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STORIA DELLA SALVEZZA


1. Maria nella Storia della Salvezza

La liturgia ha sempre celebrato la memoria della Beata Vergine Maria nel contesto della storia della salvezza. La liturgia non ha fissato il suo sguardo contemplativo su Maria come personaggio isolato, privilegiato, degno di ammirazione. Non è stata la cosiddetta « mariologia individuale o dei privilegi » quella che ha determinato lo stile liturgico, ma piuttosto la « mariologia personal-strutturale », che ha i suoi migliori esponenti nella prima tradizione patristica (Ireneo, Giustino, Agostino...); tradizione che è stata ricuperata e rilanciata dal Concilio Vaticano II. La liturgia ha contemplato e contempla Maria all'interno del mistero della storia e della Chiesa. La considera uno dei suoi elementi strutturali e determinanti. Maria è un tema fondamentale nella sinfonia dell'anno liturgico; ma non è l'unico tema e neanche un'aria da solista; solo nell'insieme sinfonico ricupera tutto il suo senso e tutta la sua bellezza! Collocare Maria all'interno della storia della salvezza, tuttavia, pone alla riflessione teologica dei seri interrogativi che non possiamo trascurare. Quando parliamo di storia della salvezza diamo per scontate troppe questioni che a molti dei nostri contemporanei non risultano affatto ovvie. Parlare di Maria all'interno della storia della salvezza ci impone, pertanto, di rispondere a quelle obiezioni, soprattutto a quelle che vengono dal razionalismo critico e dalla critica storica. Il razionalismo critico, in primo luogo (K. Popper, H. Albert), insiste sui limiti del sapere storico: la nostra conoscenza storica è frammentaria e provvisoria; ci è impossibile conoscere « la storia »; al massimo, possiamo formulare teorie, congetturare ipotesi, sempre esposte ad essere « falsificate » dai fatti posteriori (« falsificazione »). Di fronte al razionalismo critico, come giustifichiamo quel sapere storico totale che presuppone l'affermazione della « storia della salvezza »? Come provare che la storia è portatrice di salvezza, quando sembra che i fatti lo smentiscano? Nietzsche si poneva questa domanda: dicono che Cristo ha redento tutta l'umanità, ma dove sono i redenti? La critica storica, in secondo luogo, applicata al Nuovo Testamento, ci ha fatto perdere ingenuità nel momento di affermare la storicità di determinati fatti o personaggi; in modo particolare, per quanto si riferisce ai Vangeli dell'Infanzia. Da qui nacque la famosa distinzione tra il « Gesù storico » e il « Cristo della fede ». Se affrontiamo da questa posizione critica la figura di Maria, dobbiamo chiederci: fino a dove giunge la storia e fino a dove l'interpretazione teologica, il theologoumenon? Prima di fissare il nostro sguardo contemplativo nel mistero di Maria, ritengo opportuno fare una breve riflessione sulla « storia della salvezza » che, da una parte, ci permetta di « rendere ragione della nostra speranza » davanti ai nostri contemporanei e, dall'altra, ci offra la struttura per la nostra meditazione mariologica.

1. La « storia della salvezza »: i suoi fondamenti

a) Che esista una « storia della salvezza » è per noi una delle affermazioni fondamentali della nostra fede. I limiti di ogni sapere storico - ai quali si riferisce il razionalismo critico - si sono visti superati dalla rivelazione che ci è stata data gratuitamente. La rivelazione, tuttavia, non ci offre « informazioni » sul passato o sul futuro immanente del mondo, ma ci assicura che tutto il processo storico sta sotto la Promessa di Dio e che la fine della storia si identificherà con la manifestazione della Grazia vittoriosa di Dio Noi credenti abbiamo sperimentato interventi decisivi di Dio nel nostro tempo Chiamiamo « kairoi » quei momenti chiave. L'esperienza religiosa di Israele evoca, come « kairoi », la creazione, l'esodo, l'alleanza del Sinai, la conquista della terra, il deserto, il rimpatrio, il secondo esodo Interpreti di questi eventi furono i profeti, ma il momento chiave per definire la storia della salvezza è Gesù Cristo; egli è, al tempo stesso, l'asse centrale della storia e il suo interprete. In Gesù, i credenti hanno accesso a una comprensione unitaria della storia. Gesù e per noi la chiave del passato in lui ci viene rivelato che il progetto di Dio creatore va avanti, nonostante il peccato. Dio non vuole invalidare la sua creazione, ma portarla a pienezza e ad una pienezza insospettabile. Gli agenti trascendenti di questo progetto sono Gesù stesso, la Parola che tutto sostiene (Eb 1,3) e lo Spirito. Gesù è per noi la chiave del futuro: si tratta del Regno di Dio. La creazione, la storia sono il luogo dove Dio Padre instaura il suo Regno di libertà, dove si realizza l'Alleanza d'Amore che tutto trasforma e organizza. La storia nel suo presente, nel suo passato e nel suo futuro è sotto lo sguardo, l'azione, la provvidenza di Dio Padre, che in essa si fa presente inviando nella storia il Figlio e lo Spirito. Da questo protagonismo di Dio sulla storia non si deduce che, oltre alla « storia profana », di cui siamo protagonisti, c'è un'altra storia della salvezza, diversa, segregata, discontinua, come ha affermato O. Cullmann. La storia della salvezza è immanente al processo storico dell'umanità. C'è solo una storia nella quale si incontrano al tempo stesso, anche se non allo stesso livello, il protagonismo trascendente di Dio e il protagonismo immanente degli uomini. Gli interventi dell'uomo nella storia sono, tuttavia, pieni di complessità: sono il riflesso della nostra paradossale libertà. Mentre alcuni si lasciano condurre dallo Spirito di Dio e sono in Dio e per questo diventano una nuova creatura (2 Cor 5,17) e strumenti di rinnovamento e rigenerazione della storia (sia in un modo esplicito che implicito e, pertanto, non necessariamente dentro la Chiesa) altri si lasciano portare dallo Spirito cattivo e generano anti-storia. Da qui la lotta gigantesca che pervade tutta la storia; da qui che la salvezza sia presente sotto il segno dell'ambiguità. La storia della salvezza si scontra con la resistenza e lo spessore della forza del peccato, che si serve dell'uomo secondo il linguaggio paolino - per disgregarla, distruggerla. La storia della salvezza si sta già realizzando. In Gesù è stata anticipata la sua fine (W. Pannenberg). Ma è ancora in processo. Dio ci ha promesso in Gesù l'unità finale della storia, la riconciliazione delle storie antagonistiche. La riconciliazione dei tempi è stata profetizzata e ha avuto inizio nella croce di Gesù: egli rinunciò a vivere nel tempo, a generare storia secondo la carne, per fare sorgere l'unica storia da un'umanità riconciliata, da popoli che trovino nel Crocifisso la loro pace (Ef 2,13-22). Camminiamo verso la storia universale della salvezza. Le storie individuali delle persone, delle comunità, dei popoli, sono chiamate ad integrarsi, a divenire storia convergente. Faremo così della storia un luogo di salvezza.
b) Dopo questo primo approccio al nostro tema, ci chiediamo: che tipo di storicità si può concedere a ciò che il Nuovo Testamento ci dice su Maria? È veramente storico - nel senso della scienza storica - tutto ciò che i documenti della nostra fede affermano su di lei? Dare una risposta a questa domanda non è facile, ma è onesto affermare una fondamentale storicità dei dati che ci offre il Nuovo Testamento su Maria. Non bisogna però dimenticare che la figura storica di Maria è stata oggetto, già negli autori neotestamentari, di una re-interpretazione teologica, e questo ci dice già del calibro storico di questa donna. Gli evangelisti Matteo, Luca e Giovanni fanno di Maria un elemento strutturante del loro discorso cristologico, ecclesiologico e storico-salvifico. Se ci atteniamo a questa duplice coordinata di storia e interpretazione, eviteremo qualsiasi tipo di debordamento nelle nostre affermazioni.
c) Siamo giunti al momento in cui possiamo chiederci: che posto occupa Maria nella storia della salvezza? Presenterò Maria nella triplice dimensione della storia:
 - Maria al centro della storia: personaggio di confluenze;
 - Maria, memoria vivente del Popolo di Israele;
 - Maria, alternativa all'antica donna e profezia di una nuova umanità.

2. Maria, al centro della storia: personaggio di confluenze

Il Nuovo Testamento è già una teologia della storia. Non si preoccupa unicamente di raccontare gli eventi salvifici; li colloca coerentemente all'interno dell'unico progetto di Dio. Questo succede anche con la figura neotestamentaria di Maria. Maria è presentata nel Nuovo Testamento, letto nello sua globalità, come un personaggio di confluenze, e come l'unico testimone di tutti i momenti più decisivi della salvezza.
a) In Gal 4,4-5 ne troviamo la chiave: « Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna ». La donna appare nella pienezza del tempo, vale a dire in quella congiuntura nella quale il tempo dell'Antico Testamento giunge alla sua pienezza; questo tempo è segnato dalla duplice missione, del Figlio e dello Spirito: quando Dio Padre arricchisce il nostro tempo povero e vuoto con il dono di sé più pieno che sia possibile immaginare. In quel preciso istante è presente la donna e come generatrice di vita, come madre: « Questa pienezza delimita il momento, fissato dall'eternità, nel quale il Padre inviò suo Figlio "perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). Questa pienezza segnala il momento felice nel quale "il Verbo era presso Dio... si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,1.14), facendosi nostro fratello. Questa stessa pienezza segnala il momento nel quale lo Spirito Santo, che aveva già effuso la pienezza della grazia su Maria di Nazaret, plasmò nel suo seno verginale la natura umana di Cristo. Questa pienezza definisce l'istante nel quale, in virtù dell'irruzione dell'eterno nel tempo, il tempo stesso è redento e colmandosi del mistero di Cristo, si trasforma definitivamente in "tempo di salvezza". Designa, infine, l'inizio arcano del cammino della Chiesa » (RM 1). In questo punto cruciale della storia c'è la donna. La sua presenza non è casuale. Non è dovuta a una mera necessità biologica. È il disegno del Padre. Lo può dimostrare l'analisi della figura di Maria in altri testi del Nuovo Testamento.
b) Maria è un personaggio di confluenze, Matteo la colloca, nella sua genealogia, come l'unico anello che permette a Gesù di essere figlio di Davide e di appartenere al Popolo. Maria è - lei soltanto! - il punto di contatto attraverso il quale il popolo e la storia di Israele confluiscono in Gesù. Non è il maschio, orgoglioso di sé e autosufficiente, come direbbe Karl Barth; è la povera donna, la vergine. In lei si compie la profezia dell'Emmanuele; attraverso di lei Dio è fedele alla Promessa fatta alla casa di Davide. Per l'evangelista Matteo, Maria non è solo un punto d'arrivo; è anche un punto di partenza, con Gesù e a partire da lui, di un nuovo Popolo, che riceve la benedizione e si rigenera, non per la forza della carne o del sangue, ma per la potenza del Vangelo, della Parola, dello Spirito. In Maria si raccoglie l'antico popolo e nasce il nuovo; quello nel quale la maternità e la fraternità sorgono dall'ascolto obbediente della Parola e della volontà di Dio (cf Mt 12,46-50).
c) Allo stesso modo, Maria è la testimone qualificata del passaggio dal Gesù implicito (non-rivelato) al Gesù esplicito (rivelato e rivelatore) nel ministero della sua vita pubblica. La scena di Gesù fanciullo ritrovato nel tempio rende Maria testimone della prima rivelazione fatta da Gesù della sua filiazione divina e del suo progetto di dedicarsi esclusivamente alle cose del Padre (Lc 2,49-50). Maria apre il suo cuore alla rivelazione, anche se non capisce. A Cana di Galilea, Maria è più che una testimone. Lì Maria gioca un ruolo attivo di mediazione, di impulso. Maria fa sì che Gesù si interroghi sull'« ora » e lo spinge, dopo aver confessato la sua dipendenza esclusiva dal Padre, a realizzare il primo segno che manifesta la sua gloria (Gv 2,1-11). Il quarto Vangelo ci presenta ancora Maria in un altro momento cruciale: il passaggio del Figlio da questo mondo al Padre. Ai piedi della croce c'è di nuovo Maria, testimone qualificata della glorificazione del Figlio da parte del Padre. La presenza della donna in questi momenti cruciali della storia della salvezza ha un profondo significato all'interno del disegno storico di Dio Padre. Il Figlio viene dal Padre a questo mondo e torna da questo mondo al Padre alla presenza di questa donna; appare al mondo come l'Inviato dal Padre sotto lo sguardo di questa donna.
d) Anche in quel momento di passaggio, segnato dall'inaugurazione del tempo della Chiesa, c'è Maria. Nella Pentecoste fa parte dell'assemblea costituente della Chiesa a titolo unico. Sotto la croce, secondo la testimonianza del Discepolo Amato, riceve la missione di prendersi maternamente cura dei discepoli, accolta a sua volta dal Discepolo come Madre ed esempio.
e) Maria, dunque, è un personaggio di confluenze decisive all'interno della storia della salvezza. Maria è la testimone totale, la sintesi che testimonia la Promessa e l'origine del Compimento.

3. Maria, memoria vivente del Popolo di Dio

a) Quando ci chiediamo: da dove viene Gesù? qual è la sua origine? dobbiamo rispondere: il popolo di Israele! Gesù era ebreo. Nato in un popolo orgogliosamente consapevole della sua identità, Gesù sviluppò la sua personalità nell'ambito della cultura ebraica e dei contesti religiosi del Popolo di Israele. La figura di Gesù sarebbe incomprensibile senza fare riferimento al popolo dal quale proviene. D'altra parte, egli si sentì inviato solo « alle pecore perdute della casa di Israele » (cf Mt 15,24); nel gesto profetico dell'Ultima Cena sul senso della sua morte affermò che versava il suo sangue « per molti », cioè per tutto il popolo (si tratta di un semitismo, che si riferisce alla totalità del Popolo) (cf Mc 14,24). Obiettivo della missione di Gesù era far sì che Israele ricuperasse la propria identità come popolo di Dio; nel simbolo dei Dodici Apostoli, che lo seguivano dovunque, Gesù rappresentò visibilmente la riunione di Israele annunciata dai profeti negli ultimi tempi (Ez 11,14-21), la riunione realizzata da Dio stesso, nella quale « il suo nome sarà glorificato » e si manifesterà il suo Regno (cf Bz 36,22-29). Gesù era figlio di Israele, figlio dei patriarchi, dei profeti, dei saggi del popolo.
b) Israele genera Gesù attraverso la « vergine Maria ». In Maria si concentra tutto il mistero e tutta la forza generatrice del popolo di Dio. Maria è quella porzione del Popolo, quel « resto di Israele » umile e obbediente (cf Sof 2,3; 3,11-13), quella « figlia di Sion » che trova grazia dopo la sua umiliazione (Sof 3,14-20), che viene fecondata dalla forza creatrice dello Spirito e che genera il Messia, è « colei che deve partorire » il Messia (Mi 5.2). Solo Maria! In un modo verginale! Matteo mette in rilievo nella sua genealogia come la serie di anelli dei padri « che generano » i loro figli si rompe quando si giunge a Giuseppe. Giuseppe non genera Gesù. È semplicemente lo sposo di Maria (cf Mt 1.16), dalla quale verginalmente nasce Gesù, il Figlio di Dio. Ella, per opera dello Spirito Santo creatore, concepisce e dà alla luce un figlio. Ma in Maria vergine non solo si concentra la forza dello Spirito, ma anche la forza generativa e educativa del Popolo di Israele. Ella dà alla luce il Figlio di Dio, che è al tempo stesso un autentico israelita. In Maria, il Popolo di Israele, sposa di Iahvé, diventa madre e raggiunge le sue massime possibilità; in Maria, Israele dà al mondo il frutto più prezioso del raccolto umano. Ella, la « benedetta fra le donne », è « la gloria di Israele », « l'orgoglio della razza » (cf Gdt 15,9). Per questo, l'evangelista Luca vede in Maria la personificazione più qualificata del Popolo e la presenta con tratti che ci fanno evocare gli oracoli veterotestamentari sulla « Figlia di Sion » e il resto di Israele, gli anawim. Maria è per Luca la personificazione dell'Israele fedele alla Parola, obbediente alla volontà di Dio, vergine nel suo amore esclusivo per Iahvè. In Maria, Israele è il Popolo « che ha ricevuto grazia », l'Israele « credente ». Senza Maria l'antico Israele sarebbe una frustrazione, una promessa non mantenuta. Maria è la rettificazione totale di un Popolo, la cui storia è stata segnata da costanti infedeltà all'Alleanza con Dio. In Maria, l'antico Israele trova dignità, diventa credibile, manifesta il potere della benedizione di Dio fatta da Abramo e ratificata nei momenti culminanti della storia del Popolo (Mosè, Davide, l'Esodo). In Maria, Israele si apre al supremo dono di sé di Dio quando giunge la pienezza dei tempi.
c) A partire dall'interpretazione tipologica che alcuni esegeti offrono della scena di Maria .presso la croce nel quarto Vangelo, si può pensare a Maria come alla personificazione dell'antico Israele che esercita la funzione di maternità spirituale sul nuovo Popolo, la Chiesa, personificato dal Discepolo Amato. L'antico Israele deve riconoscere che il nuovo Popolo è nato dal suo seno e deve esercitare su di esso un ministero di maternità spirituale. Il nuovo Popolo è invitato, da parte sua, a riconoscere il seno materno dal quale proviene e ad accogliere l'Antico Testamento nel suo mondo spirituale. Ancora una volta, Maria personifica Israele ed è rappresentata da Gesù come la sua migliore sintesi. Maria rappresenta Israele non come istituzione ma come evento. Tutto questo non significa forse che Maria si fece credibile nella Chiesa primitiva fino al punto di concedere a lei la rappresentatività dell'autentico Israele, Popolo di Dio? Accogliere Maria come madre ed esempio non è unicamente accoglierla come individuo, ma con tutto ciò che rappresenta e significa. 

4. Maria, « nuova Eva », alternativa all'antica « donna »

a) Maria non è soltanto la più qualificata personificazione dell'antico Popolo di Dio. Ben presto la Chiesa cominciò a considerarla come la personificazione dell'umanità autentica, il prototipo della donna, la Nuova Eva. San Giustino (†165), sant'Ireneo (†202) soprattutto, Tertulliano, sant'Efrem e altri pensarono a Maria alla luce di Eva. Partivano dalla convinzione che dove si ruppe l'armonia del creato tra l'uomo e Dio, lì doveva essere restaurata. All'antico Adamo doveva corrispondere un nuovo Adamo, all'antica Eva una nuova Eva. « Eva, che era vergine incorrotta, nell'ascoltare la parola del serpente generò il peccato e la morte. La vergine Maria, al contrario, fu piena di fede e di gioia quando l'angelo le diede la lieta notizia che lo Spirito del Signore sarebbe sceso su di lei e che la forza dell'Altissimo l'avrebbe coperta » (san Giustino). Questa stessa riflessione la troviamo perfezionata in sant'Ireneo: « Eva fu disobbediente, quando era ancora vergine... divenendo, per la sua disobbedienza, causa di morte per sé e per tutto il genere umano. Maria, promessa a un uomo, ma ancora vergine, mediante l'obbedienza fu causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano ». Il nodo stretto dalla disobbedienza di Eva fu sciolto dall'obbedienza di Maria. Eva cade davanti al potere del Maligno, Maria gli resiste totalmente. Eva e Maria sono il tipo e l'anti-tipo. Sono presentate come figure attive, il cui agire o non agire è illustrato come significativo e determinante per tutta l'umanità. Sant'Efrem lo riconosce quando scrive: « Maria ci ha dato il pane della vita e non il pane della sofferenza che ci diede Eva ».
b) L'insistenza con la quale il Nuovo Testamento, in continuità con l'Antico, presenta la donna nei momenti più decisivi della salvezza in Cristo Gesù ci porta a concludere che la prospettiva adottata dai primi Padri fu una legittima conseguenza del pensiero biblico. L'evangelista Matteo, non senza un'intenzione teologica, inizia il suo Vangelo con questa espressione: «Hé biblos tès geneseòs tou Iesou Christou » (Mt 1,1); « libro della genesi di Gesù Cristo ». Autori come X. Léon-Dufour mettono in risalto l'evidente parallelismo tra Matteo e il primo libro della rivelazione, il « bibios tès geneseòs » (Gn 2,4; 5,1 secondo la versione dei LXX); il che rivela l'intenzione di Matteo di descrivere una « nuova Genesi ». La parola « genesi » torna a ripetersi in Mt 1,18: « I-Tè genesis tou Iesou Christou outos en » (« così fu la génesi di Gesù Cristo »): questa espressione introduce tutto ciò che avviene a Maria per opera dello Spirito. Non è, dunque, conseguente considerare colei nella quale si realizza questa nuova genesi come la «nuova Eva »?
c) Nel contemplare la scena della croce, quel momento nel quale il Figlio di Dio vinse il peccato e la morte, e nel vedere accanto al Redentore la « donna », non possiamo non evocare la promessa del protovangelo: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno » (Gn 3,15). Queste parole di Dio dirette al serpente parlano dell'impressionante lotta che si stabilirà nella storia tra la stirpe del serpente e la stirpe della donna. Sul Calvario la lotta tocca il suo apice: il serpente vuole distruggere il « figlio della Donna », ma in quel momento « il figlio della donna » gli schiaccia la testa. Paolo lo esprime con vigore, quando, poco dopo aver parlato del « nuovo Adamo » (1 Cor, 15,45) scrive: « La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?... Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo » (1 Cor 15,55.57). Accanto alla croce, dove è appeso il nuovo Adamo, c'è anche « la donna », la nemica del serpente, c'è la donna-madre di colui che sconfigge il potere del serpente. Quella donna è Maria, la madre di Gesù, la madre anche di tutti i discepoli di Gesù.
d) La scena dell'Annunciazione può essere letta anche nella stessa chiave del parallelismo Eva-Maria. Tutte e due sono vergini; però, mentre la vergine Eva obbedisce alla perfida parola del serpente e pecca, Maria accoglie la parola di Dio e ne è santificata; mentre la vergine Eva, per la sua disobbedienza, diventa causa di perdizione per gli uomini suoi discendenti, la vergine Maria diviene causa di salvezza e madre autentica del Vivente e dei viventi. Il fiat di Dio nella creazione del mondo non si trovò corrisposto dal fiat di Adamo ed Eva; trovò il suo corrispondente nel Nuovo Adamo, « per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: "Ecco, io vengo... Per fare, o Dio, la tua volontà" » (Eb 10,5.7) e nella nuova Eva, che rispose al messaggero di Dio con queste parole: Fiat (Lc 1,38). Il fiat creatore include l'incarnazione e giunge alla sua pienezza solo quando la donna lo permette con il suo « fiat ».
e) Le origini della prima creazione corrispondono alle origini della seconda creazione. Eva è illuminata da Dio a partire da Adamo secondo il racconto della Genesi: « Come sono sorprendenti queste prime parole che l'uomo rivolge a colei che ha di fronte, questa prima dichiarazione di un uomo alla sua donna: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa!". Non sono le parole che qualsiasi donna rivolgerebbe a suo figlio? La loro ispirazione poetica accentua ancora di più il fatto che la creazione di Eva non è una vera creazione ma che la sua comparsa è un'autentica illuminazione. Eva si distacca da Adamo. E questo significa che Adamo, nel momento in cui l'atto creatore di Dio lo chiamò alla vita, portava già in se stesso la sua parte costitutiva, la sua metà, Eva » (Evdokimov). Nel Nuovo Testamento succede il contrario: è la nuova Eva che, davanti al nuovo Adamo, può esclamare: « Questa volta esso è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa! ». È il nuovo Adamo che si distacca dalla nuova Eva. Ambedue, come donna e come stirpe, sono chiamati a stabilire inimicizia con il serpente e a schiacciarlo. La nuova Eva non obbedisce al serpente; canta il Magniflcat. Si lascia impressionare dall'ira di Dio contro l'ingiustizia e proclama il Regno. Il ritorno dell'umanità verso le sue origini, verso il progetto originario non si può realizzare senza il nuovo Adamo e senza la nuova Eva. Da qui, il significato universale che la figura di Maria, nuova Eva, acquisisce all'interno del nuovo Eone, della nuova Umanità. Maria ha manifestato nella sua vita come deve avvenire il ritorno verso il paradiso perduto o il cammino verso la Patria escatologica. Maria non è una donna tra le donne. « È l'avvento della donna, della nuova Eva, restituita alla sua verginità materna » (Evdokimov). Maria è nuova Eva non solo come un pensiero, estetico, ma immaginario; lo è in realtà. Il terzo Concilio Ecumenico proclamò la seconda Eva « Theotokos », Madre di Dio, la proclamò come colei che dà la vita al Vivente nell'ambito umano. Maria e la madre del Vivente e a partire da Lui la madre dei viventi. È questo ciò che manifesta il meraviglioso passaggio di proprietà che si realizza sulla croce, dove la « madre di Gesù » diviene per sua volontà « madre del discepolo amato ».

5. Maria, profezia di una nuova umanità

Lo spessore storico della figura di Maria nella storia della salvezza non emerge solo dal suo rapporto con il passato. Maria fu presentata e compresa, già nel Nuovo Testamento e nella grande tradizione ecclesiale poi, come la personificazione, l'immagine profetica della Chiesa. La figura di Maria è stata intesa come un'anticipazione del futuro, come il prototipo dell'immagine della Chiesa.
a) L'evangelista Luca presenta Maria come la perfetta discepola e seguace di Gesù. Maria fu per Luca la suprema realizzazione della fede, al punto da definirla, per bocca di Elisabetta, donna posseduta dallo Spirito, « la credente », come se si trattasse di un nome proprio. Maria è la destinataria della prima beatitudine evangelica. È chiamata beata per la sua fede. Si tratta della fede cristologica. Per questo, come dice l'esegeta protestante H. Ràisànen, Maria è per Luca molto più che la personificazione dell'Antico Popolo, che la Figlia di Sion; ella è, soprattutto, la personificazione della nuova comunità, del nuovo Israele, della Chiesa. Attraverso Maria, la Chiesa è salutata dall'angelo: « Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te »; è lodata e benedetta da Elisabetta: « Benedetta colei che ha creduto ». È la Chiesa che canta per bocca di Maria il Magnificat.
b) Per il quarto evangelista, Maria non è soltanto la « perfetta discepola di Gesù »; è colei che esercita una funzione materna sul discepolo amato, colei che lo orienta verso Gesù quando dice: «Fate quello che egli vi dirà »; è colei che è madre della fede di tutti quelli che il discepolo amato rappresenta, cioè di tutti i credenti. Non solo il discepolo, amato accolse Maria nel suo mondo spirituale. Anche la Chiesa che il discepolo amato rappresentava ha accolto Maria come irrinunciabilmente sua, come suo prototipo, suo modello, e per questo la Chiesa ha scoperto in Maria la propria identità escatologica. La grande tradizione patristica, riconfermata e ricuperata dal Concilio Vaticano II, contempla Maria e la Chiesa come « madri » e come « vergini » in una mirabile reciprocità. « Maria è per la Chiesa un "modello perenne" » (RM 42). In Maria, la Chiesa scopre se stessa; trova la propria verità. Come Maria, « anche la Chiesa è chiamata madre e vergine » (LG 63; RM 42). Questi due nomi « hanno una profonda giustificazione biblica e teologica » (RM 42). In Maria la Chiesa scopre la propria vocazione, non solo storica, ma anche protologica ed escatologica. Il dogma protologico dell'Immacolata rivela alla Chiesa la sua vocazione da prima della creazione del mondo ad essere santa e immacolata (Ef 1,3); di fatto, la Chiesa fu chiamata « immacolata » molto prima che si proclamasse il dogma mariano. Il dogma escatologico dell'Assunzione propone alla Chiesa il futuro della sua vocazione a configurarsi per sempre con il Signore Risuscitato e a divenire la Gerusalemme dei cieli, la Sposa risorta dell'Agnello. Maria, dunque, è una profezia della vocazione esistenziale della Chiesa. È la prima, ma non è l'unica. Maria è una delle chiavi principali per capire il mistero del tempo della Chiesa. Se la Chiesa non capisse Maria, rivelerebbe di non capire se stessa. Se la Chies non venerasse Maria, indicherebbe che non comprende il proprio valore e che non riconosce il dono di Dio.

6. La Donna, chiave per capire e per collocarsi nella storia della salvezza

a) La chiave per capire e per collocarsi nella storia della salvezza, o per scoprire la storia del mondo come storia di salvezza, è Gesù Cristo. Su questa affermazione fondamentale non è necessario insistere. Gesù Cristo è la chiave per capire tutto il processo storico del mondo: la sua protologia e la sua escatologia. All'attenta contemplazione del credente non sfugge tuttavia un fatto: il contesto nel quale Gesù Cristo è chiave della storia. C'è una figura che lo accompagna silenziosamente e che sta li, accanto a lui, non senza un disegno divino: è la Donna, è la donna vergine-madre Maria. La presenza della donna Eva nei racconti protologici, la presenza della donna Maria nei racconti della pienezza dei tempi, la presenza della donna Chiesa nei racconti escatologici, fanno della donna e, concretamente, della figura storica di Maria una chiave-subordinata, contestuale, della sto ria della salvezza. Il significato storico-salvifico di Maria è evidente: ella personifica l'antico e il nuovo Popolo di Dio, esercita su tutta la storia dell'umanità la funzione di « nuova Eva », il prototipo di Donna, il cui comportamento decide i destini degli uomini.
b) Se ora evochiamo quanto abbiamo detto all'inizio della nostra riflessione sulla « historia salutis », vedremo come tutto questo si verifica in Maria. Maria è la ratifica del progetto creatore di Dio; è Eva portata alla sua pienezza come creatura nella sua verginità materna. Dio non corregge in Maria il suo piano creatore. Lo supera fino all'impensabile. Questa nuova Eva non è l'emergenza delle capacità della natura umana o delle virtù segrete di un popolo. È il risultato del potere della Parola e dello Spirito, quando agiscono nell'uomo e sono accolti senza riserva. In Maria appare la donna nella sua pienezza. È il prototipo della donna creata e redenta da Dio. Nel contemplarla nella sua pienezza, i credenti scoprono che c'è salvezza nella storia, quando in essa può fiorire tanta innocenza, tanta santità, come la troviamo in Maria.
c) Maria non è solo segno che c'è salvezza nella storia. Ella stessa fu agente di salvezza storica. O meglio, la Parola e lo Spirito attraverso di lei. Identificata con la Parola - o perfetta discepola di Gesù - e consacrata dallo Spirito, Maria entrò come protagonista nella storia della salvezza. Come diceva sant'Ireneo, « fu causa » di salvezza. Non fu solo segno, fu anche strumento. Questa donna fu capace di cambiare il corso della storia. Con pochi gesti riuscì a porre tutta l'umanità dinanzi a Dio; sentì nel. più profondo del suo essere l'attesa di tutti i popoli e accolse senza riserve il grande dono di Dio. Nel generare, portare in seno, dare alla luce ed educare Gesù, Maria introdusse nella storia, il seme della sua salvezza definitiva: una salvezza integrale, legata, allo spirito e legata anche alla corporeità. Come perfetta discepola del Signore, accogliendo fedelmente la sua Parola, divenne uni terra buona, che dà il cento per uno; presto cominciò a esercitare il ministero di « madre del discepolo amato » e ad orientare tutti gli uomini verso il Salvatore.
d) Non possiamo non sottolineare che Maria fu donna. Che con lei si rivela la funzione storica della donna. Il principio maschile non spiega tutto nella storia della salvezza.: La rivelazione ci orienta anche verso il principio femminile Se nella prima genesi ci sono i due principi, rappresentati da Adamo ed Eva, Dio ha voluto che comparissero anche nella Nuova Genesi, rappresentati da Gesù e da Maria; anche se Maria lo è, in quanto è la perfetta redenta Questa e la logica di Dio Non ci sarà salvezza la dove la donna è soppressa; o là dove l'uomo-maschio è soppresso. Ne patriarcato, ne matriarcato « Ciò che Dio ha unito, l'uomo non lo separi » Gesù e Maria non furono gli unici, ma i primi Gesù fu « il primogenito tra molti fratelli », « Maria la prima credente » Dietro veniamo noi Ci sarà liberazione della storia solo se continuiamo in quella logica interna del progetto di Dio Nella vita e nella missione della Chiesa le differenze devono trasformarsi in mezzi d comunione I carismi dell'uomo e della donna sono assolutamente necessari per costruire la storia della salvezza.
e) La liturgia è un grande poema, un'immensa sinfonia che fa memoria festiva della storia della salvezza. La liturgia è il grande segno della speranza storica della Chiesa. Durante l'anno liturgico il Popolo di Dio rivive, ricorda, i « mirabilia Dei » e pregusta le promesse di Dio. In questo impressionante panorama, la Chiesa fa.« memoria principalmente della beata vergine Maria ». Al termine della nostra meditazione-riflessiva, testimoniamo che... « vere dignum et iustum est ».

Bibliografia
 
GARCIA PARADES J. C. R., Maria nella Comunità del Regno. Sintesi di Mariologia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 287-303; SCHÄFFNER A., Maria, die neue Eva, Don Bosco Verlag, München, 1981; EVDOKIMOV P., La mujer y la salvaciόn del mundo, Ed. Sigueme, Salamanca 1980.

VEDI ANCHE
- MICROSTORIA DELLA SALVEZZA






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