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CATECHISTI


Una delle idee portanti del Documento di base sul rinnovo della catechesi del 1970, è che la catechesi è opera dell'intero popolo di Dio, è cioè opera tipicamente ecclesiale anche quando è compiuta da una singola persona, perché essa non può presentarsi che come membro della Chiesa e a nome della Chiesa. Nessuno parla da solo in nome di Dio, ma ha attorno a sé la Chiesa che lo deputa, lo sostiene, lo conferma, dà significato ed efficacia di fede comunitaria alla sua parola. L'azione del catechista « è sempre un atto ecclesiale: è la testimonianza della perenne presenza di Cristo nella Chiesa e nella storia dei mondo » (DB 55,b). Perciò, « il discorso catechistico deve rendere evidente la presenza della Chiesa, la sua fede, la sua vita misteriosa... L'attenzione del .catechista è rivolta a testimoniare un messaggio, che l'intero popolo di Dio vive con trepidazione e gioia» (DB 166,ab; cf 185-186).

1. Le relazioni personali e gli atteggiamenti della carità di Maria verso Dio e verso la Chiesa annunciano Cristo

Vorremmo soffermarci un po' a considerare Maria nella pietà personale dei catechisti, nella loro spiritualità pastorale-apostolica. Non si tratta di altre realtà, diverse da quelle viste finora, anzi se ne fa una sintesi, non attraverso i fatti della storia della salvezza nei quali Maria ha il suo posto •e la sua opera, ma attraverso appunto gli atteggiamenti, le relazioni, i comportamenti di lei. Poiché il suo essere è tutto espresso nel suo operare, con una integrità che non è attardata da nessun influsso di colpa, vogliamo cogliere in uno sguardo d'insieme ciò che Maria è per il Padre, per Cristo, per lo Spirito Santo, per la Chiesa, per l'umanità. La spiritualità di tutti gli operatori della pastorale, in modo speciale dei catechisti, può trovare nella meditazione di queste realtà, nella conformazione a questo modello, un nutrimento appropriato per avere la forza di operare un rinnovamento della catechesi che non sia qualcosa di esterno, di puramente metodologico, ma sia in linea col mistero della « Incarnazione ». Questa è opera divino-umana, opera di liberazione, di redenzione, di creatività, di novità di vita. I nostri grandi catechisti, i nostri santi ci hanno mostrato come il messaggio-mistero di Cristo può e deve essere rivissuto personalmente ed ecclesialmente lungo i secoli, nelle varie culture, negli ambienti più disparati della convivenza umana. Purtroppo non abbiamo una storia specifica ai riguardo che sarebbe tanto significativa e offrirebbe una vasta gamma di realizzazioni capaci di stimolare a nuove mète.

2. Come Maria, i catechisti sono ambasciatori dell'amore del Padre

Tutto il mistero di Dio, dell'uomo, dell'universo, è un mistero di amore. Il Documento di base, per « il rinnovamento della catechesi », inizia affermando: « La storia del popolo di Dio è storia dell'amore divino » (DB 1). Un amore che giunge a dare il Figlio per la salvezza del mondo, e per darlo vuole la collaborazione di una donna, Maria. Cristo è il supremo dono dell'amore dei Padre e dell'amore di Maria per l'umanità. Maria ci chiama a riconoscerlo, lo fa con tutta la forza del suo essere, e, con l'accettare il sacrificio del Figlio, « chiama i credenti.., all'amore del Padre » (LG 65). La grande realtà da cui proviene ogni catechesi e a cui essa mira come al suo ultimo fine, è l'amore del Padre, accolto e corrisposto, amore che vuole « ammettere tutti gli uomini alla comunione con Sé, nello Spirito Santo, per mezzo del Figlio suo » (DB 4). « L'annuncio dell'amore del Padre è impegno quotidiano dei suoi figli », per cui, « chi sa riconoscere l'opera di Dio e intuisce la soavità e potenza del suo amore per gli uomini, con bontà e rispetto può farne partecipi gli altri, anche in un contatto occasionale » (DB 198,b). È un compito che « ogni vero cristiano sa svolgere; perfino il fanciullo tra i suoi coetanei » (DB 198,a); ed è il compito specifico dei catechisti. Questo è il grande annuncio di Maria: « L'anima mia magnifica il Signore... il suo amore per secoli e secoli a coloro che lo temono. Egli opera potenza col suo braccio.., solleva Israele, suo servo, ricordando il suo amore » (Lc 1,46.50s34). Abbiamo considerato quanto Maria entri a fondo in questa storia di amore e di salvezza, così da divenirne un « annuncio vivo ». Abbiamo visto che essa è modello di fede ed è come una felice sintesi di tutti i dati della fede: ci richiama in pienezza il contenuto dell'annuncio che dobbiamo fare nella catechesi, ci mostra gli atteggiamenti interiori per farlo. I catechisti allora prendono coscienza di dover « agire come mediatori dell'incontro tra Dio e l'uomo » (DB 133,a), di dover essere « fedeli a Dio e all'uomo » (cf DB 160-161), di dovere per « primo atto di sapienza», nella ricerca del loro metodo di annuncio, « riconoscere l'azione di Dio » (cf DB 163). Alla base della spiritualità dei catechisti sta una consapevolezza d'essere stati anch'essi scelti da Dio per una missione di amore. Pensando a Maria, devono rilevare la sua corrispondenza all'amore del Padre che l'ha scelta come « figlia prediletta » (LG 53), imitare il suo « atteggiamento religioso di fronte a Dio » (DB 108,c). « Per chi è figlio di Dio, non dovrebbe trascorrere giorno senza che in qualche modo sia stato annunciato il suo amore per tutti gli uomini in Gesù Cristo. È una trama che va tessuta quotidianamente. È la fitta e misteriosa trama entro cui si incontrano Dio, che si rivela e l'uomo, che lo va cercando per varie strade » (DB 198,c). La fedeltà al Padre si esplica in pienezza nel far conoscere e accogliere il Figlio di Dio, perché è Lui che conduce al Padre col suo Spirito di Amore (cf DV 2). Far accogliere Gesù nella sua vita terrena per riviverla in sé col suo cuore di Figlio. « Per alimentare una mentalità di fede, che consenta di vivere da figli di Dio, la catechesi deve raggiungere gli uomini nel tempo e nel luogo in cui essi operano, vale a dire nella situazione di vita che è loro propria » (DB 128,a). È un punto delicato della fede cristiana far capire perché il Padre, che ci ama infinitamente, lascia tanto sovente i suoi figli più amanti e più amati in situazioni penose, precarie, di per sé rattristanti, costringenti. Eppure, questo è ciò che il Padre ha fatto con Maria, « figlia prediletta » (LG 53), come l'ha fatto con Gesù, « il Figlio diletto ». Né Gesù, né Maria, hanno chiesto al Padre d'essere tolti da quelle loro situazioni di vita. Anzi, è proprio in quella loro esistenza sacrificata che essi hanno gioiosamente mostrato al Padre il loro amore filiale e hanno operato a salvezza dell'umanità. Se la vita non fosse « pellegrinaggio » ie non fossimo diretti alla « casa del Padre », dove Gesù Cristo è andato a prepararci un posto affinché siamo sempre con lui (Gv 14,2-3), avremmo ragione di « turbarci ». Ma le prove della vita, che ci toccano come agli altri, sono fonte di gloria e di vita eterna (1 Pt 5,9-10; Rom 8,18; 2 Cor 4,17). Su tutte le prove della vita deve levarsi ferma e sicura la più serena confidenza nell'amore del Padre che per mezzo di esse vuole procurarci una maggiore felicità intramontabile.

3. Come Maria, i catechisti devono essere « vivi annunci » di Cristo

Poiché Cristo è il dono del Padre, l'annuncio dell'amore del Padre è annuncio di Cristo (DB 1). Non sono cose distinte, non possono esserlo e la catechesi deve sempre industriarsi per far vedere l'unità di tutto il piano della salvezza. Sarebbe inconcepibile pensare che Maria mettesse su due piani l'amore del Padre che le ha dato Gesù e Gesù stesso, dono del Padre. « Il mistero di Cristo è... realtà operante oggi e per ciascuno. Così la catechesi deve annunciarlo... Il dono ineffabile di Lui, che Dio ci ha fatto, è sempre vivo e presente » (DB 71). Di questo dono del Padre e di Maria, lei stessa è « vivo annuncio » come abbiamo considerato più volte. Cristo è il Salvatore, e questo è il grande annuncio della Madre Vergine immacolata: « Si allieta il mio spirito in Dio, mio Salvatore, poiché ha guardato alla miseria della sua serva: e ora tutti i secoli mi diranno beata; poiché il Potente mi ha fatto grandi cose, e santo è il suo nome... » (Lc 1,47-49). Maria è il testimone primo di Cristo: è sua Madre, da Lui redenta in modo sublime (LG 53). Anche i catechisti « sono testimoni e partecipi di un mistero, che essi stessi vivono e che comunicano agli altri con amore ». Come per Maria, « questo mistero li trascende infinitamente, e tuttavia esso si compie anche attraverso la loro azione, che lo attesta, lo spiega, lo fa rivivere ». Per questo, quale « testimone di Cristo Salvatore, ogni catechista deve sentirsi e apparire, lui pure, un salvato: uno che ha avuto non da sé, ma da Dio, la grazia della fede, e si impegna ad accoglierla e a comprenderla, in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca » (DB 185,abc). Come Maria, i catechisti non possono non meditare di continuo sulla vita e le opere di Cristo, per saper presentare agli uomini, con la totale dedizione e l'integro amore di lei, il Signore che « disperde i superbi nell'intento del loro cuore,.., innalza i miseri, gli affamati li riempie di beni, e i ricchi li svuota... » (Lc 1,51-53). Infatti, anche per i catechisti, « evangelizzare Gesù significa anzitutto presentarlo nella sua esistenza concreta e nel suo messaggio... come " l'Uomo perfetto ", che "ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo "» (GS 22). Gesù, infatti, ha parlato « con autorità, con libertà e dolcezza, indicando le vie dell'amore, della giustizia, della sincerità. Nessuno ha parlato agli uomini del mistero di Dio come Lui, rendendo ad essi possibile un'alta esperienza del Padre... » (DB 59). Con questo atteggiamento e preparati da un'amorosa quotidiana meditazione, i catechisti saranno portati a mettere « particolarmente in luce i lineamenti della personalità di Gesù Cristo, che meglio lo rivelano all'uomo del nostro tempo: la sua squisita attenzione alla sofferenza umana, la povertà della sua vita, il suo amore per i poveri, i malati, i peccatori, la sua capacità di scrutare i cuori, la sua lotta contro la doppiezza farisaica, il suo, fascino di capo e di amico, la potenza capovolgitrice del suo messaggio, la sua professione di pace e di servizio, la sua obbedienza alla volontà del Padre, il carattere profondamente spirituale della sua religiosità » (DB 60,b). Così Gesù diverrà realmente « il centro vivo della fede » (DB 57) e la preoccupazione dei catechisti sarà di « far accogliere la sua persona vivente, nella pienezza della sua umanità e divinità, come Salvatore e Capo della Chiesa e di tutto il creato » (DB 58,a). In tal modo, i catechisti offriranno a Cristo la loro discreta eppure integrale opera di mediazione, come ha fatto Maria (LG 60-62), perché in Lui, con Lui, per Lui, si sentiranno « mediatori dell'incontro tra Dio e l'uomo », perché si sentiranno « consacrati e inviati » da Lui, come Lui dal Padre (cf DB 183). « Gesù Cristo adempie la sua missione di Verbo e di Maestro, fino alla piena manifestazione del regno di Dio. Egli effonde lo Spirito ricevuto dal Padre su tutta la Chiesa, facendone un popolo di profeti. Ciascuno dei suoi fedeli, accogliendo con gratitudine e gioia il proprio dono spirituale, coopera alla crescita del suo Corpo Mistico, con la testimonianza della vita e la grazia della parola » (DB 182,a). Come Maria, i catechisti sentiranno fortemente che il messaggio-mistero di Cristo è di condurre gli uomini al Padre come figli animati dal suo stesso Spirito, per fare di tutti una « comunione» viva e profonda nella conoscenza e nell'amore, che sia davvero « vita eterna ». Ecco perché, « chi ha in sé il senso di Cristo " (1 Cor 2,16), per un misterioso e spontaneo impulso, sa esprimerlo e proporlo anche negli incontri più consueti » con gli altri (DB 198,b).

4. Come Maria, i catechisti devono farsi docili e disponibili allo Spirito

Cristo è stato mandato dal Padre agli uomini perché comunichi loro lo Spirito di Dio che li animi, li muova, li unisca, li guidi, li conduca al Padre nell'amore. Il Concilio ha visto in profondità le relazioni di docilità e disponibilità di Maria di fronte allo Spirito Santo: esse sono un messaggio per noi catechisti, un modello di comportamento, un progetto di vita. Ebbene, il Documento di base insiste su questo atteggiamento di fondo. Perché si crei nei nostri catechizzati una « mentalità di fede », cioè un'autentica « capacità di comprendere e di interpretare tutte le cose secondo la pienezza del pensiero di Cristo » (DB 39,d), bisogna che i catechisti sappiano « educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo » (DB 38,b). Per questa opera e « in vista di tale obiettivo, i catechisti sono chiamati a farsi sempre più docili all'azione dello Spirito Santo » (DB 40,a), perché questo dev'essere l'atteggiamento di tutto il popolo di Dio (cf DB 2,a). Infatti, « lo Spirito, che opera nel mondo intero fin dall'inizio della creazione, dal giorno della Pentecoste prende dimora fra i credenti come in un tempio. Li riunisce in comunione gerarchica; li vivifica nella carità; in essi suscita la memoria della vita, della morte e risurrezione del Signore, e ne attualizza la presenza salvifica, soprattutto con la parola e nella frazione del pane eucaristico. In tal modo, abilita e muove i credenti a dare testimonianza al Vangelo, sicché, vedendo le loro opere buone, tutti glorifichino il Padre comune » (DB 6,b). É spontaneo il richiamo a Maria « tempio dello Spirito Santo » (LG 53), a Maria unita con gli Apostoli in preghiera nel Cenacolo per invocare e accogliere lo Spirito Santo (LG 59). 2 significativo che la pietà dei fedeli unisca usualmente l'Ave Maria al « Veni, sancte Spiritus » quando inizia esercizi e trattenimenti spirituali. I catechisti, e come cristiani e più come evangelizzatori, devono essere tipicamente « docili » allo Spirito di Cristo. Lasciarsi « muovere » da Lui per farsi « attenti e docili alla parola di Dio » (DB 17,b), per approfondire la propria « mentalità di fede » che è integralmente « radicata nella persona; anzi, in parte determinante, è frutto della sua libera attività spirituale » (DB 41,a). Ma proprio qui è più necessaria l'opera dello Spirito di Cristo, perché solo « con la grazia dello Spirito Santo, ciascuno sviluppa le sue facoltà di ammirazione, di intuizione, di contemplazione, di giudizio, di adorazione, fino a ratificare coscientemente la fede che ha avuto in dono » (DB 41,a). Questo viene detto di tutti i cristiani e specificamente dei catechizzati, ed è proposto ai catechisti perché vi facciano particolare attenzione; ma evidentemente si applica prima ancora ai catechisti e alla loro attività spirituale personale. Viene così richiamato l'atteggiamento profondo di Maria che medita, ripensa, ammira, contempla, magnifica il piano di salvezza che l'amore del Padre ha concepito nel dono del suo Figlio e ha realizzato effondendo su lei in pienezza lo Spirito Santo. Così i catechisti, quando pensano a Maria, devono essere richiamati dall'atteggiamento di lei alla responsabilità di operare come « mediatori dell'incontro tra Dio e l'uomo » (DB .133,a). Saranno consci della necessità dell'influsso dello Spirito nei loro catechizzati - e lo invocheranno con la preghiera - ma avranno tale consapevolezza prima di tutto per se stessi e supplicheranno una maggiore effusione dei doni dello Spirito. « Per accogliere con libertà e docilità la parola di Dio, l'uomo ha bisogno della grazia e dell'impulso soave e forte dello Spirito Santo, che muove al consenso e dà la gioia del credere. « È lo Spirito Santo, che dà all'uomo luce e forza perché risponda alla sua suprema vocazione, lo mette in contatto con il mistero pasquale di Cristo e lo rende capace di adempiere la nuova legge dell'amore » (DB 133,bc). Il DB, presentando la vita morale come « un "sì" alla legge dello Spirito », parla della « fedeltà alle direttive di vita date dal Maestro, soprattutto nel discorso della montagna ». Poi prosegue: « La catechesi deve presentare questo doveroso impegno di fedeltà, come via per seguire Gesù Cristo, persona viva, nella disponibilità, mai del tutto attuata, allo Spirito Santo » (DB 94,cd). I catechisti dovranno sentire la realtà di questa situazione, innanzitutto, per se stessi, come stimolo per contestare ogni propria infedeltà, come sprone per una disponibilità e docilità maggiore. Saranno pure indotti, riguardo agli altri, a « rispettare l'azione dello Spirito Santo », per non contrastarla, per non urgere inopportunamente chi si attarda; ma invece per « saper attendere », per « sapersi ritirare », per operare sempre nella carità. Impareranno a pregare (DB 167), ricordando che essi stessi hanno sempre bisogno dell'aiuto dello Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture « e fa ancora risonare la viva voce del Vangelo nella Chiesa» (DB 107,b). Tutto ciò maturerà nei catechisti la convinzione profonda che « la presenza operante dello Spirito Santo va riconosciuta in ogni momento del disegno divino. « Egli è lo "Spirito creatore ", che edifica il Corpo di Cristo; è il dono messianico per eccellenza, che fa entrare l'uomo in un nuovo e definitivo rapporto con Dio e lo conforma a Cristo; conserva e alimenta la comunione di salvezza fra tutti gli uomini. Dono ottenuto e inviato a noi da Gesù Cristo, ne continua e completa la missione animando e guidando la Chiesa e il mondo nel cammino verso l'ultimo compimento. « È Lui che spinge la Chiesa a svilupparsi, a rinnovarsi, ad aggiornarsi, a capire i tempi, ad evangelizzare il mondo, è Lui che ne conserva la struttura organica e ne vivifica le istituzioni; è Lui che viene comunicato nei sacramenti, per mezzo dei quali santifica il popolo di Dio. Egli è principio di unità e di interiorità; distribuendo nella Chiesa ministeri e carismi, vi suscita vocazioni ed opere che l'autorità non estingue, ma discerne, giudica e coordina. « Anche la catechesi si compie sotto l'azione dello Spirito Santo; per mezzo di Lui, la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa e nel mondo » (DB 79). In forza di queste convinzioni, di questi atteggiamenti interiori - che una sincera pietà verso Maria favorirà in modo singolare - i catechisti saranno più idonei a svolgere la loro opera educativa e di iniziazione cristiana integrale. Perché « chi è mosso alla carità dallo Spirito del Signore, trova sempre i modi per comunicare il suo assillo, geniale e struggente, a coloro che lo circondano » (DB 198,b).

5. Come Maria, i catechisti devono operare nella carità profondamente uniti alla Chiesa

Parlando della qualificata preparazione dei catechisti, il Documento di base afferma: « La vocazione profetica richiede ai catechisti una solida spiritualità ecclesiale,... una profonda carità verso Dio e verso il prossimo » (DB 189,a). È l'atteggiamento di Maria visto sopra. I catechisti devono essere consapevoli che l'azione catechistica è opera ecclesiale che appartiene a tutto il popolo di Dio e in maniera eminente ai suoi Pastori. Devono perciò avere coscienza attuale e operosa del fatto che « Dio stesso raduna il suo popolo, per mezzo del Figlio suo fatto uomo » (DB e che « lo Spirito Santo dona la pace di Cristo perché la Chiesa la viva e la diffonda » (DB 6-7). « Questo è il mistero di cui la Chiesa ha esperienza, il messaggio di cui resta sempre discepola, custode e interprete, ad esso dà perenne testimonianza nella storia, pregustando e preannunciando la pienezza della vita eterna» (DB 7,a). « Tutta la Chiesa è missionaria » (DB 8) perciò, « la Chiesa ascolta religiosamente la parola di Dio », perché « tutta la Chiesa è responsabile della parola di Dio » (DB 11-12; 14). I catechisti devono sentire che questa realtà li tocca profondamente: essi sono catechisti solo in quanto membri della Chiesa, e devono assumerne la mentalità e lo spirito. « La Chiesa non proclama un'astratta ideologia, ma la parola che si è fatta carne in Cristo, Figlio di Dio, Maestro e Redentore di tutti gli uomini. « Dallo Spirito Santo la Chiesa viene introdotta sempre più pienamente nella verità. Progredisce nella comprensione tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, finché venga a compimento il disegno di Dio (cf DV 8). « Né può esimersi, per il mandato ricevuto da Cristo, dal confrontare con la parola e con il disegno di Dio le realtà mutevoli della storia, per interpretarle e giudicarle nella luce del medesimo Spirito, secondo le esigenze del regno di Dio che viene. « In tal modo, il messaggio rivelato mantiene la sua integrità e viene proclamato sempre vivo a tutte le generazioni (cf DV 7)» (DB 16). Essere inseriti in quest'opera come attivi realizzatori, è una grande responsabilità; ma « poiché i catechisti operano in nome della Chiesa, devono sentirsi sostenuti dalla stima, dalla collaborazione e dalla preghiera dell'intera comunità » (DB 184,b). Per parte loro, i catechisti devono aderire vitalmente alla comunità ecclesiale, farsi « attenti e fedeli all'insegnamento dei Pastori » (DB 40,a; cf 13; 192); saper attingere « con docilità, con fiducia e con gioia » al magistero e alla predicazione ordinaria del papa, che « sono una solenne catechesi» (DB 190). La « sensibilità pastorale » dei catechisti (DB 181) deve portarli a svolgere la loro missione con responsabilità e competenza, con « intelligente capacità inventiva », preparandosi « nella riflessione e nella preghiera ». Devono sentire che non sono soli, che la loro azione « è inserita nel quadro delle responsabilità pastorali di tutta la Chiesa », facendo ad esse « appello con sapienza » e dando il proprio contributo (DB 181). Perciò ogni catechista deve saper « rendere evidente la presenza della Chiesa, la sua fede, la sua vita misteriosa ». Allargando l'ottica di questa attenzione il Documento di base fa i seguenti richiami. « Si parla oggi a ragione di una impostazione ecclesiologica non solo del contenuto, ma anche della metodologia della catechesi, e l'espressione evoca una ricca gamma di proposte educative. L'attenzione del catechista è rivolta a testimoniare un messaggio, che l'intero popolo di Dio vive con trepidazione e gioia. « Sempre attento alle capacità dei fedeli, egli si presenta come un membro responsabile della comunità locale, che mostra di conoscere e di amare, con animo aperto alla Chiesa universale. Parla con tono di familiarità della storia della Chiesa, si riferisce con spontaneità ai segni e alla celebrazione dei divini misteri, rievoca l'esempio e la sapienza dei santi, descrive la carità e le preoccupazioni del popolo di Dio, illustra i problemi e le vie del dialogo con il mondo contemporaneo. « Con grande convinzione e competenza didattica, il catechista fa risonare nel suo insegnamento la voce dei Pastori, poiché è Cristo che parla in loro per confermare tutti nella fede. « Il suo discorso non nasconde le debolezze della Chiesa, ma guida a comprenderle con carità e a superarle generosamente » (DB 166). È necessario che i catechisti sappiano far sentire in modo vivo la presenza della chiesa locale, in cui « si fa presente ed opera » l'unica Chiesa di Cristo. « La chiesa locale è il luogo, in cui l'economia della salvezza entra più concretamente nel tessuto della vita umana. Intorno ai Pastori, nella diocesi, si fonda, si alimenta e si manifesta la vita del popolo di Dio, perché ivi si celebra con tutta pienezza il mistero di Cristo. Quanto più questo mistero è vissuto in tutte le sue dimensioni, tanto più cresce il senso dell'unità della Chiesa, che ha la sua espressione visibile nell'unica parola, nell'unico sacrificio, nell'unica carità di Cristo » (DB 142,b). In questa visuale, i catechisti saranno portati a sentire la presenza di Maria nel piano della salvezza, specialmente nelle celebrazioni liturgiche. Anche nelle devozioni locali. Qui dobbiamo richiamare ciò che la Lumen gentium ha affermato a riguardo dell'amore operoso di Maria, modello e forza dell'opera materna della Chiesa. « La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini » (LG 65, in fine). È solo in forza di questo amore che i catechisti, imitando Maria che si è offerta « serva del Signore » per cooperare con Gesù, sapranno prestare un « servizio fraterno » ai loro catechizzati, « assecondando le intenzioni di Dio e seguendo le vie dello Spirito Santo », per « raggiungere i fedeli nelle loro concrete situazioni » e per accompagnarsi ad essi « giorno per giorno, lungo un itinerario sempre singolare » (DB 168,b). Sapranno, come Maria, essere testimoni di Cristo e dell'amore del nella parola di Gesù Cristo quando dev'essere riannunciata al mondo. Con Padre, educatori che operano con «profonda umiltà e ferma fiducia». queste due espressioni " custodire la parola " e " meditarla nel cuore" sono indicate quelle funzioni che devono accompagnare sempre l'annuncio. Perciò, ogni catechista, quale « educatore dei fratelli nella fede, è debitore verso tutti del Vangelo che annuncia; dalla fede e dalla testimonianza di meditazione. tutti, egli si lascia a sua volta educare. « Il catechista è consacrato e inviato da Cristo e può fare affidamento su questa grazia: deve anzi sollecitarne l'abbondanza, per divenire, nello Spirito, strumento adatto della benevolenza del Padre. Egli è consapevole portavoce della Chiesa, dalla cui esperienza di fede gli viene sicurezza » (DB 185,bd; cf 186-188).

Bibliografia

MEDICA G. M., Maria vivo annuncio di Cristo, Elle Di Ci, Leumann, Torino 1973; UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Documento di Base. Il rinnovamento della Catechesi, 2 febbraio 1970; ID., La formazione dei catechisti per l’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 4 giugno 2006; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Annuncio e Catechesi per la vita Cristiana, 4 aprile 2010; ID., Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 29 giugno 2001; ID., “Rigenerati per una speranza viva” (1 Pt 1,3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, 29 giugno 2007; ID., Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 30 maggio 2004; COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai cercatori di Dio, 12 aprile 2009; CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE, L’iniziazione cristiana. 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, 31 marzo 1997,

VEDI ANCHE:
- CATECHESI
- CATECHESI MARIANA






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