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DISCEPOLA DEL SIGNORE


«Maria.., diventava così, in un certo senso, la prima "discepola "di suo Figlio, la prima alla quale egli sembrava dire: "seguimi", ancor prima di rivolgere quella chiamata agli apostoli o a chiunque altro...». Così la Redemptoris mater 20. La riflessione contemporanea presenta Maria come «discepola», in ciò seguendo le indicazioni della Lumen gentium e della Marialis cultus. Ciò malgrado il NT mai appelli espressamente Maria con il termine di mathetes, discepolo.

1. La testimonianza neotestamentaria

Termine tecnico nel linguaggio neotestamentario, mathetes è riservato a quanti hanno ricevuto una chiamata diretta di Gesù o che lo hanno seguito, o - come avviene nella sezione che va da At 6, 1 a 21, 16, - ai credenti in quanto tali. Se mathetes non si riferisce a Maria, diverse pericopi fanno menzione di lei e dei discepoli insieme. La valenza di questa vicinanza non è sempre tematica in senso stretto. In Mt 12,46-50 Maria e i fratelli di Gesù sono contrapposti ai discepoli. «... Stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli. Perché chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, egli è mio fratello e mia sorella e mia madre"» (cfr. Mc 3, 31-35). Gli altri due testi probabilmente paralleli del vangelo di Luca (8, 19-21 e 11, 27 s.) pur invocando un contesto di presenza dei discepoli non li chiamano in causa esplicitamente. Non così la pericope di Gv 2, 1-11 e poi di Gv 19, 25-27. Nel primo caso la contiguità ai discepoli da occasionale si fa paradigmatica; nel secondo caso i dubbi residui della paradigmaticità della madre di Gesù all'inizio del «libro dei segni» si sciolgono nella reciprocità additata dal rapporto nuovo tra la madre di Gesù ed il discepolo prediletto. La contiguità ai discepoli, al discepolo, vi riceve conferma e significazione simbolica. Se vogliamo c'è un crescendo, sicché At 1, 14 è una sorta di sigillo impresso ad un itinerario di progressivo riconoscimento della madre del Signore nella peculiarità del discepolato: «Tutti quanti perseveravano concordi nella preghiera con le donne e con Maria la madre di Gesù e i fratelli di lui». Non risulta espressamente il termine discepolo, ma il versetto precedente ha elencato i dodici, per antonomasia «discepoli». Al di là di queste referenze c'è una indubbia continuità tra Maria di Nazaret e il discepolato nei suoi tratti costitutivi. Maria non riceve una «chiamata» di Gesù a seguirla. Ma la struttura letteraria dell'annunciazione implica la notifica di un evento e di un ruolo salvifico. Maria «accoglie la parola» a lei rivolta, con disponibilità radicale. Il suo è un aderire che si iscrive certamente nella contestualità di «obbedienza» esigita dal discepolato. Maria si «rapporta alla persona di Gesù». Ciò si iscrive nella concretezza fisica e storica della sua maternità, ma si iscrive anche nell'aderire al figlio nelle modalità nuove della famiglia messianica. Maria è paradigma del «riconoscere Gesù come Signore» nella sua confessione di indigenza all'interno del dialogo con l'angelo. Il suo riconoscimento della potenza trascendente di Dio e delle sue azioni meravigliose prelude già a confessione messianica, ne è condizione. Il rapporto singolarissimo con la Parola a lei indirizzata e da lei accolta ci riconduce al discepolato come «rimanere nella parola». Ciò invoca immediatamente i dinamismi esistenziali esigiti dall'ascolto della parola e dal rimanere nella parola: la fede e la missione come testimonianza.
a) Luca presenta Maria nel segno dell'accoglienza della parola; di più nel segno della disponibilità alla efficacia salvifica insita nella parola. «Allora Maria disse: "ecco la serva del Signore; che mi avvenga secondo la sua parola"» (Lc 1, 38). Alla lettera, la contiguità in ordine al discepolato, sembrerebbe suggerita maggiormente, più che dalle parole or ora invocate di Luca, da quel «fare la volontà del Padre mio» attestato da Matteo e da Marco. In ogni caso nella densità teologica del termine «serva», l'imperativo aoristo «che mi avvenga secondo la tua parola» indica la modalità singolare ed esemplare con la quale Maria di Nazaret accoglie l'annuncio dell'angelo. Il termine «serva» ha uno spessore veterotestamentario che qui rimane tutto intero, come adesione alla parola annunciata, riconosciuta non soltanto nella sua efficacia, ma contestualmente accolta nella fede. E che l'atteggiamento di Maria sia esemplare ancora Luca lo sottolinea additando nell'ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica il criterio stesso dell' appartenza alla famiglia escatologica dei discepoli (cfr. Lc 8, 21; 11, 28). E criterio che egli stesso ha anticipato, mostrandolo in lei compiuto, nella lode che le indirizza Elisabetta: «Beata colei che ha creduto che si sarebbe avverato q:uanto le è stato detto da parte del Signore!» (Lc 1, 45). Ancora Luca ci riconduce ad un'altra attitudine di Maria relativa alla parola: custodirla, serbarne memoria. «.. . Custodiva tutte queste cose e vi rifletteva nel suo cuore» (Lc 2, 19). «E sua madre custodiva tutte queste cose in cuor suo» (Lc 2, 51). Le cose sono gli eventi, le azioni potenti di Dio di cui ella è testimone. La parola di Dio è parola proferita e parola accaduta. La fede di Maria accoglie l'evento annunciato e lo custodisce come evento compiuto. E questa singolarità di testimonianza, questa libera docilità al suo nome di grazia, a motivarne la presenza in At 1, 14. Di più, è guardando a lei, ed alla compiutezza della sua fede, che Luca individua, svincolando lei stessa dall'angustia di una maternità, tale soltanto secondo la carne, la beatitudine propria del discepolato, la modalità nuova dell'essere madre, fratello, sorella a Gesù ascoltando la parola di Dio e mettendola in pratica (Lc 8, 21;11, 28).
b) Assolutamente sintonica, pur se diversa, la testimonianza di Giovanni. L'aderire di lei al figlio è ragione di insistente interferenza in ordine allo straordinario di cui è portatore. Ella è tramite inequivocabile della messianicità del figlio attraverso il primo dei suoi miracoli. E al tempo stesso è occasione del suo manifestarsi ai discepoli, non diversamente da quanto la donna di Samaria lo sarà rispetto a coloro che non sono discepoli (cfr. Gv 4, 29). Ma questo suo far da tramite, probabilmente ripropositivo in antitesi dell'edenico alienarsi della donna (e dell'uomo) da condizione cli grazia, importa ora una sorta di messa in crisi del legame materno. Anche per Giovanni la condizione di lei, il suo essere in senso proprio 'discepolo' passa dal misconoscimento del suo ruolo secondo la carne. Restituita alla radicalità sua di persona, non in relazione a Gesù come madre ma in relazione a lui come 'donna', ella otterrà, seguendolo sino ai piedi della croce e partecipando perciò alla sua offerta sacrificale, d'essere nuovamente restituita ad una maternità che ingloba ora nel discepolo che Gesù amava, l'interezza del discepolato di ogni tempo. Anche per Giovanni dunque la feconda polarità di fede e di servizio nel tramite dell'adesione al figlio, condizione stessa del discepolato.

2. Maria discepola modello nella fede

La LG 58 propone autorevolmente Maria come modello nella fede. Nell'attenzione alla funzione di lei nell'economia della salvezza, si iscrive anche il ripercorrere la sua presenza nella vita pubblica di Gesù. Il testo non soltanto accoglie la pericope di Cana, per sottolineare la funzione di lei in ordine al primo dei segni, ma continua dicendo: «Durante la predicazione di Lui raccolse le parole, con le quali il Figliò, esaltando il Regno, al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr. Mc 3, 35 e par.; Lc 11, 27-28) come essa fedelmente faceva (cfr. Lc 2, 19 e 51). Così anche la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede, e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce...». Declinando Maria come alma divini Redemptoris mater, generosa socia, humilis anci i/a Domini, il testo conciliare ce la presenta ancora nel segno dell'obbedienza, della fede, della speranza e dell'ardente carità (cfr. n. 61). Queste dimensioni teologali scandiscono il paradigma del perfetto discepolato; si addicono ad ogni credente che di lei imita la carità e, come lei, adempie fedelmente la volontà del Padre (cfr. n. 62). L'essere Maria modello nella fede si iscrive ancora nella contestualità esistenziale della peregrinatio fidei. La fede di Maria, se è adesione totale e radicale alla potenza di Dio che le si manifesta, sperimenta tutta intera la contestualità del non-comprendere. Ne è segno Lc 2, 50: «Ma essi non compresero quello che egli aveva loro detto». Il versetto chiude la vicenda di Gesù che si trattiene al tempio, tra i dottori, mentre i genitori angosciati lo cercano. Secondo certa lettura, anche il dialogo tra Gesù e la madre in Gv 2, 1-5 sarebbe segno della difficoltà di Maria a comprendere sino in fondo il mistero di grazia in cui è coinvolta. L'evangelista si farebbe eco di contestualità assai vicine a quelle delle cosiddette pericopi del «rifiuto» avvalendosi di materiali a partire dai quali Maria avallerebbe il figlio nella sua soggettualità carismatica più che attestarne l'identità messianica. Per affine che sia Maria di Nazaret alla condizione dei discepoli in senso storico - anch'essi proiettano in Gesù altra identità, anch'essi non ne comprendono la parola. e la missione - Maria porta a compimento la sua peregrinatio fidei ai piedi della croce. Qui ella attesta una adesione al figlio più piena di quella degli stessi discepoli che, più lontani, mostrano una crisi più profonda di fronte allo scacco della crocifissione del maestro.

3. Maria discepola modello nel servizio

La professione di fede resa da Maria nel suo rispondere all'angelo consta per la prima parte delle parole: «Ecco la serva del Signore...» (Lc 1, 48). Il termine «serva» ci riporta anch'esso al discepolato. Gesù ai suoi chiede di farsi servi. Egli stesso è con essi eper essi paradigma di servizio (cfr. Lc 22, 24730; Gv 13, 14-15). In che rapporto sta l'espressione "serva del Signore" con questa dimensione altrettanto costitutiva del discepolato che è il servizio? L'espressione doule' tou kyriou è sinonimo dell'espressione mathetaì tou kyriou (cfr. At 9, 1)? Lc 1, 48 ci configura Maria, non diversamente dal discepolo, in atteggiaiento di ascolto e di adesione profonda al suo Signore. E atteggiamento cli adesione fattiva al compito cui è chiamata. Il servizio di Maria è peculiare ed è di farsi disponibile alla trascendenza che si fa carnalmente immanente nella storia. Maria è la serva nel suo «arrendersi» alla potenza del Creatore. E questa confessione di indigenza creaturale e insieme questo suo abbandonarsi fiduciale a Dio (tipico dei poveri di Jahvè ci si riferisca all' AT o alla comunità gerosolimitana) ad additare la contestualità stessa del suo servizio. Il singolarissimo dono di grazia a lei elargito è per Maria la maternità divina. Il servizio non può esserne disgiunto, anzi è tutt'uno con essa, sicché con la Lumen gentium e poi con la Redemptoris mater ne abbiamo declinata la funzione salvifica come cooperazione materna straordinaria subordinata. La maternità divina, lo abbiamo più volte affermato, quale che sia l'approccio alla realtà di Maria, costituisce il principio primo, il dato essenziale e fondamentale. Pure la fede della comunità non ha rinserrato la percezione del servizio di Maria alla sua sola maternità. Altrettanto antica è la lettura di Maria oltre la maternità, assumendola come paradigma al di là della dinamica del generare. La peregrinazione di Lei nella fede, finiamo di dirlo, lo spessore del suo discepolato esige il superamento, la rinuncia agli stessi valori inerenti alla maternità fisica. E questo stesso fatto, nella sua presenza ai piedi della croce, pone la premessa per una maternità definitiva e nuova. La funzione di Maria, il suo discepolato si esercita nella modalità «strutturale» della maternità divina e nella modalità «funzionale» della maternità spirituale. L'una legge il suo rapporto a Cristo. L'altra il suo rapporto alle membra del corpo di Cristo. Nell'una e nell'altra ella è modello alla Chiesa e perciò stesso è modello ad ogni cristiano.

Bibliografia
MILITELLO C., Mariologia, Piemme, Cinisello Balsamo 1993, pp.93-100; AA. VV., Maria Testimone e Serva di Dio-Amore, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2007; MARTINI C. M., Uomini e donne dello Spirito, Piemme, Casale Monferrato 1998; CAPUANO A., La Madre, discepola del Figlio, Ritiro Spirituale , Missionari OMI, Roma 7-9 dicembre 2007; CALDUCH-BENAGES N., Il profumo del Vangelo. Gesù incontra le donne, Paoline, Cinisello Balsamo 2007; PEDICO M. M., Maria immagine del discepolo che accoglie e vive la Parola, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa" - Sabato Mariano, Roma 5 aprile 2008; RENGSTORF CH., Mathetes, in Grande lessico del Nuovo Testamento, VI, Coll.1121-1134.






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