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  Spiritualità della Visitazione di Maria ad Elisabetta 
Spiritualità

Dal libretto di Sr. Vincenza Minet,  Maria visita con noi, Ancelle della Visitazione, Santa Marinella 1984, pp. 59-69.



1. MARIA, LA PRIMA MESSAGGERA E MISSIONARIA

L’esuberanza dei sentimenti che Maria ha, erompe con vivezza nella Visitazione. Non si è chiusa in sé ad assaporare la gioia dell’intimo incontro con il Padre, che le ha dato il Figlio per opera dello Spirito Santo; si slancia in fretta a portare una comunicazione di gioia messianica a chi poteva capirla, perché essa pure, scelta da Dio, come le ha rivelato l’Angelo, aspetta un bimbo. Maria, apparsa a Nazareth serena, calma, riflessiva, ora è tutta sollecita, ardente: è la Vergine dell’incontro, del servizio, dell’annuncio di Gesù, della comunicazione della gioia, dell’esaltazione di Dio. Vera lezione di vita! La Visitazione è complemento dell’annunciazione, e quale complemento! Alcuni grandi temi dell’Antica Alleanza, che Luca ha già mostrato avverati in Maria, ritornano accentuati a conferma della grandezza di Lei nel piano di Dio. Come l’annunciazione ha marcato forte la sua vocazione, la Visitazione esprime la missione di Maria: eletta, chiamata, inviata, messaggera, portatrice di Gesù nel mondo. Scena realissima e insieme simbolo: fa intuire molto di più che non dica all’apparenza. Nel racconto di Luca (1,39-45), tutto concorre a presentare la stupenda femminilità di Maria: giovane, esuberante, gioiosa, esultante, comunicativa nella sua ancora nascosta maternità verginale, che lo Spirito fa conoscere ad Elisabetta. Anche qui, come nell’ annunciazione, come sempre, dovunque si parli di Maria, il centro focale, è Gesù, il Signore presente in sua Madre. Dovunque compaia la Vergine di Nazareth, vi è il richiamo a Gesù, al Figlio suo, perché solo per Lui Ella è.

a) Maria corre in fretta alla montagna
Il racconto di Luca è magnifico, tutta la pagina ha un ritmo brioso: Maria ha uno slancio incontenibile, nel bisogno di comunicare con Elisabetta, di rallegrarsi con Lei, di cantare con lei “le grandi cose” operate da Dio. Ella ha accolto come un invito ciò che l’angelo le ha detto di Elisabetta e corre da lei. Si è proclamata “serva del Signore” e si sente sollecitata dallo Spirito a servire. Egli le ispirerà cosa dovrà fare e dire. Maria ha fretta. Ci sorprende? S. Ambrogio commenta “Lo Spirito Santo non tollera indugi”: e Maria va lieta a compiere un gran desiderio, delicata nel suo impegno, gioiosa e premurosa. Ella pensa ad Elisabetta e non a sé. Il mondo con cui Gabriele le ha parlato dell’anziana parente, ora gestante, collegava con delicatezza, le due maternità. Ignoriamo sapesse di Maria, invece è evidente che un’emozione grande invase Maria, e che Ella se ne lasciò prendere, traboccando di gioia per l’iniziativa divina. Con chi avrebbe meglio potuto farlo se non con Elisabetta? Tali sentimenti esploderanno nel Magnificat, dopo che Dio avrà aggiunto grazia su grazia, e faranno vibrare tutta la scena, rendendola comprensiva e persuasiva. Lodare Dio per i suoi doni è cosa esaltante. Che grande lezione quell’incantevole “slancio” di Maria, di ineguagliabile bellezza spirituale! Le misurate parole di Luca sono gemme che mostrano cangianti riflessi alla luce delle promesse messianiche ormai realizzate. In esse, Maria, entra come punto di unione tra cielo e terra. Di qui la sua vita è tutta un protendersi per servire il Signore negli altri. Maria è ormai per le strade del mondo! Dall’annunciazione in poi, ogni comparsa di Maria, nei Vangeli implica in lei, l’essersi messa sulla via di Dio, amorosamente, sospinta dallo Spirito che sempre la pervade con il suo amore. E così nei secoli Maria sarà “in visita perenne”! Maria non smentirà mai il suo "" da quando è apparsa nella sua “prima Visitazione”. Come a Pentecoste, lo Spirito “butterà fuori dal cenacolo” Pietro e gli undici ad annunciare il Risorto, così dopo l’annuncio del Signore, lo Spirito lancia Maria, sollecita e frettolosa a comunicare la gioia tutta nuova, del Verbo fatto carne in lei. Maria si lascia sospingere, e va senza calcoli, senza sapere quello che sarebbe avvenuto, solo fidando nell’Amore che porta in sé.

b) Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta
Frase semplice ma eloquente. Oggi diremmo che da quel saluto si propagò una inarrestabile “reazione a catena” d’incandescenza divina: sussulto di gioia del nascituro presantificato, inondazione dello Spirito di Elisabetta, che tutto intuisce; grandi esclamazioni di lei esaltanti “la Benedetta fra le donne”, e il “Benedetto frutto” del grembo di Maria, riconoscimento in umiltà ed estasi, della beatitudine di “Colei che ha creduto” a differenza di Zaccaria. Le frasi di Luca quasi non reggono a tanta irruenza, eppure egli è consapevole che in tutto questo, c’è una serie di evveramenti meravigliosi che, appaiono in trasparenza nel racconto. Bisogna contemplarli ad uno ad uno, per non confonderci di fronte a tanta “luce”. Il quadro sarà alla fine molto vivo e parlante. Per prima cosa, Luca dice che l’iniziativa tanto nuova e “ femminile” di Maria, è stata suscitata dallo Spirito. È Maria che va, affronta un viaggio disagiato, sale una montagna, entra in casa e saluta. Ma in questi fatti c’è un mondo di novità! Nella “simpatica condiscendenza” di Maria, traspare la “condiscendenza” divina del Figlio dell’Altissimo, venuto a farsi Uomo tra gli uomini. Non che Maria pensasse di essere condiscendenza, Lei che si era proclamata “serva”: il suo gesto segnala in Lei l’assoluta mancanza di sentimenti ed atteggiamenti grettamente umani. È lei che va, la piena di grazia, la ricolma di amore, Lei, l’amore dei cieli della terra, innamorato amore di Dio. Non vi sono ragionamenti di comodo, di opportunità, di dignità umana, di convenienza contingente. L’Amore chiama, all’Amore si risponde in “fretta”, Maria dal Signore ha ricevuto, il Signore! Maria ringrazia il suo Signore, portandolo ai fratelli! Alla più grande grazia ricevuta, risponde, donando il più prezioso e infinito tesoro. Tutto questo sgorga dal cuore della Vergine Madre. Maria va “a servire” e non farà pesare il suo servizio. Va come una gioia che si spande, e cresce tanto più nel comunicarsi. Il mistero della Visitazione è e resterà un invito ad andare, ad incontrare le creature, a porgere con delicata attenzione un servizio a chi in qualunque modo è nel bisogno che, forse, come Elisabetta, “si tiene nascosto” (Lc. 1,24). È un incitamento all’impegno integrale, disinteressato, fatto esclusivamente per amore. Maria è un esempio che induce a staccarsi anche “dalle gioie intime” per dedicarsi agli altri, a “lasciare Dio per Dio”, come dirà S. Francesco di Sales. Il gesto di Maria è già preannuncio delle “ benedizioni” che Gesù “quando verrà nella sua gloria”, effonderà sugli operatori di opere di misericordia: “Venite benedetti dal Padre mio … avevo sete, e mi avete dato da bere … Ero malato e mi avete visitato” ( Mt. 25,31-36). Oggi si offre a tutti ed in modo particolare ai consacrati, uno spazio sempre più vasto, per simili interventi che, sull’empio di Maria, chiedono di essere fatti con slancio e delicatezza, con umile generosità, con esultante gioioso amore. Maria è il più grande monito a non aspettare di essere “ chiesti, ricercati” ma a stare in attesa di potersi donare, appena si sa di un bisogno, “anzi intuirlo”. Ci insegna a non rifiutare un servizio, per quanto piccolo, a dare un delicato saluto che, a nostra insaputa, può comunicare una luce, un calore, portare serenità e pace ovunque, insegna a donare di persona, premurosamente “umili ed utili” senza saperlo. Ci si può chiedere quale saluto Maria abbia rivolto ad Elisabetta per essere stato così comunicativo: “pace a te”, oppure “il Signore sia con te”, oppure “rallegrati …” come aveva detto l’angelo a lei? Inutile fantasticare. Fu certo un saluto soavemente potente, una trasfusione di gioia messianica, di vita nuova, rinnovata alle radici, una rallegramento festoso. Non poteva essere diversamente: vi aleggiava lo Spirito!
Con la presenza e il saluto Maria è la prima annunciatrice del Messia, la precorritrice del Precursore. Servendosi di lei, che portava nel grembo il Figlio del Padre, lo Spirito Santo ha presantificato Giovanni, dandogli l’investitura di “Precursore”. Come l’Annunciazione così la Visitazione e il Magnificat ci richiamano la Figlia di Sion: la presenza di Dio Salvatore nel “seno di Sion”, si realizza nella presenza di Gesù in Maria. Ella ne è l’annunzio vivo. Maria la prima missionaria di tutta la storia cristiana, il più santo vivente Tabernacolo del Signore, percorre le vie aspre della terra. Bisogna capirlo in profondità ed amarlo: non soltanto la sua verginale maternità in atto, ma soprattutto la sua fede, l’incondizionata adesione alla volontà del Padre, la dedizione totale al Figlio, a cui sta dando la vita fisica, la docilissima disponibilità allo Spirito Santo, la qualificano al di là di ogni azione missionaria. Se l’essere missionari venisse declassato a “semplici propagandisti”, Maria non sarebbe affatto missionaria: ma se è questione di fede, di speranza, di amore, di portare il Salvatore agli uomini, di comunicarlo, perché lo accolgano, allora Maria è davvero la prima dei missionari e non soltanto in senso temporale ma nella sua sostanziale essenzialità. Questo sanno gli autentici missionari, che da Lei attingono l’animo e il cuore e spesso giungendo lontano, dopo aver compiuto un lungo itinerario di fede verso Dio, hanno trovato che Maria che li ha preceduti! Come non vedere in Maria la prima messaggera del vangelo dell’Incarnazione e della Redenzione? In fretta Ella porta la Buona Novella verso la parte alta del “Paese”, va a dire a Sion, nella persona di Zaccaria e di Elisabetta, che Dio regna per gli uomini di buona volontà! Maria porta al paese di Giuda l’annuncio della pace, della felicità, e della salvezza. Questa premura e questa gioia di Maria, caratterizzano bene la missione degli Apostoli, e della Chiesa, dopo lei. Abitata dallo Spirito Santo, portando la Parola e il Corpo di Cristo, la Chiesa non ha che una premura, che una gioia: trasmetterli a tutti gli uomini per donare la pace, la gioia e la salvezza, nella proclamazione del regno di Dio che viene.

c) L’effusione giubilante dello Spirito Santo
Visitare Elisabetta, compiere quei gesti di comunione, quell’annunzio … sono ispirazione dello Spirito perché in Maria, è Gesù che visita! La Liturgia così intende la Visitazione. Il ritornello “ La tua visita, Signore, ci colma di gioia” scandisce il brano del Cantico dei Cantici, che dice: “Una voce: il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline”. (Ct. 2,8-14). È il figlio che comunica lo Spirito, ma a Giovanni ed Elisabetta lo comunica per mezzo di Maria che l’ha concepito nella fede più viva e nella più aperta disponibilità dello Spirito. Sono armonie e delicatezze divine. Maria andava ad offrire i suoi servizi, e questi si sono trasformati in “comunicazione” di Spirito Santo: talmente Egli amava questa sua umile “serva”, che si sono trasfusi in esultanza, mentre erano offerti con tanta discrezione, quasi senza apparire. Questo il messaggio di “luce”: che Maria si accosti e saluti e diviene tale suo saluto una “effusione divina”. Lo Spirito opera in Lei e per mezzo di Lei, e manifesta ad Elisabetta, il mistero che si cela in Maria, ciò che Lei ha nell’animo. Così la gioia messianica invade congiuntamente, in modo diverso il Bimbo e l’Anziana madre. Chiare le esclamazione di Elisabetta: nello Spirito ella ha capito “chi” è Maria, perché ha sentito adempiersi dentro di sé la promessa che il Bimbo sarebbe stato “pieno di Spirito Santo dal seno di sua madre” (Lc. 1, 1-5). Lo Spirito opera da protagonista, provoca “l’incontro”, muove al “saluto” Maria, compie un’effusione di gioia, fa conoscere e riconoscere, fa esultare! Dal seno delle due madri, che rappresentano l’Antica e la Nuova Alleanza, vi è un misterioso incontro, tra cui anche e soprattutto l’abbraccio dei due bimbi. A suo tempo Giovanni, affermerà che “esulta” di gioia alla voce dello Sposo, di Gesù (Gv. 3,29), e gli toccherà il grande compito di additare in Gesù il Messia su cui avrà visto scendere nel Battesimo lo Spirito Santo (Gv.1,32–34). E Gesù dirà che Giovanni corona l’Antico Testamento e farà di lui splendidi elogi. L’incontro provocato dallo Spirito tra Maria ed Elisabetta, tra Gesù e Giovanni è fin d’ora l’incontro tra l’Antica Alleanza e la Nuova. Il linguaggio usato da Luca ci fa capire che il “sussulto di gioia” di Giovanni nel seno materno, richiama il “tripudiare”cioè “il saltellare di gioia” che nell’Antico Testamento, salutava da lontano la venuta del Messia liberatore. La “gioia”irrompe nel mondo con la venuta di Gesù. Luca ripetutamente lo mostra nel Vangelo dell’infanzia. La prima irradiazione concreta si diffonde dal saluto di Maria nella Visitazione. Leggendo più addentro nel testo di Luca, ci attende la scoperta di altre sorprendenti consonanze tra l’Antica e la Nuova Alleanza. Avvera menti gravidi di stupore soprannaturale che, Egli intesse nel suo racconto come in uno sfondo scenico.

2. MARIA, PURA TRASPARENZA DI GESÚ

Verso Elisabetta, Maria si è comportata come una giovane verso una anziana parente, con atti di affettuoso servizio; ma all’interno di Lei traluceva una luce, come da uno splendido alabastro. Se del Santo Curato D’Ars si è potuto dire “ ho visto Dio in un uomo”, ci si può stupire che Luca abbia intuito un’incantevole trasparenza in Maria? L’animo acceso di amore che traluceva da tutta la persona di Maria, con la massima naturalezza, e semplicità, manifestava in lei “il Signore”, che Elisabetta scorge attraverso la "giovane madre". Nei tre mesi che passò presso Elisabetta, Maria compì le azioni più umili e casalinghe, mettendosi a tutta disposizione di lei, con i gesti spontanei della vita ordinaria. Quelli che continuerà a fare per tanti anni a Nazareth, accanto a Gesù e Giuseppe, per loro. Ma la gioia doveva rifiorire di giorno in giorno attorno a lei nella immutata situazione delle due madri, in questione, che misteriosamente s’interiorizzavano, divenivano sempre più profonde. Le “grandi cose” operate dal Signore dovevano intrattenerle in maniera prodigiosamente semplice, ma nel contempo estremamente “intensa”! Si ha quasi pudore ad accostarsi a queste “intimità”, come a quelle di Nazareth, per timore di “sciuparle”, mescolandovi banalità; ma nello stesso tempo, ci resta difficile, quasi impossibile non pensarvi, con tutto “l’animo”, come se si trattasse di persone “fredde, distratte, taciturne”. La sobrietà eloquente dell’Evangelista Luca è insieme stimolo e “freno” ad una contemplazione dei fatti, senza uscirne con un animo più teso e vigile alle cose misteriose ed invitanti che il progetto di Dio compie. Doveva esservi un clima sereno di limpida “grazia” in cui i due “Bimbi”, ancore “nascosti” crescevano di ora in ora nell’affetto e nell’attesa premurosa delle due mamme, e nella loro comprensione per il comune mistero che andavano custodendo e meditando “gelosamente”. Per questo lo Spirito Santo aveva guidato Maria ad incontrare Elisabetta, l’aveva resa luminosa, trasparente, tanto da essere riconosciuta come la Madre del Signore. Ogni discepolo di Gesù dovrebbe essere tale da mostrare di avere dentro di sé la luce di Lui. Oggi si parla “di testimonianza”, e di “irradiazione” di Gesù: questo ad Ain Karim traspariva da Maria. Quando un giorno Gesù sarà ospite presso la casa di Zaccheo, dirà “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” (Lc. 19,9); quando Maria, Madre del Signore entrò nella casa di Zaccaria e di Elisabetta, fu santificato Giovanni. Dio ama servirsi delle sue creature per operare, se corrispondono in umiltà e candore di intenzioni! Fa così ancora oggi con noi, ed è per noi un impegno prorompente! Maria riconosce pienamente ed esalta Dio e la sua condiscendenza, e lo glorificherà pienamente nel Magnificat!

a) A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?
È il momento di scoprire nel racconto di Luca delle ricchezze espressive, avvolte come in un velo di luce, ma tanto “reali”. I due capitoli dell’infanzia e della vita nascosta di Gesù, sono costellati di reminiscenze dei due libri di Samuele, che sono impostati sulla fedeltà della Alleanza di Dio, in cui spiccano le figure di Samuele e di Davide. Tre sono i centri fondamentali di tali reminiscenze: il Cantico di Anna, la madre di Samuele, il trasporto dell’Arca Santa in Sion voluto da Davide, la promessa di Natan a Davide. Una conoscenza così fitta e significativa non può essere causale o solo un abbellimento: è parte integrante del messaggio, è Parole di Dio! L’Antica Alleanza è maturata e si realizza sopra un piano più alto nella Nuova in questa prospettiva Maria viene presentata nella sua vera grandezza, pur vestita di tanta ammirevole e sconcertante semplicità. La Visitazione, in modo più dinamico che non l’Annunciazione, vuol farci contemplare in Maria, che porta in sé il Figlio di Dio, Colei che è ben più dell’Arca dell’Antica Alleanza. Infatti permane qui e si sviluppa il tema della “nube gloriosa”, che si manifestava sull’Arca, tema da Luca già delineato nell’annunciazione: “Su te stenderà la sua ombra, la potenza dell’Altissimo”. Qui, nella scena della Visitazione è in primo piano il “ trasporto” dell’Arca di Sion. I due quadri, quello del libro Samuele (2Sam. 6,1-14) e quello della Visitazione ( Lc. 1,39- 56), se vengono affiancati mostrano una sorprendente somiglianza. Rileviamone i punti saliente:
- ascesa dell’Arca e ascesa di Maria, entrambe in montagna;
- festanti acclamazioni del Popolo ed esclamazioni gioiose di Elisabetta;
- esultanza di Davide e sussulto gioioso di Giovanni;
- apprensiva interrogazione interrogazione di Elisabetta “A che debbo che la Madre del Signore venga a me?”;
- i “Tre mesi” della permanenza dell’Arca presso Obed - Edom e di Maria presso Elisabetta ad Ain Karim.
Sono realtà eterne, volute, pensate, realizzate da Dio, che non possono essere considerate senza una particolare attenzione di animo commosso, che si pone in atteggiamento di “ meraviglia” e quindi “operativo, sul piano esistenziale”! Quando un prato comincia a germogliare, i tanti ciuffetti d’erba, sparsi qua e là, non attraggono molto lo sguardo, ma a poco a poco, formano un bel manto verde, che invita a rimirarlo ed appaga! Succede così, quando ci accingiamo a simili riflessioni, che impegnano tutto il nostro essere, tutta la nostra persona, tutta la nostra vita. Nei due quadri, le espressioni si corrispondono con evidenza spesso impressionante. Nel racconto meravigliosamente abile di Luca, l’Arca dell’Alleanza si muove, come in uno sfondo che fa da cornice alla figura di Maria; in tale modo si scorge che il Signore, simbolicamente dimorante nell’Arca è il Signore che realmente dimora nella Madre sua, Maria!

b) Benedetta Tu, benedetto il frutto del tuo seno
Un altro accostamento si impone, riguardo a Gesù e a Maria: l’elogio fatto a Giuditta salvatrice, riecheggia, con ben altro valore nell’elogio di Elisabetta a Maria a Giuditta, fu detto: “Benedetta sei tu, figlia, davanti a Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra, e benedetto il Signore Dio …” (Gdt. 13-18). Nell’esclamazione di Elisabetta “Benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” è il Signore di cui Maria è la Madre. Nel suo insieme, questo raffronto di testi, è denso di stupore e non può e non potrà mai lasciarci indifferenti! Non possono essere casuale tanti accostamenti, ed è chiaro che sono voluti, scelti e quindi, persuadono che vedere in Giuditta, una parziale raffigurazione di Maria, e che chiamare Maria, Arca della Nuova Alleanza, come fanno le litanie lauretane, non è fantasia o espressione soltanto della pietà religiosa, ma hanno una base solida, nella Parola di Dio. Nella Visitazione, Luca, vede un avvera mento più alto della scena del “trasporto dell’Arca” e della vittoria di Giuditta: Egli non inventa, ma constata! Maria è colei che contiene la legge viva l’Autore stesso della Legge, la Parola vivente del Padre: contiene Dio! Lo ha in sé consapevolmente, perché lo ha accolto con fede pura! In Lei Dio si manifesta, in una pienezza che supera tutte le manifestazioni del passato, in quanto erano solo prefigurazioni, promesse, preannunzi e simboli, proprio nella loro realtà storica. Tutto il racconto, il trasporto dell’Arca dà significato e portata alla visita di Maria, perché in ambedue le scene tutto converge attorno al nostro Signore: è Lui che dà valore all’Arca e tanto più a Maria. Elisabetta è colpita di meraviglia per la visita del suo Signore, eppure, mossa dallo Spirito, glorifica Maria, la “Madre del mio Signore”! Maria non è soltanto uno scrigno d’oro, come l’Arca, Maria è persona viva, è “Madre” che da la vita al suo stesso Signore! Ci si può chiedere: ma come è giunto Luca a concepire tante cose di Maria? Dopo l’evento glorioso di Cristo, tutto ciò che si leggeva nell’Antico Testamento, prendeva nuova luce: lo si vedeva avverato, realizzato in maniera mirabile. Come un alone sonoro che avvolge le due scene, sta proprio l’espressione “Esclamò a gran voce”, un verbo che nell’Antico Testamento, viene usato soltanto per le acclamazioni liturgiche e in particolare durante il “trasporto dell’Arca”. Elisabetta fa così di fronte a Maria. Tale è la ricchezza mirabile della Parola di Dio, che vuole attenta, amorosa ricerca, e più generosa adesione al suo programma- progetto!

c) Beata colei che ha creduto
Tutto ciò che avvenuta in Maria è una autentica realizzazione di Dio, ma umanamente è dovuto alla fede in Lei. Tanto che “Colei che ha creduto”, diviene un suo nuovo personale nome, caratteristico e distintivo come “colmata di grazia”: questo indica il dono di Dio, quello, la corrispondenza di Maria. Che legge attentamente, con animo sgombro da pensieri e preoccupazioni contingenti, il Vangelo di Luca, vede nell’esclamazione di Elisabetta, un tacito delicato contrasto con l’iniziale incredulità che ha reso muto. Zaccaria, fino alla nascita di Giovanni. Zaccaria e Maria erano presenti accanto ad Elisabetta, e ciascuno portava in sé il segno del suo atteggiamento interiore in faccia agli annunci di Dio. Zaccaria, che solo poi, aveva creduto e si era unito alla sua moglie Elisabetta, aveva il labbro chiuso dall’incredulità; Maria, il labbro esultante di fede, comunicativo di gioia, aperto all’esaltazione di Dio! Non Zaccaria, non Elisabetta santificheranno il loro bambino, ma lo Spirito Santo, alla voce di Maria. In questo forte contrasto, Elisabetta gioiosa di Spirito Santo, si stupisce che Maria, Madre del Signore, vada a visitarla. Essa è la prima a lodare Maria, a proclamarla “benedetta” e “beata”. Basta pensare al “Venite benedetti” del giudizio finale e al “Beati” delle Beatitudini ( Mt. 25,34 e 5,3-11). La fede è la virtù fondamentale di Maria e lo è di tutti i credenti. Maria ha superato Abramo, i Patriarchi, Mosè, i Profeti, i Salmisti, i poveri di Dio, tutti. Ella ha creduto che si sarebbe avverato ciò che era assolutamente inaudito: il suo concepimento verginale! La sua fede fu in lei una potenza attiva, che ingigantì lungo la sua vita, fino ad esprimersi in assoluta pienezza nell’offrire “amorosamente e consenziente”, il Figlio del Padre sulla croce per gli uomini. Non è possibile sondare le profondità della fede di Maria, ma essa è per noi esempio, modello, stimolo, aiuto esistenziale! Se Maria non avesse consapevolmente e liberamente creduto, non avremmo in Lei la Madre Vergine di Gesù, la Madre di Dio, non avremmo Gesù.

d) “Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi”
Anche questo inciso è Vangelo per noi: contiene un messaggio? Sì,e più di uno. Maria ci insegna a non lesinare il tempo donato agli altri, ma a restare quanto è necessario e a ritirarci appena non c’è più bisogno di noi, o il nostro restare, potrebbe avere motivi o effetti meno desiderabili. Maria non ha fatto una “fuggevole visita”, tanto “per farsi presente”, come si suole dire. Poi, però, nato il bambino, Elisabetta avrebbe avuto altri a rendere i necessari servizi, mentre prima se ne stava ritirata e quindi non molto accudita. Inoltre sarebbe presto apparsa la maternità di Maria e la sua situazione avrebbe destato forse meraviglia.

3. INVITO DEL MISTERO DELLA VISITAZIONE

C’è forse un abisso tra noi e Maria in rapporto a Gesù? In modo assoluto, sì, per la pienezza della fede, e per conseguente maternità verginale, ma quanto possiamo avvicinarci a lei …! Non ha detto Gesù che “Chi fa la volontà del Padre”, diventa per Lui “fratello, sorella e Madre?”. E ciò avviene nella maggiore semplicità possibile, se vogliamo. La fisionomia spirituale di Maria si completa sino alla fine, delineata dal chiaro-scuro del contrasto tra la sua dimessa situazione umana e la sua vera grandezza davanti a Dio. È stimolante lezione per noi. Ciò che in Lei, sommamente vale, e di riflesso in noi è la sodezza gioiosa della fede e tutte le virtù che genera! Elisabetta si stupisce di vedere in Maria, umile, povera, servizievole, la Madre del Signore: umile è grande; povera è ricca dei beni di Dio; serva gli è Madre! Dio non giudica il valore alla maniera umana. Il suo riconoscimento verrà manifestato nei secoli dallo Spirito di amore. L’incontro di Maria con Elisabetta è già “Chiesa”: realizza in meravigliosa anticipo la presenza di Gesù tra coloro che sono riuniti nel suo nome, e ciò è opera della fede vera, viva operosa, che rende segni e strumenti di Dio, nell’umile riconoscimento dell’infinità di Lui e per gli altri: figli e figlie, fratelli e sorelle. In questo c’è una forte lezione di Maria per ogni discepolo e discepola, per la Chiesa tutta. La vocazione “convoca”, cioè “chiama insieme” e diventa missione che Dio solo, munifico donatore, può valutare appieno. Che Maria sia il tipo, l’immagine viva, la personificazione dei discepoli e della Chiesa, è radicato nella sua persona e perciò si esprime nei suoi atteggiamenti, nei suoi gesti: non vi è nulla di aggiunto, di posticcio in Lei. Maria opera per ciò che Ella è: ha ricevuto per trasmettere e trasmette; serve per comunicare; amata, ama. Maria è il messaggio ampio e profondo che Dio non vuole fare a meno di noi. Ci ha creati, si è donato a noi: vuole che collaboriamo con Lui, come la Sua Parola ci invita a fare, e nell’intimo, lo Spirito Santo ci abilita a compiere ciò che Dio vuole. “Dio ci ha messi al modo per gli altri”, diceva arditamente un uomo di Dio. E Maria opera con sorprendente “prontezza”. Ella opera nelle più umili situazioni e nelle cose di “ogni giorno”.
Ecco la missione che ci propone la spiritualità della nostra Madre nel mistero della Visitazione: lo slancio profetico che trasmette alle creature che ci sono d’accanto e lontano, perché vivano, esultino, lodino il Signore, con la gioia che sola, Lei, la Madre, sa insegnare, irradiare, infondere nei nostri animi assetati di lice e di vita vera. Tale vocazione e missione che in Maria sono esplose nel canto del Magnificat, come vibrazione dell’anima, dello Spirito, del cuore, in dedizione esultante, incondizionata, operosa, deve attuarsi, in noi il quotidiano rifrangersi giorno dopo giorno: frasi in noi canto di esultanza, per la scelta che Dio ha fatto di noi, e forza di impegno coerente. Dobbiamo prendere sempre più coscienza che la nostra vocazione, trascina con sé, quasi fiume largo e potente, la nostra persona e la nostra azione, nella loro ampiezza individuale, comunitaria e ecclesiale. Non si è solo, non si vive soltanto per se stessi. Il canto del Magnificat, non è un canto intimistico, pur avendo la sua radice nel profondo della persona, anzi, proprio per questo, dall’animo grande di Maria si espande verso tutte le altre creature. Questo coinvolge tutta la vita, tanto che non viene veracemente “cantato” se non con la vita! Esaltata da Elisabetta, Maria esalta Dio, la cui intimità viveva nel più profondo riconoscimento della propria pochezza: povertà, umiltà, il nulla di creatura di fronte a Dio. È questo l’atteggiamento che fa innalza fino a Lui, amoroso Salvatore. Solo nella consapevolezza limpida e serena della propria povertà, si possono riconoscere i doni di Dio, come ha fatto Maria. Umiltà non è chiudere gli occhi a ciò che Dio ci dona, anzi è commossa gratitudine per la generosità del Signore! Non si ha diritto di rifiutare i doni di Dio: rifiutare, sarebbe rifiutarsi e dire di no a Dio. L’umiltà che la Vergine della Visitazione ci insegna è verità riconosciuta ed amata, è virtù robusta, fortezze d’animo, è carità, è giustizia, è controllo di sé. Non dobbiamo tornare indietro, mettendo al primo posto ciò che è soltanto dell’oggi, del “qui” terrestre. Tutta la nostra vita deve tendere a quel domani in cui tutte queste realtà saranno, o piene: solo così ogni minuto e gesto del nostro “oggi – qui”, ha un valore, un senso, una portata non transitori, ma di vita eterna. L’oggi – qui diviene eternità! L’umiltà, la povertà, la fortezza cui Ella, nostra Madre, ci invita, sono autentica liberazione per noi e per gli altri: chi le vive per scelta profonda non si insuperbisce, non si fa deposta, non si inorgoglisce, gode dei doni degli altri. Tende sempre in avanti, con Cristo, per lodarlo! Vero canto delle “altezze”, il Magnificat, ci insegna a tendere alle cose di lassù, a Dio, a guardare dall’alto le cose di quaggiù, pur servendole, a valutare la storia dell’azione di Dio ed a inserirvisi, stando dalla sua parte, perché Egli solo è il Salvatore, il Santo, fedele nella sua misericordia, di generazione in generazione. Tale canto di Maria non è chiuso sul passato, ma è tutto volto al futuro; pregno com’è di risonanze evangeliche, è il canto della Madre di Gesù e nella voce di Lei vibra già la voce del Figlio. I “rovesciamenti” che Maria canta, hanno un timbro tutto nuovo, sono un fatto nuovo, sono un fatto vivo: esprimono l’opera del Salvatore, che realizza ormai tutte le promesse di integrale liberazione. Rovesciamenti che Gesù prospetta nelle Beatitudini! Evidentemente, ciò che Maria poteva aver constatato nella sua situazione, ciò che poteva essere un’anticipa sintonia con il Figlio del suo seno, e una sensibilità tutta pervasa di Spirito Santo, è stato elaborato decine di anni dopo che Gesù aveva proclamato le “Beatitudini”. Quando Luca dà forma al Magnificat non solo ha evitato le assonanze, ma le ha sottolineate, quali presagi di speranza! Come nel Magnificat, nelle Beatitudini, si parla di umili e di superbi, di ricchi e di poveri, di affamati e di sazi; e si preannunzi in tempo messianico, “del regno di Dio venuto in terra”. È una coincidenza impressionante. Come se l’Inno liturgico così pregno di richiami biblici, mettesse a un tempo in canto l’annunzio evangelico di Gesù e ne proclamasse con gioia la realizzazione. Maria, possiamo dire, canta “il vangelo delle Beatitudine”! se ci è permesso di dire in tutta umiltà profonda, che diventa profezia di gloria … Prendiamo nelle “nostre tremanti mani” il Discorso della montagna: le Beatitudini; leggiamole, meditiamole insieme al Magnificat, la risonanza è perfetta. I superbi, i potenti, i ricchi, l’orgoglio del mondo, la follia del potere, la violenza, la prepotenza, la tracotanza, lo spirito delle tenebre, sono spazzati via dalla forza “del Suo braccio”. Gli umili, i poveri, gli affamati, i derelitti, i sofferenti, la semplicità, la bontà di cuore, sono esaltati in eterno!
Nella Liturgia Vesperale il Magnificat dà voce alla Chiesa che si protende in avanti verso il ritorno glorioso del Signore, a pronunziare sugli stravolgimenti della storia umana, il giudizio divino che, già Maria ha cantato. La Chiesa si impersona in Maria della Visitazione e la risonanza esultante della Visitazione, echeggia stimolante e perenne nella comunità cristiane, al vertice del “sacrificio vespertino”. L’ecclesialità della Visitazione appare qui manifesta. La Chiesa “in cammino” come Maria, come lei deve andare incontro agli uomini, portare ad essi il “saluto di Cristo”, annunziare la gioia messianica, portando nel proprio seno il Salvatore. Così la Chiesa comunicherà lo Spirito, come per Elisabetta e Giovanni è avvenuto alla voce di Maria. Fin dal seno materno le creature di chi è membro vivo della Chiesa, vengono santificate dalla fede delle proprie mamme, preludio del Battesimo. Anche la Chiesa genera, come Maria, il Signore, è “la madre Chiesa”, e deve sempre esultare in Dio, perché anche la Chiesa è “Colei che ha creduto” e crede in Cristo, annunziato, nato, ucciso, risorto, glorificato! E come tale lo annunzia. Maria è davvero, anche nel suo canto, l’immagine viva e il palpitante modello della Chiesa. Più volte il canto di Maria si fa “Salmo responsoriale” tra le letture nella Messa, in consonanza con i temi che esse svolgono; ma oggi il “ringraziamento” di Maria prelude al grande “ringraziamento” di Gesù, all’Eucaristia. La Chiesa ringrazia Dio per Maria, dono che ci ha donato Gesù. Ci sembra davvero “dolce e doveroso” rilevare l’armonia della fede, che ignora settori a se stanti, e che non teme di vedere in Maria quella più sperimentata Maestra di vita e di preghiera, la più vera adoratrice del mistero di amore che è l’incarnazione redentrice, che il Padre ha operato per mezzo suo nello Spirito.

Inserito Sabato 22 Gennaio 2022, alle ore 19:18:28 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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