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LEONE MAGNO



1. Cenni biografici
Leone Magno nacque in Tuscia - oppure, secondo altri, a Roma da genitori toscani - nell'ultimo decennio del IV sec. Dovette ricevere un'educazione accurata e profonda, come dimostrano i 96 sermoni e le 173 epistole che ce ne restano. Leone si trovava nelle Gallie per una delicata missione diplomatica quando fu acclamato successore di Sisto III al soglio pontificio. Il 29 settembre 440 fu consacrato vescovo di Roma, e la data gli rimase tanto cara che da allora Leone volle festeggiarla ogni anno come suo giorno 'natale'. Papa Leone I visse in un'epoca critica di transizione, in cui la decadenza della colossale organizzazione dell'Impero Romano venne a coincidere con l'avvento del Cristianesimo da un lato e con l'irrompere delle civiltà barbariche dall'altro. Leone fu più pragmatico che teorico e in periodo di speciale turbolenza scelse di difendere strenuamente l'unità della Chiesa, impegnandosi da subito nel riordinare la liturgia e rafforzare l'organizzazione ecclesiastica. Ma soprattutto Leone lavorò per difendere la vera fede contro le varie eresie, ed è proprio per la sua opera in favore della integrità della dottrina cattolica che meritò il titolo di 'Magno' e fu proclamato Dottore della Chiesa da Benedetto XIV il 15 ottobre 1754. Leone seppe far fronte con pari energia e intelligenza anche al pericolo delle invasioni barbariche, incontrando Attila a Mantova e convincendolo a non marciare su Roma dopo il saccheggio di Milano (452 D.C.). Tre anni più tardi egli non poté evitare che i Vandali di Genserico saccheggiassero l'Urbe, ma riuscì comunque ad ottenere che non incendiassero la città e che ne risparmiassero gli abitanti. Leone morì nel 461 dopo un pontificato di 21 anni, 1 mese e 13 giorni. Venerato sia dalla Chiesa di Roma (il 10 novembre) che da quella d'Oriente (il 18 febbraio), Leone viene ritratto in abiti papali con in testa il triregno, e l'episodio della sua vita più rappresentato nell'arte è l'incontro con Attila: celebre l'affresco di Raffaello nei Palazzi Vaticani, dove egli è ritratto con le fattezze del suo omonimo successore, papa Leone X de' Medici.

2 Maria nelle Omelie
di Leone Magno
Leone Magno è uno dei principali protagonisti del V secolo, quando L’Impero Romano d’Occidente era avviato alla sua inesorabile fine, segnato da contrasti, egli si pose come guida morale e spirituale per cercare di mantenere l’unità della Chiesa. La sua attività e dal materiale liturgico giunto fino a noi, risulta che il papa impiegò tutto il suo ministero nell’annuncio di Cristo e nella difesa della fede. Proprio in difesa di questi valori attribuisce una particolare importanza a Maria, tanto che, la colloca tra le verità che costituiscono il nucleo centrale della fede: «[…] tutti i fedeli professano di credere in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo suo unico Figlio nostro signore, che è nato dallo Spirito Santo e da Maria vergine». Il posto di Maria è nell’evento dell’incarnazione del Figlio di Dio, e, come si evince soprattutto di sermoni natalizi, rispetto ad esso riveste un ruolo determinate in tutte le fasi, dalla preparazione all’attuazione. Già nell’Antico testamento, secondo Leone, mediante segni e figure,  la natività del Signore, prima del suo compimento nella pienezza dei tempi, è stata preannunciata dalla Legge e dai Profeti. Tutta l’economia veterotestamentaria, appare ordinata alla preparazione di questo evento, disposto prima della creazione del mondo e a lungo preparato. Un preannuncio fortemente significativo lo si trova nel protovangelo di Gn 3,15; in questo passo, il papa, ne diede una chiave di lettura nuova per il suo tempo, abbinandolo alla venuta di Cristo, che nascendo da una vergine, avrebbe schiacciato il capo del serpente, corruttore del genere umano. Nel secondo sermone di Natale, egli dice: «Dio onnipotente e clemente, la cui natura è bontà, la cui volontà è potenza, la cui azione è misericordia, appena la malignità del diavolo ci diede la morte col veleno della propria invidia, prefigurò fin dai primordi del mondo i rimedi della sua bontà preparati per rinnovare il genere umano prescindendo al serpente che la futura discendenza della donna avrebbe calpestato l’alterigia di quel capo funesto con la sua potenza, intendendo così Cristo fatto carne, cioè Dio e uomo, che nato dalla vergine avrebbe condannato con la sua nascita incorrotta il corruttore della stirpe umana». Il protovangelo che nella narrazione biblica è collocato dopo il primo peccato, rappresenta il primo annuncio della venuta di Cristo e dell’opera della redenzione. La discendenza futura sarà affidata a una donna che genererà Cristo, il Figlio di Dio salvatore fatto di carne, Dio e uomo. Da tale affermazione si nota l’importanza che assume il ruolo di Maria sin dall’origine  della storia della salvezza e il suo collocamento centrale nella realizzazione del piano divino. Leone Magno prende in esame altri testi dell’Antico Testamento, sopratutto tiene in considerazione la antiche profezie di Isaia, interpretandole come un annuncio diretto della nascita del Messia per opera dello Spirito Santo e da Maria, scelta per generare il Salvatore. Essendo un grande sostenitore della verità dell’incarnazione, tiene a presentare Maria come discendente della casa di Davide, che dal suo grembo partorì il Messia. Il papa rappresenta attraverso un'altra immagine molto eloquente il rapporto tra Maria e Cristo ed il valore soteriologico dell’Incarnazione: «In questa nascita del Cristo, secondo la profezia di Davide, la verità è sorta dalla terra, e la giustizia si è affacciata dal cielo. In questa nascita di Cristo si è adempiuta anche la parola di Isaia: La terra dia il suo frutto, e faccia germogliare il Salvatore, e insieme si levi la giustizia. In realtà, è la terra della carne umana che, già maledetta nel primo peccatore, col solo parto della beata Vergine ha prodotto un germoglio benedetto ed immune dal peccato della sua stirpe». Papa Leone indica Maria come la terra destinata chiamata a far nascere un germoglio benedetto senza peccato. Con questa immagine viene rappresentata la fecondità di Maria grazie l’azione dello Spirito Santo, così il ruolo di Maria giunge sul piano divino della redenzione, in vista dell’incarnazione del Figlio di Dio. Riconosce così alla Vergine un ruolo fondamentale per il concepimento delle antiche promesse, sostenendo attraverso di lei l’appartenenza di Cristo alla stirpe di Davide e permettendo l’identificazione con  il Messia. Il mistero dell’incarnazione si adempito quando il Figlio di Dio è venuto al mondo, assumendo la natura umana mediante la nascita nel grembo della Vergine; Maria, quindi all’interno di questo mistero ha un ruolo pregnante perché il progetto di Dio si è compiuto grazie alla sua disponibilità umana e alla sua fede. L’atteggiamento di fede, con cui Maria credette alle parole dell’angelo, appare agli occhi del papa Leone meraviglioso quanto la promessa del concepimento per opera dello Spirito Santo. Egli dice così nel primo sermone di Natale: “viene scelta una vergine regale della stirpe di Davide, che destinata a restare incinta del sacro feto, concepisse una prole divina e umana nello spirito e nel corpo.” La maternità di Maria prima di essere una relazione fisica con Cristo, fu una relazione di fede con Dio.

3  La nascita di Cristo

La nascita di Cristo è stato un evento straordinario e assolutamente singolare, anzi “singolarmente straordinario e straordinariamente singolare”. Nella storia biblica sono narrate vicende meravigliose capaci di suscitare stupore, ma la nascita di Gesù non può essere paragonata ad esse: ne quella di Abramo e Sara, nè la nascita di Geremia o quella di Samuele, o di Giovanni Battista. Seppure tutti sono eventi realizzatisi grazie all’intervento di Dio che ha superato gli impedimenti umani rappresentati dalla vecchiaia e dalla sterilità, la nascita di Gesù rimane un fatto  unico nella storia. L’essere generato da una Vergine, assume un carattere prodigioso dell’evento, non tanto per la verginità di Maria, ma perché la verginità diviene un segno esteriore di quell’evento straordinario e irripetibile che è il mistero dell’incarnazione. Nella dottrina cristologica affermata dal papa Leone, la maternità verginale è in funzione dell’affermazione che colui che nasce  è vero Dio e vero uomo. Nella nascita di Gesù vengono distinti due momenti: il concepimento (conceptus a virgine) e il parto (partus salutis). Nel primo sermone di natale il papa parla di novità riguardo al concepimento e nel secondo sermone di Natale precisa che il concepimento è avvenuto per intervento divino dello Spirito Santo: «la superbia dell’antico nemico no a torto rivendicava a se nei confronti di tutti gli uomini un diritto dispotico e non senza ragione teneva schiacciati sotto il suo giogo coloro che aveva indotto con lusinghe a rifiutare il comandamento di Dio e ad assoggettarsi spontaneamente al suo volere. Pertanto , giustamente non avrebbe perso l’antico dominio sull’umanità costretta alla resa, se non fosse stato sconfitto riguardo a quella stessa umanità che aveva soggiogato. E perché questo avvenisse, il Cristo venne alla luce senza seme umano da una Vergine, fecondata non dall’unione carnale ma dallo Spirito Santo. E mentre in tutte le altre madri il concepimento non avviene senza la contaminazione del peccato, lei ebbe la sua purificazione da colui che ha concepito. Il germe del peccato, infatti no potè attecchire laddove non arrivò l’effetto fecondante del seme paterno». Il testo sopra riportato espone in modo molto chiaro che il concepimento della vergine è avvenuto senza intervento di uomo, ponendo l’accento sulle riflessioni cristologiche e soteriologiche  affrontate da papa Leone nei suoi sermoni, per poter affermare che il Figlio di Dio non fu soggetto al peccato originale. Al concepimento segue il parto, anch’esso verginale: Gesù è nato  con un parto umano , ma senza infrangere l’integrità della madre, presentato come condizione determinante in funzione del mistero di Cristo. L’innocenza di Cristo è necessaria per la redenzione  ciò dipende dalla sua nascita da Maria, che verrà quindi appellata come Madre del Salvatore, in quanto non solo ha dato alla luce Gesù ma gli ha permesso di realizzare l’opera di redenzione.

4. La rinascita dei credenti

Nella teologia leoniana la maternità verginale di Maria, viene posta anche in relazione con la rinascita spirituale dei credenti. In lei si realizza la solidarietà tra Cristo e il genere umano. Nella prospettiva leoniana, Maria diventa il punto di partenza per spiegare il valore salvifico universale del Battesimo. Per ogni uomo che rinasce, l’acqua del battesimo è come se fosse il grembo della vergine, in quanto l’acqua battesimale è resa feconda dallo stesso Spirito Santo che ha adombrato e fecondato la vergine, affinché potesse dare alla luce il Salvatore. Questo è Il fondamento da cui scaturisce il rapporto di Maria con tutti i credenti che formano la Chiesa: dando origine a Cristo capo, ha dato origine anche alla Chiesa che ne rappresenta il corpo. La nascita di Gesù da Maria diventa il termine di riferimento per parlare della salvezza dei Cristiani, in forza del fatto che nella Chiesa agisce lo stesso Spirito che ha operato per la nascita di Cristo dalla Vergine. «Nascendo il Signore Gesù Cristo vero uomo, senza mai cessare di essere vero Dio, costituì in se stesso l’inizio di una nuova creatura, e nel modo della sua nascita diede al genere umano un principio spirituale, affinchè per distruggere i danni della generazione carnale, vi fosse un’origine immune dal germe del peccato per coloro che dovevano essere generati, dei quali si dice: Non dal Sangue, né da volontà di uomo, né da volontà di carne, ma da Dio sono nati. Quale intelligenza potrebbe comprendere questo mistero; quale lingua potrebbe spiegare questa grazia? L’iniquità ritorna all’innocenza e la decadenza alla freschezza, gli estranei vengono all’adorazione e gli esclusi entrano nell’eredità. Cominciano a venir fuori giusti dagli empi, generosi dagli avari, casti dai dissoluti, celesti dai terreni. Che cos’è questo cambiamento, se non opera della destra dell’altissimo? Poiché il Figlio di Dio è venuto per distruggere l’opera del Diavolo, e si è unito a noi e noi a lui, così che l’abbassamento di Dio alla condizione umana divenisse innalzamento dell’uomo alla condizione divina». Il principio su cui si basa la rinascita dei credenti sta nel Figlio di Dio, che essendo vero Dio si è fatto vero uomo e, attraverso la sua nascita dalla madre vergine ha dato il principio spirituale con cui essere liberati dal potere del diavolo ed essere innalzati a Dio. La figura di Maria è strettamente legata all’evento del’incarnazione, risultando così al centro del mistero di salvezza di tutto il popolo cristiano, non come colei che ha il compito di salvare, ma di dare al mondo il vero Salvatore. L’espressione “ vergine madre”, con la quale viene rappresentato il ruolo di Maria nell’evento dell’incarnazione e nel mistero di salvezza, appare come una formula attraverso la quale il papa, prima ancora che affermare qualcosa di Maria, vuole esprimere il mistero di Cristo: mette in rilievo la realtà della maternità per sostenere la verità della sua umanità e insiste sul modo verginale della maternità per confessare al sua divinità: poiché è nato da una vera madre con concepimento e parto, è vero uomo; poiché nato da una vergine senza intervento di uomo è vero Dio. Per Leone dire che Maria è vergine e madre significa dare veridicità all’affermazione Gesù Cristo vero Dio, vero uomo e vero salvatore del genere umano.

Bibliografia
BENEDETTO XVI, I santi di Benedetto XVI. Selezione di testi di Papa Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana, 2008; CASULA L., La cristologia di san Leone Magno. Il fondamento dottrinale e soteriologico, Glossa Edizioni, 2000; ID., “Natus ex Matre” virgine. Maria nei sermoni di Leone Magno, in Theotokos 12 (2004), n.1-2, p. 223ss; VAGO M., Piccole storie di grandi santi, Edizioni Messaggero, 2007; LAZZARIN P., Il libro dei Santi. Piccola enciclopedia, Edizioni Messaggero, 2007; RATZINGER J., Santi. Gli autentici apologeti della Chiesa, Lindau Edizioni, 2007;  KLEINBERG A., Storie di santi. Martiri, asceti, beati nella formazione dell'Occidente, Il Mulino, 2007; LEONE MAGNO, I sermoni del ciclo natalizio, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1998; ID., I sermoni del Natale, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 2004: tract, XXI, 1: CCL 138, 86, 24;  Tract XXIV,1 CCL 138, 112, 75-82; Epistola 28, 2: ST 9, I, 24, 27; XXII, 3: CCL 138, 94-95, 102-118; Tracht 26,3: CCL 138, 127, 58-59; Tracht 28,2: CCL 138, 139-140, 16-25; Tracht 66,2: CCL 138°, 402, 60-63; Tracht LXX, 4: CCL 138°, 429, 69-86; QUACQUARELLI A. – BISCONTI F., L’iconografia mariana antinicena e i suoi presupposti, in S. Felici (a cura di), La mariologia nelle catechesi dei Padri (Età prenicena), Roma 1989, pp. 243-245; POLO G., Maria nel mistero della salvezza secondo papa Leone Magno, Marianum, Roma 1975.






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