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VIA DELL'ESPERIENZA


1. La «via dell'esperienza»
La vita dei santi è un'esegesi vivente del Vangelo. Essi, sotto la guida dello Spirito, hanno messo in pratica, in modo eminente, l'ammonimento di Gesù: «Vi ho dato l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13, 15) e, esperti dei sentimenti del Maestro, hanno interpretato esistenzialmente il suo insegnamento. Perciò nel nostro tempo non sono poche le voci che propugnano la necessità di tenere presente, nella ricerca teologica, l'esperienza dei santi o, come altri preferiscono dire, la «teologia dei santi». il Concilio Vaticano II, dopo un lungo ostracismo all'esperienza' da parte della ricerca teologica, non ha dubitato di affermare che la comprensione della Scrittura «cresce con la profonda intelligenza che i credenti provano (experiuntur) delle cose spirituali». Nell'odierna temperie culturale - si afferma - la teologia non pretende tanto di «disquisire sulla verità» quanto di «riflettere un'esperienza». Vale a dire: la «via dell'esperienza» propone una conoscenza del dato rivelato acquisita non per via speculativa, ma in seguito a un "incontro personale" del credente con esso, per cui io accoglie esistenzialmente nella propria vita: «So in chi ho creduto» (2Tm 1, 12), esclama san Paolo dopo l'incontro con il Risorto sulla via di Damasco. La «teologia dei santi» è di indole sapienziale, risultante da una amorosa frequentazione della Parola; una teologia che pur profondamente radicata nella Tradizione è stata spesso innovatrice, non frutto di breve stagione, ma durevole nel tempo, certificata da una vita genuinamente cristiana, collaudata dall'uso che ne hanno fatto i fedeli, autenticata dalla Chiesa. A parte alcune questioni relative al valore della «teologia dei santi», non v'è dubbio che essa, riaffermando che il cristianesimo non è in prima istanza una dottrina ma un fatto vitale - l'inserimento, per grazia, del credente nella vita divina che fluisce dal Padre per Cristo nello Spirito -, ha contribuito a superare il divario tra teologia accademica e vita cristiana. In ogni caso la «teologia dei santi» costituisce una espressione particolare ed autorevole della Tradizione della Chiesa.

2. Maria nell'esperienza dei Santi
E, venendo al nostro campo, è un fatto inoppugnabile che i santi hanno dato un notevole contributo all'approfondimento della dottrina mariana e allo sviluppo della venerazione verso la Madre del Signore. Dall"incontro" dei santi con Maria sono scaturiti infatti illuminazioni riguardanti il dato rivelato su di lei e atteggiamenti esistenziali nei suoi confronti: per essi la Vergine diventa una figura altamente significativa nella sequela di Cristo. Così, per fornire qualche esempio, sant'Atanasio (†373) e sant'Ambrogio (†397) intuiscono che la Madre di Gesù svolge un ruolo esemplare (norma vivendi, exemplar virtutum ... ) ed esercita un peculiare magistero (magistra) nella Chiesa, soprattutto nei confronti delle vergini consacrate. Sant'Ildefonso di Toledo (†667), contemplando Gesù, Dio e Signore della gloria, di cui si proclama servo, comprende che deve servire anche alla Madre del suo Signore e Dio: un atteggiamento di servizio la Theotokos che hanno fatto proprio molti altri santi quali Odilone di Cluny (†1049) e san Pier Damiani (†1072) e che, sempre fecondo, si prolunga fino ai nostri giorni. San Giovanni Damasceno (†749) fece l'esperienza di una vita vissuta in costante unione con la Madre di Dio - «Essa vado io meditando di giorno e di notte» - e fu un assertore deciso della sua 'presenza' in mezzo alla comunità ecclesiale. Nello stesso Oriente, sei secoli più tardi, la riflessione teologica su Maria di Gregorio Palamas, il teologo (†1359), monaco del Monte Athos e poi arcivescovo di Tessalonica, è di indole esperienziale: dal suo cammino ascetico per giungere all'"esperienza di Dio fluisce anche la sua "esperienza di Maria", che egli espone soprattutto in alcune celebri omelie pronunziate in occasione delle feste della Vergine. Sant'Anselmo d'Aosta (†1109) e san Bernardo di Clairvaux (†1153), grandi mistici e grandi teologi, ai quali la tradizione riconosce il titolo di "Dottore mariano", ebbero una forte esperienza della Vergine; nel primo essa si espresse in un atteggiamento in cui si armonizzano il riverente ossequio del peccatore verso la Regina di misericordia con la coscienza di essere suo figlio: «La Madre di Dio è nostra Madre! »; nel secondo, assunse la forma di un fiducioso abbandono nella gloriosa Signora e di un ricorso costante alla sua mediazione. San Francesco d'Assisi (†1226), mistico e poeta, è profondamente grato a santa Maria, perché per mezzo di lei Gesù è divenuto nostro fratello e, per via di esperienza, percepisce l'unità profonda esistente tra Maria e la Chiesa nonché i rapporti singolari tra la Vergine di Nazaret e lo Pneuma divino. Nella predicazione di san Bernardino da Siena (†1444), uomo colto e predicatore popolare, amico di umanisti e asceta severo, i temi mariani sono frequenti e rappresentano uno dei vertici del suo pensiero teologico, frutto di studio, di meditazione amorosa della Parola di Dio, di una intensa esperienza del Mistero. Nel Medio Evo si segnalano anche alcune sante, mistiche e teologhe, che attraverso la ruminazione della Parola e la contemplazione del Verbo incarnato, giungono a una conoscenza affascinante della Madre di Gesù. Tra esse sono da ricordare: ildegarda di Bingen (†1179), Gertrude da Helfta (†1302), Angela da Foligno (†1309), Brigida di Svezia (†1373), Caterina da Siena (†1380). Tra la fine del secolo XVII e l'inizio del secolo XVIII spicca la figura di san Luigi Maria Grignion de Montfort (†1716), che ebbe il merito di proporre il significato e le modalità della devozione dei fedeli alla Madre del Signore in termini di grande slancio e saggezza: egli infatti «proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali». In pieno Illuminismo, epoca in cui nella teologia prevale il metodo deduttivo, sant'Alfonso Maria de' Liguori (†1787) reagisce propugnando una conoscenza della Vergine risultante dalla contemplazione delle «grandi opere» che Dio ha compiuto in Maria (cf. Lc 1,49) (= le sue vere glorie) e appellandosi all'esperienza popolare che, piena di fiducia, si rivolge a lei nel bisogno. Santa Teresa di Gesù Bambino (†1897), donna di grande intelligenza e di penetranti intuizioni, sentì l'esigenza che la figura di Maria, da lei amatissima, fosse presentata secondo i dati evangelici, rinunciando a inutili sovrastrutture: un appello che ancor oggi è valido. Il martire di Auschwitz, san Massimiliano Maria Kolbe (†1941), interpretò tutta la persona e la missione di Maria sotto il segno dell'Immacolata e richiamò l'importanza della pneumatologia nel discorso mariologico.
 La «teologia dei santi», in definitiva, costituisce un patrimonio immenso che nessuno può misconoscere, sottovalutare o ignorare
 
Bibliografia
PONTIFICIA ACADEMIA MARIANA INTERNATIONALIS, La Madre del Signore. Memoria, presenza, speranza, Città del Vaticano 2000, pp.42-45.

VEDI ANCHE:
 - VIE DELLA CONOSCENZA DI MARIA
 - VIA PULCHRITUDINIS






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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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