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SCUOLA DI SAN VITTORE


1. La Scuola di San Vittore
Il secolo XII è «il secolo delle scuole». Accanto a scuole celebri come la scuola di Bec e di Laon, occupa un posto significativo la scuola di San Vittore che, almeno nella prima parte del secolo XII. fu un luogo vivacissimo e variegato di studi. Si può dire che tale scuola si situa culturalmente fra l'eredità patristica e i nuovi metodi di studio. Anzi con la scuola vittorina si realizza la simbiosi tra il modello teologico del chiostro e quello della schola. Situata istituzionalmente e culturalmente fra la tradizione di cui in qualche modo assumeva l'eredità. e i nuovi metodi che si erano andati formalizzando nel corso del secolo XI specie nelle scuole del Bec e di Laon, la scuola vittorina riuscì a realizzare una difficile sintesi tra due ambienti i cui metodi esegetici e teologici apparivano talvolta inconciliabili. Ciò avvenne sia per l'originalità della struttura di San Vittore sia grazie all'opera di alcuni grandi maestri che vi insegnarono. Le origini della scuola di San Vittore sono interessanti e significative. Guglielmo di Champeaux era arcidiacono di Parigi e insegnante nella celebre scuola di Notre Dame, la più attiva e importante fra le scuole fino al 1103. Nel 1108 Guglielmo rinunciò all'insegnamento e a tutte le cariche e si ritirò con alcuni allievi in un eremitaggio dedicato a San Vittore, situato fuori delle mura di Parigi sulla riva sinistra della Senna. Questo gruppo adottò il modo di vivere in uso nelle comunità dei chierici regolari sorti dalla Riforma. Sorse cosi un'abbazia di Canonici regolari sotto la regola di san Agostino. Con l'adozione della vita canonicale regolare, l'abbazia si allineò ad altre istituzioni del tempo il cui ideale era la riforma morale del clero. Dalle Costituzioni si rileva uno stile di vita collegato con la tradizione monastica ma anche con significative novità, come, ad esempio, l'apertura al ministero parrocchiale. Comunque, al di là di alcune particolarità di carattere organizzativo e pastorale, in linea con le sue origini — un professore e i suoi studenti —, l'abbazia di San Vittore si senti chiamata ad una vocazione intellettuale e svolse un ruolo primario a livello culturale. Non a caso fu ritenuta primaria la figura dell'armarius (il bibliotecario) e fin dall'inizio fu data una particolare importanza ai libri e all'insegnamento. L'organizzazione della comunità era tipicamente monastica, ma nell'insegnamento venivano applicati nuovi metodi, aperti alle innovazioni che si stavano affermando in alcune scuole dell'epoca. L'abbazia fu pertanto una scuola di pensiero nella quale operarono maestri particolarmente sensibili all'impostazione razionale che Sant'Anselmo propose alla teologia, ma anche con tratti personali di indiscussa originalità. Tra gli allievi ci fu anche una figura di primo piano quale fu Pietro Lombardo il quale, unendo la tradizione patristica e la speculazione filosofica, è giustamente ritenuto il primo vero specialista della teologia. Grazie alle figure carismatiche dei magistri che insegnarono a San Vittore, tale scuola divenne un centro culturale rinomato in tutta l'Europa e incise significativamente nella cultura del secolo XII e nella storia della teologia. L'Ordine vittorino ebbe nel corso del secolo un notevole sviluppo e si impiantò in Normandia, Inghilterra, Irlanda, Italia e Danimarca con una quarantina di abbazie.

2. I  Magistri "vittorini"
Con l'.appellativo «Vittorini», sono passati alla storia i vari magistri che insegnarono nella Scuola di San Vittore nel corso del dodicesimo secolo. Bisogna convenire che si tratta di un insieme di figure intellettuali indubbiamente carismatiche, vicine tra di loro in ordine di tempo e con tratti comuni tipici della scuola di San Vittore, come, ad esempio, l'impianto dottrinale di tipo agostiniano. Giustamente quindi sono stati accomunati sotto la sigla «Vittorini». Tuttavia, pur avendo in comune parecchi tratti, sono di fatto personalità diverse con aspetti intellettuali tipici che li diversificano uno dall'altro. In alcuni di essi predomina l'acutezza del teologo, in altri la profondità dell'esegeta, in altri ancora la finezza del mistico. Anche in campo mariano si diversificano: alcuni come Ugo, Riccardo, Goffredo si rivelano dei mariologi, altri sono meno impegnati e uno, come ANDREA DI SAN VITTORE, non sembra interessato al discorso mariano. Accostandoli più in diretta si osserva che UGO DI SAN VITTORE, di origine probabilmente fiamminga, fu definito dai contemporanei «alter Augustinus» o «anima Augustini», appellativo onorifico dovuto sia alla sua impostazione di pensiero legata a sant'Agostino e sia anche alla sua fama di finissimo teologo. La sua opera De sacramentis Christianae fidei è un'armonica esposizione delle verità relative all'origine e al fine dell'umanità, composta in base ad una doviziosa raccolta di documenti biblici e patristici. Tra le varie linee di pensiero originali merita prendere in considerazione il consiglio che egli dava di non considerare alcuna disciplina priva di valore, ma di apprendere tutto, nella convinzione che nulla di quanto si impara è superfluo. Andrea allievo di Ugo, fu un maestro vittorino che non solo approfondì la ricerca del senso letterale della Scrittura ma studiò la lingua ebraica e frequentò i rabbini, presenti a Parigi e in Inghilterra per imparare i loro metodi e tradizioni. Si spiega cosi perché tra le fonti, Andrea cita anche gli esegeti "Ebrei", dai quali dichiara di essersi fatto istruire. Questo vittorino ha dato un notevole contributo all'importanza dell'esegesi scientifica. RICCARDO DI SAN VITTORE, probabilmente scozzese, è il mistico dei Vittorini ed espresse il meglio di sé in trattati di carattere dogmatico e spirituale. La teologia per Riccardo ha lo scopo di condurre l'anima del credente alla contemplazione delle verità che sono "sopra" la ragione. L'inglese ARCARDO DI SAN VITTORE fu un eccellente teologo e mistico. Come tale si rivela anche nei suoi sermoni liturgici. GUALTIERO DI SAN VITTORE, di origine inglese, si presenta come un Vittorino fuori dal coro: rigoroso in teologia era contrario alla razionalizzazione dei dati della fede. GOFFREDO DI SAN VITTORE, è il tipico rappresentante dell'umanesimo culturale. La sua è una visione teologicamente positiva ed ottimistica della natura umana che costituisce la "prima grazia" donata da Dio all'uomo. I suoi interessi scientifici spaziavano dalla filosofia alla teologia, dalla matematica all'astronomia. ADAMO DI SAN VITTORE, il poeta dei Vittorini, è uno dei più rinomati autori di sequenze liturgiche. A titolo di completezza ricordiamo altri vittorini attivi ma con scarsa originalità come GARNERO, ASSALONE. Tra gli eredi ed epigoni sono da ricordare PIETRO COMESTORE e soprattutto TOMMASO GALLO. Tracce ereditarie di questa scuola si possono riconoscere nella fondazione della moderna esegesi scientifica.

2. La Mariologia della Scuola di San Vittore
La scuola di San Vittore attraverso i suoi magistri, attenti sia all'impostazione razionale della teologia sia alla contemplazione delle verità presenti nella Parola di Dio, ha contribuito al passaggio tra la teologia monastica e la teologia scolastica in forma serena e costruttiva. Un passaggio che non ha voluto essere una rottura con la teologia monastica ma piuttosto un completamento ed arricchimento attraverso nuovi metodi e strumenti, finalizzati all'approfondimento razionale della fede. Per quanto concerne la teologia mariana i teologi Vittorini si sono dedicati con attenzione anche se con sensibilità diverse. A. Sage nel 1970, nel suo studio sulla dottrina e sul culto mariano nella famiglia agostiniana, rilevava: «les Augustiniens ont tenu, eux aussi, una piace honorable dans le développement tlu cult marial». Questo giudizio è attualmente confermato da Luigi Catalani, il quale rileva in merito allo sviluppo della teologia mariana nel XII secolo: "il contributo più ricco e sfaccettato alla mariologia proviene dal folto gruppo dei Canonici regolari di Sant'Agostino appartenenti alla scuola parigina di San Vittore, in cui l'ispirazione mistica e l'elaborazione scientifica, la teologia monastica e il modello scolastico, camminano di pari passo". Alla luce dello studio sui singoli maestri della Scuola di San Vittore, credo che a monte della loro teologia, sia quella in generale come quella specificatamente mariana, ci sia quale fondamento e retroterra la formazione agostiniana. Cosi si spiega, ad esempio, l'attenzione specifica e l'approfondimento del tema Maria-Chiesa che è tipico in sant'Agostino come, unitamente alla posizione negativa nei confronti dell'immacolato concepimento, vi sia la forte sottolineatura della santità di Maria. In estrema sintesi, leggendo i contributi mariani dei Vittorini, si ricava una teologia mariana sempre impegnata, che arriva non solo alla mente ma anche al cuore; una teologia mariana sapienziale ben radicata nella Parola di Dio con sviluppi di pensiero degni di nota e sovente originali. Un particolare degno di rilievo è il fatto che il discorso mariano è mai a sé stante ma sempre in riferimento a Gesù Cristo, alla Chiesa, all'anima fedele. In questo contesto, unitamente al culto di lode, primeggia in continuità il culto di imitazione. Si spiega cosi perché nei sermoni relativi alle festività mariane, abbondano le esortazioni ascetiche e mistiche. A livello formale la teologia mariana dei Vittorini appare fortemente segnata dalla tradizione patristica e dalle formule di fede degli antichi Concili ecumenici. Si rileva una sobria apertura al sapere ma sempre radicata sull'esercizio della lectio biblica. La riflessione su Maria si muove in questa duplice dimensione: un'esegesi accurata e precisa dei passi biblici relativi alla Vergine e un'applicazione concreta alla vita ecclesiale e personale.
 
4. Contenuti della Mariologia dei "Vittorini"
A livello contenutistico possiamo dire che la teologia mariana dei maestri di San Vittore si sintonizza bene con quella del XII secolo, nella quale, come nota  H. Barré «il n'y a point mariologie et encore moins synthèse mariale»; solo nel secolo successivo «l'on commercerà d'y songer». Abbiamo, pertanto, quella che volutamente abbiamo sempre chiamato "teologia mariana" nel senso preciso di rilettura delle verità di fede sovente in chiave mariana. In questo contesto possiamo rilevare che è stata approfondita la missione che la Madre di Dio è stata chiamata a compiere nella storia della salvezza. Si è evidenziato, a livello teologico, lo stretto legame di dipendenza che unisce la maternità spirituale di Maria alla maternità divina. È stato formulata ed espressa nei suoi fondamenti teologici la verità della materna ed universale mediazione di Maria presso Cristo. In termini molto precisi e teologicamente esatti si è sviluppata la teologia mariana ecclesiale. La teologia mariana mistica è molto accentuata, ma insieme anche espressa con nobile sobrietà: si potrebbe definire "antropologica", con una terminologia più vicina alla nostra sensibilità. Sui temi in via di approfondimento, come l'immacolata concezione e l'assunzione corporea di Maria al cielo, la posizione dei nostri teologi è estremamente prudente e pensosa. Ci sono poi qua e là a livello dottrinale delle puntualizzazioni che si potrebbero definire frutto della simbiosi tra teologia monastica e quella scolastica ante litteram. Goffredo definisce Maria «prima madre della grazia» sia perché ha meritato di generare il Verbo di Dio e sia perché come Eva fu colei che per prima mise al mondo l'uomo carnale, cosi Maria per prima ha generato l'uomo spirituale. È ancora Goffredo che definisce con estrema chiarezza e senza alcuna esagerazione teologica, la Vergine «capo della Chiesa» nel senso temporale e materiale, ossia, in ordine di tempo. Degne di nota per la loro originalità sono le annotazioni: Maria, è la nuova Miriam, sorella e madre del nuovo Mosè (Gualtiero di San Vittore); è nascosta nell'Antico Testamento nell'involucro della lettera (Adamo di San Vittore); è caparra di immortalità: l'integrità della condizione di Maria è un'anticipazione in terra della purezza di cui la natura umana potrà godere nella vita futura (Riccardo di San Vittore). A livello cultuale il poema Planctus Mariae di Goffredo trae dal trono di gloria del passato la Madre del Signore e invita a guardare la Madre dolente con gli occhi e il cuore di Giovanni l'apostolo prediletto.

Bibliografia
GILA A. M., Maria negli autori della Scuola di San Vittore, in Theotokos XVII (2009), n. 2, pp. 453-478; GAMBERO L., Maria nel pensiero dei teologi latini medievali, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000; KOELER T. H., Storia della Mariologia, in DE FIORES S. - MESO S., Nuovo Dizionario di Mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 1986, p. 1394; AA. VV., Le culte de la Vierge dans la societé mediévale, Beauchesne, Paris 1996; PIASTRA C. M. - SANTI F., Figure poetiche e figure teologiche nella mariologia dei secoli XI e XII. Atti del II Convegno Mariologico della fondazione di Ezio Franceschini con la collaborazione della Biblioteca Palatina di Parma. Parma 19-20 maggio 2000, SISMEL, Firenze 2004.  

VEDI ANCHE:
- UGO DI SAN VITTORE






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