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  Chiara d'Assisi, perfetta icona di Maria 
Santi

 Dal libro di Bernardo Commodi, Canto francescano a Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, pp. 35-53.



Tu renovasti, o Chiara, la vergine Maria Madre di Gesù Cristo onnipotente. (Lauda sec. XVI)

Il canto mariano di Francesco influenza notevolmente anche l'anima canora della sua amata discepola e figlia spirituale santa Chiara d'Assisi (1193-1253), della nobile famiglia di Favarone di Offreduccio, cresciuta in un ambiente familiare tradizionalmente cristiano ma sensibile e attenta a cogliere i segni inediti di Dio nella storia, a percepire il vento nuovo, il vento dello Spirito, che soffia forte al suo tempo in tutta la valle di Spoleto. Al di 1à dei luoghi comuni circa un reciproco innamoramento prima della conversione di Francesco, molto improbabile vista la differenza di età - Chiara è più giovane di dodici anni -, il legame spirituale che intercorre tra i due è indubbiamente intenso e profondo, dall'inizio della vicenda vocazionale di lei fino alla morte beata di lui. Francesco la invita a convertirsi radicalmente a Cristo abbandonando il mondo e la casa paterna, l'accoglie insieme ai frati a Santa Maria degli Angeli, riceve la sua consacrazione a Dio tagliandole i capelli, le consiglia di prendere stabile dimora a San Damiano, ha premura e cura di lei, delle sue sorelle e del suo monastero, la guida spiritualmente, la conforta e la sostiene. Chiara, da parte sua, riconosce Francesco come padre e fondatore delle Sorelle Povere o Clarisse, si definisce più volte "pianticella del santo padre Francesco"1,  è sempre attenta e docile ai suoi insegnamenti, piange con le sorelle la sua morte nel 1226 e e rimane tenacemente fedele per tutta la vita all'ideale di semplicità, umiltà e povertà da lui proposto  ed esemplarmente vissuto.

1. Con Francesco alla scuola di Maria

Possiamo dire che Francesco pone Chiara alla scuola di Maria già nel 1212 con l'accoglienza nel piccolo santuario mariano della Porziuncola e, dopo una breve parentesi nei monasteri di San Paolo e di Sant'Angelo di Panzo, con il trasferimento a San Damiano, dove la Santa sull'esempio della Vergine Madre fa del suo cuore il chiostro riservato allo Sposo divino. Ma sono soprattutto le esortazioni e le preghiere di Francesco a dare impulso alla devozione di Chiara per Maria e a orientare in senso mariano la sua spiritualità. Per portare un esempio, ella recita ogni giorno, all'inizio e al termine di ogni salmo, l'Antifona mariana che accompagna 1'Ufficio della passione del Signore composto dal Santo. In essa Francesco utilizza i titoli di "figlia, ancella, madre e sposa" per interpretare l'intimo rapporto di Maria con le tre Persone della santissima Trinità. Ebbene, egli applica tre di questi titoli a Chiara e alle sue sorelle, come appare in uno scritto incastonato da lei nel sesto capitolo della sua Regola, testo spirituale e legislativo del quale ha ottenuto l'approvazione papale solo due giorni prima della morte: «Poiché per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere sempre di voi attenta cura e sollecitudine speciale»2. Per il Santo, la somiglianza delle Clarisse con Maria consiste proprio nel vivere come lei da figlie-ancelle del Padre, spose dello Spirito Santo e discepole del Signore Gesù. Quest'ardito accostamento tra Maria e le Sorelle Povere colpisce così profondamente Chiara che lei stessa lo ripropone entusiasticamente nei suoi scritti quando si rivolge ad Agnese di Praga, la figlia del re di Boemia che ha rinunciato alle nozze con il re Enrico III d'Inghilterra, e persino con l'imperatore Federico II, per seguire Gesù Cristo secondo lo stile di Chiara. Nella seconda lettera, delle quattro indirizzate con fraterno amore all'ex-signora di rango imperiale, Chiara si congratula con lei per la nobile scelta di porsi alla sequela di Gesù Cristo e la saluta con la triplice denominazione "figlia, ancella, sposa", che Francesco ha usato per Maria nell'antifona (con una differenza: per Francesco, Maria è sposa dello Spirito Santo; per Chiara, Agnese e sposa di Gesù Cristo). Ecco l'incipit della lettera: «Alla figlia del Re dei re, alla serva del Signore dei dominanti, alla sposa degnissima di Gesù Cristo e perciò regina nobilssima Donna Agnese, Chiara [...] invia il suo saluto»3. E nella prima lettera cosi la esalta e incoraggia: «Sorella carissima, o meglio Signora degna di ogni venerazione, poiché siete sposa, madre e sorella del Signor mio Gesù Cristo [...], riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l'ardente desiderio del Crocifisso povero»4. Come appare evidente, in entrambi i testi, Chiara ha presente l'antifona mariana di Francesco della quale ogni giorno si nutre recitando l'ufficio. In un altro testo di Francesco - un affettuoso canto d'incoraggiamento da lui indirizzato a Chiara e alle sorelle che versano in uno stato d'afflizione, malattia e penuria - è di nuovo presente Maria come termine di paragone, ma non tanto per un impegno d'imitazione quanto per una condivisione di gloria: «Audite, poverelle dal Signore vocate, / ke de multe parte et provincie sete adunate: / vivate sempre en veritate I...] Quelle ke sunt adgravate de infirmitate / et l'altre ke per loro suò adfatigate, / tutte quante le sostengate en pace, / ka ciascuna serà regina / en celo coronata cum la Vergene Maria»5. Anche nel Cantico di frate Sole Francesco parla d'incoronazione, cioè di ricompensa eterna, per coloro che sopportano pazientemente le prove della vita, ma non nomina Maria. In questo saluto invece, il Santo, conoscendo la predilezione di Chiara per la Madonna, pone davanti agli occhi delle Sorelle Povere l'esempio della Vergine, incoronata regina in cielo: ogni sorella che accetta serenamente la malattia o cura con amore la consorella malata diventerà regina in cielo, cioè sarà incoronata come la Vergine Maria. In ultima analisi, Francesco vede in Maria il vertice e il modello femminile per eccellenza, sia per quanto riguarda la preghiera, sia per quanto concerne i vari aspetti della vita; perciò esorta Chiara a esserne il segno vivo, la traduzione visibile, I'eco fedele, l'epifania permanente. E la discepola, figlia e "pianticella" non delude il suo maestro, padre è giardiniere «piantatore»6: con la sua limpida testimonianza e con la perfetta riproduzione in sé della vita della Vergine, rivela, rende presente e dona Maria al cuore e agli occhi incantati di Francesco.

2. Amore di Chiara per Maria

La Leggenda dei tre compagni, descrivendo in una vivacissima pagina la prima missione evangelizzatrice di Francesco e di frate Egidio nelle Marche, aggiunge un suggestivo tocco finale: «Le ragazze, al solo vederli da lontano, scappavano spaventate, nella paura di restare affascinate dalla loro follia»7. C'è dunque del fascino nella "folle" avventura di Francesco e dei suoi primi compagni e il modo migliore per difendersene e la fuga. Anche Chiara ne rimane ammaliata ma, anziché fuggire, sceglie entusiasticamente di fame parte. Poco dopo la conversione di Francesco, sentendo parlare di lui come di un uomo completamente nuovo, desidera subito sentirlo, vederlo e parlargli. Accompagnata da una persona a lei familiare, lo incontra più volte in segreto, rimanendo sempre più conquistata dall'irresistibile fascino del progetto evangelico che lui propone a sé e agli altri Finalmente, nella notte tra la domenica delle palme e il lunedì santo del 1212, fugge dalla casa paterna e raggiunge alla Porziuncola Francesco e i primi frati, che l'attendono con le torce accese. Lì si consacra a Dio e celebra le nozze mistiche con Gesù Cristo, spogliandosi di tutte le sue ricchezze e vestendo l'abito della penitenza a forma di croce. Come annota il biografo di Chiara, Tommaso da Celano, non è senza significato che tale scelta avvenga nella chiesina dedicata alla Madonna degli Angeli, «davanti all'altare di Santa Maria»; cosi, infatti, «appare chiaramente che fu la Madre della misericordia a partorire nella sua dimora l'uno e l'altro Ordine»; né poteva germogliare altrove «l'Ordine della fiorente verginità se non lì, nel tempio di colei che, prima fra tutte e di tutte la più degna, unica fu madre e vergine»8. Chiara non dimenticherà mai che la sua svolta esistenziale ha avuto inizio ai piedi di Maria e nutrirà sempre un devoto e riconoscente amore per lei, colorando di marianità tutta la sua esperienza spirituale. In particolare, Chiara vede e venera in Maria la Madre di Gesù e in quanto tale non la separa mai dal Figlio, come appare chiaramente nei suoi scritti, dove nomina Maria sempre in compagnia di Gesù: chiama lui «Figlio di Dio e della santissima Madre», oppure «Figlio della gloriosa Vergine sua Madre»; e parla di lei sempre con riferimento al mistero della sua maternità divina, chiamandola put volte «la santa Madre», o «la dolcissima Madre». Al suo tempo, del resto, non sono ancora proclamati i dogmi dell'Immacolata e dell'Assunta, mentre quello della Theotókos (Madre di Dio) è compiutamente definito. Questo spiega anche perché nell'assidua meditazione del mistero dell'incarnazione, che è il suo primo pensiero, Chiara contempli innanzitutto il Figlio, ma con lui anche la Madre; veda il Bambino, «mammolo bellissimo»9 senza dimenticare la Donna che l'ha generato. Nella terza lettera ad Agnese, dopo aver descritto alla consorella le meraviglie di Gesù: «La sua bellezza ammirano il sole e la luna; i suoi premi sono di pregio e grandezza infiniti: voglio dire quel Figlio dell'Altissimo, che la Vergine ha partorito senza cessare di essere vergine», cosi la esorta: «Stringiti alla dolcissima Madre di Gesù, la quale genera un figlio tale che, i cieli non lo potevano contenere, eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale»10. Anche riguardo ai misteri dolorosi, Chiara vuole che l'amorosa meditazione del Crocefisso sia accompagnata dalla meditazione della Madre addolorata. Ella, che sostando davanti alla croce ha incontrato la Madonna e ha partecipato con lei alla passione del Figlio, desidera per le sorelle la stessa coinvolgente esperienza. Questo intento emerge con particolare evidenza in una lettera scritta a Ermentrude di Bruges, Sorella Povera cui si deve la diffusione delle Clarisse nelle Fiandre. Chiara, dopo averla esortata a rimanere sempre fedele alle promesse fatte a Dio attraverso la consacrazione e averle prospettato la ricompensa che l'attende in cielo, le rivolge un accorato appello a meditare insieme la croce del Figlio e quella della Madre: «Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui. Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce»11. L'affettuosa venerazione di Chiara per la Vergine diventa anche pressante invito a rimanere fedeli alla propria vocazione per non infirmare con le incoerenze l'onore di Gesù e di sua Madre. Ecco quanto scrive nel Testamento, testo ricco di ricordi autobiografici e tra i suoi scritti più vibranti e aderenti al suo cuore e alla sua anima: «Noi che siamo entrate nella via del Signore guardiamoci di non abbandonarla mai, per nostra colpa, negligenza o ignoranza. Recheremmo ingiuria a così grande Signore e alla sua Madre Vergine»12. L'amore di Chiara per Maria appare evidente anche in altri testi e contesti. Un esempio riguarda la comunione eucaristica: è prassi al suo tempo comunicarsi solo sette volte l'anno; ebbene, nella Regola ella prescrive che una di queste sette comunioni sia fatta «nell'Assunzione della beata Vergine»13, festa molto sentita nel secolo XIII, pur non essendo ancora definito il dogma. Un altro esempio invece fa riferimento all'osservanza del digiuno: scrivendo la terza lettera ad Agnese, ricorda che esso va praticato da tutte, sia pure con moderazione e prudenza da parte delle giovani, delle deboli e inferme, ma va sospeso, come nelle feste del Signore, anche «nelle feste della Madonna»14. La devozione mariana di Chiara si traduce anche in una piena fiducia nella potente intercessione di Maria. Nel Testamento, ad esempio, ella chiede il dono della perseveranza nella vocazione: «Piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, affinché, per i meriti della gloriosa santa vergine Maria sua Madre [...] ci doni ancora di crescere nel bene e di perseverarvi fino alla fine»15. E nella Benedizione, chiede la conferma della benedizione da lei impartita alle consorelle: «Io Chiara, serva di Cristo, pianticella del santo padre nostro Francesco, sorella e madre vostra e delle altre Sorelle Povere, benché indegna, prego il Signore nostro Gesù Cristo per la sua misericordia e per l'intercessione della sua santissima madre Maria perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra»16.

3. Povera come Maria

Il grande amore per Maria spinge Chiara non solo a lodarla e invocarla ma anche a imitarla. Lo fa tanto perfettamente che Tommaso da Celano, nella lettera d'introduzione alla biografia, definisce Chiara ««impronta della Madre di Dio, nuova guida delle donne»17. Nell'annuncio ufficiale della sua morte, testo di difficile attribuzione che traggo dalla rivista Archivum Franciscanum Historicum 13 (1920) 497, si legge: «Vi annunciamo la triste notizia: lo specchio della stella mattutina, quello splendore in cui ammiravamo l'immagine della luce vera, è scomparso ai nostri occhi».. La "stella del mattino" - che preannuncia Gesù, sole di santità e giustizia - è evidentemente Maria, e Chiara ne è lo specchio fedele. Il cardinale Rinaldo, nella lettera di approvazione della regola clariana, rivolto a Chiara e alle sorelle, afferma: «Seguendo le orme dello stesso Cristo e della sua santissima Madre, avete scelto di abitare rinchiuse e di dedicarvi al Signore in povertà somma per poter con animo libero servire a Lui»18. Tra le consorelle di San Damiano che testimoniano al processo di canonizzazione, e diffusa la convinzione che Chiara sia la donna più vicina al modello di riferimento che è la Madre di Gesù, il riflesso migliore e la copia più perfetta della Madre del Signore, e che dopo la Madonna «non vi fosse donna di maggiore santità di lei»19. Quest'accostamento di Chiara alla Vergine Maria è cantato anche negli inni composti da Alessandro IV per il più antico ufficio liturgico in onore di Santa Chiara, dove ad esempio ella è chiamata «nuova donna della valle di Spoleto» e «impronta della Madre di Cristo». Con quest'ultima espressione, si afferma plasticamente che Maria ha stampato se stessa in Chiara fino a renderla una copia - conforme all'originale, una vera sua figlia, una figlia in cui si vede e si sente la Madre si vede nelle azioni, si sente nelle parole. Come Francesco e considerato alter Christus (un altro Cristo), così Chiara è considerata altera Maria (un'altra Maria). Come tale è cantata nei secoli, ad esempio in una bella lauda del XVI secolo: «Volendo l'alto Dio, bontà superna / renovare el suo figliolo ai nostri dì / mandò Francesco, e invece di sua Madre, / mandolli Chiara, vergine beata. / Tu renovasti, o Chiara, la vergine Maria, / Madre di Gesù Cristo onnipotente». In conclusione, Maria è il modello evangelico supremo per Chiara. Per conoscere e amare Gesù, per diventare sua sposa fedele, per vivere con lui, per lui e come lui, ella in ogni circostanza guarda e imita Maria, tanto da diventarne un'immagine viva e perfetta nell'accoglienza della grazia, nella totale disponibilità alla Parola, nella fedele osservanza del vangelo di Cristo, nel primato dato alla contemplazione, al silenzio e alla preghiera. Come ha rilevato qualche studioso, «nell'ottica clariana si può parlare non solo di sequela Christi, ma anche di sequela Mariae, o meglio di imitatio Mariae». (L. Hardick). In particolare, quale dimensione della vita di Maria Chiara riproduce in se più intensamente? Senza dubbio la povertà, una virtù evangelica che ella, rapita dall'amore appassionato di Francesco per "madonna povertà", condivide pienamente con lui e fa sua, abbracciando sia il concreto stile di vita povera sia le nobili motivazioni che sottostanno alla scelta: poveri perché il Signore Gesù è stato povero, poveri perché Dio è tutto, poveri per essere solidali con gli ultimi e diventare fratelli/sorelle disarmati di tutti, poveri per vivere liberi come gli uccelli del cielo e fiduciosi nell'amore provvidente del Padre, che ha cura persino dei gigli dei campi e li riveste di splendore, poveri come il viandante che per camminare speditamente non si appesantisce d'inutili bagagli. Tra le principali motivazioni che guidano l'impegno di Chiara a vivere poveramente, c'è anche l'imitazione della Vergine "poverella", il cui nome negli scritti clariani è sempre associato all'idea della povertà: sullo sfondo della kenosis del Signore, Maria è vista come una donna povera e umile, madre di Gesù Cristo povero e umile. Chiara ha ottenuto dal papa il privilegium paupertatis, da lei strenuamente difeso per tutta la vita, che consiste nel non possedere nulla, nel vivere dell'essenziale e nel non avere alcun privilegio. Per questo nei suoi scritti esorta vivamente le consorelle a non tradire l'altissima povertà e a imitare Maria e il suo figlio Gesù. Nella Regola più volte la Santa raccomanda di conformarsi alla povertà di Maria. Innanzitutto, scrive: «E per amore del santissimo Bambino, ravvolto in poveri pannicelli e adagiato nel presepio, e della sua santissima Madre, ammonisco, prego caldamente ed esorto le mie sorelle a vestire sempre indumenti vili»20. Poi, ribadisce: «Aderendo totalmente alla povertà, non vogliate mai, sorelle carissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Geù Cristo e della sua santissima Madre»21. Infine, stabilisce che ci sia sempre un cardinal Protettore affinché «osserviamo in perpetuo la povertà e l'umiltà del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e il santo Vangelo, come abbiamo fermamente promesso»22. Per dare maggiore forza alle sue esortazioni inserisce nella Regola un brano di Francesco, che è la sua ultima volontà indirizzata alle Clarisse: «Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre [ ... ]. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà»23. Anche nel Testamento Chiara, rievocando gli inizi dell'Ordine delle Sorelle Povere e il legame con Francesco, non può fare a meno di ricordare che «l'altissimo Padre generò nella sua santa chiesa questo piccolo gregge, per mezzo della parola e dell'esempio del beato padre nostro Francesco, proprio per imitare la povertà e l'umiltà del suo diletto Figlio e della sua gloriosa Madre vergine»24. E Tommaso da Celano, nella biografia, afferma che la Santa «esorta le consorelle a conformarsi, nel loro piccolo nido di povertà, a Cristo povero, che la Madre poverella depose piccolino in un angusto presepio»25. Insomma, la vita povera e umile di Gesù e di Maria è un imprescindibile punto di riferimento per Chiara e le Clarisse.

4. Verginità feconda

Accanto alla povertà, un secondo tratto che fa di Chiara un'altra Maria è sicuramente la verginità, che è mistero d'amore indiviso, appartenenza totale al Signore, sposalizio mistico con lui, pienezza di vita. Tommaso da Celano chiama abitualmente Chiara "la vergine", "la santa vergine", "la vergine santissima"; nella Vita prima di Francesco precisa che ella è «vergine nel corpo, purissima di spirito; [ ... ] Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù»26; e vede San Damiano come il piccolo "nido" dove le Clarisse vivono con Maria e come la Vergine Maria. Dal canto loro, le consorelle di Chiara, al processo di canonizzazione, testimoniano la sua «verginità somma» e attestano che ella «fu quasi angelica dalla sua fanciullezza e rimase sempre vergine»27. La verginità clariana, come quella di tutte le persone consacrate, non rimane ripiegata su se stessa, ma è un mistero d'amore altamente fecondo. La verginità, infatti, postula la maternità: «La verginità vale! Però dev'esser madre. Verginità Dio ama per i suoi dolci frutti» (A. Sitesius). Come Maria è vergine e madre - madre di Gesù e madre nostra -, cosi lo sono le vergini consacrate e lo è in modo sublime Chiara. La maternità prima di tutto è nei confronti di Gesù. Il Signore nasce non solo a Betlemme, ma nasce e cresce in tutti i cuori che si rendono disponibili a Dio: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21). Dice ancora Silesius: «Ah, potesse il tuo cuore diventare una mangiatoia! Se Dio nascesse mille volte a Betlemme e non da te a che ti gioverebbe?». Il discorso riguarda tutti i cristiani, ma sicuramente il luogo privilegiato della nascita di Gesù Cristo è il cuore delle vergini consacrate: «L'unigenito è venuto di grembo in grembo e di lui si sono riempiti i casti grembi» (sant'Efrem Siro). Chiara è perfettamente consapevole di prolungare con la sua consacrazione il servizio d'amore di Maria, che genera il Figlio di Dio, e inculca nelle consorelle la convinzione che possono essere, come Maria, spiritualmente madri di Gesù. Infatti, con fine sensibilità femminile, scrive ad Agnese di Praga: «A quel modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, tu pure, seguendo le sue vestigia, specialmente dell'umiltà e povertà di lui, puoi sempre, senza dubbio, portarlo spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale. E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute, e possederai ciò che è bene più duraturo e definitivo anche a paragone di tutti gli altri possessi transeunti di questo mondo»28. Per riuscire ad accogliere e portare nel grembo il Figlio di Dio è necessario però vivere in comunione d'amore con Maria; per questo raccomanda ad Agnese: «Stringiti alla sua dolcissima Madre..»29. Agnese, in effetti, riesce a realizzare esemplarmente la verginità feconda di Maria, a vivere cioè la dimensione verginale e quella materna generando spiritualmente Gesù, tanto che Chiara la chiama ripetutamente «sposa, madre e sorella del Signore», «sorella, sposa e madre del Figlio dell'altissimo Padre», «Madre, figlia e sposa del Re di tutti i secoli»30. La maternità della Vergine Maria abbraccia tutti i credenti in Cristo, secondo il mandato che Gesù le ha affidato prima di morire in croce. Ebbene, anche nella vergine Chiara, come in altre madri, spirituali, il fenomeno della fecondità spirituale è ampio, ricco e vitale. Nel già citato annuncio ufficiale della sua morte c'e questa eloquente frase: «O ammirabile fecondità di questo germoglio che, al riparo da ogni corruzione, produsse, sotto l'ispirazione del Signore, un'abbondante fioritura!». Un testimone al processo di canonizzazione afferma che Chiara «a San Damiano diventò madre e maestra, e generò molti figlioli e figliole nel Signore nostro Gesù Cristo»31: madre spirituale non solo delle Sorelle Povere, ma anche dei figli di san Francesco e di tanti altri figli. Tommaso da Celano, pieno di stupore davanti alla prodigiosa fecondità della vergine Chiara, dopo aver descritto entusiasticamente la schiera di vergini che la seguono, i giovani e i meno giovani che aspirano a una vita più pura, le persone sole e quelle coniugate che desiderano porsi al servizio di Cristo, cosi conclude: «Tanti e tali furono i germi di salvezza partoriti col suo esempio dalla vergine Chiara, che parve adempirsi in lei il detto del profeta: Più numerosi sono i figli dell'abbandonata che non quelli di chi ha marito»32. La maternità spirituale, che fa di Chiara una donna completamente mariana, si esprime anche in un più d'amore, di affetto, di dedizione, di squisiti gesti materni che sono testimoniati dai biografi e dalle consorelle e riguardano non solo lo spirito ma anche il corpo: nelle lunghe notti invernali si alza per ricoprire le sue "figlie" mentre dormono, accarezza i piedi delle sofferenti per alleviate il loro dolore, accoglie tutti, ha occhio per tutto, provvede a ogni bisogno e desiderio di bene, si dona a tutti secondo il bisogno di ciascuno, è un'educatrice dolce e illuminata che forma più con l'esempio che con le parole, consiglia, conforta, sostiene, ama ed e riamata. Cosi il suo fascino mariano, verginale e materno si diffonde, cresce e si ripropone sempre fresco nel fluire del tempo e della storia. Ed ella può essere ammirata e cantata ancora oggi da tutti come sorella povera, vergine purissima, «madre gioiosa di figli» (Sal 113,9), altera Maria per eccellenza!

5. Predilezione di Maria per Chiara

Lo straordinario amore che Chiara ha per la Madre di Dio è abbondantemente ricambiato, come appare soprattutto durante la sua ultima malattia, quando la Vergine Maria si fa sentire a lei vicina e l'abbraccia nel momento dell'incontro con "sorella morte". Tommaso da Celano racconta la visione di una monaca benedettina del monastero di San Paolo, che sorge a quattro chilometri da Assisi: venuta con le consorelle a San Damiano per assistere Chiara che, gravemente ammalata, sembra prossima alla morte ed è attorniata dalle sorelle in lacrime, vede apparire «una bella Signora a capo del letto che si rivolge a loro in pianto: Non piangete, o figlie - dice - chi ancora ha da vivere: non potrà infatti morire, finché non verrà a lei il Signore con i suoi discepoli»33. Trascorrono quasi due anni e Chiara riceve la visita di papa Innocenzo IV e dei cardinali di curia, in rappresentanza del Signore e dei suoi discepoli. L'inferma riceve commossa la benedizione papale e l'approvazione della sua regola di vita. Può ormai cantare nel suo Magnificat le meraviglie operate da Dio in lei: «Va' sicura - dice alla sua anima - perché hai buona scorta nel viaggio. Va', perché Colui che t'ha creata ti ha santificata e, sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E tu, Signore - soggiunge - sii benedetto perche mi hai creata»34. Chi prepara e accompagna il viaggio è Maria: lei che l'ha accolta alla Porziuncola all'inizio della sua nuova vita e le è stata accanto con amore materno nel corso degli anni, ora la conduce alla meta beata del Regno. C'è in proposito una significativa e commovente testimonianza resa al processo di canonizzazione da suor Benvenuta del monastero di San Damiano, la quale ha una mirabile visione mentre è intenta a vegliare insieme alle altre consorelle attorno al letto di Chiara morente e a meditare sulla meravigliosa santità della Madre. La testimonianza viene ripresa anche dai biografi della Santa. Tommaso da Celano la riferisce con queste parole: «Su un'altra [monaca] pure si posò la mano del Signore e con gli occhi del corpo vide tra le lacrime una beatificante visione. Trafitta invero dal dardo di un profondo dolore, volge lo sguardo verso la porta della casa: ed ecco, entra una schiera di vergini in bianche vesti e tutte hanno ghirlande d'oro sul capo. Si avanza tra loro una più splendente delle altre, dalla cui corona, che appare alla sommità come un turibolo traforato, s'irradia un tale splendore da mutare in luce del giorno l'oscurità della notte tra le pareti della casa. Si avvicina al lettuccio, dove giace la Sposa del Figlio e, chinandosi su di lei con tenerissimo amore, le dona un dolcissimo abbraccio. Le vergini distendono un pallio di meravigliosa bellezza e, tutte a gara servendo, rivestono il corpo di Chiara e ne adornano il talamo»35. Il Celanese conclude: «Il giorno successivo alla festa del beato Lorenzo [11 agosto 1253], quella santissima anima esce dalla vita mortale, per essere premiata con l'alloro eterno; e, disfatto il tempio della carne, il suo spirito passa beatamente al cielo. Benedetto quest'esodo dalla valle della miseria, che fu per lei ingresso nella vita beata!»36. Così, a sessant'anni, ha termine la vicenda terrena di Chiara, il fiore più bello del giardino francescano, l'«impronta della Madre di Cristo» che, come donna, religiosa e santa, lascia una scia davvero luminosa e profumata nella storia umana. E noi, ammirati e stupiti davanti alla sua bellezza e grazia, non possiamo che esclamare: Sei bella, o Chiara, sei amabile, sei colma di tenerezza e splendore, come la Vergine Maria!

NOTE
1 RsCI: FF2751; TestsC: FF2838 e 2842; BsC: FF2855. Le note fanno tutte riferimento alle Fonti Francescane, Padova 1977.
2 RsCVI: FF2788.
3 2LAg: FF2871.
4 1LAg: FF2863.
5 EsCl: FF263/1 (Editio minor).
6 TestsC: FF2842.
7 3Comp IX, 33: FF1436.
8 LegsC 8: FF3171-3172.
9 Proc X, 8: FF3076.
10 3L4g: FF2890.
11 LErm: FF2915.
12 TessC: FF2851.
13 RsC III: FF2768.
14 3LAg: FF2896.
15 TestsC: FF2852.
16 BsG: FF2855.
17 LegsC: FF3153.
18 RsC: FF2748.
19 Proc IX: FF3084.
20 RsCII: FF2765.
21 Ivi VIII: FF2795.
22 Ivi XII: FF2820.
23 Ivi VI: FF2790.
24 TestsC: FF2841
25 LegsC13: FF3185.
26 JCe1VIII: FF351.
27 Proc IV, 3 e X, 1: FF3001 e 3085.
28 3L4g: FF2893.
29 Ivi: FF2890.
30 JLAg: FF2863 e 2866; 4LAg: FF2900.
31 Proc XX, 7: FF3146.
32 LegsC 10: FF3176-3177.
33 lvi 40: FF3237.
34 Ivi 46: FF3252.
35 lvi: FF3253.
36 Ivi: FF3254.

 

Inserito Venerdi 21 Maggio 2021, alle ore 17:29:47 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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