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  Myriam nelle opere di Sholem Asch (†1957) - 1° Parte 
Giudaismo

Dal libro di Mario Masini, Maria di Nazaret nel conflitto delle interpretazioni, Edizioni Messaggero, Padova 2005, pp. 250-263. 1° Parte pp. 250-257.



Molti anni prima delle aperture ecumeniche compiute dal Vaticano II, il narratore135 e drammaturgo polacco Sholem Asch (†1957)136, ebreo di origine e yiddish di cultura e di lingua137, visse lunghi periodi della sua vita negli U.S.A. ove pubblico la maggior parte delle sue opere, nelle quali ha rinnovato la cultura hyddish e introdotto nella vita giudaica una maggiore consapevolezza della propria genialità, frutto del confronto da lui instaurato tra la cultura ebraica e quelle dei popoli tra i quali aveva abitato. Per questi motivi l'Asch è stato il primo scrittore hyddish a godere di vera rinomanza internazionale. Frutto della maturazione culturale dell'Asch è la trilogia: Il Nazareno (1939), L'Apostolo (1943), Myriam (1949)138.

Il nostro interesse si sofferma sulla parte della trilogia che riguarda Myriam, anche se di lei l'Asch parla pure, sia pur brevemente, negli altri libri, così come in quelli dedicati a Myriam parla, e con grande ampiezza, di Gesù, che egli designa nella forma ebraica di Yeshuah,così come ritiene per sua madre quello di Myriam. Il libro Marie, Mère de Jésus139, è un lungo racconto della vita di Myriam costruito utilizzando i testi evangelici che parlano di lei e anche, ma non moltissimo, i vangeli apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e intessendo continuamente nel racconto passi dell'AT. Lo stile e anche la finalità sono quelle del romanzo: raccontare donando il piacere della lettura e nel contempo condurre il lettore a raffigurarsi non soltanto le situazioni e i personaggi narrati ma soprattutto cogliere il messaggio che da essi si esprime. Date l'originalità e l'ampiezza del discorso dell'Asch su Myriam, riserviamo al suo libro una considerazione particolare.

Nell'ottica del "romanzo" è interessante leggere il racconto che l'Asch propone del rito di fidanzamento/matrimonio di "Joseph Ben Jacob" (=Giuseppe, figlio di Giacobbe, Mt 1,16) con "Myriam" di Nazaret, e nella descrizione rilevare il dettaglio del velo trasparente che il fidanzato/sposo pone sul capo della fidanzata/sposa. Ma l'intero racconto è teso verso l'acclamazione con cui i presenti accompagnano il rito: «Possa questa sposa essere per lo sposo come Rachele e come Lia, che hanno fondato la casa d'Israele»(49140). Il motivo della grandezza della maternità di Myriam improntata sull'immagine di Rachele ritorna altre volte nel corso del racconto (127.367.505), ma è significativo soprattutto l'incontro mistico in cui Rachele - dopo essersi richiamata all'evento di Paddan-Aram in cui ella fu chiamata ad essere «la madre della sofferenza d'Israele» e «la madre dei figli d'Israele» - dice a Myriam: «Anche per te Dio ha preparato una maternità destinata a una numerosa figliolanza perché tu sarai la madre dei popoli che attendono di porsi sotto le ali della fede. Nella sua misericordia, Dio ha permesso che la salvezza giunga ai pagani mediante il frutto del tuo grembo. Questo è il premio della tua maternità» (508).

Quanto ai rapporti tra Myriam e Gesù l'Ascha - diversamente da altri scrittori giudei - pone fortemente l'accento sulla stima, l'attenzione, la condivisione, il coinvlgimento della madre nella vicenda del figlio, caratterizzandoli con gesti affettuosi e con parole di tenerezza. Lo significano questi tratti del racconto dell'Asch: «Myriam prese il bambino tra le braccia, lo strinse al cuore e sospirò dolcemente: "Mio tesoro". Myriam chiama il suo figlio con molti dolci nomi. Davanti agli estranei ella lo chiama "Yeled", in ebraico, oppure "Riba" in aramaico, due termini per dire "bimbo". Ma quando si trovava sola con lui, ella gli si rivolgeva con la parola più intima: "Tinoki", "piccolo mio", oppure "Chavivi", "amore mio". Da parte sua Yeshuah si rivolgeva a Myriam con il termine ebraico "Emi", che significa "madre", ma che in aramaico si pronuncia "Ema", così che rassomiglia ad "Abba", "padre", espressione con la quale Yeshuah si rivolgeva a Giuseppe» (186).

Molti tratti presenti nel racconto dell'Asch sarebbero meritevoli di menzione, ma almeno qualcuno di quelli riguardanti Myriam e nel contempo Gesù deve essere evidenziato. Come tutta la tradizione giudaica, anche l'Asch attribuisce a Myriam altri cinque figli: Giacomo, nato quando Gesù aveva tre anni (198), e poi Joses (208) e ancora Simone e Giuda e infine Susanna (234). A Giuseppe morente, Myriam rende testimonianza della sua estraneità alla generazione di Gesù e nel contempo della fedeltà alla missione ricevuta «sussurrandogli all'orecchio: "Giuseppe, tu sei stato per noi un fedele custode e per Gesù un ottimo Padre, come se egli fosse stato davvero tuo figlio"». Quando Giuseppe muore, Gesù, in quanto «primogenito, deve prendersi sulle spalle il peso della famiglia»: egli è «quattordicenne» (338) quando inizia la vita di adulto (e, di riflesso, Myriam, forse non ancora trentenne, inizia la sua esistenza di vedova). Quasi ad anticipare quello che sarà il suo messaggio evangelico, ancora giovanetto, Gesù prende le difese di un ragazzo che per essere nato al di fuori di un regolare matrimonio la gente qualifica come «bastardo« e lo emarginava da tutti gli ambienti; il ragazzo viene invece accolto in casa e curato da Myriam e diventa amico di Gesù; questa vicenda disorienta Giacomo141 e suscita una rissa che finisce con l'espulsione di Gesù dalla scuola, mettendo in tal modo fine ai suoi studi (278).

L'Asch dedica alcune pagine a descrivere con compiaciuta simpatia le cure che Myriam dedicava a Gesù, anche quando questi si era ormai fatto adulto. «Myriam teneva i vestiti di Yeshuah candidi come quelli del sommo sacerdote del tempio»; altrettanta cura Myriam metteva per il «cibo. Per lei ogni pasto era un sacramento» (348. 349). Altamente significativa della dedizione della madre è la preghiera con la quale ella offre a Dio il figlio affinché compia la propria missione: «Mio Dio, io possiedo soltanto quello che tu hai donato a tutte le madri: l'amore per il mio figlio. Ricevi come offerta questo mio amore. Io te lo offro con cuore pienamente consenziente. É il tesoro più sacro, il più prezioso di tutto ciò che mi hai dato. Accettalo come il sacrificio che si addice a me»(411). É commovente il congedo di Gesù da Nazaret e da Myriam per dare inizio alla sua missione evangelica: «La casa di Myriam si destò al sorgere del sole. Myriam accompagnò il suo figlio fino alla strada che portava a Cafarnao; qui giunti, Yeshuah abbassò il capo per ricevere la benedizione dalle mani di sua madre. Myriam gli disse: Il Dio di Abramo, di Isacco e di Gacobbe sia con te, così come è stato con i nostri padri»(422).

Nel libro dell'Asch ci sono pure tratti che riguardano direttamente Myriam e che si riferiscono alla sua verità, e che tuttavia fanno spesso problema anche per i teologi, e cioè il concepimento verginale di Gesù e il parto verginale di Myriam. Questi dati sono affermati, ma non nella forma chiara che la cultura occidentale desidera o con quella precisione terminologica che la teologia esige. Tutto è detto, ma in maniera talmente sfumata, in certo senso anche nebulosa, che consente di scorgere le affermazioni soltanto andando al di là del velo che le riveste.

L'annunciazione di Maria è posta dall'Asch immediatamente dopo il rito del fidanzamento/matrimonio (49-55). Myriam pensa agli impegni matrimoniali assunti e in particolare a quella comune a tutte le donne di Israele: dare al suo sposo un figlio e così edificare la sua casa in Israele.  Ma passa una notte 174di angoscia e di rivolta», «sentendosi incapace di sottomettersi a ciò che veniva chiesto a tutte le donne». Una mattina stava ammirando «la filigrana dei petali di un fiore» e lodando Dio per la bellezza «delle opere delle sue mani» quando «le sembrò che un pesante e profondo silenzio si fosse posato su tutti gli esseri viventi, come se il tempo e il movimento degli astri si fossero fermati». «Tutto erano tutti erano immobili, [...],  fuori dal respiro, fuori dal tempo». Questo che può sembrare un tratto romanzesco è invece un dato che l'Asch attinge dalla tradizione, la quale lo utilizza per inquadrare teologicamente un momento fondamentale della rivelazione divina. Secondo il rabbi Abbahu142, il mondo intero posò e tacque stupefatto quando Jhwh fece ad Israele il dono della Torâh: «Quando Dio ha dato la Torâh nessun uccello cinguettava, nessun volatile volava, nessuna mucca muggiva, nessun Cherubino muoveva le ali, nessun Serafino diceva: "Santo, Santo, Santo"; il mare non mugghiava, gli uomini non parlavano, il mondo intero era in silenzio, in silenzio e senza fiato: allora una Voce disse: "Io sono il Signore tuo Dio"».

L'Asch riprende la narrazione raccontando che Myriam lascia il giardino ed entra nella sua camera in una sorta di trance: «Benché non si udisse alcuna voce e non si vedesse nessuno», tuttavia «Myriam sapeva che c'era qualcuno all'interno della sua stanza, qualcuno che la invitava ad entrare e la chiamava in modo invisibile». «Poi Myriam percepì l'ombra silenziosa di due grani ali, [...] E subito entrò dalla finestra una luce chiara e soprannaturale, che non proveniva dal sole
; Myriam si coprì il volto con le mani. [...] Quando aprì gli occhi vide che la sua stanza era occupata da un angelo, che la guardava sorridendo con occhi pensosi ed amabili. Al pari di Giacobbe che aveva lottato a Penuel con lo sconosciuto (Gen 32,31), anche lo sguardo di Myriam sfidava quello dell'angelo». L'angelo si arrese allo sguardo di quella giovane donna e le rivolse la parola, dando inizio ad un dialogo che l'Asch ripropone nella forma con cui si legge nel Vangelo di Luca (1,26-38). Ai nostri fini sono particolarmente importanti due dati, presenti nel racconto dell'Asch e conformi al testo evangelico. Il primo dato è quello che annunci a  Myriam il concepimento e il parto di un figlio «Figlio dell'Altissimo» e destinatario del «trono di Davide suo padre», ed è rigorosamente conforme ai versetti 30-33 del testo evangelico lucano. Parimenti conforme al testo evangelico e l'importantissimo v. 35, che l'Asch riferisce in questa forma: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti prenderà sotto la sua ombra. Perciò il figlio benedetto che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio». L'Asch riferisce l'adesione di Myriam a questa proposta divina e conclude il racconto con la dipartita dell'angelo.

Ci domandiamo, però, se Asch, riferendo pari pari il v. 35 del Vangelo di Luca, intenda affermare il concepimento di Gesù da parte di Myriam mediante l'intervento dello Spirito Santo secondo l'interpretazione cristiana. E osserviamo che Asch non abbandona la forma narrativa per passare a a quella asseverativa: quindi il suo pensiero rimane sospeso entro il chiaroscuro né sono numerose le espressioni dell'Asch che possono contribuire a chiarire il suo pensiero. Ciò nonostante i (pochi) recensori di quest'opera ritengono che Asch creda nella verginità di Myriam e nel concepimento di Gesù ad opera dello Spirito Santo143. Lo potrebbe confermare la sua appartenenza alla cultura teologica hyddish. A proposito del carismatico e fondatore dei Hasidim dell'Europa Occidentale, Israel Ben Eliezer Baal Shen Tov - entrato nella leggenda hasidica -  si racconta che sua moglie avrebbe concepito un figlio non da lui, ma dallo Spirito Santo144.  Il pensiero dell'Asch sarebbe confermato dallo scenario in cui presenta le donne di Galilea le quali, a proposito della gravidanza di Myriam dicono parole che sono insieme di stupore, di disprezzo, di condanna e di profezia. L'autore presenta Myriam che racconta il segreto della propria maternità «come il canto d'un salmo conosciuto a memoria» e nel quale sono presenti come in dissolvenza il racconto evangelico dell'Annunciazione e le parole del Magnificat: «Il Signore ha fatto in me grandi cose. É disceso nella mia stanza come un'aquila e come un corvo mi ha preso sulle sue ali per rapirmi sulle nubi. Non tra i cedri del Libano egli ha costruito il suo nido né tra le montagne di Giuda, ma tra i teneri cespugli della Galilea. E nell'umile casa di mio padre egli ha scelto la più umile delle sue serve perchè portasse in grembo la speranza di Israele. É dal suo grembo che devono sorgere l'aiuto e la salvezza, che non conosceranno né limite né fine». La scena si conclude con il commento «garrulo ed esasperato di una donna: "Myriam ha detto di portare in grembo la speranza di Israele!"». E altre donne: «quasi delirando diffusero per la città la terrificante notizia: In Israele una vergine ha concepito un figlio!» (63. 64).

NOTE
135 S. Asch, Kleine Geschichten aus der Bibel [Aus d. Jiddischen über.],  Jüdischer Verlag, Berlin 1923.
136 Ampia nota bio-bibliografica su Schalom Asch in Encyclopedia Judaica, Jerusalem, vol. 3, coll. 684-687.
137 L'yiddisch è una lingua costituita da elementi grammaticali e lessicali dell'antico tedesco e dall'utilizzo di elementi ebraici e slavi; è scritta con l'alfabeto ebraico. La letteratura scritta in questa lingua è ricca di canti popolari, di opere poetiche, narrative, drammatiche, religiose e scientifiche ed è diffusa in Polonia, in Russia e in altre parti dell'Europa settentrionale e occidentale. I principali scrittori in lingua yiddisch sono: S.J. Abramovich, Schalom Rabbinovich, I.L. Peretz, S. Frug, S. Anski, D. Pinsky e altri.
138 Il nazareno, Dall'Oglio, Sesto S. Giovanni 1947 (tr ingl 1952; tr. ted 1989); L'apostolo, Garzanti, Milano 1950; La madre, Bompiani, Milano 1956.
139 S. Asch, Marie, Mère de Jésus, Calmann-Lévy, Paris 1951 (tr. ingl. 1950; tr. ted. 1991).
140 Inumeri tra parentesi nel testo rinviano elle pagine di S. Asch, Marie, Mère de Jésus, trad. francese.
141 Asch utilizza la domanda di Giacomo: "Mamma, chi è Yeshuah?" per richiamare, nella risposta di Myriam, il mistero del suo concepimento verginale: "Non spetta a me rivelare i misteri di Dio. Quando i tempi saranno maturi, verrai a saperlo, figlio mio". Asch, Marie, p. 374.
142 Il testo di Exodus Eabbah, XXIX, 9 - in The Midrash Rabbah, The Soncino Press, London-Jerusalem-New York 1975, vol II, p. 344 - è stato riferimento integralmente, qui, p. 139, n. 20.
143 Cf. Mihalovici, María en los autores Judios, in «Ephemerides Mariologicae», 44 (1994/1), p.132; Aparicio - Mihalovici, El Corán y los Judíos hablan de Maria, in «Ephemerides Mariologicae», 44 (1994), p. 158; «L'Ami du Clergè», 61 (1951/19), p. 301.
144 Cf. Ben.Chorin, Mutter Mirjam. Myriam in jüdischer  Sicht, Paul List, München 1971, p. 206.

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Inserito Sabato 16 Gennaio 2010, alle ore 16:31:33 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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