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FOLKLORE LETTERARIO MARIANO


1. Poesia popolare
Maria Vergine, che ha ispirato ad artisti e letterati cose mirabili, venerata dal popolo con manifestazioni di spontaneo ed ingenuo affetto, non poteva certo non strappargli dal cuore le espressioni della poesia. Questa è elemento importantissimo per la conoscenza del folclore (il primo, anzi, che abbia formato oggetto di ricerca) perché, mentre la poesia letteraria è frutto di uno studio che spesso viene ad incidere sulle ragioni stesse della creazione poetica, là ove studio non è, nasce la poesia soltanto sotto la insopprimibile spinta di un affetto, di un moto spontaneo; onde la poesia popolare, se sboccia, meglio che ogni altra manifestazione esprime al vivo l'anima, i sentimenti genuini del popolo stesso. Tale manifestazione, nei riguardi di Maria SS., ricorre soprattutto e più spesso presso i luoghi di culto, i Santuari, ove le folle riunite sentono spontaneo il desiderio di esprimere collettivamente la loro unica fede, il comune sentimento che le muove. Nella presente, succinta esposizione di questo elemento folcloristico che è la poesia, vogliamo dunque incominciare da quella più recente, attuale, e corrente manifestazione, costituita dai canti in uso presso la nostra gente. La espressione linguistica delle melodie popolari, che si elevano in tutta Italia ad onore della Madonna, sono vera e genuina manifestazione folcloristica, in quanto (come è stato più volte autorevolmente affermato) è poesia popolare quella che, anche se opera individuale, esprime la volontà ed i sentimenti della collettività, quella nella quale il popolo riconosce la propria anima. Andando oltre in questo senso, si è addirittura dichiarato (Herdes, 1759) che Dante è il grande poeta popolare degli italiani; che l'Iliade e l'Odissea (Bürger, 1776) sono poesia popolare. I romantici italiani, poi, vedono nella poesia popolare non tanto la poesia del popolo ma quella per il popolo; e Pietro Maroncelli aveva pensato ad una serie di componimenti da cantarsi su melodie già note al popolo, così che facilmente fossero apprese e ritenute a memoria. Secondo ambedue le definizioni in uso, dunque, il testo dei canti mariani, le poesie ispirate al culto pubblico della Madonna, devono essere studiate come tipica espressione di moderna poesia popolare mariana.

2. Canzoni popolari in occasione di processioni e pellegrinaggi

Le esigenze delle manifestazioni di massa, del pellegrinare a piedi, ancor proprio di certe regioni, come l'Abruzzo, per es., hanno moltiplicato le strofe, le varie poesie, anche per un unico tema musicale. E di queste per lo più, la trasmissione avviene « ad orecchio » da una regione all'altra. Così il motivo della diffusissima strofetta della « Ave di Lourdes »:
E' l'ora che pia - La squilla fedel - Le note c'invia - Dell'Ave del Ciel. - Ave, Ave, Ave, Maria,
ha ispirato in Sardegna altra poesia:
O bella Regina, - Che siedi nel ciel, - Il mondo s'inchina, - T 'invoca il fedel. - Ave, Ave, Ave, Maria, - Ave, Ave, Ave, Maria. - Da Te favorita, - Alghero ognor fu - Tu fosti sua alta, - Suo onor, sua virtù. - Ave, Ave, Ave, Maria, ecc.
Infatti la facilità di rimare, propria del nostro popolo per il suo innato senso dell'armonia e del ritmo, ha creato tutto un florilegio di poesie di ispirazione tipicamente « locale » se così può chiamarsi; ogni Santuario importante ha le sue, in cui si ravvisano interessanti espressioni di carattere, ed anche di storia o di topografia. Così in Sardegna è il tema della fedeltà, con richiesta di protezione speciale, quasi gelosa, quello che ritorna più spesso presso la Madonna di Valverde:
Nella valle di duolo e di pianto -  Dolce speme, o celeste Regina, - Sei tu sempre per chi ti e 'inchina -  Implorando il materno tuo amor. - O Maria, la tua Alghero proteggi, - Tu pietosa la stringi al tuo sen. - Volgi un guardo, o celeste Regina - alla nostra città a Te diletta, -  mira un popol fidente che aspetta - il soccorso del santo tuo amor. - O Maria, la tua Alghero difendi, - per lei prega benigno il Signor.
mentre non può certo dirsi priva di familiare tenerezza l'espressione dialettale:
Ses de Cristos aurora - Maria, Mania divina, - De su chelo ses Reina - E de Valverde Signora. - Ti veneramus, Maria - O dulze Mam 'amorosa; - In sa terra lacrimosa - Ses nostru cunfort'e ghia, - De su chelu in sa gloria - Sias Mania nostra ancora.
In Abruzzo notiamo questa espressione di pratica pattuizione con la Madonna di Casalbordino:
Devoti alle feste - Del tuo Divin Figlio, - Staremo al consiglio - Del grande tuo Cuor. - Ma Tu, mai più bruchi, - Burrasche, bufere, - Non far più cadere - Nè campi in valor.
mentre sulle alture di Tignale si prega così:
Di Montecastello - Possente Regina, -  Ai prieghi t'inchina - Che salgono a Te. - Gli ulivi e i vigneti - Regina del Garda - Dall'alto riguarda - Fecondaci il suol.
Ma ciò che più spesso risalta è l'ammirazione per la grande Protettrice:
Oh come sei bella, - Gran Madre, Madonna,  - Nostra gran Donna - Sei nostra virtù. - Intorno al tuo viso - Le stelle son d'oro - Ma solo tesoro, -Sei, Vergine, Tu.
Il cantare le bellezze di Maria è proprio di ogni poesia mariana, in tutta Italia; e certe lodi hanno il sapore dello stornello paesano:
Gli occhi tuoi son più belli del mare, - La tua fronte ha il colore del giglio, - Le tue gote, baciate dal Figlio, - Son due rose e le labbra son fior.
La donna che si ammira è la Madre Dio, e allora tutto il senso del meraviglioso, oltre la chiara ispirazione scritturale, si muove in strofe che pure hanno la freschezza della più spontanea preghiera:
Dell'aurora tu sorgi più bella, - Coi tuoi raggi a far bella la terra, -  E fra gli astri che il cielo rinserra - Non v'è stella più bella di Te. - Bella tu sei qual sole, - Bianca come la luna, - E le stelle più belle - Non son belle al par di Te.
Così in poesie e in canti che son passati nell'uso universale di generazioni:
Di stelle e d'angeli incoronata, - Da mille popoli sempre lodata, - Tu sei, o divina - Bianca Regina. - Volti al ciel fulgido, - Gli sguardi, il viso, - Sublime immagine - del Paradiso - Sei, o divina - Bianca Regina.
ispirate proprio alla iconografia della Vergine Immacolata. Autori ignoti son questi a coloro che ne ripetono le espressioni da varie generazioni; od umili autori, come quel detenuto delle carceri di Pisa, il quale, sembra, al passare di una processione sotto il penitenziario compose le strofette:
Mira il tuo popolo, - Bella Signora, - Che pien di giubilo - Oggi ti onora; - Anch 'io festevole - Corro ai tuoi pie', - O Santa Vergine, - Prega per me! - Pietosa mostrati - Con l'alma mia, - Madre dei miseri, - Santa Maria; - Madre più tenera - Di te non v'è, - O Santa Vergine, - Prega per me!
Vi è dunque tutta una «letteratura » in argomento, con pezzi di pii autori anche colti e di ispirazione elevata, come la nota perifrasi del Magnificat:
Lieta armonia - Nel gaudio del mio spirito si espande - L'anima mia magnifica il Signor; - Ei solo è grande! (bis). - Umile ancella, - Degnò di riguardarmi dal suo trono - E grande e bella mi fece il Creator; - Ei solo è buono. - E me beata - Dirà in eterno delle genti il canto, - Ei m'ha esaltata per l'umile mio cuor; - Ei solo è santo. - Egli i protervi - Superbi sperde in trionfai vittoria - Ed i suoi servi solleva a eccelso onor: - A Dio sia gloria,
o come le seguenti strofe ispirate alla Peregrinatio Mariae in Abruzzo:
Mamma celeste, Vergine divina, - Che vai tra i figli tuoi cara, soave, - Ti salutiamo dolce Pellegrina: - Ave! - Proteggici, Madonna, col tuo manto - Copri la gente nostra, Madre pia, - Ci guidi nella vita un nome santo: - Maria! - Facci redenti e l'orde ancor non dome - Dei peccator purifica alla fiamma - Dell'Amor tuo, del tuo più dolce nome: - Mamma!
Componimenti, come si vede, cui non sono estranee le migliori regole della poetica. Il comune sentimento per un unico grande oggetto varca anche le frontiere, ed allora abbiamo canti in più lingue, composti sullo stesso popolare motivo musicale come il:
Andrò a vederlà un dì - In cielo, patria mia, - Andrò a veder Maria, - Mia gioia e mio amor. - Al cielo, al cielo, al ciel - Andrò a vederla un dì!
che in Francia si canta con le stesse note e la stessa ispirazione:
J'irai la voir un jour, - La divine Marie, - J'irai dans la patrie -  Lui dire mon amour,
con l'unico ritornello:
Au ciel, au ciel, au ciel - J'irai la voir un jour!
E' quanto di caratteristico avviene a Lourdes, ove i gruppi di ogni nazione riuniti alla processione aux flambeaux della sera, cantano ognuno nella sua lingua le strofe dell' « Ave Maria di Lourdes » già citate, fondendosi poi il canto di tutti, nelle parole del ritornello espresso nella universale lingua di Roma:
Ave, ave, ave, Maria.
La brevità della presente trattazione non ci consente di esemplificare oltre, ma in fatto di poesia dialettale, e senza musica, molto vi sarebbe da dire, perché anche oggi questa fiorisce spontanea in onore di Maria.

3. Origini e sviluppi del patrimonio poetico popolare mariano

Ma la poesia popolare risale a ben più remote origini; e di quella religiosa e mariana sono ancora noti e recitati brani di componimenti del medioevo. Questi risalgono ai giullari, cantastorie, cantimpanca, che trovavano da vivere soddisfacendo il desiderio della folla (che era del resto anche quello delle corti) di trovare una distrazione nell'ascoltare canzoni e narrazioni. Oltre la recitazione e il canto dei poemetti di vario genere, che si diffondevano con rozze scritture xilografiche, i canstorie facevano improvvisazioni, o modificazioni di tali testi. Ciò presentava soprattutto per la poesia di argomento religioso, dato che essi ben spesso cantavano in occasione delle feste. patronali, sia dei paesi che dei più venerati Santuari, ove era maggior concorso di folla. E così che si sono venute formando le leggende laudative sui santi, e parte delle « storie » dalla Vergine. Il Leggendario, dei Miracoli, formatosi durante il Medioevo, dette luogo alla ricca produzione letteraria: Liber de Miraeutis S. Dei Genitricis Mariae. Altra opera interessante in materia è il Mariale Magnum del VII libro dello Speculum Historiale di Vincenzo de Beauvais. Molte poesie popolari sulla vita della Madonna sono derivate da assimilazione popolare, tramite trasformazione dei giullari e cantastorie, dai due poemetti La Passione e Morte di N. S. Gesù Cristo di Nicolò di Mino Cicerchia, senese, e La fanciullezza di Gesù di Fra Felice da Massa Marittima. In ambedue, la Madre di Gesù ha, naturalmente una grande parte. Come vedremo, citando appena alcuni brani che sono ancora vivi sulle labbra del popolo, certe raffigurazioni e leggende si sono diffuse, con diverse espressioni, in varie regioni d'Italia. I primi « cantari » di argomento religioso e mariano di cui si possa documentare l'origine, sembra siano marchigiani del II secolo. La Vita de B. Vergine e il suo Transito, il Pianto della Madonna - cui Jacopone da Todi dette espressione letteraria - sono gli argomenti mariani più ricordati ancora oggi nelle vive tradizioni, che nel Medioevo come è noto, erano costituite anche da sacre rappresentazioni dei « misteri ». Il teatro, come si sa, è nato da tali rappresentazioni che, ampliamento del primitivo schema liturgico, erano uscite dalla cornice delle funzioni religiose e dall'ambiente della chiesa. Finita la costumanza della rappresentazione, se ne è tramandato il testo poetico. Ai nostri tempi nonne e mamme, in alcuni luoghi, lo insegnano ancora ai bambini. Diamo qui qualche accenno, soprattutto per certe regioni, ove  il patrimonio poetico tradizionale si è maggiormente conservato come cosa viva. Occorre tener presente che, come dicevamo innanzi, l'argomento della Passione è quello che ha ispirato il maggior numero di leggende, canzoni, sacre rappresentazioni, anche di riferimento mariano; nelle narrazioni popolari della tragedia del Golgota  giganteggia la figura della Addolorata: la sensibilità del popolo, quasi più che dal Figlio di Dio che compie l'opera della Redenzione, è attratta e commossa dall'umano dolore della Madre.
- In Puglia, anni or sono, nelle ore serotine della quaresima, veniva cantata una commovente nenia in onore della Vergine Addolorata:
Lu venerdì a sante - E la Madonna ce mess'a lu mante, - N'avett'a chi chi ì - E sola sola ce parti. - Accunfruutè a S. Givann - Madra Madra dou vu sci, - Vade piangende pe tutt' lu còre, -C 'aggke perse lu mij figliule; - ret'a la porte de Pelete - Addà lu truve 'ncatenete; - La crona d'ore l'hann luete, - La crona de spine l'hann 'negiudete.
Questa leggenda ha dei punti di riscontro con altre simili solite a cantarsi in altre parti d'Italia e vi si ravvisa la comune origine da « cantari » popolari che nel Medioevo furono raccolti primieramente in Umbria e derivati a loro volta, dal poemetto della « Passione » del Cicerchia.
- In Abruzzo suona così:
Maria s'è messa a camminare -  E S. Giovanni la stava a confortare: - Che vai facendo qua, Mari?.... - Ed io vado giusto per la ragione, - Tu l'hai perduto il mio caro figliolo... - Tu l'hai perduto e noi l'abbiamo lasciato, - Di petto a una colonna sta legato. - Maria, appena 'ntesa sta novella, - Era all'erte e caschi morta a terra. - Corri Giovanni e corr la bella forza, - Alta Maria da terra mezza morta: - Giovanni fall pe quant'amor ti porto - Diname se '1 mì figliolo è vivo o morto... .
- In Sicilia,:
Quannu la Santa Matri caminava, - Lu duci Figghiu sò cireannu jia:  -  Lu sangu la via cci' 'mparava, - Ca pri li strati spargiutu l'avia; - Un pocu arrassu la trumma sunava:  - Maria allatu la trumma si nni jia; - Ha 'ncutratu 'na donna pri la strada - Ill'era la Vironica chiamata ».
- In Toscana:
Dova vai, Madre Maria, - Sola sola per questa via? - Vo cercando '1 mi Figliolo: - E' da tre giorni eh 'un lo trovo. - Lo trovai da piedi a] monte, - Con le mani legate e gionte .
Ivi si recita anche:
Sulla spalla la croce avea; - La portava e 'un la potea; - Sangue rosso lo versava, - La Madonna l'asciugava, - L'asciugava con gran dolore... - Oggi è morto il Redentore. - La Madonna lo fasciava, - Lo fasciava con gran dolore; - Era morto il - Redentore. - Redentore senza macchia, - Per coprire Gesù bello: - Gesù bello, Gesù Maria, - Tutti gli angeli in compagnia.
In Sicilia si hanno numerosissimi versi e leggende sulla Passione, di formazione precedente a quella delle «storie » di altri argomenti, i quali si fanno risalire soltanto al secolo XVI. Si ha un frammento che vien spesso ricordato circa l'osservanza del magro nel venerdì: « Maria sentito di un ferraio che viene fabbricando una lancia e tre chiodi da essere confitti nel corpo del suo divino Figlio, cade in isvenimento; rinvenuta, raccomanda ripetutamente che si rispetti il venerdì in omaggio al Figliolo:
Cammarativi lu Sabbatu cà vogghiu, - Guardàticci- lu Vennari a me Figghiu.
dove la parola « cammarativi » viene da cammàrarisi (verbo intr. rifl.) che, secondo l'autorità del Pitrè, significa mangiar di grasso, e discenderebbe dall'uso che avevano i frati di desinare in cella (càmmara) quando erano malati o dovevano mangiar di grasso. Fino a pochi anni or sono, la sera d'ogni venerdì in Palermo le cantastorie, per avere qualche soldo, cantavano una leggenda della Passione. Molto comune è ancora «Lu roggiu di la Passioni» (l'orologio della Passione) nel quale ora per ora si segue l'ultimo giorno di vita dei Redentore; e le strofe fanno largo posto alla Madre e ai suo dolore:
Li dicinnovi, ch'era misu n 'cruci -  Vidennu la sè Matri n' tanti affanni,  - Ch'era misa a li pedi di la cruci; - "Donna, pi figghiu ti lassu a Giuvanni." - E a li vinti prigau lu Patri duci - Ca pirdunasse a tutti li tiranni; - Acqua e li vint'un 'ora addiinandau, - Appi feli ed acitu e trapassau.

4. Ninne-nanne, giochi e altre manifestazioni mariane

Ma la vena poetica popolare è ispirata anche, naturalmente, dai grandi affetti umani, ed accanto alla poesia amorosa di contenuto del tutto profano (ma di tono riguardosissimo, aspirante soltanto al matrimonio, a differenza della poesia amorosa di carattere letterario) abbiamo la soave espressione poetica delle « Ninne-nanne » in cui ritorna il pensiero religioso, in spontanea fusione con quello familiare. Molte di tali ninne nanne (in Abruzzo, Sicilia, come queste che seguono) sono ispirate alla Mamma di Gesù che culla il suo Bimbo divino, oppure sono invocazioni a Lei, a sant 'Anna, per l'avvenire della creatura che si culla. Diamo qui un breve saggio:
Viene, Madonna, viene da lu monte, - 'na palla d'oro minangilla 'nfronte, - E minangilla chiano chiano - Ch'è piccirillo e po' se face male....
anche S. Giuseppe è chiamato:
La Vergine Maria de qua passau - E de in ninni meu me adduinmannau, - Jeuli rispusi: O Vergine Maria, - Ddurmiseime  lu piccinni miu.- Poi passa San Giuseppe vecchiareddu - Ca me ddumanna de stu fiju beddu. - "Sta dorme " dicu "e nu lu discitare, Sutt'a lu mantu tou l'ai da nucciare
e poi un augurio da ... esperienza pratica:
Santa Maria, che ognuno te chiama, - Mandale 'no marito senza mamma!
S. Anna addormenta la Madonna bambina:
Ninna nanna oooh! - Quanno Sant'Arnia cantava a Maria - Quante belle canzune le diceva! - E le diceva: - Adduormete, Maria! - Maria, ch 'era santa, s 'addurmeva. - E le diceva: - Adduormete, dunzella, - Tu sì la mamma de le verginelle! - E le diceva: - Adduermete, Signora - Tu sì la mamma de lo Salvatore. - Ninna nanna 000h!
• Ed ecco una Ninna-nanna pugliese:
Ninna ninn ninna nauu, - Ninna ninn ninna nauu - Lu figgke de Marij nepote ad. Ann - E a ssu criature lu canta la mamm. - Santa Maria e santa Mariett, - Mit la pace dou c 'è la uerr; - La pace l'ho posta e la uerr'è finite - E la criatura mej i 'ej 'addurmite.
e ancora una nenia abruzzese, per i bambini più grandi, quando per paura non vogliono andare a letto da soli:
A letto, a létto - Me n'andrò: - La Madonna ce trovò; - La Madonna parlò e disse: - Che paura non avesse - Nè di lampo, Nè di tono, - Nè al punto de morì .
E rinunziamo a citare qui, altre deliziose nenie di Abruzzo e di Sicilia rimandando alle varie raccolte, tra cui: P. Toschi: « La Poesia religiosa del popolo italiano». Oltre che nelle consuetudini citate, che ricorrono a date fisse, la Madonna è presente in tante e tante altre manifestazioni di vita. Varie usanze e tradizioni sono ispirate dal suo culto. Per la giornata dal sabato vale il detto: « Non c'è sabato senza sole », che in dialetto valdostano, viene così tradotto: « Lo dessado la Sainte Vierdze seturie le lindzo i S. Andze »; e cioè che il sole non può mancare nel giorno in cui la Madonna stira (e perciò devono essere asciugati) gli indumenti degli Angeli. In Sicilia si dice che il sabato, sacro a Maria, è « jurnada d'allegri cori » ed il sole si affaccerà sette volte, per brutto che sia stato il tempo del venerdì. Quanto al venerdì, è ancora uso di molti paesi il non adornarsi ne lisciarsi; al punto che molte donne si pettinano il giovedì sera. Vi è una leggenda passata dalla Sicilia ad altre parti d'Italia, che sanziona quest'uso, collegato con quello della preparazione del pane che sarà poi cotto, per buon auspicio, il sabato. Un giorno di venerdì Maria andava in cerca del Figliol suo. Accostatasi a una donna che si stava pettinando le chiese se avesse visto passare Gesù; costei rispose con mal garbo. Così avvenne di un'altra che si stava abbigliando. Finalmente accostatasi a una donna che manipolava della pasta, ed avutane la notizia che desiderava, la benedisse; come aveva maledetto le altre due:
Maledetta quella treccia - Che di vénerdì si streccia !- Benedetto quello pane - Che di venerdì si spiana!

In Puglia, quando guizzano i lampi o il temporale sprigiona lampi e tuoni, la Madonna è invocata, perché faccia loro prendere un'altra strada:
Maria Maria, fail pe quiddi parole tre - Ca desiste: pe S. Givaun, pia vij de Ronie, la vij de Rome..
Questo genere di invocazioni fa pensare agli scongiuri che con formule «sacre » i contadini, specialmente del meridione, compiono ancora per liberarsi da disgrazie e da mali fisici. Ma per queste pratiche, mentre sono invocati santi o addirittura streghe, della Vergine SS. non sembra che ricorra spesso il nome, benché ciò sia stato affermato da alcuni. Lo stesso si dica per quanto è compiuto a preservare i neonati dal « malocchio ». Si mettono tra le fasce: un poco di grano, fiori o immagini del santo preferito dai genitori, nel Gargano una « pietrina » di S. Michele o un « Agnus Dei » (lu uangeij), i più evolutivi mettono una medaglietta della Madonna. Spigolando tra i Giochi infantili, ricordiamo: nel Gargano, il salto, detto «zumpe e zumpett »: il fanciullo prima di saltare in basso da alcuni scalini, canta:
Zumpe e zumpett e Maria lRisabett (Elisabetta) - E pe cinte mataraza - La Madonn me piggke 'mbrazz.
All'ultima parola, augurale nel nome di Maria, spicca il salto. Molto diffuso il « giro tondo » della Madonna: si forma un cerchio di bambine che mantengono ciascuna un lembo della vestina di un'altra che sta inginocchiata nel centro e raffigura la Madonna; l'una dopo l'altra lasciano il lembo e girano intorno al cerchio cantando:
La Madonna la Guardiole e quante ne tine de sti figliole, - E ne tenghe cinche o sej me li uarde e me li mantenghe; - Tenga nu capille ricce e li capill sò fila d'ore - E la Madonna la Guardiole - Chihiriscì e e Chchirisciò.
In Piemonte e in altre parti d'Italia, i bambini fanno il girotondo cantando tra l'altro il ritornello:
Piove, c'è il sole, la Madonna va per fiori.... ecc. .
Maria SS., la «Madonnina », la Mamma di Gesù: ecco Colei che vive col nostro popolo, Colei che egli vuoi avere presente e vicina in ogni circostanza, in ogni momento della vita. Il presente breve saggio avrà servito - vogliamo sperano - a far meglio conoscere questa realtà, illuminandone qualche aspetto.

Bibliografia

SEGRETO-AMADEI L., Folclore letterario mariano, in AA. VV:, Enciclopedia mariana Theotócos, Bevilacqua&Solari Edizioni - Editrice Massimo, Genova - Milano 1954, pp. 776-788.

VEDI ANCHE:
- DEVOZIONE MARIANA
- EX-VOTO
- FOLKLORE MARIANO
- IMMAGINE FOLKLORISTICA DI MARIA
- MARIOLOGIA POPOLARE
- PELLEGRINAGGI E SANTUARI
- PIETÀ MARIANA
- PIETÀ MARIANA NEL POST-CONCILIO
- PIETÀ POPOLARE
- PSICOLOGIA DEL CULTO MARIANO
- SANTUARI MARIANI
- SIMBOLOGIA E RUOLO DEL SANTUARIO MARIANO







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