Teologo dello Sri Lanka nato il 29 agosto 1924 e morto il 17 gennaio 2013, condannato e scomunicato per la sua errata posizione sui dogmi mariani.

1. Chi era Tissa Balasuryia
Tissa Balasuryia è stato religioso degli Oblati di Maria Immacolata, volto asiatico della teologia della liberazione. Balasuriya fu al centro negli anni Novanta di un braccio di ferro dottrinale con la Congregazione della dottrina della fede - guidata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger - per via del suo libro «Mary and Human Liberation». Da sempre fortemente impegnato sul fronte della giustizia, autore di numerosi saggi sulle questioni sociali, nel 1971 aveva fondato a Colombo il Centro per la Società e la Religione.

2. Gli errori mariologici
A portarlo in rotta di collisione con Roma fu soprattutto il suo libro dedicato alla figura di Maria, giudicato in contraddizione con alcune verità di fede. Nel volume Balasuriya sosteneva che un approccio mariano al Terzo mondo dovrebbe ispirarsi alla sensibilità e al progetto incarnato dal Magnificat: nutrire gli affamati e sollevare gli umili. Ma - in nome del superamento di una certa visione teologica «occidentale» della mariologia - esprimeva anche tesi giudicate dalla Congregazione per la dottrina della fede in contraddizione con i dogmi del peccato originale e dell'Immacolata Concezione. Gli errori mariani, sono conseguenza di errori cristologici, che vengono così sintetizzati nel documento vaticano: "In primo luogo l’autore relativizza il dogma cristologico: Gesù è presentato semplicemente come un "maestro supremo", "uno che mostra la via per la liberazione dal peccato e per l’unione con Dio", "uno dei massimi leaders spirituali dell’umanità", una persona in conclusione che ci comunica la sua "primordiale esperienza spirituale", ma di cui non viene mai esplicitamente riconosciuta la filiazione divina e di cui viene riconosciuta solo in maniera dubitativa la funzione salvifica". Per un Cristo che è solo un leader non occorre una Madre di Dio, immacolata, sempre vergine e assunta: verità che il teologo nega.

3. Inchiesta e condanna
Al termine di un'istruttoria avviata dalla Conferenza episcopale dello Sri Lanka, nel 1996 arrivò una notificazione firmata dal cardinale Ratzinger e dall'allora segretario della Congregazione Tarcisio Bertone in cui venivano elencati una serie di errori dottrinali e veniva chiesto al teologo asiatico di sottoscrivere un apposito documento. Balasuriya replicò sostenendo di essere stato travisato e sottoscrivendo solo la professione di fede di Paolo VI. Con l'aggiunta - però - di una postilla in cui precisava che lo faceva comunque nel «contesto dello sviluppo teologico e delle pratiche della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e della libertà e responsabilità dei cristiani e dei teologi, stabilite dal diritto canonico». Si arrivò così nel gennaio 1997 alla scomunica latae sententiae approvata da Giovanni Paolo II. Provvedimento che rientrò poi l'anno successivo, quando Balasuriya accettò di abolire la postilla e di sottomettere ogni sua futura pubblicazione all'imprimatur del vescovo.

Bibliografia
Madre di Dio, n. 3 - marzo 1997; MISSIONLINE, È morto il teologo Tissa Balasuriya, 17 gennaio 2013.