È una setta eretica del sec. IV, sorta nella Tracia e nella Scizia, diffusa poi nell'Arabia, per opera di alcune donne provenienti dal paganesimo (conver­tite in massa), le quali videro in Maria una specie di Regina Celeste, Cibele, Astarte, ecc. Costoro, nelle loro adunanze in un giorno determinato dell'anno, offrivano in sacrificio a Maria, sopra una specie di altare, torte di pane con una forma speciale. Dopo averle offerte, le mangiavano. Oltreché C. (dal greco Kollyris, che significa materia del sacrifìcio), venivano chiamate « Filomarianiti » (forse in opposizione agli « Antidicomarianiti » i quali vedevano in Maria una donna qua­lunque). Il primo nome è usato da S. Epi­fanio (Haer. 79, 1, PG 42, 740); il secondo invece ci è stato tramandato da Leonzio di Bisanzio (Adv. Nest. et Eutich. 3, 6, PG 86, 1 col. 1364). Secondo S. Epifanio, si trattava di un cul­to idolatrico: « cum idollolatria coniunctum, ac  diabolicus conatus existimandus ». La confutazione che ne ha fatto S. Epifa­nio si fondava su due punti: 1) la donna non può fare da sacerdote; 2) Maria è bensì da onorarsi, ma non già da adorarsi.

Bibliografia
ALBARELLI G., O.S.M., L'eresia dei C. e il culto paleocristiano di Maria, in « Marianum » 3 (1941) pp. 187-191; FERNANDEZ D., C.M.F., De cultu et veneratione B. M. Virginis apud S. Epiphanium, in « Eph. Mar. » 8 (1958) pp. 271-290.