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PROTOVANGELO


Viene chiamato così il testo biblico di Gen 3,14-15 “Allora il Signore disse al serpente: Poiché tu hai fatto questo sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche (...) Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.

1. Significato giudaico del testo
Il testo è nato in ambito giudeo e perciò è opportuno riferirsi a questo ambito per cogliere il suo senso (letterale). Vediamo i punti che si possono richiamare esegeticamente del testo:
- la continuità del testo con il contesto che lo precede esige che la donna di cui si parla qui abbia riferimento a Eva, perché è colei di cui si è parlato nel testo fino a questo momento. Da questa prospettiva la stirpe della donna è l'umanità, poiché Eva è presentata come origine di tutti gli altri (insieme ad Adamo).
- Il serpente è il seduttore, e il suo seme sarebbero coloro che sono come lui. Per cui qui, in prima approssimazione si coglie qui un'inimicizia tra i serpenti e gli uomini, vale a dire tra il diavolo (i diavoli) e l'umanità.
- Ma poiché il racconto precedente viene di mettere in luce che il diavolo ha la capacità di sedurre l'uomo, e di portarlo a suo fianco, il seme del serpente si estende anche agli uomini empi, cioè coloro che fanno proprio l'inganno del diavolo. Da questo punto di vista, il seme della donna non è già allora l'umanità ma sono coloro che sono fedeli a Dio e non si lasciano fuorviare delle seduzioni del serpente. È così che il testo viene interpretato in ambito giudeo, come mostra il Targum palestinese: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra i discendenti dei tuoi figli e i discendenti dei suoi figli. E avverrà che quando i figli della donna osservano i precetti della Legge, ti prenderanno di mira e ti schiacceranno il capo. Quando invece si dimenticano dei precetti della Legge, sarai tu ad insidiarli e morderli al calcagno. Tuttavia, per loro vi sarà un rimedio, mentre per te non vi sarà rimedio; perché essi sono destinati a fare la pace alla fine, nei giorni del Re Messia”. Qui il seme della donna è interpretato in senso collettivo, come coloro che osservano la Torah e sono fedeli alla legge di Mosè.

2. Significato messianico  e "mariano" del testo
Tuttavia questa interpretazione collettiva spingeva verso la figura individuale del Messia Re, nel quale si riassumeva l'attesa israelitica per la fine dei tempi. È così che nella traduzione greca dei LXX, il seme della donna è reso concreto da un individuo singolare. Ciò si evince dal fatto che la loro traduzione, autos to sperma (“la sua stirpe”: della donna), presenta una irregolarità, in quanto autos è maschile e to sperma è di genere neutro. I traduttori avrebbero dovuto usare auto, ma scegliendo autos hanno segnalato che il vincitore del serpente è una figura individuale maschile. A la idea di un rappresentante in questa lotta conduceva anche l'immagine stessa del combattimento in quanto rappresentava una sorte di “uno contro uno”.
- Infatti, per il binomio "schiaccierà-insidierai", il verbo ebraico usato è lo stesso [= shuf], e ha il significato di "lanciarsi per urtare". Il piede del 'seme della donna' si lancia contro la testa del serpente e viceversa. Il verbo di per sé non getta luce sull'esito del conflitto. Per poterlo tradurre come 'schiaccierà-insidierai' dobbiamo già presupporre l'esito del conflitto: vince la stirpe della donna, [ciò è ragionevole perché il contesto del brano è di punizione per il serpente (Dio la sottomette a punizione per aver ingannato Eva)], come anche il fatto che sia Dio a porre l'inimicizia, il quale non poteva che schierarsi con i suoi fedeli. Riassumendo, secondo la lettura giudea il testo si orienta verso la lotta tra i fedeli a Dio (la Figlia di Sion) e gli infedeli. Allo stesso tempo l'inimicizia si riferisce a un discendente di questa donna Eva-Figlia di Sion che è il vincitore del confronto. Quest'ultimo dovrebbe essere il Messia, e perciò nella tradizione cristiana il testo riceve il nome di protovangelo o primo annunzio di Cristo.
- Alla luce poi dell'evento decisivo di Cristo, il passaggio di Eva-Figlia di Sion a Eva-Maria era abbastanza scontato poiché in senso più concreto la donna che ha dato a luce il Cristo è Maria. È qui siamo già nell'ambito del “sensus plenior” del testo.

3. Collegamenti con Ap 12, 1ss. e significato mariano
L'esegesi cristiana tuttavia non ha lasciato semplicemente cadere quella giudea, ma piuttosto l'ha prolungata, conservandone l'intera valenza. Infatti, esiste un seguito cristiano del testo in Ap 12, 1-17. Qui si parla di nuovo dell'antico serpente e della donna, che appare vestita di sole. Questa donna non è già solo la Figlia di Sion ma è anche la sua prolungazione nella Chiesa nascente. Quella Donna “sintetizza infatti l‟intero popolo di Dio, della prima alleanza ratificata al Sinai, e della seconda scaturita dal mistero pasquale di Cristo”. Lo si mostra bene nella descrizione dei travagli del parto della donna, che sono il simbolo delle sofferenze del popolo nell'attesa del Messia. Ugualmente la persecuzione della donna che ha luogo dopo il suo parto (e dopo che il bambino è stato rapito verso il trono di Dio, cioè dopo l'Ascensione di Gesù in cielo), indica la persecuzione della prima chiesa ad opera dei giudei e degli imperatori.
Evidentemente anche qui (in Ap 12, 1–17) il passaggio al contenuto mariano è quasi immediato poiché dovendo scegliere un unico personaggio per rappresentare tale donna, non si può pensare ad altri che a Maria, alla quale conviene in pieno la maternità messianica su Gesù e sui cristiani (la discendenza della donna) ivi descritta. Messo anche in parallelo con Gv 19, 25-27, emerge anche più chiaramente come Maria sia pure presente in modo eminente nella figura apocalittica della Donna. Come concludeva anni orsono A. Feuillet, “anche se è vero che [in Ap 12] si tratta del popolo di Dio personificato, ci sembra a questo punto quasi impossibile che l'Autore non abbia pensato, al tempo stesso, alla vergine Maria”.

Bibliografia
DUCAY A., La Prediletta di Dio, Pontificia Università della Santa Croce, Roma 2011-2012, pp. 17-19; SERRA A., La Donna dell'Alleanza, Prefigurazioni di Maria nell'Antico Testamento, Messaggero, Padova 2006; .DA SPINETOLI O., Maria nella Bibbia, EDB, Bolonia 1988; DE LA POTTERIE I., Maria nel mistero dell'Alleanza, Marietti, Torino 1988; VALENTINI A., Maria secondo le Scritture. Figlia di Sion e Madre del Signore, EDB, Bologna 2007; CASILLO P., La Madonna nel Vecchio Testamento, Casa Mariana, Frigento 1988.
 
VEDI ANCHE:
ANTICO TESTAMENTO
ISAIA 7,14
MICHEA 5,1-5






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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