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  Se Maria nascesse oggi vestirebbe l’abito “sporco” dell’uomo.... 
AutoriIntervista di Vincenzo Paticchio a P. Salvatore Maria Perrella, preside della Facoltà Teologica "Marianum" di Roma, in Trinità e Liberazione, Periodico dei Trinitari in Italia - Anno IV/n. 5 - 20 maggio 2012, pp. 14-17.

Se Maria nascesse oggi vestirebbe l’abito “sporco” dell’uomo per ricondurlo all’etica del Vangelo

Salvatore Maria Perrella, nato a Napoli il 16 aprile 1952, presbitero dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato filosofia e teologia a Napoli, Firenze e Roma. Preside della P.F.T. Marianum dal 2011, vi insegna sin dall’anno accademico 1987-1988 in qualità di docente di dogmatica e mariologia. Presso la stessa ha ricoperto nel triennio 2008-2011 l’incarico di Vice-Preside e Coordinatore del corso di Licenza/Laurea, divenendo il 30 giugno 2009 anche professore ordinario della cattedra di dogmatica e mariologia. Presta il suo servizio accademico presso la Pontificia Università Antonianum e la Pontificia Facoltà Teologica Augustinianum di Roma. Dal 2000 è docente di Introduzione alla Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Medicina e Chirurgia Agostino Gemelli di Roma. Dal marzo 2010, è membro, come perito teologo, della Commissione Vaticana voluta da papa Benedetto XVI in ordine al discernimento ecclesiale del “caso Medjugorje”. È membro del Consiglio direttivo della Pontificia Accademia Mariana Internationalis (PAMI, Città del Vaticano) e della Associazione Mariologica Interdisci­plinare Italiana (AMI, Roma), di cui è vice-presidente.

 

Preside Perrella, qual è l’attualità della Mariologia nell’era di Internet?

La Mariologia nell’era di Internet ha uno scopo molto semplice: far conoscere immedia­tamente ciò che invece ha bisogno di tempo, però bisogna stare attenti, tutto ciò che di so­lito viene trasmesso in Internet su Maria o su altri temi non sempre è qualcosa di oggettivo, bisogna stare attenti alle informazioni droga­te. Vi sono siti mariologici interessanti e fatti bene che veicolano la “Maria della Scrittu­ra”, la “Maria della Tradizione”, la “Maria del Magistero”, la Mariologia della riflessio­ne teologica. Inoltre, un teologo, qualche anno fa, par­lava di Mariologia in rete cioè la possibilità che la riflessione mariologica si diffonda im­mediatamente e velocemente ma sapiente­mente però, con efficacia, poiché oggi c’è sete di sapere, tuttavia, si vuole divorare, si vuole consumare senza assimilare, per cui, sorge la questione della dimensione dell’interiorizza­zione della notizia.

Maria può essere definita una figura unificatrice, visto che viene riconosciuta sia dai protestanti che dagli ortodossi ed è rispettata anche da islamici ed ebrei? Qual è il cammino dell’ecumenismo, in chiave mariana, oggi?

L’ecumenismo è nient’altro che la vo­cazione di tutte le Chiese di essere unite in Cristo, chiaramente, nella diversità ormai acquisita. Prima, Maria era considerata un ostacolo, infatti, io stesso, usavo un termine: “Maria Mater divisionis”, però sappiamo bene che Maria non è l’ostacolo in sé, l’o­stacolo vero fra le chiese è ciò che si crede di Maria, è ciò che si comunica di Maria, ciò che si fa a Maria: esagerare con certe devozioni, insegnare e predicare Maria come il centro della fede, mentre non lo è. È centrale, ma non è il centro, è centrale in quanto Madre di Dio, in quanto modello della Chiesa, è cen­trale perché è persona perfettamente riuscita in Cristo. Poi, per quanto riguarda il secondo aspet­to, cioè Maria Madre dell’Unità tra i vari ‘credo’, Maria è esemplare soprattutto per la sua fede, ecco l’aspetto del rapporto Cristia­nesimo - Islam, Maria è venerata dall’Islam, proprio per questa sua capacità di stare umil­mente e degnamente innanzi a Dio, Maria è degna di venerazione e i musulmani venera­no Maria proprio per questa sua capacità di essere voce dei credenti, infatti essi credono che Maria sia il prototipo del vero islamico.

A Lourdes vi è grande partecipazione di popolo, di coloro i quali vanno per essere sanati nell’anima e nel corpo. Padre Perrella, se volessimo segnalare qualche elemento particolare della Madonna di Lourdes, che cosa ci può dire?

Lourdes è veramente un buon esempio di come la devozione mariana è innestata nell’unico culto che è quello cristiano. Maria, venerata dai pellegrini, celebrata nella liturgia, lì nel santuario, nei luoghi affini è la “Maria della Chiesa”, cioè la donna beata e credente che porta a Cristo Parola, a Cristo Eucaristia, a Cristo medico delle anime e dei corpi. Devo dire, peraltro, che la pastorale mariana che fanno nel santuario la ritengo buona, perché è capace di presentare Maria come Serva del Signore e soprattutto come Madre degli uo­mini, vicina nella gioia e vicina nei dolori ma soprattutto è la Vergine dell’umiltà secondo l’esempio  di Bernadette Soubirous.

Segreti di Fatima e rillettura della storia. Segreti di Fatima e profezia. Qual è il suo pensiero?

Fatima, come diceva giustamente il Card.  Bertone, è la più profetica delle apparizioni. Profetica, perché? Intanto, perché è vicina, siamo nel sec XX, ma soprattutto perché questa Mariofania è avvenuta nel momento drammatico della Seconda Guerra Mondiale. Preannuncia altre guerre, preannuncia altre divisioni ma soprattutto diventa messaggera di pace e di conversione.Per quanto riguarda, poi, l’aspetto escato­logico, Fatima ci ricorda che la nostra patria è nei Cieli, come tutte le apparizioni. Comun­que, le apparizioni non si chiudono in sé e non gettano gloria inutile su Maria, anzi ci fanno affacciare al Cielo che è pieno di Dio e dei suoi santi.

In che modo lei valuta le apparizioni di Medjugorje?

Non deve spaventare la lunghezza delle apparizioni nel senso che nel 2008 la Chiesa tra  le ultime apparizioni ha approvate quella di Notre-Dame Boulogne sui Pirenei. Un’ap­parizione continua durata ben 54 anni e sei mesi ad una prossima beata che è una contadina, Benoîte Rencurel. Ciò che ge­nera perplessità sono le apparizioni quasi a comando. Certamente, se uno guarda ai frutti essi sono evidenti: a Medjugorje le persone vanno, si confessano, incontrano Cristo mediante la Madre. Questo è il fe­nomeno che è visibile in tutti i luoghi ma­riani. Io sono molto prudente, come anche la Chiesa fa bene ad esserlo, poiché la gen­te ama il meraviglioso, ma occorre vedere se veramente il meraviglioso consiste nel vivere il Vangelo.

Cosa bisogna aspettare perché la Chiesa riconosca quelle apparizioni?

La riflessione della commissione pon­tificia va avanti. Ma ci vuole tempo. Tan­to meno possiamo noi fermare i segni del Cielo, né sappiamo se e quando il fenome­no si arresterà, tuttavia noi giudici siamo chiamati ad attestare la veridicità dei fe­nomeni mariofanici. La difficoltà sta pro­prio nel fatto che siano in itinere. Come si può giudicare un fenomeno in itinere? Esso rappresenta un grosso ostacolo per il giudizio, non c’è dubbio. Però, la commis­sione sa quel che deve fare, in quanto es­sendo un fenomeno così esteso, così vasto che interessa moltissimi, credenti e non credenti; creduloni, entusiasti e critici, la Chiesa chiede l’analisi dei fatti, il giudizio sulla credibilità dei veggenti, sulla loro sanità mentale ed etica, sulla capacità di questi, ormai ultraquarantenni, di essere testimoni di un messaggio.Perché il mes­saggio di Maria è sempre quello, lo ripe­terò sino alla noia, fermiamoci al Vangelo di Giovanni 2:5 , è quello il perpetuo mes­saggio di Maria: “Fate quello che Gesù vi dirà”. Altrimenti, è una Maria che non esiste, che potrebbe essere frutto di fanta­sie o di millantato credito.

Cosa pensa delle conversioni di personaggi famosi avvenute a Medjugorje?

In realtà, io non guardo i volti noti e non noti delle persone e qui ritorno alla Scrittura: “Dio non fa preferenza di per­sone ma colui che pratica la giustizia è a lui gradito”. Proprio in questi giorni ven­go da Medjugorje ed ho visto tanta gente che vi si reca con grande fede in Cristo e si aspetta da Cristo, mediante Maria, una parola di conforto, di coraggio, di speranza, un messaggio di fede. È chiaro che sono in molti a recarvisi, spero e mi auguro che lo facciano per incontrare Cri­sto che di solito, questo si deve capire, si incontra domenicalmente nell’Eucaristia e nella propria comunità ecclesiale. Sa­rebbe bizzarro doversi recare in un luogo come Medjugorje, fare tanti sacrifici e poi ritornare a casa come prima o peggio di prima. In molti tornano cambiati da tutti i luoghi di mariofania importanti, quali Lourdes, Fatima, Loreto e Pompei, dipen­de molto dalla disposizione con cui si va e se ci si lascia toccare dalla grazia di Dio.

Tempo di crisi, di corruzione, di ingiustizie sociali. è ancora attuale il messaggio del Magnificat?

Il messaggio del Magnificat è un mes­saggio di aderenza totale alla volontà di Dio, Maria è una povera del Signore, cioè una donna di fede.  Viviamo in un conte­sto socioculturale molto difficile: la crisi economica, la crisi dei valori, dello Sta­to, il momento della politica odierna. C’è molta confusione, c’è l’ottusità etica, l’ot­tusità spirituale della cultura di oggi. Il Magnificat, invece, ci ricorda che l’uomo si apre a Dio ed aprendosi a Lui è capace di incontrarlo negli altri, è questo uno dei segni importanti del Regno messianico. “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipoten­te”, ecco Maria ci invita a guardare a Dio come alla Provvidenza, che non è intesa come mantenimento sociale. Dio non è “l’attaccapanni dell’esistenza”, ossia Co­lui che viene incontro a tutte le necessità, a volte talmente banali da offendere persi­no la santità di Dio. Gesù stesso  insegna che la vera fede nasce dalla risposta a Dio che chiama. Sono profetiche le parole di Giovanni Paolo II: “L’uomo è la via della Chiesa ma Dio è la via dell’uomo”. Se­condo me, è questo il messaggio che nasce da una mariologia inculturata. Pensiamo alle apparizioni di Guadalupe, Maria si presenta lì come un indio, in un tempo in cui i poveri indios venivano tortura­ti, vessati, sfruttati, oggi Maria come si presenterebbe, con le sembianze, i vestiti, le sofferenze di coloro che vedono violati i propri diritti: i bambini brutalizzati, le donne violentate, i vecchietti rapinati e uccisi. Maria vestirebbe oggi, veramente l’abito sporco dell’uomo per ricondurci ad una pulizia che nasce dall’etica del Van­gelo.

Fede e devozione popolare mariana. Come rivalutare la preghiera del rosario?

Sono napoletano e sono devoto del rosario. È una devozione che nasce cer­tamente dalla mia spiritualità infantile, quando con mamma, tutti i giorni e soprattutto nel mese di maggio, mi portava in chiesa per recitare il rosario e parteci­pare alla Celebrazione Eucaristica della sera. Bartolo Longo lo diceva nella suppli­ca io posso riprenderlo per il rosario: “Ca­tena dolce che ci rannodi a Dio”. Allora la Chiesa a partire dal Vaticano II e dal­la Marialis Cultus, in modo particolare, ci ha richiamato alla vera devozione che nasce dalla fede facendoci capire davvero chi è Maria, non sostituisce Dio e Cristo nella Chiesa ma è Creatura Verbi, è Mae­stra di Parola e di vero culto cristiano. E la pietà popolare cos’è se non il mezzo di preghiera attraverso cui la Chiesa invita i credenti ad imitare Maria, Maestra di Cristianesimo, così come lo stesso Bene­detto XVI suole dire.

Da quali posizioni teologiche e culturali occorre oggi difendere la verità dei Vangeli circa la Madonna?

In realtà, non si tratta di difendere nulla, perché il Vangelo è l’autentica Norma normans della fede cristiana solo nell’aderenza a Dio in Gesù Cristo ma si basa su questa testimonianza che è il Vangelo di Gesù Cristo. Maria è presente nei momenti fondamentali del cristianesi­mo: c’è lei all’inizio della la vita di Cristo nel suo Natale. È presente agli inizi del mistero pubblico di Cristo quando Maria intercede per il primo segno del Regno anzi, il segno di Cana, non è solo il pri­mo ma è anche il prototipo dei segni del Regno. Maria viene a chiedere al Signore, perché si accorge lì, ma, in realtà, sempre che all’uomo manca il “vino buono” che tuttavia rimane Cristo. Questo è un fatto importante pensare come la metafora del vino per il messianismo sia la metafora del Regno gioioso dell’Evangelo che Cri­sto porta e di un lieto messaggio perché inebria i cuori, però il vino è anche calice dell’amarezza. Ecco, allora la presenza di Maria anche nel momento topico del mi­nistero messianico, Maria ai piedi della Croce, dove è chiamata da Cristo Madre, non solo sua ma anche dei suoi discepoli. Cristo dona Maria come Mater Ecclesiae.

I Trinitari la venerano come Madre del Buon rimedio e la riconoscono come protettrice dell’Ordine...

È una tradizione antichissima, invo­care Maria con aggettivazioni, attributi e riconoscimenti, perché, Maria, entra nella dinamica stessa della Chiesa, della fede e della storicità della fede. Partiamo, per esempio, da ciò che sono le aggettiva­zioni date a Maria, nei Vangeli, lei è la Benedetta, la Beata, è chiaro che rileggen­do il Vangelo ma soprattutto rileggendo la Maria che è vicina al prossimo pensiamo agli Ordini religiosi. Noi, Servi di Maria, siamo quasi contemporanei dell’Ordine Trinitario e negli Ordini cosiddetti men­dicanti, la tipologia mariana è di Maria la Signora, la Domina, la padrona, se pen­siamo ai Carmelitani, la sorella. Maria del Buon rimedio, certamente, come sot­tolineato anche dai Trinitari, è il rimedio, la buona medicina. Colui che riscatta è Cristo e Maria non fa altro che collabo­rare con Cristo il quale è veramente Colui che rimedia tutti i mali del mondo.

Cosa ha da dire Maria alla donna di oggi. Alla ricca e alla povera. Alla ma­dre, alla moglie. Alla casalinga e alla professionista. Alla donna di spettacolo e alla donna semplice e nascosta.

Maria ha da dire solo una parola e per farlo deve usare necessariamente le espressioni del suo Signore: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Abbiamo bisogno di mitezza, nei rappor­ti fra di noi, abbiamo bisogno di umiltà, non solo fra noi ma soprattutto verso Dio. Allora, dinanzi a Dio noi chi siamo? Solo creature bisognose di essere accolte, per­donate, rivestite, ridate in dignità. Tutta la storia di Maria, i suoi privilegi, i suoi doni di grazia, la sua grande capacità di seguire Cristo pur senza comprendere, qualche volta, ecco, la grandezza di Ma­ria, la sua attualità. La fede vissuta nella storia ed è una fede che supera la storia.Giovanni Paolo II perciò diceva: “Maria è per noi tutti madre nell’ordine della Gra­zia”, parafrasando il Concilio Vaticano II. E poi ognuno di noi ha un suo rappor­to con la Vergine, esiste una mariologia tutta nostra, affettiva, familiare, tradizio­nale. Nel rapporto che instauriamo con la Madre di Gesù noi avvertiamo qualcosa di Lei, qualcosa che ci tocca, che noi espri­miamo perché ciascuno di noi vive anche una sua carnalità nella fede. È la storicità del mio io che incide nella storia, con tutto me stesso. La spiritualità che non è fisima, è l’arte dello Spirito Santo di conformarci a Cristo e in questo Maria è veramente la perfetta creatura trasformata. Maria a noi ha da dire poche parole. Preferisce la via dell’esemplarità, la via della bellezza, Maria è tota pulchra  e il popolo di Dio, soprattutto quello semplice, accoglie Ma­ria con gioia, entusiasmo, commozione, perché la sente vicina e la considera come una donna del popolo.

 

 

Inserito Mercoledi 27 Giugno 2012, alle ore 17:59:50 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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