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VIE DELLA CONOSCENZA DI MARIA


Se Maria è una persona, un paradosso, un mistero, una realtà complessa, ricca di significato, carica di storia e interpretazioni, sarà facile intuire che le varie vie per giungere a lei rischiano di selezionare ed evidenziare alcuni aspetti reali a danno di altri ugualmente importanti. Siamo obbligati a distinguere questi sentieri che portano alla conoscenza di Maria, ma non dimentichiamo il criterio della globalità e complementarietà. Considerando Maria, come persona scelta da Dio per cooperare responsabilmente e in modo unico al suo piano di salvezza, mi pare di scorgere un ventaglio di strade che conducono al suo mistero. Ogni conoscenza di Maria, in ogni caso, presuppone la conoscenza di Dio in Gesù Cristo, che rimane la via maestra e indispensabile per l'accesso al Padre nello Spirito (Ef 2,18). In altre parole, esiste il problema del rapporto della conoscenza di Maria con l'intero mistero cristiano, in particolare con il centro di esso, che è Cristo. Giunti a Maria ci accorgiamo che a lei ci ha condotti la grazia e che ella resta sempre una via verso Cristo. Queste strade - distinguiamole senza però forzarne la specificità - discendono dall'alto o muovono dal basso, secondo che accentuano la rivelazione di Maria da parte di Dio (nella Bibbia) e tramite Maria stessa  (mariafanie), oppure il cammino umano verso la realtà di Maria considerata come buona (via spirituale), vera (via teologica) e bella (via della bellezza). Abbiamo quindi, in sostanza,  5 vie per accedere al mistero di Maria: 1. Via biblica o storico-salvifica, che ci mostra Maria secondo la rivelazione che ne ha fatto Dio mediante gli scrittori del NT.; 2. Via epifanica, ossia della manifestazione libera di Maria a crea ture scelte per una missione carismatica; 3. Via della spiritualità, intessuta di amore e di preghiera, che si pone a livello di connaturalità; 4. Via della verità, ossia della riflessione umana sul dato di fede; 5. Via della bellezza, che percepisce nell'ammirazione ed esprime nel simbolismo il mistero di Maria.

 1. Via Biblica o Storico - salvifica
È la corsia preferenziale per la conoscenza di Maria, perché mette a contatto con la Parola di vita, con la «norma normans» di ogni ulteriore sviluppo. È la via ecumenica per un fondamentale accordo delle confessioni cristiane sulla Vergine. La Maria biblica è, infatti, l'unica base di consenso a livello ecumenico. La via biblica svolge tre funzioni:  1. Presentare l'editio typica di Maria, ossia il suo ruolo e la sua persona secondo la parola di Dio e nel contesto della rivelazione di Gesù Cristo. La presentazione biblica di Maria, vista nel dinamismo evolutivo del Kerigma, presenta i caratteri dell'autenticità, funzionalità e organicità: offre una sintesi vitale tra storia e annuncio, tra la Maria della fede e quella della storia; 2. Operare una verifica permanente circa lo sviluppo e le acquisizioni della tradizione ecclesiale. Le ricerche esegetiche del nostro tempo per una parte hanno arricchito la figura di Maria (Figlia di Sion, povera di Jahve...), per un'altra l'hanno inquadrata meglio nel contesto salvifico evidenziando l'unione di Maria con il Figlio nel rispetto della transcendenza messianica. Così pure un'immagine troppo glorificata di Maria ha dovuto comporsi con il suo itinerario nella fede; 3. Offrire significato salvifico della vicenda di Maria di Nazareth. La Bibbia è sempre parola di salvezza, anche quando riguarda Maria, evidentemente. È possibile pertanto attualizzate il significato della sua figura per ogni tempo.

2. Via Esperienziale o Carismatica
Intendendo per esperienza spirituale il «pati divina», ossia uno stato interiore in cui percepiamo una presenza di Dio che ci chiama in momenti in cui non lo cerchiamo, comprendiamo che essa suppone l'azione di Dio in noi, anzi la sua iniziativa gratuita. Si tratta sempre di un'azione rivelativa, in quanto mediante essa Dio si manifesta. Tale rivelazione assume due forme principali quando concerne Maria: 1. Le «mariafanie o apparizioni di Maria. Esse costellano la storia della Chiesa, a partire dal III secolo, come vedremo in seguito. È chiaro che tali manifestazioni rappresentano una via efficace per la conoscenza della Vergine: i veggenti sono trasformati dall'incontro con Maria, sentono di essere chiamati ad una missione di testimonianza, sono attrarti nella scia dell'apparizione e all'esecuzione del messaggio ricevuto. Bernadette e i pastorelli di Fatima sono un esempio di tutto questo. È chiaro che a questa rivelazione di Maria - una volta che presenta i caratteri di autenticità - occorre prestare l'assenso di fede da parte del veggente e probabilmente da ogni fedele che ne venga a certa conoscenza; 2. Il dono dell'esperienza mariana. La conoscenza vitale di Maria è originata secondo i mistici da una duplice causa: «Questa vita mariana - dice Michele di S. Agostino - sembra alle volte prodotta nell'anima dallo Spirito Santo per mezzo di una specie di effusione, sovrabbondanza o piena d'amore verso Maria, ritornando da lei a Dio... Una tale disposizione ha le sue origini ora nell'azione diretta e spontanea dello Spirito d'amore nell'anima, ora nell'atteggiamento acquisito con innumerevoli atti d'amore rivolti verso la nostra tenera Madre». È lo Spirito che rivela Maria - ripete S. Luigi Maria di Montfort: «Sì, è lo stesso Spirito di Cristo che introdurrà in questo segreto l'anima molto fedele, perché avanzi di virtù in virtú, di grazia in grazia, di luce in luce fino alla trasformazione in Gesù Cristo...».

3. Via della spiritualità o della connaturalità
Se il simile è conosciuto dal simile, è chiaro che chi si avvicina alla condizione di Maria è più atto a conoscerla. È una conoscenza intuitiva, immediata, per connaturalità. Ammonisce ancora P. Kolbe: «Quando ti accingi a leggere qualcosa sull'Immacolata, non dimenticare che in quel momento entri in contatto con un essere vivente, che ti ama, puro, senza alcuna macchia... Considera attentamente, inoltre, che quanto più pura avrai la coscienza, quanto più la laverai con la penitenza, tanto più le tue cognizioni su di lei saranno prossime alla verità». La dottrina giovannea per cui «Chi ama Dio è nato da Dio e conosce Dio» (1 Gv 4, 7) percorre la letteratura cristiana ricevendo puntuali conferme in tutti i secoli. Clemente Alessandrino asserisce che «Dio è amore e si fa conoscere da quelli che amano»: l'amore diviene - aggiunge Guglielmo di Saint-Thierry -«un occhio con il quale si vede Dio». Anzi - precisa S. Bernardo: «non la disquisizione mala santità comprende Dio, se in qualche modo poi si può comprendere ciò che è incomprensibile». La via della connaturalità diventa «via amoris» in quanto nell'amore sta la perfezione. L'ha compreso adattandola a Maria il primo mariologo, autore cioè della prima mariologia, Placido Nigido, il quale in una sua opera del 1623 dal titolo Mariale afferma: «Perciò ama e hai adempiuto tutto. Ama, ama con ardore colei che è ottima, bellissima, somigliantissima. Ama esprimendola in te per poterti dire simile a lei […] La Vergine è da amare per la somiglianza di natura, di grazia e di gloria […]. Sebbene (Maria) sia Signora gloriosa, eccelsa sopra le stelle e i cori degli angeli […] tuttavia ella è nostra sorella». Non ci è difficile capire - anche alla luce della psicologia - che l'amore spinge ad uscire da sé (amor extasim facit) per entrare nell'altro in rapporto di dialogo e di comunione. È una molla e uno strumento di conoscenza profonda e personale.

4. Via della Verità
Da quando esiste la teologia, la via della verità ha reso molti servizi alla fede cristiana, anche se talora l'ha condizionata racchiudendola in moduli legati a determinate culture.Ha ottenuto «un'intelligenza oltremodo fruttuosa (dei misteri), in parte per l'analogia con le conoscenze naturali, in parte per il nesso dei misteri tra loro e con il fine ultimo». La teologia, usando la ragione illuminata dalla fede, ha tratto parecchie verità dall'implicito all'esplicito, ha organizzato i dati rivelati in una sintesi organica, ha mostrato la concordia o almeno la non-contraddizione tra fede e ragione. Applicata a Maria la via logico-razionale è un mezzo indispensabile per approfondirne il mistero. Essa ha organizzato i dati biblico-tradizionali circa Maria, ha chiarito i punti oscuri, ha esplicitato i dati implicitamente contenuti nella rivelazione, ha perfino costruito la sintesi sistematica veicolata dai trattati di Mariologia. Tuttavia, soprattutto quando si tratta di Maria, la concettualizzazione deve evitare di murarsi in astrattismo irreale abbandonando il terreno storico-salvifico della Bibbia. La razionalità si muterebbe in razionalismo, in quella vana sapienza del mondo fatta di vuote parole e incapace di percepire le cose divine (cfr 1 Cor 2, 1-15). Inoltre la mariologia come la teologia devono uscire dalla pura speculazione per calarsi nella vita del proprio tempo, incarnare il cristianesimo nelle varie culture, assumere i moduli comunicativi più adeguati, mostrare il significato del dato rivelato. La Mariologia sfuggirà così alle critiche di H. Cox, mostrando la sua capacità di impegno e il suo peso nel risolvere i problemi più importanti della vita spirituale della Chiesa e della sua missione nel mondo.

5. Via della Bellezza
Paolo VI, in occasione del congresso mariologico-mariano del 1975 ha indicato come presentare Maria al popolo, con parole felici ed inedite: «Al riguardo si possono seguire due vie. La via della verità, anzitutto, cioè della speculazione biblico-storico-teologica, che concerne l'esatta collocazione di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa: è la via dei dotti, quella che voi seguite, necessaria certamente, di cui si avvantaggia la dottrina mariologica. Ma vi è anche, oltre a questa, una via accessibile a tutti anche alle anime semplici: è la via della bellezza, alla quale ci conduce, alla fine, la dottrina misteriosa, meravigliosa e stupenda che forma il tema del congresso mariano; Maria e lo Spirito Santo. Infatti, Maria è la creatura `tota pulchra': è lo `speculum sine macula'; è l'ideale supremo di perfezione che in ogni tempo gli artisti hanno cercato di riprodurre nelle loro opere; è 'la Donna vestita di sole' (Ap 12, 1), nella quale i raggi purissimi della bellezza umana si incontrano con quelli sovrani, ma accessibili, della bellezza soprannaturale». Nell'indicazione di Paolo VI discerniamo un triplice problema, che la via della bellezza deve affrontare nei riguardi di Maria: quello metodologico concernente la ricerca nel campo mariano; quello contenutistico, che ha il compito dì appurare il senso della bellezza di Maria; quello cibernetico in vista di una comunicazione artistica del messaggio mariano. L’Antico Testamento riconosce Dio «autore della bellezza» (Sap 13,3) e descrive la «bellezza delle creature» (Sap 13, 5); non così il Nuovo Testamento che tace perfino circa la bellezza di Gesù e di sua Madre. Di fronte al silenzio biblico circa la bellezza fisica della Madre di Gesù, alcuni con S. Agostino ne hanno preso atto affermando: «Non abbiamo conosciuto il volto della Vergine Maria». Altri invece hanno voluto colmare la lacuna biblica asserendo in generale che la bellezza conveniva a Maria, in quanto «la stessa bellezza del corpo - diceva S. Ambrogio - fu un'immagine dell'anima, figura della probità». Tutta la tradizione iconografica occidentale ha espresso in ricche variazioni la bellezza fisica di Maria, mentre l'Oriente ha offerto nelle icone la bellezza mistica di lei. Più ancora mentre l'arte mariana occidentale è minacciata da naturalismo e arianesimo, in quanto prevale in essa l'aspetto umano, quella orientale accentua la grazia e santità di Maria, talvolta a scapito della sua bellezza fisica (rischio di monofisismo). Se vale la pena insistere sulla bellezza di Maria nell'annuncio del suo mistero, ne consegue che occorre imboccare la «via della bellezza» anche nei mezzi espressivi di comunicazione- In altre parole: è opportuno ricorrere alle varie forme dell'arte (pittura, musica, teatro, cinema, ecc.) per trasmettere i contenuti mariani nel loro dinamismo salvifico? Conviene veicolare la «bellezza» di Maria attraverso strumenti «artistici», cioè «belli»? La risposta dipende dalla soluzione del vecchio problema circa la funzione dell'arte. Nel corso dei secoli ha prevalso, anche nel cristianesimo dopo la drammatica lotta iconoclasta (VIII sec.), la visione positiva delle espressioni artistiche nella loro funzione catartica, didascalica e mistagogica. Anzi con una frase celebre Dostoevskij ha asserito: «La bellezza salverà il mondo»; ma quale bellezza salverà il mondo? Solzenicyn è del parere che «ogni autentico capolavoro ha una forza di convinzione assolutamente irresistibile e finisce per soggiogare i cuori più ribelli». L'arte è un persuasore occulto, capace di scuotere le coscienze assopite e di suscitare gioia ed eroismo; perciò anche quando veicola contenuti mariani possiede tale efficacia risvegliando i cuori al riconoscimento dei valori incarnati in Maria. Per Evdokimov salverà il mondo quella bellezza redenta, che sorge dallo Spirito ed è apparentata con le ultime realtà: essa opera una coincidenza tra l'esperienza estetica e quella religiosa. La rottura tra cultura attuale e vangelo è forse la causa principale dell'assenza di autentiche raffigurazioni opere d'arte mariane nel nostro tempo. Mancando un'esperienza profondamente religiosa, tante espressioni artistiche a soggetto mariano somigliano a studi o esercizi «occasionati» dal riferimento a Maria, ma non a  creazioni ispirate, captanti le profondità del suo mistero e insieme le pulsazioni della vita contemporanea. Occorre pertanto invocare e promuovere all'interno della chiesa una seria iniziazione cristiana degli artisti in modo che possano assimilare e vivere l'intero mistero salvifico, comprendente anche la persona di Maria con il suo ruolo unico e determinante.

Bibliografia
DE FIORES S., Le 'vie' della conoscenza di Maria: panoramica generale, in AA.Vv., Come conoscere Maria, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma  1984.

VEDI ANCHE:
 - VIA DELL'ESPERIENZA
 - VIA PULCHRITUDINIS






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