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  Maria, maestra ed educatrice dei sacerdoti 
Chiesa

Da una meditazione di P. Antonio Rungi nell'incontro mensile del Clero dell'Arcidiocesi di Gaeta, del 17 maggio 2013.



 «Maria, prima educatrice»
 
Partiamo dalla Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II, nella quale leggiamo I «pochi elementi, che il Vangelo offre, non ci consentono di conoscere e valutare completamente le modalità dell’azione pedagogica di Maria nei confronti del suo divin Figlio. Di certo è stata lei, insieme con Giuseppe, ad introdurre Gesù nei riti e prescrizioni di Mosé, nella preghiera al Dio dell’Alleanza mediante l’uso dei Salmi, nella storia del popolo d’Israele centrata sull’esodo dall’Egitto. Da lei e da Giuseppe Gesù ha imparato a frequentare la sinagoga ed a compiere l’annuale pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua. Guardando ai risultati, possiamo certamente dedurre che l’opera educativa di Maria è stata molto incisiva e profonda e ha trovato nella pedagogia umana di Gesù un terreno molto fertile». Negli episodi della vita di Gesù, dalla presentazione al Tempio (cf Lc 2,22-38) al suo ritrovamento nello stesso luogo anni più tardi (cf Lc 2,41-50), inizia a configurarsi, insegna ancora Giovanni Paolo II, «una catena di eventi che porterà Maria a superare progressivamente il ruolo naturale, che le deriva dalla maternità, per porsi al servizio della missione del suo divin Figlio». Servizio diuturno che portò gradualmente la Vergine ad avanzare «nella peregrinazione della fede» (LG, 58), quindi nel discepolato, ma anche nella speranza dell’irruzione del Regno, come anche nella sua volontà di cooperare con suo Figlio, che la formò, la educò e la istruì nella “nuova” Rivelazione divino-trinitaria: da madre-maestra del Figlio di Dio e suo figlio, diviene la discepola primigenia del cristianesimo. Osserva a tal riguardo il teologo Adrian Attard: «Qui si colloca la missione educatrice di Maria maestra di vita, quale misura per ogni attività al femminile, che abbraccia insieme il ricevere e l’ispirare. Maria, che a Cana indusse il Figlio a dar inizio alla sua opera di salvezza, ossia, mediante la sua presenza persuasiva condusse Gesù a dare il primo segno, è archetipo della donna nel suo modo specificamente femminile di ispirare nell’altro un’azione». La vita virtuosa ed evangelica della Madre di Cristo ha avuto un carattere squisitamente trinitario in quanto la sua esemplarità discepolare e il suo essere serva della Parola sono da ricercare soprattutto nella peregrinatio fidei ch’ella ha percorso in adesione al progetto del Padre sul figlio suo, Gesù, sotto la guida dello Spirito: essa è stata un cammino lungo, comprendente l’intera vita della Vergine; è stata un itinerario intellettuale e teologale appassionato, cordiale ma assai difficile, nel quale progredì, come ha insegnato Giovanni Paolo, non senza «una particolare fatica del cuore» (RM, 17). Lo Spirito di Cristo agì all’interno della persona di Maria rendendo il suo cuore perfettamente obbediente al disegno di Dio. Maria, serva del Signore, impara ad obbedire al Figlio, che della volontà salvifica di Dio (cf Lc 1,47) è la rivelazione ultima e definitiva (cf Eb 1,1-3); da questo rapporto obbedienziale della Vergine con la persona del Figlio-Redentore consegue, prima di tutto, che anche la Madre viene da lui salvata (cf Eb 5,9; 10,10.14). Scrive a tal riguardo il biblista Franco Manzi: «La constatazione che in Maria si è operato il passaggio dal timore di Dio all’obbedienza alla sua indeducibile volontà ci porta a concludere che, sul versante anticotestamentario, Maria assume la spiritualità di “quelli che temono Dio” (Lc 1,50b). Ma, sul versante neotestamentario, assurge a modello (cf Lc 1,35.48b) di coloro che hanno “gli stessi sentimenti che furono in Gesù Cristo” (Fil 2,5), il quale ha assunto la “condizione di servo” (Fil 2,7b), ossia ha obbedito fino a morire crocifisso (cf Fil 2,8bc)».
 
Maria, educatrice dei sacerdoti
 
Nel discorso di Papa Francesco fatto nella Basilica Mariana di Santa Maria Maggiore, il primo maggio 2013 cogliamo in modo inequivocabile la funzione educatrice di Madre da parte della Madonna, sia nei riguardi di ogni cristiano e sia per quanto riguarda in particolare noi sacerdoti. Scrive, infatti, Papa Francesco: «Maria è madre, e una madre si preoccupa soprattutto della salute dei suoi figli, sa curarla sempre con grande e tenero amore. La Madonna custodisce la nostra salute. Che cosa vuol dire questo, che la Madonna custodisce la nostra salute? Penso soprattutto a tre aspetti: ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi». Rapportando questo discorso a noi, vediamo quali effetti produce nella nostra vita di pastori:
-Non cedere alla pigrizia. Sacerdoti pigri e poco impegnati pastoralmente a volte si trovano dovunque. Speriamo che non ci siano tra noi.
-Non adagiarsi ad una vita comoda. Spesso confondiamo l’essere sacerdoti e la vocazione alla vita sacerdotale, come una scelta di vita comoda, con tutte le garanzie che forse altre persone non hanno. Abbiamo tutto, anche le più abbondanti comodità e non sempre sia grati e riconoscenti al Signore e alla santa madre chiesa che ci sostiene anche economicamente.
-Prendersi le responsabilità che la chiesa ci assegna, con i vari uffici e compiti, impegnarsi nella vita e volare alto nel senso più vero del concetto.
-Liberarsi da tutto ciò che è mondanità o espressione di potere e di benessere.
Un sacerdote vive nella semplicità e nell’essenzialità e soprattutto distaccato da ogni attaccamento morboso alla terra, compreso quello della poltrona, dell’ufficio, della primazia sugli altri, ma si fa vero servo, come Maria che si è proclamata la serva del Signore. Ed una raccomandazione per tutti noi da parte del Papa, 16 maggio, nella messa celebrata nella cappella della Domus Santa Marta: «Quando un vescovo, un prete va sulla strada della vanità, entra nello spirito del carrierismo fa tanto male alla Chiesa. E fa il ridicolo, alla fine: si vanta, gli piace farsi vedere, tutto potente. E il popolo non ama quello!. San Paolo – ha sottolineato – ricorda di aver lavorato con le sue mani, non aveva un conto in banca, lavorava».  E rivolgendosi ai fedeli presenti ha detto: «Pregate per noi, perché siamo poveri, perché siamo umili, miti, al servizio del popolo». Ed ha concluso: «Alla fine un vescovo non è vescovo per se stesso, è per il popolo; e un prete non è prete per se stesso, è per il popolo: al servizio di, per far crescere, per pascolare il popolo, il gregge proprio, no? Per difenderlo dai lupi». «È bello pensare questo!», ha aggiunto. «Quando in questa strada il vescovo fa quello, ha un bel rapporto col popolo. E quando il prete fa quello ha un bel rapporto col popolo, ci dà amore: viene un amore fra di loro, un vero amore, e la Chiesa diventa unita». Ritornando al discorso alla Basilica di Santa Maria Maggio, il Papa ha aggiunto: «Maria ha vissuto molti momenti non facili nella sua vita, dalla nascita di Gesù, quando "per loro non c’era posto nell’alloggio" (Lc 2,7), fino al Calvario (cfr Gv 19,25). E come una buona madre ci è vicina, perché non perdiamo mai il coraggio di fronte alle avversità della vita, di fronte alla nostra debolezza, di fronte ai nostri peccati: ci dà forza, ci indica il cammino di suo Figlio. Gesù dalla croce dice a Maria, indicando Giovanni: "Donna, ecco tuo figlio!" e a Giovanni: "Ecco tua madre!" (cfr Gv 19,26-27). In quel discepolo tutti noi siamo rappresentati: il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano; non avere paura delle difficoltà, affrontarle con l’aiuto della mamma. Noi sacerdoti abbiamo molto da imparare dalle nostre madri e da tutte le mamme del mondo che hanno a cuore il bene dei figli. Abbiamo molto da imparare dalla Mamma di tutti, che è la Vergine Maria. E’ una mamma che sa essere vicino anche a noi sacerdoti, nonostante le nostre debolezze e le nostre fragilità umane, nonostante i nostri peccati». Infine il Papa mette in evidenza un altro aspetto della maternità di Maria e del suo accompagnamento nella crescita spirituale dei suoi figli. E i sacerdoti sono particolarmente nel cuore di Maria. «Maria da buona madre ci educa ad essere, come Lei, capaci di fare scelte definitive; scelte definitive, in questo momento in cui regna, per così dire, la filosofia del provvisorio. È tanto difficile impegnarsi nella vita definitivamente. E lei ci aiuta a fare scelte definitive con quella libertà piena con cui ha risposto “sì” al piano di Dio sulla sua vita (cfr Lc 1,38)…Quanto è difficile, nel nostro tempo, prendere decisioni definitive! A tutti ci seduce il provvisorio. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti. E’ un po’ il fascino del rimanere adolescenti, e questo per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la vita sarà feconda! E questo è libertà: avere il coraggio di prendere queste decisioni con grandezza». A volte noi sacerdoti siamo aridi spiritualmente, non sappiamo generare alla vita della grazia altri figli della Chiesa che il Signore ci affida alla nostra cura pastorale. Dobbiamo essere fecondi di quella spiritualità profonda che attinge la sua forza dalla preghiera costante, dall’ascolto sistematico della parola di Dio, dalla celebrazione del mistero eucaristico quotidiano, fatta con la necessaria calma e in modo adeguato; dalla penitenza sacramentale dalla quale non possiamo assolutamente prescindere se vogliamo vivere nella grazia, amministrare i sacramenti nella grazia ed essere esempio di vita cristiana agli altri. Spesso sento dire dai giovani che non vedono i sacerdoti che si confessano e spesso non si comportano bene agli occhi dei fedeli che sanno giudicare il comportamento dei loro pastori. Sanno differenziare un sacerdote che cura la vita spirituale, da chi cura solo l’aspetto formale ed esteriore del suo essere prete. Come sacerdoti dobbiamo essere vicino ai problemi della gente, aiutando le persone nel discernimento ed indirizzandole verso la soluzione dei loro molteplici problemi esistenziali e spirituali.
 
Maria Madre e Maestra dei sacerdoti

Il Concilio Vaticano II invita i sacerdoti a guardare a Maria come al modello perfetto della propria esistenza, invocandola “Madre del sommo ed eterno Sacerdote, Regina degli Apostoli, Ausilio dei presbiteri nel loro ministero”. E i presbiteri – prosegue il Concilio – “devono quindi venerarla ed amarla con devozione e culto filiale” (cfr. Presbyterorum ordinis, 18).
Ne deriva che Maria è:
-modello di preghiera per ogni sacerdote;
-modello di ascolto per ogni sacerdote;
-tabernacolo dell’Altissimo e pertanto ispiratrice della vita eucaristica per ogni presbitero;
-modello di apostolicità per ogni consacrato.
 
La santità di Maria rischiara la vita e il ministero sacerdotale

La santità del sacerdote si alimenta anzitutto mediante l’economia sacramentale, la quale unisce vitalmente a Cristo coinvolgendo tutta la vita, in comunione e sull’esempio di Maria: “Per poter alimentare in ogni circostanza della propria vita l’unione con Cristo, i Presbiteri, oltre all’esercizio consapevole del ministero dispongono dei mezzi sia comuni che specifici, sia tradizionali che nuovi, che lo Spirito Santo non ha mai cessato di suscitare…Un esempio meraviglioso di tale prontezza lo possono sempre trovare nella beata Vergine Maria, che sotto la guida dello Spirito Santo, si consacrò pienamente al mistero della redenzione degli uomini. Essa è la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, l’Aiuto dei Presbiteri nel loro ministero: essi devono quindi venerarla e amarla con devozione e culto filiale”(P.O.,18). Per rispondere con prontezza alla loro vocazione, i sacerdoti devono venerare e amare Maria con devozione e culto filiale.  L’aggettivo “filiale” merita un approfondimento: non è pietismo, né sentimentalismo che non incide sulla vita, bensì è obbedienza al dono di Cristo, secondo la mutua consegna-accoglienza tra Maria e il discepolo amato, per volere testamentario del Redentore (cf. Gv 19,25-27). I sacerdoti debbono pertanto avere coscienza, in quanto ministri ordinati, del vincolo che li unisce a Maria per ciò che è essa e per ciò che essi sono nel mistero di Cristo e della Chiesa. Colei che consacrò tutta se stessa all’opera del Redentore, è ispirazione fondante per quanti si consacrano nel ministero ordinato ad annunciare ed attuare l’opera della redenzione. Non deve sfuggire che Maria non è soltanto modello di donazione al Redentore e ai redenti, ma, in quanto Madre, è matrice che genera nei sacerdoti, che l’accolgono e l’amano con amore “filiale”, la conformità al Cristo suo Figlio. Il sacerdote è chiamato da Gesù, nello stato che lo contrassegna, ad accogliere Maria nella sua vita e nel suo ministero, pronto cioè ad introdurla in tutto lo spazio del suo essere e del suo operare, in quanto ministro che opera in persona Christi. L’efficacia del ministero sacerdotale è, in certo modo, condizionata dall’atteggiamento “filiale” che unisce il sacerdote alla Madre di Cristo, in obbedienza alla suprema volontà del Redentore. In tal senso il magistero post-conciliare parla di “Maria Madre del sacerdozio, Madre dei sacerdoti”, esortando i ministri ordinati a sentire applicata ad essi la consegna testamentaria di Cristo: “Ecco tua Madre”. Noi tutti, quindi, che riceviamo la stessa potestà mediante l’ordinazione sacerdotale, abbiamo, in un certo senso, per primi il diritto di vedere in lei la nostra madre. .
 
Maria “maestra di vita spirituale”

Nutrire una vera devozione a Maria si risolve infatti nell’obbedire esistenzialmente a Cristo, lasciandolo “rivivere” nelle nostre persone e nel nostro ministero sacerdotale. In breve, Maria ci richiama maternamente a comportarci secondo la vocazione ricevuta mediante l’imposizione delle mani, ossia a fare memoria nella vita quotidiana dei santi misteri che celebriamo all’altare in persona Christi.  Prestare ascolto ai richiami di Maria: “Fate quello che Gesù vi dirà”, vuol dire per noi sacerdoti lasciarci formare spiritualmente dalla Madre del Sommo ed eterno Sacerdote:
-Ella educa alla santità, accompagnandoci nel cammino;
-Ella ci chiama a convertirci alla santità;
-Ella ci introduce alla comunione con Cristo nella Chiesa.
Per essere fruttuosi, l’amore, la contemplazione, la preghiera, la lode a Maria devono tradursi in “imitazione delle sue virtù” come ricorda Lumen gentium.
 Da lei apprendiamo:
-la beatitudine della fede;
-la serenità del farci portare dall’eccomi, anche quando non è tutto chiaro;
-il perseverare nella vocazione ricevuta, di cui siamo umili servitori e non i padroni;
-lo spirito missionario dell’andare solleciti a portare Cristo al prossimo, come ella fece recandosi da Elisabetta;
-l’atteggiamento eucaristico del Magnificat; il custodire nel cuore meditando parole e fatti;
-il silenzio recettivo davanti al mistero che ci supera;
-la fortezza di abbracciare con gioia la sofferenza della Pasqua;
-l’amore al Corpo di Cristo che è la Chiesa.
 
Educarsi per educare alla dimensione mariana della vita spirituale

Anche per la spiritualità mariana ci sono dei tempi di iniziazione e di maturazione. Penso alla formazione nei seminari e negli istituti di studio, ed alla formazione permanente del clero. Per vivere in comunione con Maria e sul suo esempio, occorre conoscerne il mistero, coltivando una spiritualità mariana lontana da ingiustificati massimalismi e minimalismi, in armonia con il posto che la Madre del Signore deve occupare nell’esperienza sacerdotale, imparando da lei a scoprire il “Mistero” per poi dispensarlo, affinché i santi misteri si trasfondano nell’esistenza degli uomini. La santità di Maria è aperta la mistero di Dio, della Chiesa, dell’uomo, della comunione inseparabile con l’Eterno nella Gerusalemme del cielo. Maria  è il “compendio” delle dimensioni della santità sacerdotale. Ecco perché noi sacerdoti, sentendola “matrice” del nostro sacerdozio, dobbiamo amarla con amore filiale e aiutare gli altri a crescere in questo amore.
 
Il Santo Rosario, una scuola di preghiera e di apostolicità quotidiana

Nell’Encliclica Rosarium Virginis Mariae di Giovanni Paolo II, troviamo i caratteri essenziali della finalità di tale preghiera per i cristiani e per i sacerdotali in particolare. I nn. 14-17 sono di fondamentale importanza per entrare nella dinamica spirituale mariana.  Quattro le idee che sono espresse:
– Imparare Cristo da Maria. Noi sacerdoti abbiamo molto da apprendere da Maria di come conoscere Cristo.
– Conformarsi a Cristo con Maria. Noi sacerdoti necessitiamo di tramiti per adeguarci allo stile di Cristo. E questo tramite è la Vergine Santa.
– Supplicare Cristo con Maria. La preghiera diventa con la Vergine Maria più gradita al suo Figlio.  
– Annunciare Cristo con Maria. L’apostolicità dei sacerdoti passa attraverso Maria, prima missionaria di Cristo.
 
Conclusione

Chiudo la mia meditazione di oggi con le parole conclusive di Papa Giovanni Paolo II, dell’Enciclica Rosarium Virginis Mariae: «Mi rivolgo in particolare a voi, cari Confratelli nell’Episcopato, sacerdoti e diaconi, e a voi, operatori pastorali nei diversi ministeri, perché, facendo esperienza personale della bellezza del Rosario, ne diventiate solerti promotori. Ed aggiunge: “ Che questo mio appello non cada inascoltato!» Un sacerdote che non prega il Rosario tutti i giorni, penso che si privi di qualcosa di importante e di essenziale per la sua vita interiore e per il suo ministero. Tralasciandola siamo più a rischio nelle difficoltà della vita Il Rosario è “catena dolce che ci rannoda a Dio, vincolo di amore che ci unisce agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio”. Aggrappiamoci a questa ancora di salvezza che è Maria Madre, maestra ed educatrice di tutti i sacerdoti e ministri del Vangelo. Lei ci educherà, quotidianamente, prendendoci per mano ed accompagnandoci nel nostro ministero sacerdotale. Con le parole di Papa Francesco ricordo a me e a voi: «Carissimi sacerdoti, sforziamoci di imitare la giovane di Nazaret, Maria. Lei ci aiuti ad essere semplici, puri di cuore e a portare un raggio di serenità dove c’è tristezza e solitudine. Ai tanti sacerdoti ammalati, auguriamo di vivere, con l’aiuto di Maria, la loro situazione con fiducioso abbandono al Signore, Dio di ogni consolazione».
 

Inserito Venerdi 11 Ottobre 2019, alle ore 9:43:50 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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