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BASILIO



1. Cenni biografici, ministero e scritti
a)
Basilio fu un grande Vescovo del IV secolo, a cui guarda con ammirazione tanto la Chiesa d’Oriente quanto quella d’Occidente per la santità della vita, per l’eccellenza della dottrina e per la sintesi armonica di doti speculative e pratiche. Egli nacque a Cesarea di Cappadocia attorno al 330 in una famiglia di santi, «vera Chiesa domestica», che viveva in un clima di profonda fede. Compì gli studi presso i migliori maestri di Atene e di Costantinopoli. Insoddisfatto dei suoi successi mondani, e accortosi di aver sciupato molto tempo nelle vanità, egli stesso confessa: «Un giorno, come svegliandomi da un sonno profondo, mi rivolsi alla mirabile luce della verità del Vangelo..., e piansi sulla mia miserabile vita» (cfr Ep. 223,2). Attirato da Cristo, cominciò a guardare verso di Lui e ad ascoltare Lui solo (cfr Regole morali 80,1). Con determinazione si dedicò alla vita monastica nella preghiera, nella meditazione delle Sacre Scritture e degli scritti dei Padri della Chiesa, e nell’esercizio della carità (cfr Epp. 2 e 22), seguendo anche l’esempio della sorella, santa Macrina, che già viveva nell’ascetismo monacale. Fu poi ordinato sacerdote e infine, nel 370, Vescovo di Cesarea di Cappadocia, nell’attuale Turchia.
b) Mediante la predicazione e gli scritti svolse un’intensa attività pastorale, teologica e letteraria. Con saggio equilibrio seppe unire insieme il servizio alle anime e la dedizione alla preghiera e alla meditazione nella solitudine. Avvalendosi della sua personale esperienza, favorì la fondazione di molte «fraternità» o comunità di cristiani consacrati a Dio, che visitava frequentemente (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,29 in lode di Basilio). Con la parola e con gli scritti, molti dei quali sono giunti fino a noi, li esortava a vivere e a progredire nella perfezione (cfr Regole brevi, Proemio). Alle sue opere hanno attinto anche vari legislatori del monachesimo antico, tra cui san Benedetto, che considerava Basilio come il suo maestro (cfr Regola 73,5). In realtà, san Basilio ha creato un monachesimo molto particolare: non chiuso alla comunità della Chiesa locale, ma ad essa aperto. I suoi monaci facevano parte della Chiesa locale, ne erano il nucleo animatore che, precedendo gli altri fedeli nella sequela di Cristo e non solo nella fede, mostrava la ferma adesione a Lui – l’amore per Lui – soprattutto in opere di carità. Questi monaci, che avevano scuole ed ospedali, erano al servizio dei poveri ed hanno così mostrato la vita cristiana nella sua completezza. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, parlando del monachesimo, ha scritto: «Si ritiene da molti che quella struttura capitale della vita della Chiesa che è il monachesimo sia stata posta, per tutti i secoli, principalmente da san Basilio; o che, almeno, non sia stata definita nella sua natura più propria senza il suo decisivo contributo» (Lettera Apostolica Patres Ecclesiae, 2).
c) Come Vescovo e Pastore della sua vasta Diocesi, Basilio si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati; intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione, soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,48-51). A Dio, che è amore e carità, Basilio rese una valida testimonianza con la costruzione di vari ospizi per i bisognosi (cfr Basilio, Ep. 94), quasi una città della misericordia, che da lui prese il nome di Basiliade (cfr Sozomeno, Storia Eccl. 6,34). Essa sta alle origini delle moderne istituzioni ospedaliere di ricovero e cura dei malati.
d) Consapevole che «la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa, e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù» (Sacrosanctum Concilium, 10), Basilio, pur preoccupato di realizzare la carità che è il contrassegno della fede, fu anche un sapiente «riformatore liturgico» (cfr Gregorio Nazianzeno, Discorso 43,34). Ci ha lasciato infatti una grande preghiera eucaristica [o anafora] che da lui prende nome, e ha dato un ordinamento fondamentale alla preghiera e alla salmodia: per suo impulso il popolo amò e conobbe i Salmi, e si recava a pregarli anche nella notte (cfr Basilio, Omelie sui Salmi 1,1-2). E così vediamo come liturgia, adorazione, preghiera vadano insieme con la carità, si condizionino reciprocamente.
e) Con zelo e coraggio Basilio seppe opporsi agli eretici, i quali negavano che Gesù Cristo fosse Dio come il Padre (cfr Basilio, Ep. 9,3; Ep. 52,1-3; Contro Eunomio 1,20). Similmente, contro coloro che non accettavano la divinità dello Spirito Santo, egli sostenne che anche lo Spirito è Dio, e «deve essere con il Padre e il Figlio connumerato e conglorificato» (cfr Lo Spirito Santo). Per questo Basilio è uno dei grandi Padri che hanno formulato la dottrina sulla Trinità: l'unico Dio, proprio perchè è Amore, è un Dio in tre Persone, le quali formano l'unità più profonda che esista, l'unità divina. Nel suo amore per Cristo e per il suo Vangelo, il grande Cappadoce si impegnò anche a ricomporre le divisioni all’interno della Chiesa (cfr Epp. 70 e 243), adoperandosi perché tutti si convertissero a Cristo e alla sua Parola (cfr Il giudizio 4), forza unificante, alla quale tutti i credenti devono ubbidire (cfr ibid., 1-3).
f) In conclusione, Basilio si spese completamente nel fedele servizio alla Chiesa e nel multiforme esercizio del ministero episcopale. Secondo il programma da lui stesso tracciato, egli divenne «apostolo e ministro di Cristo, dispensatore dei misteri di Dio, araldo del regno, modello e regola di pietà, occhio del corpo della Chiesa, pastore delle pecore di Cristo, medico pietoso, padre e nutrice, cooperatore di Dio, agricoltore di Dio, costruttore del tempio di Dio» (cfr Regole morali 80,11-20). E’ questo il programma che il santo Vescovo consegna agli annunciatori della Parola – ieri come oggi –, un programma che egli stesso si impegnò generosamente a mettere in pratica. Il 1 gennaio del 379 Basilio, non ancora cinquantenne, consumato dalle fatiche e dall’ascesi, ritornò a Dio, «nella speranza della vita eterna, attraverso Gesù Cristo Signore nostro» (Il Battesimo 1,2,9). Egli fu un uomo che visse veramente con lo sguardo fisso a Cristo, un uomo dell'amore per il prossimo. Pieno della speranza e della gioia della fede, Basilio ci mostra come essere realmente cristiani.

2. Basilio di Cesarea e Maria
a)
Negli scritti di Basilio a noi pervenuti non troviamo molte pagine dedicate al mistero di Maria. Del resto a quei tempi si parlava di lei con molta sobrietà, per lo più nel contesto del mistero del Natale; e così ha fatto anche il nostro Cappadoce. Ha composto precisamente una preziosa omelia per il Natale, l’omelia Sulla generazione di Cristo, la quale è l’unico suo testo mariano di una certa ampiezza. Lui che ha difeso la necessità della Tradizione non scritta, in questa omelia non ha avuto bisogno di ricorrere ad essa, perché gli eventi salvifici da lui esposti e commentati sono tutti testimoniati dalla Tradizione scritta, cioè dai vangeli. Nell’omelia Basilio commenta i testi evangelici (Matteo e Luca) che trattano del mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio e della nascita di Gesù a Betlemme. Egli sottolinea il fatto che Gesù fu concepito mediante un intervento dello Spirito Santo nel seno di Maria, la quale per conseguenza ha potuto diventare madre senza perdere la sua verginità.
b) Sulla verginità di Maria Basilio insiste molto, perché la ritiene un segno fortemente indicativo della natura straordinaria del Bambino da lei nato: solo un Dio poteva nascere da una madre rimasta vergine anche dopo la nascita. La verginità inoltre era una prova sicura della santità di Maria. Siamo in un contesto ecclesiale in cui si moltiplicava il numero delle donne e degli uomini che consacravano la loro verginità al Signore nella vita monastica. Basilio stesso è stato fondatore e codificatore della vita monastica e in un simile contesto verginità e santità erano diventate due termini sinonimi. Inoltre è sorprendente notare che proprio in tema di verginità della Madre di Dio Basilio ha fatto ricorso alle sue convinzioni a proposito della Tradizione ecclesiale non scritta. Riferendosi a Mt 1, 25, dove l’evangelista dice che Giuseppe non conobbe sessualmente la sua sposa finché non partorì il Figlio suo Primogenito, Basilio commenta: «Questo però farebbe supporre che, dopo aver prestato in tutta purezza il proprio servizio alla generazione del Signore, compiutasi grazie all’intervento dello Spirito Santo, non si sia poi rifiutata ai normali rapporti coniugali. Ciò non intaccherebbe per nulla la dottrina della religione, perché la verginità era necessaria fino al servizio dell’Incarnazione e ciò che avvenne dopo non occorre che sia indagato agli effetti del compimento del mistero. Ma siccome gli amanti di Cristo non possono ammettere che la Madre di Dio abbia ad un certo momento cessato di essere vergine, noi riteniamo sufficiente la loro testimonianza»(PG 31, 1468). Questo interessantissimo testo basiliano sembra che abbia a che fare con un evidente ricorso alla Tradizione non scritta, che procede attraverso il sensus fidelium, vale a dire il sensus fidei del popolo di Dio. Credo che, in poche parole, Basilio voglia affermare questo: qualunque sia l’interpretazione che si voglia dare al versetto di Matteo, il senso che gli dà il popolo di Dio fa testo.
c) A questo punto potremmo porci il quesito: Che tipo di matrimonio Maria aveva contratto con Giuseppe? Era un vero matrimonio? Basilio evita di rispondere direttamente ad un simile interrogativo. La sua risposta si diversifica. Seguendo l’interpretazione di un eminente Padre Apostolico, Ignazio di Antiochia, da una prima risposta: «Lo sposalizio con Giuseppe è stato escogitato perché la verginità di Maria rimanesse nascosta al principe di questo mondo. Infatti fu adottato per la Vergine l’apparato degli sponsali per distrarre il maligno che, da tempo, insidiava le vergini, ossia da quando aveva udito: “Ecco la vergine avrà nel seno e partorirà un figlio”(Is 7, 14). Fu dunque ingannato con lo sposalizio l’insidiatore della verginità, il quale sapeva che la venuta del Signore nella carne avrebbe apportato la distruzione del suo regno» (PG 31, 1464). Basilio ricorre poi ad una seconda ragione di ordine morale ed ascetico che si ispira, sia pure velatamente, al vangelo: «Maria ebbe in Giuseppe uno sposo custode della sua vita, affinché fosse un testimone familiare della sua purezza. Così non si offre ai calunniatori l’occasione di accusarla di aver violato la verginità» (Ibid.). Originale è anche l’interpretazione che Basilio dà a proposito delle intenzioni di Giuseppe di allontanare Maria dopo avere scoperto la sua gravidanza. Egli non ignorava l’intervento dello Spirito Santo; anzi fu proprio per questo che voleva allontanare la sua sposa, perché temeva di interferire in un mistero più grande di lui, temeva di intralciare l’azione dello Spirito Santo.
d) Basilio ha lasciato qualche altro breve riferimento alla Vergine Santa; ma indubbiamente la sua testimonianza mariologica più estesa ed importante rimane l’omelia Christou Gennesis.

Bibliografia
GAMBERO L., I Padri cappadoci, testimoni della tradizione cristiana, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2004; ID., Maria nel pensiero dei Padri della Chiesa, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, pp. 152-162; BENEDETTO XVI, San Basilio, Udienza generale del 4 luglio 2007; SÒLL G., Die Mariologie der Kappadozier im Lichte der Dogmengeschichte, in Alma Socia Christi, V (1952) pp. 129-143; BASILIO DI CESAREA, Homilia in sanctam Christi generationem, PG 31, 1457c-1476a;  BEBIS G., Introduction to the Liturgical Theology of St Basil the Great, in Greek Orthodox Theological Review 42 (1997) nn. 3-4, pp. 273–285; MORESCHINI C., Introduzione a Basilio il Grande, Brescia, Morcelliana, 2005; ID., I padri cappadoci: storia, letteratura, teologia, Roma, Città Nuova, 2008; MURPHY M. G., St. Basil and Monasticism.  Catholic University of America Series on Patristic Studies Vol. XXV,  AMS Press, New York,1930; MEREDITH A., The Cappadocians,  St. Vladimir's Seminar Press, Crestwood (NY)1995; GIOVANNI PAOLO II, Patres Ecclesiae, Lettera Apostolica del 2 gennaio 1980, per il XVI Centenario della morte di San Basilio, in AAS 72 (1980) pp. 5-23.

VEDI ANCHE:
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