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  La «Divozione alla Madonna Santissima» secondo Mons. Mario Sturzo 
Autori

dal libro di Pino Giuliana, Mario Sturzo vescovo e uomo di Dio, Edizioni Lussografica, Caltanisetta 2011, pp. 96-98.



Mario Sturzo fu vescovo di Piazza Armerina dal 1903 al 1941. La sua storia è strettamente legata agli eventi che vanno dagli inizi dell'unità d'Italia alla seconda guerra mondiale, da sacerdote e vescovo fece suo il motto di Leone XIII: "Instaurare omnia in Christo", aprendo la Chiesa alle nuove sfide della società. Lo fece con le idee, attingendo al patrimonio della Chiesa; con la vita, proiettandola in Dio; con l'azione, la più fervente, radicata nell'interiorità. Il pensiero era ossatura dell'azione e questa trovava alla scuola di Gesù la vera forza. Sta qui il fascino di una figura che non perde la dimensione dell'umiltà, di un pensatore ardito che sa piegare l'intelligenza all'obbedienza alla Chiesa, di un uomo di azione intraprendente, insonne per il gregge, guida di anime generose nell'apostolato. Sulla sua figura di vescovo e di uomo non cade l'oblio del tempo, al contrario la storia svela le ragioni del suo ministero e di quegli aneliti, che non tutti hanno saputo cogliere, altri travisato. La santità di Mario Sturzo si manifesta nell'essere in Cristo, e volere, goccia a goccia, con desiderio insaziabile, fondersi nelle croci quotidiane, con Lui. Ultimo anelito fu: "Cupio dissolvi ed esse cum Christo".

Il 17 aprile 1934, in tempo per il mese di maggio, il vescovo invia la pastorale "La divozione alla Madonna Santissima". Difficile farne una sintesi, perché i lunghi periodi sono un susseguirsi di espressioni, e l'una arricchisce, completa l'altra. Per questo sintetizzo ciò che è possibile e tesso il capitolo con espressioni del vescovo.
Inizia col dire: "Ci lega l'amore... per la vostra salvezza e per la mia che è legata a voi..., e nessuno vada all'inferno".
"Occorre, come mezzo, la divozione alla Madonna:
- ridà fede a chi l'ha perduta,
- muove a penitenza anche i cuori più induriti,
- riaccende la carità nelle anime tiepide,
- spinge a vie più perfette le anime amanti,
- assicura a tutti la perseveranza finale".

"Se non riceviamo le grazie... è perché non facciamo la nostra parte... non ci disponiamo a riceverle... con la preghiera [...]".
E vera preghiera quando è confessione della nostra impotenza e della potenza di Dio... del nostro nulla e della mediazione salvifica del Verbo di Dio fatto uomo... Nessuno va al Padre se non per me". "Confessione della filiazione divina... ed umana, in modo che come non si può presumere dal Padre, così non si deve prescindere dalla Madre".
La preghiera ha questi requisiti:
"... sia parola che invoca e spirito che anima, espressione di un bisogno e compimento di un dovere, diffidenza di noi e confidenza in Dio".
"Che cosa bisogna fare affinché la nostra preghiera diventi anelito profondo del cuore (che cerca Dio) anelito che superi ogni ansia (del nostro destino), anelito perenne... diventi bisogno incessante, palpito rinascente, spirito di preghiera e stato abituale dello spirito?.. Mirare la croce di Cristo... pensare che tutto ha fatto per noi il Signore... anche il donarci Maria, come nostra Madre...".

"Che cosa aggiunge Maria alla passione di Gesù... i cui meriti sono infiniti? Nulla... Dio volle sovrabbondare in misericordia... divenendo simile a noi".
In questo divino disegno la Madonna è una parte essenziale... senza la maternità di Maria il disegno non si sarebbe attuato. Gesù Cristo è nostro fratello perché è figlio d'una donna della stessa nostra carne".
"Si comprenderebbe Gesù se si separasse da Maria?
Sarebbe più nostro fratello se non fosse il figlio di Maria? Gesù non si può separare dal Padre, non si può separare dalla Madre, perché Gesù non si può separare né dalla sua divinità né dalla sua umanità.
Eretico è chi nega la sua divinità, chi nega la sua umanità, chi nega il Padre e chi nega la Madre. "Et omnis spiritus qui solvit Jesum ex Deo non est".

"... Che diremo dell'amore della Madre di Gesù?"
È possibile pensare che questo amore non leghi indissolubilmente la Madre al Figlio, il Figlio alla Madre?"
Se chi permane nella carità, permane in Dio, e Dio permane in lui - Qui manet in charitate, in Deo manet et Deus in eo - non sarà questa reciproca inabitazione immensamente più perfetta tra Maria e Gesù, quanto più perfetta è la carità con cui la Madre ama il Figlio e il Figlio ama la Madre?
La nostra salute è Gesù Cristo. Ma smarrisce la via della salute chi non confessa in Gesù tanto la divinità, quanto l'umanità... bisogna confessare il Padre e la Madre, Dio Padre e Maria, Maria con Gesù sempre, Gesù sempre con Maria..."

"Gesù è certamente il Redentore, Maria è la Corredentrice, Gesù il Mediatore, ma Maria la Mediatrice".
La Madre non era separabile da lui, perché tutti e due facevano quasi un solo essere, meglio di come aveva detto degli Apostoli: "Io in loro, e tu Padre, in me, ut sint consummati in unum". Per questa sublime unione, per questa arcana unità Maria fu nostra Madre...
Ai piè della Croce questa generazione si compie e suggella, è proclamata con la solennità del testamento, è suggellata con la consumazione del martirio...
Ella non è separabile dal Figlio, non può venire ignorata dai credenti... Se ci rivolgiamo a Gesù, non ci rivolgiamo anche a Maria? A Gesù da cui non è separabile Maria, al Padre da cui non è separabile Gesù [...]".

"La preghiera va rivolta a Dio, perché Dio solo è l'autore e il dispensatore delle grazie... ma va rivolta al Padre in nome di Gesù... Ma così la fede non è intera, perché Gesù è anche uomo. Solo allora la nostra fede è intera quando confessiamo che Gesù è Dio come il Padre, è uomo come noi per la umanità che a lui diede la Madre [...].
Veniamo, dunque, attratti dalla divinità di Dio, dalla maternità di Maria, perché in Lei il Verbo si è fatto carne per la salvezza del mondo.
Maria è la via di Dio all'umanità".
"Nel mistero della nostra salute, il Padre, il Figlio, la Madre non sono separabili; chi li divide, divide Gesù Cristo, e quindi non è da Dio, è fuori della salvezza".
Con San Bernardo il vescovo ricorda che: "Maria è tutta la ragione della nostra speranza, perché attraverso il Figlio ci immette in Dio, con quell'amore e sentimento di figliolanza umano e sovrumano, perché la grazia non annulla la natura, ma la eleva a perfezione, e ottiene tutto da Dio".

 

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Inserito Giovedi 22 Dicembre 2011, alle ore 17:22:00 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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