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CULTO DI MARIA NEI SECOLI VI – XI


A questa tematica è stato dedicato il VI Congresso internazionale di Mariologia di Zagabria nel 1971. Il periodo post-patristico, considerato talvolta come un'epoca di scarsa importanza mariologica, risulta invece molto ricco per lo sviluppo del culto di Maria. Ognuno se ne potrà render conto seguendo la traiettoria che, nell'arco dei 500 anni esaminati durante il Congresso, parte dall'Oriente e attraversa i paesi dell'Occidente.

1. Epoca aurea in Oriente
Il periodo che va dal VI all'XI secolo rappresenta l'epoca aurea del culto e della dottrina mariana delle cristianità orientali. E infatti il periodo delle grandi figure di Germano di Costantinopoli, Andrea di Creta, Giovanni Damasceno, Modesto di Gerusalemme: le loro omelie, ricche di immagini e vibranti di fervore, traducono i contenuti teologici emergenti dalla contemplazione del mistero della Theotokos. Maria non è solo la Madre di Dio, ma l'inizio della nuova creazione, l'apice di Israele, la cooperatrice della salvezza umana. In questo contesto matura la preghiera diretta a Maria e la venerazione speciale per lei, quale risposta alla sua santità, grandezza e funzione mediatrice delle grazie divine. Il culto mariano si sviluppa e matura nell'ambito della vita liturgica: dal V al VI secolo sono celebrate l’Hypapante (o incontro di Cristo con Simeone nel tempio), la Dormizione, l’Annunciazione e la Natività. Un carattere strettamente liturgico ha pure il mese mariano celebrato in Egitto, in dicembre, in preparazione del Natale, anticipando così di mille anni l'occidentale mese di maggio. Il culmine della teologia mariana d'oriente è rappresentato dal celebre inno Akathistos ( = da recitare «non seduto»), altissima espressione cultuale della Chiesa bizantina. Toniolo ne ha scartato l'attribuzione a Romano il Melode, perché l'esame dettagliato e comparativo con altri inni di questo autore dimostra una troppa grande differenza. L'Akathistos parte dal mistero cristologico, incentrato sul Natale del Signore secondo la trama biblico-patristica, ed esplode nel giubilo e nella lode a Maria presente e operante in esso. La Vergine è essa pure un mistero del Verbo incarnato. Ella si inserisce nella dinamica della redenzione, come antitesi di Eva e annuncio iniziale di gioia universale; ma nello stesso tempo essa rappresenta il porto e la terra promessa verso cui tende la Chiesa. Maria è come un diacono che accompagna al battesimo (l'inno riprende il tema patristico del parallelismo tra il grembo di Maria e il fonte battesimale) e conduce il pellegrinaggio dei fedeli verso il termine ultimo: diventare pienamente figli di Dio nel Verbo di Dio. Ortiz de Urbina, proseguendo lo studio degli inni prodotti nei secoli in questione, mette in rilievo lo sforzo compiuto dai poeti cristiani per penetrare nella psicologia di Maria. Essi mostrano la Vergine  come una donna tipicamente orientale: debole, fragile, emotiva, sottoposta a inquietudine, instabilità, sollecitudine e drammaticità di fronte agli avvenimenti della vita di Cristo. E una immagine diversa dalla donna forte e combattiva, quale Debora o Giuditta, che predomina in Occidente dal Medioevo in poi. Le debolezze riscontrate dagli autori degli inni in Maria non sono di ordine morale e soprannaturale, ma di ordine psicologico e naturale, che rendono Maria una donna semita autentica.

2. Sviluppi cultuali in Occidente
Quanto all'Occidente, occorre rilevare che il culto verso Maria si trova in un certo ritardo ed è tributario in gran parte agli influssi orientali. Ne è prova la difficoltà degli scrittori latini di entrare in dialogo diretto con la Vergine. Prima del VI secolo non si conoscono preghiere rivolte alla Madre di Dio e s. Agostino si scusa con i fedeli quando in un sermone osa esprimere delle interrogazioni a Maria. Tipico esempio di questa mentalità è il carme di Andreas Orator, poeta cristiano del VI secolo, che espone sinteticamente i dati marialogici in stretta connessione con Cristo e con il piano divino, ma senza entrare in personale colloquio con Maria. Sebbene la salutazione angelica sia stata accolta dalla liturgia occidentale alla fine del VII secolo, bisognerà attendere l'XI secolo per trovare la recita privata dell'Ave Maria nell'ambiente monastico e popolare. É interessante notare come gli scavi archeologici compiuti a Nazareth documentino la presenza di un'Ave Maria in latino scolpita nella pietra (sec. X). Molto prima, tuttavia, e precisamente nel VII secolo, l'Occidente accoglie nella liturgia le quattro feste mariane già celebrate nella liturgia orientale. Anche i Papi di questo periodo, come Ormisda (514-523) e Giovanni II (532-536), rispondendo ad esigenze cristologiche dimostrano un interesse particolare per Maria, di cui sottolineano la vera verginità e la vera maternità, che si risolvono in una esaltazione della «gloriosa» Madre di Dio. Preziosa è la testimonianza di Papa Giovanni VII (705-707), che edifica lo splendido oratorio mariano nella basilica vaticana (demolito purtroppo nel 1606) e si firma «servus Sanctae Mariae» nell'ambone di s. Maria Antiqua, tracciando una linea di devozione che si svilupperà specialmente con s. Luigi M. di Montfort un millennio più tardi. Il tema del servizio d'amore verso Maria ritorna in altre testimonianze, come nella formula con cui Odilone di Cluny si proclama schiavo di Maria; o nelle espressioni oranti di s. Ildefonso di Toledo. Il culto di invocazione, venerazione, amore imitazione e servizio nei riguardi di Maria assume un carattere di universalità, poiché si esprime nelle varie aree geografiche delle Chiese in Occidente: nella Spagna con i trattati di S. Ildefonso di Toledo e la liturgia mozarabica; nell’Italia con S. Pier Damiani, S. Anselmo, Paolo Diacono, ecc ... ; nella Francia con Odilone di Cluny e s. Fulberto di Chartres; nell'Africa del Nord con alcune omelie liturgiche; in Inghilterra con s. Anselmo di Canterbury. L'enumerazione è tutt'altro che completa, ma permette ugualmente di notare come Maria è considerata sempre più dal popolo cristiano come Madre di Cristo, regina ed interceditrice presso il Figlio e soprattutto Madre di Misericordia. Gli studi sull'iconografia e l’archeologia del tempo evidenziano alcune interessanti immagini di Maria quale Madre portatrice di Cristo, esempio dell'orante e regina sul tipo dell'imperatrice. Essi documentano anche l'uso di dedicare a Maria la cattedrale oppure la chiesa contenente il fonte battesimale. Se ne ha un chiaro esempio nell’antica immagine di Maria trovata nella Cappella di Grado (V-VI secolo) e nella scoperta di una basilica paleo-cristiana dedicata a Maria (IV sec.): questa dedicazione si inserisce nella dottrina di S. Cromazio di Aquileia (†408), che vede la Chiesa come famiglia dei santi e «casa di Maria», dove è predicata l'incarnazione di Cristo. L’originale ricerca di G. M. Besutti sulle origini dei santuari mariani in Italia prende in esame 1147 casi, di cui 136 anteriori al 1100. Risulta che non sono solo le apparizioni  dare origine alla maggior parte dei santuari del periodo in esame, ma altre cause e in primo luogo il ritrovamento di una immagine. L'indagine storico-critica rimane aperta circa i motivi che hanno spinto alla dedicazione di tante chiese alla Vergine.

Bibliografia
DE FIORES S., Maria nella teologia contemporanea, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1991, pp. 206-209; HORVATH T., Germanus of Corntantinople and the Cult of the Virgin Mary,Mother of God, Mediatrix of Ali Men, in De cultu mariano saeculis VI-XI. Acta congressus mariologici·mariani internationalis in Croatia anno 1971 celebrati, Roma, PAMI, 1972, vol. IV, pp. 285-299; JELLY F. M., Mary's Mediation in the Distribution of Grace. According to St. John Damascene's Homilies on her Dormition, ibidem, pp. 302-312; BERTETTO D., Il culto mariano in S. Modesto di Gerusalemme (+634}, ibidem, vol. III, pp. 127· 159; GIAMBERARDINI G., De mense Mariae dicato in liturgia copta. Ritus·rationes·historica progressio, ibidem, vol. IV, pp. 41-63; TONIOLO E. M., L 'inno acatisto, monumento di teologia e di culto mariano nella Chiesa bizantina, ibidem, pp. 1-39; ORTJZ DE URBJNA J., Psychologia Mariae iuxta primaevos poetas marianos, ibidem, vol. Il, pp. 75-89. LUSTRISSIMI P. M., Andreas Orator, poeta cristiano del secolo VI, in un dimenticato carme di lode alla Madre di Dio, ibidem, vol. III, pp. 35-48; LAURENCEAU J., Les débuts de la récitation privée de l'antienne «Ave Maria» en Occident avant la fin du Xl siècle, ibidem, vol. Il, pp. 231-246; LAURENTIN R., Marie dans le culte. Ce que l'Occident doit à l'Orient du VI  au Xl' siècle, ibidem, pp. 17-36; S. M. MEO, La dottrina mariana e le rispettive formule sintetiche dei papi Ormisda e Giovanni Il, del VI secolo, ibidem, vol. III, pp. 17-34; RUM A., Papa Giovanni VII (705-707}: «Servus sanctae Mariae», ibidem, pp. 249-263; BAVAUD G., La dévotion de saint Odilon à la Vierge Marie, ibidem, pp. 571-582; CASCANTE DÁVILA J., La devocion y el culto a Maria en los escritos de S. Ildefonso de T oledo (s. VII), ibidem, pp. 223-248; HERRAN L. M., Proceso evolutivo del «servicio amoroso» a Nuestra Seòora la Virgen Maria: de S. Ildefonso a S. Anselmo, ibidem, vol. IV, pp. 427-472; ROSCHINI G. M., L 'origine e il primo sviluppo del titolo e del culto della «Mater misericordiae», ibidem, vol. IV, pp. 473-486; FRAGIACOMO D., Prime tracce del culto a Marta nella «ecclesia» di Aquileia, ibidem, vol. V, pp. 269-Ì74; BESUTTI G. M., Saggio di ricerca sull'origine dei santuari mariani in Italia, ibidem, pp. 275-305.

VEDI ANCHE:
- CULTO
- CULTO DI MARIA NEI PRIMI SECOLI
- CULTO DI MARIA NEI SECOLI XII – XV
- CULTO DI MARIA NEI SECOLI XVII - XVIII
- CULTO DI MARIA NEL SECOLO XVI
- IPERDULIA






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