originale né attuale. Dio l'ha resa immune, perché concepita senza macchia di peccato, quindi immacolata. Dio, in Maria, non fa questa scelta per un suo pio desiderio, ma per un progetto d'amore e di salvezza a favore di tutti. A volte, consideriamo Maria come una superdonna! No, ella è una creatura che viene dalla terra e non dal cielo, anche se vestita di doni celestiali o meglio del dono celestiale, la grazia. Maria è una donna come tutte le donne del popolo d'Israele e attendeva il messia. Dio guarda questa fanciulla che è umile e, in forza della grazia donatale, fa di lei la madre del suo Figlio. A una donna così umile e piena di grazia, chi non ricorre? Tutti possiamo ricorrere! La trasparenza della mente, del cuore e degli occhi, avvince sempre e vince e abbatte le durezze e, per tutto ciò, con suo Figlio e in nome di suo Figlio, continua ad elargire grazie. Dice Dante Alighieri: «la tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre!» (Par XXXIII 16,18) e cosa chiediamo oggi a Maria? Che la nostra dignità di figli di Dio, ricevuta nel battesimo, resti immune dal peccato. Maria è sempre piena di grazia, noi, invece, siamo invitati a mantenerci e a vivere in grazia di Dio.

...il Signore è con te...

Non è un auspicio né un augurio, ma è una realtà:  "il Signore è" non "sia con te".  È un dato di fatto il Signore prende possesso di noi, è con noi, mentre noi fragili possiamo ricadere nel peccato e non essere più nel Signore, con il Signore, del Signore. Maria, invece, preservata dal peccato originale, non ha alcuna ombra di peccato e quindi il Signore, è sempre con lei, è in lei e lei è del Signore. Chi di noi non vuole essere sempre con lui e di lui? Ciò non viene impedito ad alcuno, anzi è augurabile per tutti. Quanto è impegnativo, però, essere di lui e rimanere con lui e in lui! Egli si dà a tutti e perché sia e rimanga con noi, si richiedono esercizi spirituali e frequentazioni di palestre spirituali. Innanzitutto la palestra della Madre Chiesa, dove c'è illuminazione della mente, con l'ascolto delle Scritture, ristoro con il corpo e sangue del Signore, uscita sulla strada per incontrare come il samaritano chi è ferito nel corpo e nell'anima, per alleviare le tante ferite. Il "Signore è con te" non è un assoluto anche se il Signore da parte sua lo può dire sempre, ma accoglierlo in noi è frutto di ascesi; verifica che il "Signore è con noi" sono i frutti di opere buone. Maria è il capolavoro di Dio, con il quale ella ha fattivamente collaborato, non senza una progressione nella fede. Ce lo fa capire il suo «come è possibile», poi si fida e si affida a Lui. Se ella è un capolavoro, anche noi siamo preziosi agli occhi di Dio, perché ci ama e fa fluire anche in noi la sua preziosa grazia; se Dio in Maria ha lavorato previamente rendendola immune dal peccato originale chiedendole poi la collaborazione, a noi, invece, a causa di quel peccato esposti maggiormente alle tentazioni, viene chiesto più impegno ed esercizio. Di fronte, però, abbiamo sempre l'icona Maria, la sua materna intercessione e soprattutto l'esemplarità e la testimonianza di Gesù. Se Maria è vestita di privilegio, ricordiamoci però che anche noi siamo privilegiati per avere Maria e suo Figlio quali compagni di viaggio che sono oggi e sempre con noi.

...tu sei benedetta fra le donne...

Inizia la parte di Elisabetta. Sono le sue parole quando vede venire Maria a farle visita e ad aiutarla per il parto del Figlio Giovanni. Il servizio di Maria viene benedetto, ma ancor più viene benedetta la sua persona e soprattutto il suo frutto. Quante volte dinanzi ad un servizio, fatto con amore, ci viene detto "il Signore ti benedica!". Elisabetta, certamente mossa dallo Spirito, vede in Maria l'opera del concepimento di Gesù, per il quale la benedice, ma legge anche l'attenzione e la delicatezza di Maria, nel venire ad aiutarla. Bisogna imparare a benedire e per quanto e per quello che ogni persona è e fa e imparare altresì a benedire, per i tanti servizi che ci vengono offerti, non sempre è facile. Elisabetta, vedendo Maria, non ha alcun sentimento d'invidia. Le sue parole sono pure, non pensa e non dice "come mai questo evento è toccato a te e non a me", come forse avremmo fatto noi. Elisabetta, invece, inneggia all'opera di Dio. Apriamoci anche noi a quei germi di bene che vediamo sparsi nel mondo e coltiviamo la forza e la gioia di lodare e benedire il Signore in tutto questo. Elisabetta è maestra di benedizione. Oh come dovremmo frequentare la sua scuola! Cesserebbero le gelosie e le invidie e trionferebbe vistosamente l'opera che Dio compie nascostamente nelle anime. Elisabetta benedice anche perché umanamente vede venire una giovane donna ad aiutarla nella sua tarda età. Il servizio gratuitamente reso è azione meritoria; il servizio ricevuto, fa esplodere molto di più il ringraziamento e la benedizione, perché nei momenti del bisogno si misura il vero affetto e si coglie la premura di Dio che non lascia soli. Maria ed Elisabetta sono maestre di servizio, di ringraziamento. Frequentiamo questa loro scuola! Discepoli di servizi premurosi saremo e benedizioni provocheremo perché altri, vedendo le nostre opere buone, rendano gloria al padre che è nei cieli.

... e benedetto il frutto del tuo seno Gesù.

Che mistero vedere germogliare la vita! Voi mamme e papà l'avete fortemente sperimentato e avete inneggiato il giorno in cui vi è stato detto: " vi nascerà un Figlio!". I figli sono dono di Dio e "beato chi ne ha piena la faretra" (Sal 127,5). Elisabetta benedice Maria e benedice il frutto del suo seno. Il benedire non è il segno della croce che si imparte ma la proclamazione del "dire bene" di Dio. Elisabetta dice bene per Maria ma, soprattutto, sa dire bene per il frutto del suo seno. Che dolce e affettuosa scena l'incontro di due donne in attesa del proprio Figlio! Quanti pensieri attraversano la mente allorché si vedono donne incinte, il desiderio di maternità e paternità che finalmente si realizza, il dono di una vita che viene affidato e l'impegno che ne deriverà, le gioie che accompagnano l'evento, le visite mediche e le attenzioni e delicatezze che si offrono ecc. Ai sacerdoti capita di impartire la benedizione prima del parto e notano le giuste preoccupazioni e soprattutto il bisogno di affidarsi nelle mani di Dio. Essi dovrebbero riscoprire questa benedizione prima e dopo il parto, per inneggiare al datore della vita. Ma in Maria, il frutto viene ad opera dello Spirito Santo, ciò avrebbe richiesto maggiore presenza assistenza ed aiuto, per affrontare il giudizio e le impressioni degli altri, come un Figlio che germoglia senza partecipazione di uomo. Che mistero è? É possibile? Anche Maria si pone tale domanda e anche Giuseppe, suo sposo e uomo giusto (Mt 1,19), si pone mille interrogativi, se in cuor suo decide di licenziarla. Ma forti nella fede, si affidano tutti e due a Dio. A voi coppie che amate la maternità e la paternità, Maria dice di accogliere nella fede il dono della vita, senza lasciarvi condizionare dalle opinioni degli altri, che spesso puntano il dito  con il dire "novità nulla",  "ancora solo uno", "già tre figli". Non date spazio a questo dire povero dell'uomo, a queste espressioni e disorientamenti che potrebbero condizionare e fare vacillare l'amore alla vita. Viva, invece, la vita e benedetto sia Dio per il frutto del vostro amore.

Santa Maria...

In questa terza parte dell'Ave Maria, c'è la voce e la fede del popolo, perché "santa". Si sa che per essere iscritti nel canone dei santi la chiesa esige processi con norme precise riguardanti vita e storicità della persona interessata, virtù cristiane vissute in modo eroico, scritti conformi al vangelo, testimonianze e poi miracoli. Per Maria ovviamente non avviene questo iter. Ella pur preservata dal peccato originale, peregrina nella fede, concorde con gli apostoli e santificata dallo Spirito, da vera credente custodisce tutto quello che vede e si dice del Figlio, suo meditandolo e, da attenta mamma, ne segue fedelmente il cammino. Maria è donna provata e nel momento della concezione allorché dice "come avverrà questo" (Lc 1,34); e nel momento del ritrovamento del Figlio, quando accoratamente lo richiama, dicendogli "tuo padre ed io angosciati ti cercavamo" (Lc 2,48); e poi, anche ai piedi della croce, quando si sente dire "donna ecco tuo Figlio" (Gv 19,26): tutto ciò non è che la manifestazione dell'unione mistica contemplativa e ascetica che Maria intesse con Dio. Considerando questo suo iter e umano e spirituale, il popolo, vera vox dei, non esita a proclamarla "santa". Ella è viva icona della santità di Dio. Nulla a lui aggiunge, ma tutto di Dio vive e manifesta e in forza di questo, sulla terra "brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e consolazione" (LG 68). Anche l'apostolo Paolo nelle sue lettere, non esita a chiamare santi i fedeli cristiani, santi perché santificati e redenti dal Cristo ma se anche per noi, ciò è il punto di partenza, cioè il dono, resta però lìimpegno di vivere e comportarci da santi, cioè amanti di Dio e del Figlio suo Gesù, ed essere per la parte che ci compete, "luce del mondo e sale della terra". Dice il santo frate Francesco d'Assisi: "io ho fatto la mia parte, la vostra Cristo ve la insegni" (Lm XIV,3). Santa Maria portaci a tuo Figlio e anche noi per il tuo materno aiuto santi saremo!

...Madre di Dio...

È un titolo dato a Maria nel Concilio di Efeso del 431,  titolo che, ponendo forti interrogativi, può trarre in inganno se non viene rettamente letto e detto. Sappiamo che si è madre solo se si genera. C'è una maternità generativa e ci può essere anche una maternità assuntiva. In Maria c'è l'una e l'altra- Ella ha veramente generato un bambino che, essendo già divino, assume in lei e da lei la natura corporea e umana- Ciò si realizza non in modo magico ma per il suo libero consenso, per il suo fiat ed essendo questo bambino già Verbo di Dio e quindi avendo in sé la natura divina, Maria con il suo assenso, non fa altro che assumere anche la maternità divina. Maria è sì madre dell'uomo Gesù, ma essendo questi dal principio e in principio Verbo-Figlio di Dio è anche madre di Dio. Nessuna equivocazione allorché il popolo di Dio ha proclamato Maria con il titolo di "Madre di Dio". A lei, alla theotókos, generazioni infinite di fedeli si sono rivolti e si rivolgono e lei umile donna non evoca a sé le suppliche, ma le presenta al Figlio. Resta così fedele a quello che è stato il suo primo gesto a Cana di galilea dove, leggendo il bisogno degli invitati, si rivolge al Figlio e ne sollecita l'agire: "fate quello che egli vi dirà" (Gv 2,5). Se noi la proclamiamo Madre di Dio, ella, da vera Odigitria, con delicatezza ci rimanda al suo Figlio, vera via e unico mediatore e gli dice: "Figlio ascolta le loro suppliche". Non c'è vera devozione a Maria se non porta a Gesù. Quando visitiamo i santuari mariani, non esaltiamo una dea ma chiediamo a Maria la sua intercessione di vergine-madre, perché ci guidi a Gesù suo Figlio e perché sul suo esempio anche noi, con il nostro sì, compiamo la volontà di Dio. Saremo così anche noi come scrive Francesco d'Assisi nella lettera a tutti i fedeli "madri quando lo portiamo nel cuore e lo generiamo attraverso le opere sante che devono risplendere ad altri in esempio" (2lf 48). Di questa maternità assuntiva di Maria, noi cristiani siamo fieri e, nel farla nostra, generiamo Gesù.

...prega per noi peccatori...

Agli occhi di Dio, non è grande chi non pecca mai, - essi sono gli angeli e i santi in cielo -, ma chi dopo il peccato è capace di riconoscerlo e pentendosene, lo consegna alla chiesa nel sacramento della confessione e, una volta rialzatosi, riprende il cammino con più coraggio. "Prega per noi peccatori" potrebbe sembrare la richiesta più semplice che possiamo rivolgere alla Madre di Dio. Non è una deresponsabilizzazione. I figli che nella vita trovano difficoltà, chiedono consiglio e aiuto alla madre, certi che la madre li ama e li esaudirà. Dinanzi alla nostra fragilità umana che spesso fa capolino, sperimentiamo che non sempre è facile mantenere l'innocenza originaria e allora anche noi ricorriamo alla mamma Maria. Chi può venirci in aiuto se non lei che è madre consegnataci da Gesù: "ecco tua madre" (Gv 19,27). Guardando lei e impegnandoci a vivere come è vissuta lei, siamo certamente facilitati a saper gestire meglio le nostre vicende umane. Se Maria è l'Odigitria e ci indica la via, certamente non vuole condurci a Gesù con il peso del nostro peccato ed essendo santa e madre, vuole presentarci a Gesù pentiti del nostro peccato. Maria che "prega per noi peccatori", non fa altro che partecipare alla missione di suo Figlio ella si fa carico di questa missione se il Figlio ha dato la vita facendosi peccato per noi in modo che in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio 2cor 5,21 Maria partecipa a questa sua missione. Con la sua materna intercessione, ella "Donna orante" come Mosè che tiene le braccia alzate, prega sempre per la conversione dei peccatori e implora la vittoria su ogni forma di male che seduce i suoi figli. A lei, noi ci rivolgiamo: "Tu Maria, donna vergine e madre orante e madre della Chiesa, prega per noi tuoi figli che spesso sperimentiamo la seduzione del maligno, per cui non sempre seguiamo il vangelo del tuo Figlio e continua a legarci a te. Con il tuo sguardo d'amore che rivolgi su di noi peccatori, per la tua preghiera presentaci a Gesù perché abbia di noi pietà".

...adesso e nell'ora della nostra morte.

 C'è un habitat terreno dove si svolge la nostra vita e si consumano le nostre giornate, ma ancora per quanto tempo non lo sappiamo. Sappiamo certamente che un giorno lo lasceremo, per abitare oltre il tempo e lo spazio e per possedere altro. Dire adesso "ora" è sempre importante ma è anche importante il "non ancora", "oltre", "dopo questo esilio terreno". "Qui, oggi, abbiamo bisogno, o Maria, della tua preghiera e della tua materna assistenza, per lasciarci educare da te e vivere anche noi in grazia di Dio, ubbidendo ai comandamenti del tuo Figlio. Ma, soprattutto, o Maria prega per tutti noi, quando per noi maturerà il passaggio da questa terra al cielo". Nessuno di noi ha sperimentato quel momento, ma è pur vero che nessuno vuole pensarci e spesso ce lo togliamo dalla mente come se non dovesse mai venire: ma la morte è comune eredità di tutti gli uomini.

Inserito Giovedi 5 Ottobre 2017, alle ore 16:57:16 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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