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BENEDETTO XVI




Papa dal 2005 al 2013.

1. Cenni biografici
Joseph Aloysius Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è nato in Marktl am Inn, nella Diocesi di Passau (Repubblica Federale di Germania), il 16 aprile1927. Dal 1946 al 1951 - anno in cui, il 29 giugno, veniva ordinatosacerdote ed iniziava la sua attività di insegnamento - studiò filosofia eteologia all'Università di Monaco ed alla Scuola Superiore di Filosofia eTeologia di Freising. Del 1953 è la dissertazione "Popolo e casa di Dionella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino", con la quale si addottoravain Teologia. Quattro anni dopo otteneva la libera docenza con un lavoro su"La Teologia della Storia di San Bonaventura". Conseguito l'incarico di Dogmatica e Teologia fondamentale nella Scuola Superiore di Filosofia e Teologia di Freising, proseguì l'insegnamento aBonn, dal 1959 al 1963, a Münster, dal 1963 al 1966, e Tübingen, dal 1966 al1969. In quest'ultimo anno divenne Professore Ordinario di Dogmatica e distoria dei dogmi all'Università di Regensburg e Vice-Presidente della stessa Università. Intanto già dal 1962 acquistava notorietà internazionale intervenendo, come consulente teologico dell'Arcivescovo di Colonia Cardinale Joseph Frings, al Concilio Vaticano II, al quale diede un notevole contributo. Il 24 marzo 1977 Paolo VI lo nominava Arcivescovo di München und Freising. Il 28 maggio successivo riceveva la Consacrazione Episcopale, primo sacerdote diocesano ad assumere dopo 80 anni il governo pastorale della grande Diocesi bavarese ed infine, nel Concistoro del 27 giugno 1977 veniva creato Cardinale. Nel 1981 Giovanni Paolo II lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologia Internazionale. Nel 2002, Giovanni Paolo II ne approvò l'elezione, fatta dai Cardinalidell'ordine dei Vescovi, a Decano del Collegio Cardinalizio. Il 19 aprile 2005, secondo giorno del conclave, fu eletto Papa, 264° Successore di Pietro, con il nome di Benedetto XVI. In data 28 febbraio 2013 ha rinunciato al Ministero Petrino.

2. Breve sguardo generale sulla mariologia di Ratzinger
Gli scritti mariani di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, a peso di carta non sono imponenti, ma sono molto importanti a due livelli. In primo luogo, sono assai incisivi nell’indicare la collocazione della mariologia e della devozione mariana nel complesso della fede e della teologia. In secondo luogo, gli scritti di Ratzinger su Maria si mostrano fortemente capaci di ben orientare il pensiero mariano, d’aiutare a trarne conclusioni testimoniali e missionarie per la Chiesa oltre che stimolazioni per la cultura e la vita degli uomini; pertanto sono significativi anche fuori del mondo cristiano e di quello della credenza in generale. Il cuore e lo spirito della teologia mariana di Ratzinger si può cogliere se si considera innanzitutto Maria come l’Innocente, che, con la sua prima grazia, si pone come la Bellissima, come la memoria migliore degli uomini. Il suo volto illuminato dalla gloria, infatti, è un faro luminoso per orientare il cammino della Chiesa pellegrina verso il Cielo trinitario. Nella mariologia breve di Ratzinger, se così ci si può esprimere, sono affrontati due rapporti essenziali, gli stessi curati nei nn. 52-69 del capitolo VIII della Lumen Gentium: il rapporto con Cristo e il rapporto con la Chiesa. La parte mariologica della teologia di Ratzinger, testimonia quanto essa sia inevitabile e necessaria perché il cristianesimo sia espresso in maniera completa e possa essere interpretato in modo convincente e nell’aderenza alla rivelazione biblica. Ratzinger sottolinea molto il doppio legame che Maria intrattiene con i misteri di Cristo e con il mistero della Chiesa, sulla filigrana del capitolo VIII della Lumen Gentium e dell’enciclica Redemptoris mater (15.3.1987) di Giovanni Paolo II. La persona e il ruolo della Vergine Madre da lui sono presentati come essenziali, poiché il suo mistero è concentrico al mistero di Cristo. E’ interessante constatare come una mariologia breve e sobria, qual è quella di Ratzinger, sia ben capace di rimettere al centro dell’attenzione cristiana Santa Maria, convincendo che la dottrina su di lei costituisce il sistema di coordinate del pensiero cristiano. Così facendo, apparirà chiaro che Maria è essenziale per il cristianesimo, per la Chiesa e per la vita del singolo cristiano. Per Ratzinger, il rapporto della figura di Maria è con tutta la Trinità e il suo ancoraggio è solidamente stabilito con l’intero piano salvifico che il Padre ha ideato e realizzato per gli uomini, ponendovi al centro il suo Figlio eterno, che nel tempo ha generato nel seno della Vergine Madre. Inoltre, pensa l’esistenza di Maria interamente avvolta dalla carità del Dio trinitario e dice che la sua è un’esistenza fra due grazie:  la grazia dell’inizio (l’Immacolata Concezione ) e la grazia della fine (l’Assunzione) che sono i simboli della creazione e dell’escatologia cristiane.

3.Maria, icona della creazione integra
Maria, quale creatura particolarmente toccata dalla grazia, dice come si vive la realtà della creazione in piena aderenza al progetto salvifico del Creatore. In mariologia, dice Ratzinger, diventa chiaro che la dottrina della grazia non termina col ritiro dalla creazione ma, al contrario, è il “si” definitivo alla creazione stessa: la mariologia diventa così garanzia dell’autonomia della creazione, garanzia della fede nella creazione e sigillo ad una dottrina sulla creazione rettamente intesa. In concreto, Ratzinger colloca il mistero di Maria nel cuore della creazione, come figura che, dal di dentro di essa, si pone quale esempio corretto ed esemplare del rapporto con Dio. Egli pure vede Maria inscritta significativamente ed esemplarmente dentro la realtà di grazia della creazione, non solo nella sua condizione di donna- madre, ma anche in quella di donna-vergine, due condizioni che si riferiscono a Cristo in modo inclusivo, cioè tale che, per mezzo del Cristo, si riferiscono anche a tutti gli uomini. Infine, la vede nell’ordine del principio, in quanto figura pienamente realizzata della maternità e della verginità, mentre ne mostra come si compone e si risolve in lei il misterioso paradosso della Vergine Madre, che è una delle caratterizzazioni più originali dell’antropologia cristiana. Ratzinger, dice anche che Maria partecipa, per grazia del Dio trinitario, all’inaugurazione dei tempi nuovi operata da Cristo. In lei Dio ricerca l’incontro più personale con gli uomini che egli realizza con l’incarnazione del Figlio; cosicché in lei, per mezzo del nuovo Adamo, nel suo seno, accade l’evento della più grande comunione che Dio abbia mai stabilito con l’uomo. In Maria, dunque, passano le orme più marcate fra quelle che Dio ha lasciato nella creazione, in lei Dio inizia i modi più intimi di presenza fra gli uomini. Scrive Ratzinger: «Dio non è legato alle pietre, ma si lega a delle persone viventi. Il si di Maria gli apre lo spazio in cui può innalzare la propria tenda. Ella stessa diventa per lui tenda ed è così che ella è l’inizio della santa Chiesa, che, a sua volta, rinvia alla nuova Gerusalemme, in cui non c’è più alcun tempio, poiché Dio stesso abita in lei». Ratzinger sottolinea il fatto che la Vergine Maria, a motivo della sua collocazione «centrale» nel cristianesimo, non può essere mai esclusa da alcun punto della riflessione teologica, neppure da quella sul futuro ultimo, a motivo della straordinaria capacità di sintesi di cui gode il mistero mariano. La collocazione, per così dire strategica, di Maria al centro dei misteri cristiani si realizza in concreto col suo essere presente al farsi dell’evento-Chiesa. La considerazione che Ratzinger fa della Madre del Signore come tipo della Chiesa, lo porta a fare una precisazione quanto mai lucida: il confronto tipologico della Vergine con la Chiesa ricorda che si può e si deve parlare di questa in termini personali e non semplicemente istituzionali. Egli precisa che Maria non è in contrapposizione con la Chiesa, ma , al contrario, ella è presente nella Chiesa con la sua persona e nella sua personalità, proprio dentro la Chiesa, quale suo membro sovreminente, esigendo che la ricchezza della dimensione personale si espanda e si approfondisca anche nella stessa Chiesa. Oltre che nel cuore del mistero dell’incarnazione, Maria è presente anche nel cuore del mistero dell’Ora pasquale. Ella è decisiva nel cristianesimo, non solo perché è stata la più vicina a Cristo, non solo perché - in termini di grazia - ha ricevuto dalla Trinità più di ogni altra creatura umana, ma perché in nessuno, più che in lei, la grazia è stata efficace. Quindi da ciò deriva che l’esistenza della Vergine Madre è segno limpido di tutti i misteri cristiani:
- del mistero trinitario (per essere Figlia eletta del Padre, Madre Santa del Figlio, Tempio dello Spirito);
- del mistero dell’incarnazione (per la sua maternità divina);
- del mistero pasquale (per il suo essere stata “Socia del Salvatore” e destinataria privilegiata dell’annuncio pasquale);
- del mistero pentecostale (per il suo essere stata nel Cenacolo, quale «madrina» della Chiesa);
- del mistero della Chiesa (per essere suo membro sovreminente).
Perciò, indicando la teologia come necessaria matrice della pastorale, Ratzinger indica un criterio pastorale e di culto mariano all’insegna dell’integralità misterica, che sbarra la strada ad ogni coltivazione di devozione mariana.

4. Maria, donna della mediazione materna
Come si è già accennato Ratzinger a grandi tratteggi legge ed interpreta la terza parte della Redemptoris Mater. Il discorso che egli fa sulla mediazione è di  larghe vedute, libera il concetto di mediazione da schematismi consolidati da tempo per darne  un’interpretazione al massimo larga e diffusa. Egli dice che la mediazione è nome di tutta la vita cristiana: della testimonianza e della missione, e permea di sé il quotidiano cristiano. Questa reciprocità della mediazione in nessun modo va intesa come una forma d’auto- redenzione e d’auto-salvezza, cioè detto in termini mariani, la Vergine non si è né autoredenta, né si è autoeletta Madre del Salvatore, non si è  inserita nella missione della Chiesa con decisione autonoma, né si è alla fine auto glorificata. Ratzinger nel trattare la maternità di Maria e della Chiesa, dice: la Chiesa è chiamata ad essere madre feconda vivendo in se stessa, in maniera missionaria la maternità della Vergine (Maria e la Chiesa sono una sola madre e più madri). Non si tratta di un parallelismo esemplificativo o dell’uso improprio di un simbolo o di una metafora. Si tratta piuttosto della realistica affermazione riguardante la comunione di vita fra due persone (Maria e la Chiesa) che fa entrare in relazione anche le loro maternità, permettendo uno scambio di predicati fra di esse. Si tratta di due persone, di due donne, di due madri che sono in qualche modo mutuamente immanenti, in modo però non fusionale e confuso. Ratzinger insiste molto sul carattere personale della Chiesa, alla cui formazione collabora anche Maria. Questo comporta che la Chiesa possa essere madre al modo di Maria, la quale ha concepito anzitutto per la sua fede e, perciò, anzitutto per essere stata donna fecondata dalla Parola che genera la fede. È  questa maternità di Maria che la Chiesa può vivere, è la misteriosa maternità della Parola (è creatrice e feconda), dalla Parola (chi l’ascolta e l’assimila è fecondo) e con la Parola (genera credenti e dunque nuovi figli per il Regno). Infatti il papa un’affermazione troppo poca meditata di Paolo: “Io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi”. La Chiesa che genera, che partorisce nel dolore, che educa al Cristo è una Chiesa della vita e perciò vitale, è una Chiesa –madre e perciò materna. Questa certamente è una Chiesa attiva, ma il suo dinamismo è il suscitare la vita dei figli di Dio, allevarla, nutrirla, educarla,formarla a immagine del Cristo, guidarla nella forza dello Spirito, condurla al Padre. Inoltre, la maternità di Maria rispetto alla Chiesa non è una maternità generica: ella non è solo madre della Chiesa nel suo insieme, ma è anche madre di ognuno dei suoi membri. Quindi, la maternità di Maria, esemplare per a maternità della Chiesa, è complessa: esprime le due indivisibili realtà cristiane: singolarità e interezza.

Bibliografia
RATZINGER J. (BENEDETTO XVI), Maria, Chiesa nascente, San Paolo, Cinisello Blasamo 1998; ID. Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul Simbolo apostolico, Brescia,  Queriniana, 2005; ID., Il Dio vicino. L’Eucaristia cuore della vita cristiana, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2003; ID., Stella di speranza. Il Papa pellegrino ai santuari mariani, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010; ID., Con Maria incontro a Gesù. Il Papa parla della mamma del Signore, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008; MASCIARELLI M. G., Maria: un’esistenza fra due grazie. Riflessioni teologiche sull’Immacolata Concezione e sull’Assunzione, in AA. VV. Il mistero della Vergine - Madre, Chieti, 1988, pp.176ss.; ID., Il segno della donna . Maria nella teologia di Joseph Ratzinger, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2007; ID., La discepola. Maria, colei che è beata perché ha creduto, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000; STAGLIANO’ A., Madre di Dio. La mariologia personalistica di Joseph Ratzinger, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010; PERRELLA S. M., Maria, madre di Gesù, porta fidei, in Marianum Notizie-News, n1/2012, pp. 1-4; ID., Maria parola di Dio per la Chiesa di tutti i tempi. La Mariologia nella "Verbum Domini", in L'Osservatore Romano del 5 agosto 2011; DI GIACOMO L. M., La presenza di Maria nella «Verbum Domini» di Benedetto XVI, in Riparazione mariana, n. 1 del 2012, pp. 4-6; AA. VV., Maria Testimone-Serva del Dio Amore. Sulla scia dell’enciclica “Deus caritas est” di Benedetto XVI, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2006.

VEDI ANCHE:
- DEUS CARITAS EST
- MARIA CHIESA NASCENTE






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