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  Don Orione, anima mariana 
Santi

Tratto da Don Flavio Peloso, La devozione popolare mariana nel beato Don Orione,  Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, 1983, pubblicato in “Messaggi di Don Orione”, n.56, 1983, pp. 4-45. 



Presentazione1

Sappiamo quanto Don Luigi Orione sia stato «anima mariana». Per parlare dell’«anima mariana di Don Orione ci si dovrebbe dilungare assai perché essa diede contenuti e stile a tutto il suo vivere quotidiano. Essa si espresse in ardente devozione personale ed in apostolato dalle proporzioni vastissime. Quanti scritti di Don Orione, quante testimonianze, quante cose da raccontare sulla sua devozione mariana! Molti l’han fatto. Sono nati così quei preziosissimi quattro volumi intitolati Don Orione nella luce di Maria. La loro lettura è utile e gustosa. Veramente, come è detto nella loro presentazione, riescono a «documentare ciò che Don Orione fece e patì per diffondere l’amore alla Madonna in tutte le anime e come la Madonna Santissima lo confortò, sostenne e ripagò con materna assistenza e con aiuti, elargiti in modo anche straordinario, a lui e alla sua Congregazione».2 In questo studio non ci fermeremo a descrivere come Don Orione visse e coltivò la devozione popolare mariana. Ci chiederemo piuttosto perché in lui ebbe tanta importanza, perché divenne direttiva cardine della sua spiritualità e del suo apostolato. Le forme con cui Don Orione concretizzò la devozione popolare mariana ci possono stupire e dare utili suggerimenti, ma anche far pensare: «cose d’altri tempi». Le motivazioni, invece, giungono a noi con una freschezza e una sapienza spirituale e pastorale sorprendenti. Sono tali da dare stimolo, consistenza e creatività alla nostra pietà mariana oggi.
- Una nota di metodo
Ho cercato di «servire» la parola di Don Orione, raccogliendola, organizzandola, riflettendola e… offrendola, abbondantissima, alla lettura. La devozione popolare mariana non fu fatto isolato, sentimentale nella grande esperienza spirituale e pastorale di Don Orione. Essa fu base e fondamento di tutta la sua vita. Egli dirà non solo l’ «Ad Jesum per Mariam», ma pure «Aa animas, ad papam per Mariam». Visse cioè il suo carisma, portare le anime dei piccoli e dei poveri al Papa e alla Chiesa per portarle a Cristo, in chiave mariana, dove il «per Mariam» diventa il metodo, la strada, la forza, l’atmosfera per realizzare l’«ad Jesum, ad Animas, ad Papam».3 Questo pensiero fu ribadito innumerevoli volte da Don Orione. Già nel suo motto – sigla delle origini della sua Opera, GPAM egli indica che Maria è denominatore comune, piedistallo all’amore a Gesù, al Papa e alle Anime: «Gesù e il Santo Padre e le Anime e tutto per la Madonna Santissima».4 «A Gesù, al Santo Padre e alle Anime per la Madonna».5 Cercare di raccogliere le motivazioni date da Don Orione nel vivere e diffondere la devozione popolare mariana vuol dire toccare anche il «cuore» della sua esperienza personale e della sua azione pastorale. Di «perché» alla devozione mariana egli ne ha dati tanti, diversi, ripetutamente, affinché il culto a Maria non si riducesse – per lui e per gli altri - a sentimento, episodio staccato dalla vita, ma fosse profondo dinamismo spirituale. Dopo aver letto le fonti abbondantissime mi è parso di poter raccogliere le innumerevoli motivazioni, più volte espresse nelle sue lettere e nei suoi discorsi, in quattro affermazioni fondamentali ed emblematiche:
- Motivo teologico: Ad Jesum per Mariam
- Motivo antropologico: La devozione alla Madonna è tanto naturale per il sentimento del popolo
- Motivo pastorale: La devozione alla Madonna è l’ultimo vincolo della fede tra il popolo
- Motivo carismatico: La devozione mariana è devozione popolare, dunque orionina

1. Motivo teologico: Ad Jesum per Mariam

L’«Ad Jesum per Mariam» (A Gesù per Maria) è la sintesi teologica della dottrina cattolica riguardante la Madonna, la sua presenza nel mistero salvifico di Cristo, e il suo culto. Molto bene questa verità fu illustrata da San Luigi Grignion de Montfort, di cui Don Orione era devoto ammiratore. Va ricordato che, tra i poveri e pochi volumi della piccola biblioteca privata di Don Orione, venne trovato, dopo la sua morte, il libretto, molto conosciuto allora, di S. Luigi Maria Grignion de Montfort: il «Trattato della vera devozione a Maria vergine». Era un classico della mariologia.6 Don Orione, nutrito della soda dottrina e spiritualità della Chiesa, motivo continuamente, anche a livello popolare, la devozione mariana con gli argomenti della fede, prima che del sentimento e della tradizione. Alcuni abbondanti stralci della sua parola ci permetteranno di cogliere non solo gli argomenti, ma la sensibilità pastorale con cui sapeva «sbriciolare» a gente semplice, al popolo, il sodo alimento dell’insegnamento della Chiesa. Affermazione centrale della dottrina mariologica è il concetto di «Maria – Mediatrice».7 Così lo illustra Don Orione: «L’apostolo Paolo scrisse che uno è il Mediatore e questi è Gesù cristo. Gesù è il sommo Mediatore, tale è per natura. Ma se Cristo, Dio-Uomo, è il Mediatore supremo e onnipotente per natura, Maria, Madre di Dio, è Mediatrice per grazia, come per grazia è onnipotente. Essa tutto ottiene da Dio, ond’è che molto giustamente fu scritto “quod Deus imperio, tu, prece, Virgo, potes”. Cristo è mediatore primario, Maria è mediatrice secondaria».8 Un brano evangelico era particolarmente caro a Don Orione: quello natalizio dell’«invenerunt Puerum cun Maria, matre eius» (Lc 2,16; Mt 2,11). Commentandolo rifletteva: «I pastori cercarono Gesù, e lo trovarono nelle braccia di Maria. I Re Magi vennero da regione lontana per cercare il Messia, e lo adorarono nelle braccia di Maria. E noi, poveri peccatori, dove troveremo noi ancora e sempre Gesù? Lo Troveremo e lo adoreremo tra le braccia e sul cuore di Maria».9 E altrove affermava: «Non si devono mai separare questi due amori di Gesù e di Maria. Certo Gesù vuol regnare per mezzo di Maria: la missione di Maria è quella di fondare nelle anime il regno di Gesù Cristo… Amando Maria si è sicuri di amare Gesù. Ad Jesum per Mariam».10 Centralità di Cristo e grandezza di Maria si richiamano a vicenda nel mistero salvifico: «La Chiesa insegna non potersi andare a Gesù che pel tramite di Maria, da Gesù stesso costituita Mediatrice di perdono e di pace; concetto mirabilmente riassunto in una terzina del divin Poeta: “Donna, sei tanto grande e tanto vali – che qual vuol grazia e a te non ricorre – sua desianza vuol volar senz’ali!”. Per Maria a Gesù».11 Con quanta assiduità ritornava Don Orione su questo concetto della necessità, non essenziale, ma dispositiva nell’attuale stato di Provvidenza, della devozione Madonna in ordine alla salvezza. «Potremmo quasi dire della Vergine santa quello che Gesù diceva di sé: senza di me non potete far niente. La pratica della vita cristiana e l’insegnamento e l’esempio dei Santi ci dice che questo è vero, perché il Signore stesso volle che fosse così: volle cioè che le sue grazie, le sue misericordie e i suoi miracoli passassero attraverso le mani della Madre sua e Madre nostra».12 Don Orione espresse popolarmente questa convinzione di fede con il titolo e la devozione della Madonna, «Madre della Divina Provvidenza». Su queste basi teologiche fondava la vera devozione mariana, parte integrale dell’esperienza cristiana. Don Orione scrisse: «La devozione a Maria non è semplicemente un ornamento della nostra santissima Religione, né un fiore qualunque, un soccorso, come tanti altri, di cui possiamo servirci o no, come ci piace; me ne è parte integrale. Iddio non volle venire a noi che per mezzo di Maria. È la Chiesa cattolica che ce lo dice, ce lo raccomanda, ce lo insegna ed inculca nella sua veneranda liturgia di tutti i popoli che vivono nella fede».13 Paolo VI, al Santuario della Madonna di Bonaria, nel 1970, dirà in modo lapidario: «Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani».14 Don Orione constatava questa verità nella sua esperienza e rifletteva: «Le migliaia di persone che vanno alle feste e nei santuari, vanno per confessarsi e perché desiderano comunicarsi, ossia avere la grazia di Dio nel cuore, e quindi cambiare vita».15 La devozione mariana nulla toglie al cristocentrismo della nostra fede, anzi lo afferma e realizza. Infatti: «Nulla è più sincero nel nostro amore alla Madonna, quanto il desiderio di amare sempre di più Gesù. La Madonna ci apre la strada, cioè ci apre il cuore al vero, sincero amore di Gesù. È la via… Chi trova la Madonna certamente trova anche Gesù… A Betlemme… alla Circoncisione… a Nazareth… a Cana… presso la Croce… Nella storia della Chiesa troviamo la Madonna là dove c’è Gesù».16 «Fu sempre palese nell’insegnamento di Don Orione – afferma un testimone – la preoccupazione di indicare e inculcare la devozione alla Vergine Santissima come la via regia che conduce all’amore vero verso Gesù Cristo. Nella scia dei grandi maestri della vita spirituale, era evidente in Don Orione la intenzione di additare nella Madonna Santissima il modello dell’amore a Gesù e la maestra più efficace della virtù, proprio in relazione a questo amore sincero e convinto verso il suo Divin Figliuolo… Tutto il tesoro di esempi dati da Don Orione in ordine al culto della vergine Santissima – come il suo zelo caratteristico e individuale, la vasta azione per incrementare le devozioni popolari, i pellegrinaggi, i santuari, le predicazioni e i fatti non ordinari, di cui fu protagonista - , tutto mirò sempre in lui a rendere più vivo e sentito il grande fine cui tende la nostra fede, cioè l’amore e l’imitazione del Divino Modello e Maestro Gesù Cristo. “Ad Jesum per Mariam”, aforisma della vita cristiana, lo era soprattutto per Don Orione nel cui cuore arsero insieme i due grandi amori. Maria era il viadotto necessario e irrinunciabile a Cristo».17 «La salvezza delle anime pare quasi sia più gradita a Gesù, se ottenuta attraverso la Piena di grazia, la Immacolata, perché così volle Egli stesso… La Madonna si preoccupa sopra ogni cosa di raggiungere il cuore dell’uomo, disponendo in esso le condizioni perché ci rientri l’amore di Dio: e questo fa suscitando il dolore dei peccati, ravvivando la fiducia nella misericordia del Signore, invitando a detestare e dimenticare il peccato per attendere rapidamente ad un perseverante amore di Dio, a passare, in una parola, dal Cuore di Maria al Cuore pietosissimo di Gesù… ».18 Maria «mezzo», «via», «modello», «maestra», «viadotto», tutti termini per esprimere quell’«Ad Jesum per Mariam» che, in Don Orione, da principio teologico diventava regola dinamica di vita cristiana: «Chi ama Maria necessariamente si orienta verso Gesù: nella Madonna noi cerchiamo soprattutto Gesù».[19] E allora fiorivano naturali e frequenti dal suo labbro espressioni come queste: «La devozione a Maria Santissima deve essere il mezzo per giungere a quella di Gesù».20 «La Santissima Vergine sia sempre con te e ti assiste e conduca ad amare Nostro Signore, nel che sta tutto».[21] «Coraggio, dunque, coraggio e preghiera! E incominciamo dalla Madonna per arrivare a Gesù e a una vita tutta di sacrificio, di un grande e dolcissimo amore di Dio e del prossimo».22 Un altro riferimento importante dà conferma a questa visione fortemente teologica della devozione mariana di Don Orione. Nel luglio 1924, al termine degli Esercizi spirituali tenuti alla Villa Soranzo di Campocroce (Venezia), Don Orione con un discorso memorabile, di cui si conservano relazioni scritte da diversi redattori, scelse e illustrò il titolo sotto il quale si sarebbe onorata la Madonna nella Congregazione: Madre di Dio. «Dopo tanti anni che ho pregato a questo fine, sono venuto alla conclusione di mettere in venerazione nelle nostre case la Madonna sotto il titolo di Mater Dei… Come gli Agostiniani hanno la Madonna del Buon Consiglio… I Francescani hanno l’Immacolata… La Madonna nostra della Divina Provvidenza è la Mater Dei, la onnipotente per grazia. Ecco dunque il nostro compito: associare Maria a Gesù Cristo in ogni atto religioso… Il mondo è di Gesù Cristo che lo ha conquistato con il suo sangue: ad Jesum per Mariam. Noi vogliamo confessare, anche nel culto di Maria, la divinità di Gesù Cristo. Dobbiamo essere dogmatici, papali, anche nella devozione a Maria».23 E, sorprendentemente, dall’animo profondamente mariano ed ecclesiale di don Orione, il titolo Mater Dei sfocia con naturalezza in quell’altro – tributato poi ufficialmente da Paolo VI durante il Concilio Vaticano II – di «Madre della Chiesa». «La Madonna era là e faceva come da Madre di tutti quei discepoli del suo Figlio; era fin da allora come la Madre della Chiesa…Lei che è Madre di Gesù, che è Madre nostra, lo sia, specialmente in questi tempi, della Chiesa».24 La devozione mariana, così intesa da Don Orione, risultava libera da vuoti e inefficaci sentimentalismi. «Non vogliamo intenderla (la Madonna) come il tipo ideale di donna perfetta, et tantum sufficit, ma dobbiamo intenderla come i Padri della Chiesa raccolti ad Efeso nel 431: Madre di Dio e Madre nostra. La Madonna non è più la Madonna se non nella cornice della divinità».25 Parole decise e profonde! La devozione mariana espressa anche in forme popolari, non deve fermarsi emotivamente sulla Madonna in se stessa. Essa conduce misteriosamente oltre. È l’oltre della presenza dello Spirito Santo che rende sempre reale e attuale per il credente e per la Chiesa tutta quel saluto rivolto un giorno a Maria «Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28).

2. Motivo antropologico: La devozione alla Madonna è tanto naturale per il sentimento del popolo

Don Orione non fu né psicologo, né sociologo, né usò mai i termini delle scienze antropologiche moderne. Ma, per amore delle «anime», egli fu profondo conoscitore del «cuore dell’uomo», sensibilissimo di fronte ai sentimenti, atteggiamenti e valori del popolo. Accanto alla fondamentale convinzione teologica dell’«Ad Jesum per Mariam», Don Orione si avvide di un’altra realtà tanto radicata nell’uomo religioso: la devozione alla Madonna «riesce tanto naturale» per il sentimento del popolo. Proprio per queste due convinzioni esprimerà tutta la sua spiritualità e attività pastorale «nella luce di Maria». Il detto «A Gesù per Maria» divenne per lui anche «A Gesù con Maria». Da dove partire per capire perché «il ricorrere a Maria riesce tanto naturale?».26 Partiamo da una confidenza a cuore aperto fatta da Don Orione ai suoi chierici e sacerdoti in una «buona notte», il 31 maggio 1923: «Quando sarete più avanti nella vita, capirete quello che vi sto dicendo; sentirete in voi stessi che l’opera più grande che può fare Dio, e che per sua disposizione fa la Madonna Santissima, è quella di saperci perdonare».27 Cuore dell’esperienza umana è, da una parte, l’esperienza della debolezza e dall’altra, il bisogno di salvezza e di perdono. Cuore dell’esperienza di Dio è il dono della salvezza, il perdono, la riconciliazione operata da Dio, «ricco in misericordia». Questo è quanto voleva dire Don Orione con quella «confidenza» ai chierici. Ebbene, egli sentì e si avvide che per l’uomo Maria è, quasi, la personalizzazione della misericordia di Dio. Perché? Perché il concetto di «misericordia» è legato soprattutto al concetto di «madre». E Maria è «madre». Ecco perché «il ricorrere a Maria riesce tanto naturale».28 Infatti: «Non si invocò mai la Madonna “Mater Justitiae”, perché dall’idea della Madre è esclusa l’idea di rigidezza. Nell’idea di Dio c’è la giustizia, l’idea di reggitore di giustizia; in quella di Maria c’è l’idea di misericordia, di pietà… illos tuos misericodes oculos ad nos converte».29 Ma ascoltiamo meglio le riflessioni di Don Orione sulla sua esperienza pastorale. Esse offrono molti spunti anche ad una indagine psicologica: «Che cosa è mai, dunque, che forma questa segreta attrattiva, questo incontro misterioso, che in tutti i tempi condusse ognora i peccatori pentiti ai piedi della Madre di Dio? È l’immenso bisogno di purezza e di perdono, che l’uomo sente, e il bisogno d’una Madre Celeste. Ogni anima che sia pentita delle sue colpe, sente irresistibilmente il bisogno di essere purificata e perdonata. Ma quest’anima, che porta ancora aperte le sue cicatrici del peccato, non osa alzare i suoi sguardi verso quel Dio che essa ha offeso, se prima non li ha riposati sopra qualche oggetto che in lei risvegli la più grande fiducia, e, facendole dimenticare la divina giustizia, le ricordi soltanto la divina bontà. Perciò essa si rivolge naturalmente a Maria. Oh quante anime ha salvato la fiducia che al cattolico ispira la figura della Madre di Dio!».30 In queste parole, scritte per il Bollettino della Madonna della Guardia il 27 maggio 1931, si sente non un facile sentimentalismo, ma il peso pacato e vigoroso di tanti anni di esperienza sacerdotale. E ancora Don Orione osservava: «Come per vincere il cuore indurito di certi figlioli è necessaria la voce della madre, così, per rompere certe durezze, penetrare certi angoli reconditi delle coscienze, c’è solo la voce e la luce che viene dalla pietà misericordiosa della Madonna».31 «Anche il peccatore più ostinato si commuove davanti alla Madonna… all’assistere ad una bella funzione. Tutti la sentono proprio come madre, vicina ai nostri dolori e alle gioie, pronta a perdonare, a mettere per noi la sua intercessione».32 Don Orione rilevava che un po’ di devozione alla Madonna si desta anche nei cuori più aridi e lontani da Dio e ricordava che Carducci ebbe per Lei pensieri di delicata poesia, mentre bestemmiò anche il modo volgare Cristo e la Chiesa.33 «Nel cuore anche dei più dissipati o cattivi c’è sempre un angolo caldo per la Madonna, come è per la madre naturale».34 Quante volte ritornano nelle parole di Don Orione queste osservazioni sulla «naturalezza» del sentimento verso la Madonna! «Il Signore sapeva che noi, duri in certi momenti, abbiamo bisogno di esprimere e ricevere tenerezza in altri; per questo ci ha dato il cuore della Madonna, pieno di bontà e misericordia».35 Don Orione tocca spesso la similitudine madre naturale – Maria Madre, perché proprio nella maternità riconosce il valore teologico e pastorale della devozione mariana, divenendone entusiasta e infaticabile divulgatore. «La preghiera e i sacramenti diventano, per l’anima che riconosce le proprie miserie ed infermità, un bisogno; il ricorrere poi a Maria le riesce tanto naturale, quanto lo è a tutti, nei casi comuni della vita, il rivolgersi alla madre indulgente e venerata dal figlio, allorché si ha qualcosa a farsi da lui condonare o concedere».36 Don Orione aveva la certezza santa che le anime avvicinate alla Madonna e portate nei suoi santuari, non sanno resistere alla dolcezza dei richiami spirituali suggeriti dalla Madre di Dio.37 Un esempio. Da tempo inutilmente Don Orione cercava di indurre una persona a non pubblicare certi scritti infamatori e dice: «Quel signore è assente da Roma; se riuscissi, come gli ho scritto, a tirarlo a Tortona per la festa della Guardia, ai piedi della Madonna, confido che potrei, certo, ottenere di più».38 Nella convinzione che la devozione alla Madonna è «tanto naturale» all’uomo, Don Orione riconosceva non solo un fatto psicologico, ma una disposizione della Provvidenza. «Voglio dire che il pensiero della Madonna, chi sa perché, smuove di più il nostro cuore, ci intenerisce di più, scuote anche i più restii e duri nella via del bene. Certo è sempre la grazia di Dio che, sotto, lavora; ma la nostra sensibilità spirituale e religiosa si smuove di più, anche in tanti raffreddati e perfino ribelli alla grazia, attraverso il pensiero della Madonna…».39 Don Orione così si spiega, in altra occasione: «Il culto della Madonna trova, direi, una corrispondenza quasi d’istinto, spontanea nel cuore dei fedeli che si sentono attratti verso la Vergine Santissima dalla forza e dalla voce del sentimento che indica loro nella Madre del Signore, nella Madre di Dio, la protettrice, l’ausiliatrice, la piena di grazia, la fonte di salvezza. Per la gente buona ci vuole poco a commuoverla e a tirarla a voler bene alla Madonna. Il popolo ha un senso speciale per quello che riguarda la Vergine Santissima: con il nome della Madonna gli si fa fare ogni cosa buona… La gente segue, segue sempre quando si tratta di onorare e glorificare la Vergine Santa».40 Non si pensi che il sentimento dell’affetto, della misericordia, del perdono di Maria Madre fosse inteso quasi in opposizione al ricorso al Cristo, al Dio. «Dives in misericordia». No. Don Orione fu il cantore inesauribile e commosso della divina misericordia. Certe sue espressioni restarono impresse, oltre che sulla carta, nel cuore di tante persone. «L’ultimo a vincere è sempre Dio, e Dio vince sempre in una grande infinita misericordia».41 «Non i miracoli di Cristo, non la sua resurrezione mi hanno vinto, ma la sua Carità: quella Carità che ha vinto il mondo».42 Confidava ai suoi chierici e sacerdoti: «La misericordia di Dio per i peccatori era il mio cavallo di battaglia da giovane. Tornavo, dopo quelle predicazioni, a casa stanco ma contento per i grandi frutti…ricordate sempre che con l’argomento della misericordia di Dio e con la devozione alla Madonna si ottiene tanto».43 Un’ultima indicazione. La «devozione alla Madonna riesce tanto naturale» anche perché Maria è donna; è un modello di vita santa a noi vicino, attraente, stimolante. La Madre di Gesù è «tipo eminente della condizione femminile, specchio delle attese degli uomini del nostro tempo, donna forte che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio… che, nella sua condizione concreta di vita, aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio».44 Questa connaturalità di Maria diventa esemplarità. «Non basta amare, onorare la Madonna coi canti e con le lodi; bisogna onorarla, imitarla nelle sue virtù, nelle sue prerogative».45 E prerogativa essenziale di Maria fu di essere la «serva del Signore». Questa fu la sua grandezza. Maria non ha senso senza il Bambino in braccio. In lei tutto è relativo a Cristo. Proprio in questo sta la sua esemplarità: è il modello di ogni cristiano «servo del Signore».

3. Motivo pastorale: La devozione alla Madonna è l'ultimo vincolo della fede tra il popolo

Poiché si va «Ad Jesum per Mariam» (motivo teologico) e siccome «la devozione alla Madonna è tanto naturale al sentimento del popolo» (motivo antropologico) di fatto «la devozione alla Madonna è l’ultimo vincolo della fede tra il popolo» (motivo pastorale). Don Orione sentì molto il dramma della scristianizzazione e dell’allontanamento delle masse popolari dalla fede, da Cristo e dalla Chiesa alla fine dell’800. Egli vedeva una Chiesa in crisi che perdeva rapidamente nazioni e masse.46 «Anime e Anime», «salvare le anime»: divenne il grido e lo scopo della vita di Don Orione.47 Come fare? Da dove partire? Don Orione individua due vie pastorali ben concrete: la Carità e la Devozione alla Madonna. Don Orione considerava la devozione alla Madonna l’estrema ancora di salvezza per tante anime, l’ultima voce capace di scuotere i cuori.48 Dove altri, per ritrarre dai sentieri falsi gli erranti, si preoccuperebbero di problemi filosofici e teologici, di discussioni culturali, Don Orione vede una sola via, semplicissima, che supera le umane dispute come il cielo supera la terra: la Madonna.49 «Ho letto un’espressione di uno scrittore di cose spirituali inglese (P. Faber), il quale dice: “Gesù non è conosciuto, perché Maria è dimenticata…”. Grande espressione, grande verità! Chi ama la Madonna è portato necessariamente ad amare il Signore… chi ama Maria necessariamente si orienta verso Gesù».50 E constatava come per molti la religione si è ridotta ad un pensiero, ad una festa, alla visita di un luogo santo, specialmente se sono della Madonna. E diceva: «Noi vogliamo con il culto di Maria, restituire all’educazione cristiana il coraggio della virtù, il profumo della pietà, il vigore per le mezze coscienze. Vogliamo aiutare il sentimento dei semplici, del popolo, dei buoni, indirizzandolo verso i più sacri ideali del cristianesimo di cui la devozione alla Madonna è il più intuitivo, il più sensibile, il più facile a capirsi da tutti, anche dai più indotti».51 Insensibili ad altri richiami, Don Orione aveva sperimentato che tanti cuori si commuovono e si convertono quando sono riportati al clima mariano. E confidava: «Noi sacerdoti quando siamo nel confessionale, quando siamo al letto dei moribondi… in certi momenti si vede che tutte le porte sono chiuse al pentimento; i cuori sono sbarrati, c’è buio, c’è buio… Allora c’è solo la luce che viene da Maria che riesce a rompere quelle tenebre; alla Madonna nessuno resiste. Io non ricordo di aver invocato la Madonna senza che Ella abbia vinto la durezza, a volte grande, del loro cuore».52 Don Orione sperimentò questa efficacia della devozione Mariana nel far riprendere e risplendere la fede e la vita cristiana sia a livello personale che a livello sociale. «Dove tutto, religiosamente e socialmente sembra finito, là innalzate un tempio a Maria e vi riprenderà la vita cristiana».53 «Quanto è bello parlare di Lei, stimolarne la fiducia, la devozione, suscitarne i santuari, portare schiere di anime ai suoi miti altari… Dare la Madonna alle anime vuol dire dare loro Gesù Cristo, Dio, la Chiesa, la fede, vuol dire dare la salvezza».54 Per questo raccomandava a dei suoi missionari in partenza: «Siate apostoli della Madonna, date le anime alla Madonna e le avrete salvate».55 Tutto ciò pensava e trasmetteva Don Orione. Per lui, restaurare un santuario abbandonato, riaprire un tempio in rovina, richiamare popolazioni avvilite o inaridite ai piedi di una immagine di Maria, equivaleva a riportarle a ripensamenti cristiani, a consigli più miti, a nuovo vigore. «Spesso un pellegrinaggio ben fatto val più che un corso di esercizi spirituali, e segna delle svolte decisive nella vita spirituale e morale di chi vi partecipa».56 Sempre su questa convinzione, che Maria è l’ultimo vincolo della fede nel popolo, Don Orione ritornò in un suo discorso del settembre 1930, subito dopo una festa della Madonna della Guardia, come sempre riuscita un trionfo di fede e di devozione mariana. Dopo aver lamentato con realismo pastorale che «Una volta c’era più unione e raccoglimento nelle famiglie, tra famiglia e famiglia, tra casa e casa… I paesi erano, come stretti, appollaiati attorno alla chiesa, e la gente non aveva tante distrazioni! Adesso quante distrazioni! Purtroppo la vita dei paesi, delle parrocchie è più dissipata, più disunita».57 Don Orione uscì con una chiara constatazione che era atto di fede e indicazione pastorale d’azione: «Però, vedete?, appena si muove la Madonna, appena c’è qualche sua festa, qualche bella manifestazione mariana tutti si muovono, vanno a trovare la madre di tutti… Il popolo capisce e corre dove passa la Madonna… Mentre c’è tanto movimento essa indica una pausa, una sosta, che ridona la grazia di incontrarsi con Dio».58 E in altra occasione: «…il buon popolo è ancora così fedele alla Madonna e accorre ai suoi santuari e la prega e piange davanti a lei… La gente sente che non può e non deve credere agli uomini, ma che tutta la sua fiducia deve metterla in Dio e nella Madonna perché gli uomini, da soli, non fanno altro che disastri…».59 Don Orione dava, in efficacia pratica, al ministero caritativo e all’apostolato mariano la stessa mirabile funzione: stimava la carità e la Madonna come le superstiti tavole di salvezza nel mare agitato delle coscienze…60 Prima di salpare per il primo viaggio missionario in Sud America il 3 agosto 1921 scriveva a tutti i suoi Figli della Divina provvidenza: «Siate amantissimi della Madonna e propagatene il culto, l’amore, la devozione più tenera e filiale… Dobbiamo riempire di carità i solchi che dividono gli uomini, pieni di odio e di egoismo. Solo con la carità di cristo si salverà il mondo. Ave Maria e avanti!».61 «Le armi della fede sono tante e potentissime, ma tra le armi dei figli di Dio e della fede, la fiducia nella Madonna, nostra Madre, è tale che, da sola basta a farci trionfare di ogni ostacolo. Fede! Fede! Fede! La Madonna dà sempre luce e conforto grande allo spirito. La devozione alla madonna ci aiuterà».62 Un’ultima parola sulla missione di Maria, Madre della fede, ci giunge ancora dal Sud America. Un testimone riporta queste parole udite da Don Orione. «Se la Madonna non facesse altro miracolo che conservare la fede nelle popolazioni, già questo sarebbe un miracolo ineguagliabile».63

4. Motivo carismatico: La devozione mariana è popolare, dunque orionina

Con l’espressione «Noi siamo i gesuiti del popolo» Don Orione amava spesso, in modo semplice, qualificare l’identità del suo Istituto. Forte senso del popolo, confuso, sofferente e traviato del fine ‘800 e forte senso di fedeltà al Papa e alla Chiesa, unica speranza di redenzione umana, religiosa, sociale, erano i due poli che rendevano viva e dinamica la sua intuizione carismatica «portare i piccoli e i poveri alla Chiesa e al Papa per portarli a Cristo». Questa azione per «portare i piccoli e i poveri alla Chiesa e al Papa», fu sentita da Don Orione nel senso evangelico di «farsi piccoli con i piccoli, poveri con i poveri, parlando il linguaggio della gente… ».64 Tanto insistette Don Orione sulla «papalinità» ed «ecclesialità» dei suoi figli, altrettanto, e più forse, insistette sulla loro «popolarità». Li voleva cioè «popolani», «come il popolo» piccolo che non conta, come la classe operaia e contadina, ricchi solo di fede grande nella Divina Provvidenza. «Sposare la povertà vuol dire incarnare in noi la vita dei più poveri».65 Così mi è parso di cogliere il senso di «povertà» che egli trasmise e volle, a volte in modo energico e radicale, dai suoi seguaci. «Il popolo non fa così… i figli del popolo non hanno questo…»: era una sua argomentazione che tagliava corto su discussioni e scelte private e comunitarie.66 «Sarebbe inutile una Congregazione nuova se non riportasse nel mondo una forza e una lena spirituale più grande e più vasta; se non avesse una forma nuova soprattutto di carità per il popolo, per i figli degli operai, perché noi siamo per il popolo e non per le altre classi. Noi siamo per gli umili, per gli orfani, per i vecchi abbandonati, per la plebe cristiana, insomma!».67 Dunque tutta l’opera di Don Orione ha un carattere «popolare». Fa parte del suo carisma. Si capisce allora un altro motivo, diciamo «carismatico», che diventa il movente più immediato e costante nell’abbracciare e spendersi tutto per la devozione popolare mariana: la devozione mariana è popolare dunque orionina. Ascoltiamolo molto preciso in merito: «La Congregazione ha una caratteristica, di cui vi ho parlato altre volte: quella di abbassarsi, di servire, di rivolgersi al popolo… E questo, non solo per fare le opere della carità a conforto dei più miseri, non solamente per suscitare degli Istituti o delle Case, dare un pane o un letto agli abbandonati, ai senza nessuno; ma anche va al popolo in questo: col curare, fortificare la pietà, la religione nei più semplici, nel popolo, di quelli che non possono capire altre forme di pietà, di quelli che sanno appena leggere. Noi siamo per il popolo anche per questo; per raccogliere dove ci sono, nei paesi abbandonati e nelle chiesette sperdute, le forme di devozione che la gente semplice ama e che mantiene vive, anche quando non ci sono i sacerdoti, e là dove c’è qualche vecchietta, che accende il lumino o porta i fiori con i nipotini e i bambini; come era qui a Tortona nel Santuario vecchio, antico, a San Bernardino… Io mi appoggiai a quelle vecchiette per incrementare la devozione a Maria; ed esse misero a disposizione gli zoccoli difendermi».68 Queste lucide parole esprimono tanta fede e saggezza pastorale insieme. Don Orione aveva chiara esperienza che la devozione alla Madonna, per motivi voluti dalla provvidenza e per motivi umani, era l’ultimo vincolo della fede tra il popolo. Occupandosi delle devozioni popolari e di quella mariana in particolare, egli cercò, per quanto poté, di purificarle portandole ad espressioni più pure, più conformi allo spirito di Cristo e della Chiesa. Rientrava anche questo nel fine ultimo e più vero della sua Congregazione. «Noi vogliamo, ricordatelo sempre, vogliamo essere col popolo anche in questo, soprattutto in questo: nel salvare la sua fede, nell’accrescere la sua vita cristiana, attraverso le devozioni del popolo, la fede popolare, le devozioni popolari. Soprattutto insistendo sul sentimento di fiducia in Dio e in Maria Santissima, facendo risaltare sempre specialmente la misericordia di Dio e la bontà nel darci il perdono».69 Scelta dei poveri, devozione mariana e zelo carismatico per la Chiesa e il Papa portano Don Orione a esprimersi con toni decisi: «Noi siamo i Gesuiti del popolo anche nella custodia e divulgazione della devozione che viene praticata dal popolo, favorendo le preghiere popolari, le devozioni popolari. La Madonna chiama la nostra Congregazione a essere una Congregazione mariana, che vive di amore a Dio, alla Chiesa e ai poveri, ma attraverso l'amore e tutto con l'amore alla Madonna, che la porta avanti e la guida come vuole il Signore. Noi siamo mariani e papalini dalla testa ai piedi: vogliamo vivere e consumarci di amore e di zelo per amare e far amare la Madonna, il Papa, i poveri. Questo è il nostro distintivo».70 A queste affermazioni e parole rende testimonianza l’opera immensa svolta da Don Orione per favorire e valorizzare le devozioni popolari: dalle grandi iniziative di feste, pellegrinaggi, santuari, stampe, predicazioni ecc.71 alle piccole cose quotidiane: la lettera che sempre si chiude con un pensiero mariano72, l’Ave Maria recitata come sigillo ad ogni azione ufficiale o privata73, la medaglietta o l’immaginetta date al ragazzo, o alla mamma in ansia, al malato, o al peccatore, o al grande pensatore modernista74, ecc. Davvero Don Orione fece della devozione mariana il segreto di tante fatiche ed eroiche vittorie apostoliche: «Siate devoti della Madonna e farete un bene immenso».75 «Siate gli apostoli della Madonna, date alle anime la Madonna e le avrete salvate».76 «Dobbiamo irradiare ovunque la devozione di Maria Santissima».77 Per ricordare la vicinanza della Madonna al popolo e del popolo alla Madonna, Don Orione, con cultura e fervore, amava ricordare la tradizione popolare mariana delle varie città e dei vari popoli: Italia, Polonia, Argentina, Francia…! Sono tantissime le pagine.78 Questo serviva per animare a nuovo fervore. «Maria e l’Italia, è dolce ricordarlo, sono, attraverso i secoli della nostra storia, una cosa sola».79 «Italiani, mantenete la devozione a Maria, e manterrete la fede e vi salverete».80 «Tutta la storia della nostra fede, come quella delle nostre anime, passa attraverso Maria. Il cristianesimo, si potrebbe dire, si fa sulle ginocchia di Maria che poi lo offre a Gesù, il quale dispose appunto questo ordine».81

Conclusione

Volutamente, in questa ricostruzione di «motivazioni di Don Orione circa la devozione popolare mariana», ci siamo messi soprattutto in ascolto dell’esperienza del nostro Santo. Considerazioni e applicazioni per la vita spirituale e pastorale ognuno le avrà pensate leggendo queste pagine. A conclusione, raccogliamo comunque almeno tre indicazioni di fondo. Don Orione riconobbe nella devozione popolare mariana una espressione particolare della ricerca di Dio, «tanto naturale», forse «l’ultimo vincolo» al senso di Dio, della fede. Constatata la grave mancanza di evangelizzazione tra il popolo e l’inefficacia di tanta liturgia che non avevano saputo farsi veramente «popolari», Don Orione valorizzò la devozione popolare mariana come momento di evangelizzazione e di preparazione al culto liturgico della Chiesa. Don Orione sapeva far riscoprire alla gente, sotto le forme, sentimentali a volte, della devozione popolare mariana, i grandi contenuti della «fede» e della «dottrina» (aspetto catechetico) e della «vita cristiana ed ecclesiale» aspetto morale e pastorale) Questo Don Orione. E noi? «Coraggio, adunque, coraggio e preghiera! E incominciamo dalla Madonna per arrivare a Gesù e a una vita tutta di sacrificio, di un grande e dolcissimo amore a Dio e del prossimo»82 con l’aiuto di Dio, per l’intercessione di Maria, Madre di Dio e nostra, e di Don Luigi Orione.

 

NOTE
1 Questo testo è un estratto della mia tesi di Licenza in Liturgia da titolo La devozione popolare mariana nel beato Don Orione (Pont. Ateneo Sant’Anselmo, 1983), pubblicato in “Messaggi di Don Orione”, n.56, 1983, p.4-45.
2 Editi dalla Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Via Etruria 6, Roma.
3 Don Luigi Orione. Lettere I 11-22
4 Scritti 103-12; 37-203;54-129;70-317.
Scritti, 41-4. Espressioni similari ricorrono molte altre volte. «Dare la Madonna alle Anime vuol dire dare loro Gesù Cristo, Dio, la Chiesa, la fede, vuol dire dare la salvezza» in La Parola di Don Orione (12 volumi di discorsi, prediche, conferenze di Don Orione ripresi da viva voce), 17.2.1932. E ancora: «La Madonna chiama la nostra Congregazione a essere una Congregazione mariana, che vive di amore a Dio, alla Chiesa e ai poveri, ma attraverso e tutto con l’amore alla Madonna» in Parola, 17.8.1938.  Parola, 24.5.1925.
Don Orione nella luce di Maria, p. 377.
7 Splendida sintesi la leggiamo soprattutto ai nn. 60-62 della Lumen Gentium:«La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l’unica mediazione di cristo, ma ne mostra l’efficacia… da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia… Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo ai pericoli e affanni, fino a che non siano condotti alla patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice… »
Lettere II, p.475.
Lettere  II, p.473.
10 Parola, 20-8-1928. Il 16-4-1928 alla vigilia dell’inizio dei lavori per la costruzione del Santuario della Guardia, Don Orione animava i suoi chierici che l’indomani avrebbero percorso, dal Paterno a S. Bernardino, la centralissima Via Emilia con vanghe, carriole, picconi e arnesi da lavoro: «Innalzare un Santuario significa aprire una casa di Dio, perché la Madonna conduce sempre a Dio; perché chi cerca e si affida alla Madonna cerca e trova sempre Dio. La Madonna è la via più facile per andare a Dio. Questa è la sua missione: portarci al Cuore del Signore, al Cuore di Dio».
11 Don Orione nella luce di Maria, p. 380.
12 Parola, 13-5-1925.
13 Scritti, 71-193. Cfr. Paolo VI, Marialis Cultus, 58.
14 «Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a lui ci conduce» in Insegnamenti di Paolo VI, Tip. Poliglotta Vaticana, VIII (1970), p.361. Cfr. anche Sorella nostra e madre di Dio. Il magistero mariano di Paolo VI. A cura di A. Gemma. Ed. Paoline, Catania 1971.
15 Parola,  I-9-1930.
16 Parola, 20-8-1928. Paolo VI, nella Marialis cultus, 32 così afferma: «Essendo connaturale al genuino culto verso la beata Vergine che mentre è onorata la Madre (…), il Figlio sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, esso diventa via che conduce a Cristo, fonte e centro della comunione ecclesiale».
17 Don Orione nella luce di Maria, p. 380.
18 Ibidem, p.381.
19 Parola, 31-8-1931.
20 Riunioni, Archivio, 2-9-1932
21 Scritti, 24-54.
22 Ibidem, 73-165.
23 Riunioni, p. 61-8 passim. Ex processu…, p.983.
24 Don Orione nella luce di Maria, p. 483. «A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto, Noi proclamiamo Maria Santissima Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano» (Discorso di Paolo VI a chiusura della III sessione del Concilio Vaticano II, 21 novembre 1964).
25 Riunioni, p. 65.
26 Don Orione nella luce di Maria, p. 380.
27 Parola, 31-5-1923 e anche Scritti,  67-20.
28 Don Orione in una Buona notte del 1-3-1932 disse: «Al Seminario Lateranense è onorata la Madonna della Fiducia: “Mater mea, fiducia mea”, Madre volle chiamarla Gesù quando la presentò sul Calvario a San Giovanni: Ecco tua Madre. Madre l’ha chiamata la Chiesa nel Concilio di Efeso: madre di Dio. Madre l’hanno chiamata tutti i santi: Mater Dei et Mater nostra. Il padre nella famiglia rappresenta l’autorità, la madre è il cuore. Dobbiamo rivolgerci alla Madonna chiamandola e amandola come nostra madre… Dobbiamo però cercare di essere figli suoi non indegni».
29 Parola, 19-8-1924. «Quando avremo imbalsamato, direi, di Maria Santissima le anime dei nostri giovani, avremo fatto un passo risolutivo verso la loro salvezza morale… perché la devozione alla Madonna è come un riflesso, per il cuore umano, dell’amore alla madre terrena, anzi è una sua sublimazione… con frutti di maggiore sicurezza, con più forte presa sulla coscienza e maggiore stimolo sulla via del bene». In Don Orione nella luce di Maria, p.2023-4.
30 Bollettino della Madonna della Guardia, 27-5-1931.
31 Parola, 20-8-1928
32 Parola, 26.5.1929.
33 Don Orione nella luce di Maria, p. 350.
34 Parola, 26-5-1929. Cfr. Parola, 17-4-1938.
35 Don Orione nella luce di Maria, p. 992.
36 Don Orione nella luce di Maria, p. 380
37 Don Orione nella luce di Maria, p. 500, Cfr. Parola, 16-4-1928.
38 Scritti, 89-191.
39 Parola, 20-5-1930.
40 Scritti, 24-54, Parola, 17-4-1938.
41 Lettere II, 338 e 369; I, 269. Parola, 11-9-1939, predica sulla misericordia di Dio a Villa Solari, Genova..
42 Lettere I, 268 e Parola, 13-9-1924.
43 Parola, 17-4-1938. I riferimenti a quanto stiamo dicendo sono abbondantissimi. Si legga per esempio il ricordo di Mons. C. Malfatti intessuto intorno a quel « La predica della misericordia la faccio io» di Don Orione durante la Missione popolare a Silvano Pietra, nel 1914. Cfr. Don Orione nella luce di Maria, p.989-92. Assai noto è anche l’episodio – raccontato innumerevoli volte da Don Orione – del matricida convertito dopo una sua predica sulla misericordia di Dio, a Castelnuovo: »Anche se uno avesse messo il veleno nella scodella della propria madre, uccidendola, può avere il perdono di Dio, se veramente pentito… ». Cfr. Don Orione nella luce di Maria, 1760-2 e anche Scritti, 96-101; 99-8 e Parola, 25-12-1939.
44  Marialis cultus, 35-7, Cfr. D’Onorio De Meo G., La donna che ci salva in Cristo e nella Chiesa, Ed. Dehoniane, Napoli 1978.
45 Don Orione nella luce di Maria, p. 587 e ss. Parola, 28-8-1928
46 Scritti, 71-197; Bollettino dell’Opera, 29-4-1917, Cfr. Terzi I. Speciale legame di speciale interesse, Il IV voto di fedeltà assoluta al S. Padre. Ed. Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma 1983, p. 25.
47 Lettere I, 81, 250, 458. In cammino con Don Orione. Dalle lettere. Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma 1972, p. 328-31. «Anime! Anime!»: questa frase la troviamo, scritta dal giovane chierico Orione, sui vetri della porta dell’economato del Seminario, ora custoditi nella cameretta di Don Orione al «Paterno» di Tortona.
48 Don Orione nella luce di Maria, p. 827.
49 Don Orione nella luce di Maria, p. 558.
50 Parola, 31-8-1931.
51 Riunioni, 62; Parola, 17-4-1938.
52 Parola, 31-5-1923.
53 Don Orione nella luce di Maria, 827. Cfr. Ex processu apostolico, Archivio, p.983, È quanto avvenne anche nel rione «rosso» di San Bernardino, a Tortona.
54 Parola, 17-2-1932. Questa è una indicazione pastorale valida anche per noi oggi. La devozione mariana, o, diciamo pure, le devozioni mariane cui il nostro popolo è tuttora legato, magari per tradizione o per abitudine, costituiscono in molti casi l’occasione propizia, addirittura l’occasione unica per un approccio alla fede, a Dio. Rimane ancora, Maria, l’ultimo aggancio per l’evangelizzazione di Cristo. Cfr. Gemma A. Il culto a Maria. Ed. Don Orione, Roma 1975, p.12.
55 Parola, 17-2-1932.
56 Don Orione nella luce di Maria, p. 827, Bollettino della Madonna della Guardia, Tortona, 15 agosto 1935. «I Santuari sono come delle oasi nel deserto di questa povera vita… e gli uomini sono come pellegrini stanchi e feriti, e a volte morenti, lungo la via. Là trovano conforto; là rimarginano le ferite del cuore. I Santuari sono fari di luce che rischiara le menti e ricorda le verità del Vangelo. Sono sorgenti di ripresa spirituale, di fede, di ripresa morale per le anime disanimate e stanche... » Parola, 16-4-1928.
57 Parola, 1-9-1930.
58 Ibidem.
59 Parola, 2-9-1939.
60 Don Orione nella luce di Maria, p. 827. «Dove sorge un’opera di culto, un Santuario alla Madonna là deve sorgere anche un’opera di carità».Così stabilì per il Santuario della Madonna della Guardia nel 1928, Riunioni, p. 81 e 95. E anche Scritti, 100-195.
61 Lettere  I, p.282-83. Ancora una testimonianza su questa «accoppiata vincente» nella pastorale: Madonna-Carità. «Il santuario (della Guardia) sarà un’opera di fede, di culto ma tanti non sanno capire l’opera di culto e allora bisognerà unire l’opera di carità. Siamo in tempi in cui se vedono il prete solo con la stola nn tutti ci vengono addietro, ma se invece vedono attorno alla veste del prete i vecchi e gli orfani allora si trascina… la carità trascina. La carità trascina. La carità muove e porta alla fede e alla speranza». Riunioni, p.95.
62 Don Orione nella luce di Maria, p. 433.
63 Don Orione nella luce di Maria, p. 1113.
64 Lettere I, 14-16; II, 264-5; In cammino con Don Orione, 319-23,  Riunioni, p. 81.
65 Parola, 6-10-1939. Cfr. il capitolo «Povertà» nelle Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza (Don Orione); Roma 1982, p. 50-60. «Semplicità e popolarità» è il titolo di una conferenza molto tenuta da Mons. A. Del Monte; riportata in Don Orione nel Centenario della nascita, p.92-100.
66 Parola, 6-10-1939; 27-12-1933. In un discorso rivolto alle sue Suore durante gli Esercizi spirituali del 1919 disse: «I libri sublimi lasciateli da parte. Il segreto della devozione a Maria del Beato di Montfort non è per voi. Il Castello spirituale non è adatto per voi. Leggete l’Apparecchio alla morte… dite il Rosario… fate la Via Crucis. Nostro Signore che cade sotto la croce… meditate e state lì, state lì… Alla buona, alla buona» in Miscellanea A 6, Archivio. Don Orione non voleva dalle sue suore una spiritualità d’élite; preghiere, canti, ecc. dovevano essere quelli del popolo. Voleva una spiritualità forte, ma popolana. Un testimone riferisce: “ Ho sentito più volte Don Orione chiamare le preghiere da lui volute per la comunità: le preghiere del buon cristiano. Volle che le pratiche di pietà fossero alla portata delle anime semplici, dei lavoratori…». Ex processu apostolico, p. 1052
67 Don Orione nel Centenario della nascita, p. 153. Su questo volume sono pubblicate due interessanti e approfondite conferenze di Don I. Terzi, sempre riguardanti questo stile e apostolato «popolare» di Don Orione; p.29-36 e 147-155.
68 Parola, 17-4-1938. Una nota pastorale. Non sarà ancora opportuno anche oggi, come Don Orione allora, valorizzare una saggia pastorale delle vocazioni? Non c’è, a volte, superficialità o idealismo in certa pastorale del tutto o niente  che rende incerti, inerti e scoraggiati molti pastori e fedeli di oggi? Cfr. Gemma A. Il culto di Maria, già citato, offre utili suggerimenti.
69 Ibidem. Si legga con questa sensibilità il n.54 di  Catechesi tradendae (1979) dedicato al «Contributo delle devozioni popolari» che «se ben utilizzate, potrebbero servire benissimo a far progredire nella conoscenza del mistero di Cristo e del suo messaggio; l’amore e la misericordia di Dio, l’incarnazione del Cristo, ecc. ».
70 Ibidem, Parola, 16-4-1928. In una Buona notte del 3-VII-1939: «Ricordate bene queste parole: noi siamo per i più poveri, per i più piccoli di età e di condizione, per i figli del popolo, per i figli dei lavoratori, ma non per questo dobbiamo dimenticare di essere così preparati e dotti come fossimo chiamati a dare la nostra opera in mezzo ai più colti e alla più alta società».Semplicità non è superficialità e tantomeno ignoranza.
71 Rimandiamo ancora una volta, per la documentazione ai quattro volumi di Don Orione nella luce di Maria.
72 Cfr. «Non so scrivere senza metterci la Madonna» in Don Orione nella luce di Maria, p.699-707.
73 Cfr. Don Orione nella luce di Maria, p.766-790. Restò famoso l’episodio dell’Ave Maria recitata da Don Orione davanti al sindaco e ai notabili del Comune di Novi Ligure, prima dell’acquisto del Collegio San Giorgio.
74 Cfr. Don Orione nella luce di Maria, pp. 890-901.
75 Don Orione nella luce di Maria, p. 828.
76 Parola, 17-2-1932.
77 Parola, 6-12-1939
78 Don Orione nella luce di Maria, p.485-95.
79 Scritti, 52-265. Riunioni, 66-8
80 Scritti, 56-196.
81 Parola, 20-8-1928.
82 Scritti, 73-165. «Ovunque ci sarà un Figlio della Divina Provvidenza, là deve irradiarsi, in mille maniere, secondo i luoghi e le possibilità, la devozione alla Madre di Dio. Questo è uno degli scopi fondamentali della nostra Congregazione. De Maria – ricordatelo sempre – de Maria, in zelo, in opere, in santuari, in scritti, in qualunque iniziativa, de Maria numquam satis… Mai basta!» in Parola, 31-8-1931.

 

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