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  L'assunzione di Maria nell'arte 
Arte

di Pasquale Iacobone, Pontificio Consiglio della Cultura, in AA. VV., L'Assunzione di Maria madre di Dio. Significato storico - salvifico a 50 anni dalla definizione dogmatica, Pontificia Academia Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2001, pp.497-516.



Cattedrale di Senlis, Portale della Madonna, 1170 ca.

La fede cristiana, sia nei suoi contenuti dogmatici ed essenziali come pure nelle sue espressioni di devozione o di religiosità popolare, ha trovato nell'arte cristiana un momento di particolare comunicazione ed espressione, per cui oggi possiamo considerare l'arte cristiana un vero e proprio locus theologicus, da interrogare e interpellare al pari di altri "testi", per approfondire l'iter della riflessione cristiana su questa o quella affermazione di fede. Interpelliamo, dunque, l'arte figurativa cristiana, soprattutto quella occidentale, relativamente all'evento dell'Assunzione della Vergine Maria.

1. Le fonti letterarie dell'iconografia

Quali sono i "testi" della tradizione cristiana da leggere sinotticamente alle opere d'arte, nel contesto di un circolo ermeneutico per cui le opere ci rimandano ai testi e questi alle opere d'arte? Non ci sono, evidentemente, testi biblici. Nella Scrittura nulla si dice della morte e dell'assunzione al cielo, in corpo e anima, di Maria, anche se alcuni testi, tratti soprattutto dal Cantico dei Cantici, vengono riletti e interpretati come annuncio del mistero mariano. Proprio alla mancanza di riferimenti più precisi nella Scrittura vogliono supplire alcuni testi apocrifi, divenuti ben presto noti e fatti circolare come scritti di personaggi autorevoli, quali San Giovanni Apostolo, Giuseppe di Arimatea o Melitone di Sardi. Numerosi sono i testi apocrifi che trattano dell'evento, quasi tutti recano il titolo Transitus beatae Virginis. Ben Presto i racconti più primitivi conobbero una incredibile diffusione e furono riprodotti, con aggiunte e variabili, in numerose versioni, dal siriano al copio, dal greco al latino dall'arabo all'armeno. Non entriamo nel merito della complessa discussione sulle origini di tali testi e sui rapporti di dipendenza da fonti più antiche, rimandando agli studi in materia1.
É però certamente utile riassumere il contenuto delle diverte tradizioni. Nei racconti apocrifi si narra della visita di un angelo a Maria per recarle l'annuncio della morte imminente. L'angelo porta a Maria una palma del paradiso perché preceda il suo feretro nei funerali e poi annuncia l'arrivo miracoloso di tutti gli apostoli presso di lei. Arriva dapprima Giovanni, l'apostolo prediletto del Figlio, e dopo di lui giungono misteriosamente tutti gli altri, rapiti su una nube dal luogo dove si trovavano. All'ora terza del terzo giorno si ode un tuono, appare Gesù con l'arcangelo Michele ed uno stuolo di angeli. Maria muore sorridendo per l'arrivo del Figlio, il quale accoglie la sua anima e la affida alle mani di Michele, poi ordina a Pietro di custodire il corpo della madre, deporlo nel sepolcro e di attendere la sua venuta. Si forma il corteo funebre con Giovanni che reca la palma del paradiso mentre gli apostoli e gli angeli cantano il salmo "In exitu Israel de Aegypto". Alcuni capi giudei tentano di disturbare il corteo e il sommo sacerdote vorrebbe rovesciare il tettuccio con la salma, ma le sue mani rimangono incollate al lettuccio. L'intervento d Pietro lo convince a confessare la fede in Cristo, Figlio di Dio e della Vergine Madre di Dio e recupera così l'uso delle mani. I corteo giunge, dunque, nella valle di Giosafat, alla tomba dove viene deposto il corpo della Vergine Maria. Gli apostoli vegliano tre giorni in attesa di Cristo, che arriva circondato da miriadi di angeli. Accanto a Lui Michele e Gabriele. Il Signore ordina a Michele di innalzare il corpo di Maria sulle nubi e di trasportarlo in paradiso dove si ricongiungerà alla sua anima.
Questo lo schema essenziale e comune dei racconti, ciascuno dei quali lo arricchisce poi con varianti e ulteriori particolari. Ad esempio nella "Recensio latina A" si racconta anche dell'apparizione di Maria a Tommaso, che, arrivato in ritardo, non voleva credere all'assunzione di Maria. La Vergine appare, dunque a Tommaso e gli dona la sua cintola come segno tangibile della sua risurrezione e assunzione in cielo in corpo e anima.
Oltre ai testi apocrifi, che ebbero un enorme influsso sia in Oriente che in Occidente a partire dal V secolo, cioè dopo il Concilio di Efeso del 431, alcuni testi patristici assumono una particolare importanza. Pensiamo alle affermazioni di S. Efrem, di Timoteo di Gerusalemme, di S. Epifanio2. Non va dimenticata, comunque, la posizione attribuita a San Girolamo, la cui Lettera a Paola e Eustochio veniva letta anche durante l'ufficio della Festa dell'Assunzione. In essa, rivelatasi in realtà opera del monaco benedettino Pascasio Radberto (790+865ca.)3, si parla dell'Assunzione di Maria in termini molto prudenti, ritenendo apocrifo il libretto De transitus virginis, ma affermando contemporaneamente la realtà della tomba vuota, osservata personalmente dalla stessa Paola: "Monstratur autem sepulcrum eius cernentibus nobis usque ad praesens in vallis Josaphat medio"4.
Molto probabilmente allo stesso Pascasio Radberto si deve anche il Liber de Assumptione beatae Mariae Virginis, creduto opera di Agostino e molto noto nel medioevo per le sue posizioni favorevoli alla verità dell'assunzione corporea di Maria5.
In occidente Gregorio di Tours raccoglie e fa suo il racconto del Transito della Vergine per riproporlo, in forma molto sintetica ma precisa, alle Chiese della Gallia6, mentre per l'oriente fu San Giovanni Damasceno a riformulare, nelle Homiliae in Dormitionem B. V. Mariae, tale racconto7.
Nell'Europa medievale quest'insieme di racconti relativi alla Assunzione di Maria trova la sua definitiva e più popolare formulazione in due testi che, a partire dal XIII secolo, plasmano la devozione e la religiosità di non poche generazioni: la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine8 e lo Speculum Historiale di Vincenzo di Beauvais9. Quest'ultimo conclude il racconto dicendo: "Haec historia licet inter apocryphas reputetur, pia tamen videtur esse ad credentem", sintetizzando il pensiero della Chiesa nel Medioevo
Sono questi i testi che artisti e committenti consultarono e lessero attentamente per trarne ispirazione per le loro rappresentazioni artistiche delle Storie di Maria, in particolare per il ciclo della morte, assunzione in anima e corpo e glorificazione in cielo.

Messale, da Reichenau, prima metà XI secolo,
Londra, British Library, Harley 2908, c, 123v.

2. Le fonti liturgiche

Non va dimenticata la dimensione liturgica che contribuisce forse più dei testi ora ricordati, ad alimentare la devozione e il rendere popolari i racconti sul Transito di Maria10. Mentre in Oriente la festa della Dormizione è sicuramente la celebrazione mariana per eccellenza, in Occidente, e a Roma in particolare, non abbiamo celebrazioni particolari al tempo di San Gregorio Magno e la presenza nel gelasiano antico di un formulario di messa "in adsumptione sanctae mariae" è dovuta ad una interpolazione gallicana. Solo con Papa Sergio I (687-701), di origine siriaca, si ha menzione di quattro feste mariane, tra cui l'Assunzione, con processione per le vie della città11. L'introduzione della festa e della relativa celebrazione a Roma e nell'occidente latino, comunque, sembra debba attribuirsi all'arrivo di monaci orientali, in fuga per le invasioni persiane e arabe. Fondamentali, per la comprensione delle immagini come pure per l'interpretazione corretta di iscrizioni e cartigli, sono i testi biblici inseriti nella liturgia della Festa dell'Assunzione come anche i testi propriamente liturgici: orazioni, antifone, responsori etc.12.

3. L'iconografia dell'Assunzione13

Le prime immagini dell'Assunzione della Vergine apparse nell'Occidente latino risalgono all'VIII-IX secolo. Lo schema delle prime immagini occidentali è pensato in riferimento a quello dell'Ascensione di Cristo: Maria, a figura intera, appare in un tondo o in una mandorla mentre viene trasportata in cielo dagli angeli.
Si ritrova questa tipologia, ad esempio, in una miniatura della cosiddetta Bibbia di Ripoll, proveniente da Farfa ed ora alla Biblioteca Apostolica Vaticana, in una miniatura del messale di Saint-Denis, su un broccato conservato nel tesoro della cattedrale di Sens. Nel Liber Pontificalis si legge di una donazione fatta da papa Adriano I (772-795) alla basilica di S. Maria Maggiore di due tovaglie d'altare, di cui "unam ex auro purissimo atque gemmis, habentem adsumptionem sanctae Dei Genitricis"14. Questa tipologia si ritrova, secoli dopo, in un affresco, purtroppo perduto durante i bombardamenti dell'ultima guerra, del Camposanto di Pisa, opera di un certo Stefano, pittore fiorentino, che dipinge il soggetto nella prima metà del XIV secolo15.
Nella copertina in avorio dell'Evangeliario detto di Carlo Magno, opera del monaco Tuotilo, conservato nell'abbazia di San Gallo, si legge anche la scritta "Ascensio Sce Marie", a conferma della dipendenza iconografica dalla scena dell'Ascensione del Signore16. Nello scriptorium di Reichenau, poi, i monaci miniaturisti, verso il Mille, produssero una variante di questa tipologia, in cui la Vergine è rappresentata non a figura intera ma a mezzo busto, nella posizione di orante, entro un clipeo sorretto e trasportato in cielo dagli angeli.
In Oriente, invece, si impone un'altra tipologia rappresentativa, quella della Dormitio o Koimesis, in cui viene rappresentata Maria sul letto di morte, circondata dagli apostoli, mentre Cristo, al centro della scena, regge la sua animula, rappresentata come una bambina in fasce o una piccola mummia17. L'immagine non subisce nel tempo particolari modifiche e, a partire dall'XI secolo, si ritrova anche in Occidente. Vediamo, ad esempio, questa rappresentazione nei mosaici della Martorana, a Palermo, databili al 1143, nell'avorio del XII secolo conservato a Parigi, al Museo di Cluny o nel bel bassorilievo inserito nel monumento funebre del cardinale Filippo d'Alençon (+1397), nella basilica di S. Maria in Trastevere a Roma.

Taddeo di Bartolo, cappella del Palazzo Pubblico di Siena, Affresco, 1406

Alla fine dell'XI secolo o agli inizi del XII, questa tipologia si diffonde, dunque, anche in occidente ma, uscendo dalla cristallizzazione iconografica tipica della tradizione bizantina, viene riproposta con infinite varianti e con numerosi nuovi elementi, desunti dai racconti apocrifi e soprattutto dalla Legenda Aurea e dallo Speculum historiale. Assistiamo ad una specie di "contaminatio" fra le due tipologie, per cui alla scena della Dormitio di provenienza bizantina si sovrappone quella della assumptio o ascensio Virginis.
In molte opere, sculture, tavole dipinte o affreschi, i vari momenti del ciclo del Transito vengono fusi e amalgamati tra di loro, per cui, a volte, non è agevole distinguere l'evento particolare che si vuoi rappresentare, se si tratti, ad esempio, della deposizione di Maria nel sepolcro o della sua resurrezione corporea.
I principali momenti del ciclo, desunti dai racconti, trovano puntuale rappresentazione nelle opere d'arte. Abbiamo, così, questa sequenza di scene maggiormente rappresentate: la seconda annunciazione (l'annuncio del prossimo trapasso); l'arrivo prodigioso degli Apostoli al capezzale di Maria; la morte di Maria e il trapasso della sua anima, accolta da Cristo e dai suoi angeli; i funerali officiati solennemente da San Pietro; la deposizione del corpo nel sepolcro; la venuta di Cristo, presenti gli Apostoli, per prendere con se il corpo della Madre; il trasporto in cielo e la gloria dell'incoronazione. Altri particolari si aggiungono in seguito: l'azione di "disturbo" di alcuni giudei ed il miracolo delle mani risanate, l'arrivo in ritardo di Tommaso, la riapertura della tomba trovata vuota del corpo ma piena di fiori profumati, l'apparizione della Vergine a Tommaso per consegnargli, come segno della sua assunzione corporea, la propria cintola.
Tra le prime e più famose opere monumentali ricordiamo i bellissimi timpani mariani delle cattedrali francesi di Senlis (ca. 1170), Bourges (ca. 1175), Chartres (1204), Parigi (Notre-Dame, 1210-1220) etc18.
In Italia una particolare menzione merita la lunetta, in stucco, della cripta della chiesa di S. Pietro al monte a Civate, della fine dell'XI secolo19, in cui l'animula della Vergine, ridotta qui alla sola testa nimbata, è recata dagli angeli per ricongiungersi ad corpo al momento della resurrezione e assunzione in cielo.
Una prima significativa rappresentazione pittorica del temae dovuta a Cimabue, che dipinge il soggetto nella Basilica superiore di S. Francesco, ad Assisi, a partire dal 127720. Il riquadro con l'Assunzione, che fa parte di un ciclo mariano in quattro scene dipinto nella parte inferiore della tribuna absidale, introduce delle significative novità: mentre nella parte inferiore della scena ritroviamo il solito schema della Dormitio, in alto compare, nella mandorla sorretta da quattro angeli, Maria in gloria seduta sullo stesso trono del Figlio, che abbraccia affettuosamente la madre. L'abbinamento o accostamento di queste due scene troverà la sua più solenne applicazione a Roma dapprima nella basilica di S. Maria in Trastevere, poi in quella di S. Mans Maggiore21. Nella prima, infatti, proprio per celebrare l'assunzione di Maria, si rappresenta con uno splendido mosaico, la gloria e l'incoronazione della Vergine nel catino absidale realizzato tra il 1140 ed il 1150. I testi dei cartigli sorretti dì Cristo e da Maria Madre e Regina, riportano, infatti, due versetti biblici, tratti dal Cantico dei Cantici e presenti nella liturgia della festa dell'Assunta. Il cartiglio di Cristo riporta il versetto "Veni electa mea et ponam in te thronum meum", mentre quello di Maria contiene l'iscrizione: "Leva ieus sub capite meo et dextera illius amplesabit me".
Pietro Cavallini, tra il 1290 ed il 1300, rappresenta, poi, su commissione di Bertoldo Stefaneschi, domicellus di Niccolò III sulle pareti dell'abside e del transetto, le Storie della Vergine, la cui ultima scena è proprio quella della Dormitio22.

Basilica di S. Maria in Trastevere, Roma, monumento sepolcrale,
transetto sinistro, bassorilievo marmoreo, 1400.

Anche il Torriti, nel mosaico absidale di S. Maria Maggiore, rappresenta la stessa scena (1288-1292). Le iscrizioni sottostanti "Maria virgo assumpta est ad aethereum talamum in quo Rex regum sedet stellato solio" e "Exaltata est sancta Dei genitrix super choros angelorum ad celestia regna" altro non sono che due antifone della liturgia della festa dell'Assunta, i cui testi ispirano profondamente tutta la rappresentazione. I riquadri sottostanti sono stati strutturati in modo tale da collocare al centro, sotto la scena della glorificazione-incoronazione, la rappresentazione della Dormitio.
Ma è soprattutto in Toscana ed in Umbria che si moltiplicano le immagini dell'Assunzione, molte delle quali si possono ammirare ancor oggi.
La città di Siena, dedicata alla Vergine nel 1260, diventa un centro importante della devozione mariana ed in essa si producono numerose opere d'arte dedicate alle storie di Maria ed in particolare al ciclo del Transito23. Innanzitutto la splendida vetrata del Duomo, eseguita da Duccio di Boninsegna nel 1287-1288, e suddivisa, nella fascia centrale, in tre riquadri: in quello inferiore troviamo la scena tipica della Dormitio con Cristo e gli apostoli attorno a Maria deposta nel sepolcro. Nel pannello centrale l'Assunzione di Maria, seduta e con le mani giunte all'interno della mandola portata in cielo da quattro angeli. Infine nel riquadro superiore viene rappresentata l'incoronazione della Vergine da parte del Figlio. La Madre è seduta su un magnifico trono accanto al Figlio, che le cinge il capo con una corona aurea. Sei angeli assistono alla scena. E' una perfetta sintesi degli schemi rappresentativi adoperati sino a quel momento24.
Lo stesso Duccio, o forse Segna di Bonaventura, suo discepolo, dipinge intorno al 1310 alcuni pannelli della faccia anteriore del coronamento della grande Maestà, ora nel Museo dell'Opera metropolitana di Siena. In essi, seguendo la Legenda Aurea, si rappresentano alcuni episodi del ciclo dell'Assunzione.

Andrea Orcagna, tabernacolo in Orsamichele, Firenze,
rilievo marmoreo, 1352-1360.

Purtroppo alcuni pannelli, fra cui proprio quelli dell'Assunzione e dell'incoronazione, sono andati perduti.
Agli inizi del '400, poi, nella cappella del Palazzo Pubblico di Siena, centro e simbolo della vita cittadina, Taddeo di Bartolo dipinge uno straordinario ciclo delle storie della Vergine in cui vengono dettagliatamente raffigurati i momenti cruciali del racconto del Transito. Particolarmente nuova la scena dell'assunzione corporea di Maria, in cui Cristo scende dal cielo e afferra la madre, tirandola fuori dal sepolcro, mentre invano gli apostoli ne cercano il corpo. Lo stesso autore dipinge questa scena su una tavola, ora nella Pinacoteca Vaticana25.
Nelle immagini o nei cicli che sempre più numerosi vengo dedicati al tema, viene sottolineato anche un elemento nuovo: il dono della cintola all'apostolo Tommaso. A Prato si conservava e si conserva tuttora nella Cappella della Cintola, costruita intorno al 1385, la cintura della Vergine, oggetto di particolare devozione. La scena dell'apparizione di Maria a Tommaso per affermare la sua resurrezione corporea attraverso il dono della sua cintura compare già nel XIII secolo, ad esempio in un affresco della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo di Spoleto, per diffondersi capillarmente soprattutto dalla metà del XIV secolo. Fra gli esempi più notevoli menzioniamo il bellissimo rilievo dell'Orcagna sul tabernacolo di Orsanmichele a Firenze (13521360). Sempre a Firenze, sulla facciata del Duomo, la scena del dono della cintola viene scolpita nel timpano della Porta dello Mandorla da Nanni di Banco (1414-1421)26. Nel Rinascimento la scena si concentra sempre più sul particolare della tombe vuota, ripiena di fiori e attorniata dagli apostoli colti da stupore e meraviglia, e sulla figura di Maria che, ritta in piedi o seduta viene portata in cielo sulle nubi, attorniata da una folta schiera di angeli musicanti. Così rappresentano l'Assunzione, per fare qualche esempio, Luca Signorelli, nella bella tavola conservata al Museo Diocesano di Cortona (ca. 1520), e il Perugino nella pala d'altare ora conservata alla Galleria dell'Accademia. L'esempio forse più famoso è quello della bellissima pala di Tiziano Vecellio nella chiesa dei Frari a Venezia, inaugurata nel 1518, e che fu accolta con qualche sconcerto dai contemporanei per le innovazioni sia iconografiche che stilistiche27.

Bergognome, pala d'altare, Pinacoteca di Brera, Milano, 1522.

Spesso, comunque, questo schema iconografico viene ampliato con la scena dell'accoglienza di Maria in cielo da parte di una o di tutte e tre le Persone della SS. Trinità, e della sua Incoronazione. Ritroviamo questa tipologia, ad esempio, in un affresco del S. Speco di Subiaco, del XIV secolo, nell'affresco absidale del piccolo ma interessante oratorio di S. Margherita a Casatenovo, in Brianza, databile al 1462, nell'abside dell'Abbazia di Mirasole, alle porte di Milano (ca. 1460), nel bell'affresco di Giovanni de Magistris nella chiesa di S. Stefano a Fino Mornasco o nella splendida pala d'altare del Bergognone, ora alla pinacoteca di Brera, a Milano, e datata 152128. Anche Raffaello, agli inizi della sua attività, nei primi anni del '500, dipinge il soggetto secondo questa particolare tipologia nella pala ora esposta alla Pinacoteca Vaticana.
Lo schema viene ripreso, ma con una novità assoluta di impostazione prospettica, dal Correggio nell'eccezionale cupola del Duomo di Parma, affrescata fra il 1526 ed il 1530, in cui la scena dell'Assunzione viene presentata "da sotto in su" per conferire nuova drammaticità ed un inedito dinamismo ad un tema tradizionale29. Un'impostazione simile si ritrova, con Giambattista Tiepolo, nella cupola affrescata della chiesa della Pietà a Venezia e nella tela oggi al Louvre. Da queste esperienze traggono ispirazione gli affreschi che decorano cupole e volte di chiese: a Roma il Mazzanti dipinge la scena nella chiesa di Ignazio, ad Udine è il Tiepolo che affresca S. Maria della Purità30.

Benozzo Gozzoli, dipinto su tavola, Pinacoteca Vaticana, 1450-1452.

Anche in epoche più recenti, seguendo una tradizione pressoché ininterrotta ma che si va sempre più affievolendo, il tema continua ad essere rappresentato e riproposto con novità di accenti e diversità di sensibilità artistica. Si pensi, ad esempio, all'affresco di Pietro Gagliardi nella chiesa di S. Agostino in Roma, che ripropone gli elementi più tradizionali della composizione, o alla tela di Domenico Morelli, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, che, ancora una volta, ci rende spettatori della scena rappresentando l'evento con una prospettiva dal basso31.
Nella storia dell'Arte Cristiana, dunque, due tradizioni icona grafiche si confrontano e si fondono per dare vita a numerosissime rappresentazioni, ciascuna delle quali si presenta con i suoi tratti originali, le sue peculiari caratteristiche sia iconografiche che stilistiche. Nelle opere d'arte si attua, pertanto, attraverso il genio degli artisti ed i suggerimenti dei committenti, una straordinaria sintesi dei testi liturgici e di quelli apocrifi, dei testi patristici e delle riflessioni dei teologi medievali, senza dimenticare l'agiografia, la narrativa popolare e la spiritualità mariana che alimenta nuove forme devozionali e sempre nuove espressioni artistiche.
Sempre, in ogni rappresentazione, si vuole esaltare la figura di Maria che, in quanto Madre di Dio, Madre del Signore della Vita, del Risorto, non poteva subire la corruzione del sepolcro. Ammirando le tante, splendide opere d'arte che hanno voluto mostrarla al popolo di Dio come primizia dell'umanità rinnovata e ricreata da Cristo risorto, possiamo comprendere ancor meglio e far nostra la bellissima e profonda espressione dello pseudo-Agostino: "Thronum Dei, thalamum Coeli Domini, domum atque tabernaculum Christi dignum est ibi esse ubi ipse est"32.

Tiziano Vecellio, pala d'altare, chiesa dei Frari, Venezia, 1518.

Note

1 Rimandiamo ad alcuni testi più utili: Apocrifi del Nuovo Testamento, a cura di L Moraldi, Torino 1971 (cfr. soprattutto 1 introduzione al ciclo sulla dorrnizione, pp. ago 823); fondamentale la Clavis Apochryforum Novi Testamenti, a cura di M. GEERARD, Corpus Christianorum, Turnhout 1992, 74-96. Si vedano anche: JUGIE M., La mort et l'assomption de la sainte Vierge. Etude historico-doctrinale (Studi e Testi, 114), Città del Vaticano 1944; TESTA E., L'origine e lo sviluppo della "Dormitio Mariae", in Augustinianum 23 (1983) 249-262; MARINI-CLARELLI M.V., Apocrifi. in Enciclopedia dell'Arte Medievale, II, Roma 1991, 173-175.
2 Cfr. MEO S., Assunta, II Dogma. Storia e teologia, in Nuovo Dizionario di Mariologia, Cinisello Balsamo 1985, 167-178.
3 PASCASIO RADBERTO, De Assumptione Sanctae Mariae Virginis, in Corpus Christianorum Continuatio Mediaevalis, LVI C, Turnholti 1985, 109-162.
4 Ivi, p.112.
5 PSEUDO-ACOSTINO, De Assumptione, PL 40, 1141-1148.
6 GREGORIO Dl TOURS, Libri Miraculorum, Liber in gloria Martyrum I, 4: PL 71, 708=MGH, Script. Rer. Merov.,  I, (1885) 489.493. Per la sua importanza ci sembra opportuno riportare qui il testo latino di Gregorio di Tour: "Denique impleto beata Maria huius vitae cursu, cum iam vocaretur a saeculo, congregati sunt omnes apostoli de singulis regionibus ad domum eius. Cumque audisset, quia esset adsumenda de mundo, vigilabat cum ea simul; et ecce dominus Jesus advenit cum angelis suis, et accipiens animam eius, tradidit Michahelo angelo et recessit. Diluculo autem levaverunt apostoli cum lectulo corpus eius posueruntque illud in monumento et custodiebant eum, adventum Domini praestolantes. Et ecce iterum adstetit eis Dominus, susceptumque corpus sanctum in nube deferri iussit in paradiso, ubi nunc resumpta anima cum electis eius exultans, aetemitatis bona nullo occasura fine perfruetur".
7 GIOVANNI DAMASCENO, Homiliae in Dormitionem B.V.Mariae: PG 96, 699;11 (tr. it. Omelie Cristologiche e Mariane, Roma 1980).
8 IACOPO DA VARAGTNE, Legenda Aurea, Torino 1995, cap. CXIX.
9 VINCENZO DI BEAUVAIS, Speculum quadruplex naturale, doctrinale, morale, historiale, 1. VII, cap. LXXV segg., Belleri 1624.
10 Per gli aspetti liturgici si veda: SARTOR D., Assunta, III, Celebrazione Liturgica in Nuovo Dizionario di Mariologia, Cinisello Balsamo 1985, 178-183; LÖW G., Assunzione, IV, Liturgia, in Enciclopedia Cattolica, II, Città del Vaticano 1949, 208-210.
11 SARTOR D., Assunta, cit., p. 180.
12 Liber Responsalis. Responsoria sire Antiphone de Assumptione sanctae Mariae: PL 78, 798-800.
13 Per la parte iconografica si veda: Rossi S., L'Assunzione di Maria nella storia dell'arte cristiana, Napoli 1940; Dl STOLFI L., La morte e l'assunzione di Maria SS.ma nell'arte, in Atti del Congresso nazionale mariano dei Frati Minori d'Italia - Roma 1947 (Studia mariana, 1), Roma 1948, 161-193; TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, II, Bergamo 1960, 169-278; FORNÉE J., Himmelfahrt Mariens, in Lexikon der christlichen Ikonographie, II, Freiburg-Roma 1970, 276-283; SCHILLER G., Ikonographie der christlichen Kunst, IV/2, Gutersloh 1980, 83-154; SCHMIDT V.M., Assunzione, in Enciclopedia dell'Arte Medievale, Il, Roma 1991, 654-658.
14 DUCHESNE L., Liber Pontificalis, Paris 1955, p. 500.
15 TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, cit., p. 192 C fig. 162.
16 Ivi, p. 176 e fig. 141.
17 Ivi, pp. 176-187; Cfr. anche SCHILLER G., Ikonographie der christlichen Kunst, cit., p. 92ss e figg. 587-593.
18 FORNÉE J., Himmelfahrt Mariens, cit., 278; SCHILLER G., Ikonographie der christlichen Kunst, cit., p. 109ss e figg. 625-646: SCHMIDT V.M., Assunzione, cit., 654-656.
19 GATTI V., Abbazia benedettina di S. Pietro al Monte a Civate, Milano 1980, e figg. 51.53; SCHILLER G., Ikonographie der christlichen Kunst, cit., p. 108 e fig. 624.
20 SCHMIDT V.M., Assunzione, cit., p. 657.
21 IVi, pp. 657-658.
22 TIBERIA V., I mosaici del XII secolo e di Pietro Cavallini in S. Maria in Trastevere, Todi 1996.
23 SCHMIDT V.M., Assunzione, cit., p. 658
24 Ibidem; SCHILLER G., Ikonographie der christlichen Kunst, cit., p.122.128 e fig. 713.
25 Ibidem; SCHILLER G., Ikonographie der christlichen Kunst, cit., p. 129 e figg. 665 667.669; TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, cit., pp. 221-222 e figg. 1 87. 190.
26 SCHMIDT V.M., Assunzione, cit., p. 658; TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, cit., pp. 226-232 e figg. 194-197.
27 TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, cit., pp. 208ss e figg. 188.199 e tav. XI
28 Per queste ultime opere si veda: IACOBONE P, Mysterium Trinitatis. Dogma e iconografia nell'Italia Medievale, Roma 1997, pp. 234ss e relative schede
29 TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, cit., pp. 238-244; SANTANGELO A., Assunzione. L'iconografia dell'A., in Enciclopedia Italiana Treccani, V, Roma 1949, p. 69; FORNÉE J., Himmelfahrt Mariens, cit., 280-281.
30 SANTANGELO A., Assunzione. L'iconografia dell'A., cit., p. 69; FORNÉE J., Himmelfahrt Mariens, cit., 281.
31 TOSCANO G.M., Il pensiero cristiano nell'arte, cit., p. 210 e fig. 177.
32 PSEUDO-AGOSTINO, De Assumptione, PL 40, 1146.

 

Inserito Martedi 13 Luglio 2010, alle ore 22:32:45 da latheotokos
 
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