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VIVERE IN, CON, PER MARIA


Se il viver in Maria, con Maria e per Maria consiste nel conformare la nostra vita a quella di Cristo, "che ha voluto offrire la sua più diuturna opera di glorificazione del Padre con la sottomissione a sua madre per trent'anni", ne segue che il nostro vivere in Maria, con Maria e per Maria trae origine dal sacramento del nostro battesimo; accrescimento e rafforzamento dal sacramento della nostra cresima e supremo perfezionamento dalla nostra comunione eucaristica.

1. Vivere in Maria significhi vivere il sacramento del proprio battesimo

Il sacramento del battesimo incorpora noi in Cristo, come membra di quel Corpo Mistico, di cui Cristo è capo. Tale incorporamento avviene nel grembo di Maria. Maria infatti nel momento in cui, per opera dello Spirito Santo, concepì il Figlio di Dio facendolo incarnare nel suo grembo, lo concepì come capo del Corpo Mistico (1 Cor 12,13.27); e perciò in quel momento tutti i predestinati ad essere membra di quel capo, "da cui tutto il corpo riceve forza" (Ef 4,6), furono potenzialmente anche essi concepiti nel grembo verginale di Maria e, nell'atto stesso in cui essi furono così concepiti, ricevettero il sigillo divino (2 Cor 1,21) della loro eterna predestinazione (Ef 1,3 Ss; Rom 8,29 ss). Orbene, Gesù nel corso della sua esistenza fu sempre cosciente di svolgere la funzione di capo verso di noi membra del suo Corpo Mistico; e ne fu cosciente non solo ininterrottamente durante tutto il corso della sua vita (Gv 15,5 ss), ma anche a datare dal primo istante del suo umano concepimento (Eb 10,5). Maria, invece, ha avuto tale consapevolezza solo a datare dal momento in cui ella concepì Cristo nel suo grembo (Lc 1,33; LG 57); e da quel momento in poi, la continuò ad avere sempre lungo il corso della sua vita (Lc 2,35; Gv 2,5; 19,26); e specialmente, ora dopo la sua gloriosa assunzione in cielo, giacché ella "coopera con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra" (LG 53), "e questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza sosta dal momento del consenso fedelmente prestato nell'annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti; difatti, assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci le grazie della salute eterna" (LG 62). Le medesime cure materne, che Maria svolse verso Gesù dal momento in cui per opera dello Spirito Santo, lo concepì nel suo grembo e, sempre col di lui divino influsso, lo gestò, lo allattò e lo assistette in tutto il corso dell'età evolutiva, ella svolge verso ciascuno di noi, concependoci per opera dello Spirito Santo nel suo grembo quali membra di Cristo capo del Corpo Mistico e, sempre col divino influsso dello stesso Spirito Santo, ci gesta, ci allatta (1 Pt 2,2) e ci assiste in tutto il corso della nostra formazione cristiana. Lo Spirito Santo, in forza dell'unione ipostatica dovendo formare l'Uomo-Dio in Maria, fece derivare anticipatamente dal Verbo incarnato quell'influsso santificante, che rese la Madre immacolata sin dal primo istante della di lei concezione; in modo che il Verbo di Dio, una volta incarnato nel grembo della madre e, divenuto frutto benedetto della carne verginale di Maria e del di lei animo immacolato, in quanto tale, cioè in quanto frutto di Maria, poté dare al suo divin Padre quella gustosa gloria, con cui lo rese compiacente di sé, suo Figlio (Mc 1,11), e poté far rifluire in sua madre quell'ondata di grazia con cui la deliziò (Le 2,40.51 Ss), la santificò (Lc 1,47) e la rese canale di quella misericordia messianica, che, tramite Maria, ci viene sempre estesa di generazione in generazione (Le 1,50). Conseguentemente lo Spirito Santo, mediante il nostro battesimo, partecipa a ognuno di noi i suddetti effetti dell'unione ipostatica di Cristo, compiutasi nel grembo verginale di Maria in modo che in ognuno di noi Cristo, rendendoci - entro tale grembo materno - membra del suo Corpo Mistico, ci coinvolge tutti nell'atto stesso con cui egli si è incarnato nel grembo di sua madre, ed estende a noi, di generazione in generazione, i frutti di un tale mistero di grazia e di gloria (Lc 1,50). Gesù visse per trent'anni in filiale devozione verso sua madre e verso s. Giuseppe, che gli fece da padre qui in terra: per trent'anni le si unì nella preghiera; in tutti gli atti della vita familiare; in tutte le vicende del giorno e della notte; in tutte le forme e le espressioni di umana convivenza; e tali suoi sentimenti filiali egli vuole infondere in ciascuno di noi, dal momento che ci ha detto: "Rimanete in me, come io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così nemmeno voi se non rimanete in me: io sono la vite, voi i tralci" (Gv 15,4 ss); e dal momento che ci ha lasciato anche detto che "quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo" (Gal 3,27). Pertanto è chiaro che vivere in Maria non vuol dire altro che vivere autenticamente e profondamente il sacramento del proprio battesimo.

2. Vivere con Maria significa vivere il sacramento della propria cresima
Col sacramento del battesimo noi veniamo germinalmente incorporati a Cristo come membra del suo Corpo Mistico, dentro il grembo di Maria in un modo mistico e soprannaturale; col sacramento della cresima inoltre conseguiamo la pienezza della stessa nostra incorporazione a Cristo (Gv 16,13; Ef 4,15 ss; At 1,8); pertanto col sacramento del battesimo lo Spirito Santo, per incorporarci in Cristo, ci fa iniziare a vivere in Maria; col sacramento della cresima egli poi ci mette in grado di poter vivere pienamente in Maria e cioè di poter convivere con lei: e, con ciò, dice s. Luigi M. Grignion de Montfort, si raggiunge l'essenziale della vera devozione alla santa Vergine che consiste nel fare tutte le azioni con Maria, rinunciare a se stessi, alle proprie vedute, ... unirsi alle intenzioni della Madonna e, per tal mezzo, alle intenzioni di Gesù; ... mettersi nelle mani della Madonna perché ella agisca in noi mediante Gesù Cristo, per la gloria del Padre; cosicché non vi sia nessun atto di vita interiore, né operazione dell'anima che non dipenda da lei; conseguentemente lo Spirito Santo, col sacramento della cresima, non solo ci conferisce l'influsso diretto a trasformarci in Gesù (2 Cor 3,18) e conformarci a lui, affinché come ha fatto lui facciamo-anche noi (Gv 13,15); ma, essendo proprio lo Spirito Santo "colui che presiede alla crescita di tutte le membra del Corpo Mistico" (Ef 4,4; 1 Cor 12,13), "mediante la collaborazione di giunture" - apparato di soccorrevoli "giunture e legami" (Col 2,18), che sono una chiara allusione alla materna funzione corredentiva di Maria - lo stesso Spirito ci conferisce il necessario dinamismo per farci "crescere in ogni cosa verso Cristo, ch'è il capo, dal quale tutto il corpo riceve forza per crescere" (Ef 4,16). È evidente che tutto ciò sarà frutto di due fattori: uno oggettivo, ch'è la grazia che ci viene infusa dal sacramento della cresima; e l'altro soggettivo, che è il fervore delle virtù, che ci dispongono a ricevere e a vivere quella grazia. Per quanto riguarda il fattore oggettivo e cioè la grazia sacramentale della cresima è bene ricordare che i sacramenti sono azioni di Cristo e della Chiesa, operanti per mezzo dei segni, mediante i quali si esercita la fede, si rende il culto a Dio, si compie la santificazione degli uomini e si effettua la comunione ecclesiale (Can. 840). I sacramenti compiono la santificazione di noi uomini infondendoci la grazia. La grazia è attuale e abituale: la grazia abituale è santificante e sacramentale. La grazia attuale consiste nell'esercizio delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. La grazia santificante consiste: nella nostra partecipazione al sacerdozio comune dei fedeli e cioè al sacrificio di Cristo; nella nostra purificazione dei peccati; nella nostra comunione alla vita della ss. Trinità; nel diventare ciascuno di noi tempio di Dio; nel diventare ciascuno di noi erede di Dio e coerede di Cristo, mediante lo Spirito Santo, che con la sua presenza in noi si fa caparra ditale eredità. La grazia attuale e la grazia santificante ci vengono infuse indistintamente da tutti e sette i sacramenti. La grazia sacramentale invece è diversa per ogni sacramento, perché ogni sacramento infonde una sua propria grazia sacramentale; essa in genere consiste nel conformarci ad ognuno dei distinti stati di vita soprannaturale propri di Gesù. Il battesimo infatti ci conforma allo stato in cui si trovò Cristo appena nacque; la cresima invece ci conforma allo stato di continua crescita e perfezione, assunta da Gesù durante gli anni della sua vita mortale. La rivelazione ci segnala particolarmente tre momenti della crescita spirituale e della progressiva perfezione di Cristo, verificatisi rispettivamente: al momento in cui Gesù compì 12 anni, allorché "Gesù cresceva in sapienza, in età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Lc 2,52); al momento in cui Gesù compi 30 anni, allorché, nel farsi battezzare da Giovanni al fiume Giordano, lo Spirito Santo scese su di lui in forma di colomba bianca a consacrarlo con l'unzione (Lc 4,18) e infondergli l'abbondanza dei suoi sette doni di cui aveva parlato il profeta Isaia (Is 11,1 ss); e al momento in cui Gesù compì 33 anni, allorché egli, avendo ricevuto da suo Padre l'ordine di morire in croce (Fil 2,8), confidò allo stesso Padre che non si sentiva la forza di bere quel calice amaro e anzi lo pregò di risparmiargli tali pene, ma il Padre lo soccorse inviandogli lo Spirito Eterno (Eb 9,14) perché "pur essendo Figlio imparasse l'obbedienza dalle cose che patì e così, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (Eb 5,8 ss). Lo Spirito Santo, dunque, col sacramento della cresima ci conforma allo stato di continua crescita spirituale, attraversata da Gesù dal momento in cui, come capo del suo Corpo mistico di cui noi siamo membra, si incarnò nel grembo verginale di sua madre, Maria. Essa perciò è colei di cui si serve lo Spirito Santo per farci "vivere secondo la verità nella carità, in modo che noi possiamo crescere in ogni cosa verso colui, ch'è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo riceve forza per crescere" (Ef 4,15 ss). S. Luigi M. Grignion de Montfort rileva che questa vera devozione a Maria è "un dono che lo Spirito Santo riserva solo a coloro, che perseverano nel lasciarsi guidare da lui - ed è evidente qui l'allusione al saper trar profitto dal sacramento della cresima - affinché giungano fino alla trasformazione di se stessi in Gesù Cristo e alla pienezza della di lui età sulla terra e della di lui gloria nel cielo".

3. Vivere per Maria significa vivere la propria comunione eucaristica

S. Luigi M. Grignion de Montfort considera questo punto - "vivere per Maria" - in due sensi: vivere per mezzo di Maria; e vivere per (amore di) Maria. Considera cioè Maria e come mezzo - vale a dire come mediatrice - per arrivare a Gesù; e come fine per trovarvi Gesù. Ora, proprio il sacramento dell'eucarestia è l'unica realtà della nostra santa fede, che ci si offre: e come mezzo; e come fine della nostra salvezza. Gesù, infatti, del sacramento della sua eucarestia, offrendocelo come mezzo della nostra salvezza, ha affermato: "Io sono il pane della vita ... Io sono il pane vivo disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6,48-51); e, offrendocelo come fine della nostra stessa salvezza, ha inoltre proclamato: "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui, che mangia di me, vivrà per me" (Gv 6,57). E, per l'appunto, s. Luigi M. Grignion de Montfort afferma che Maria è il mezzo - vale a dire la Mediatrice - con cui soltanto, noi, se ce ne serviamo, possiamo partecipare degnamente al sacramento dell'eucarestia e, perciò, - dice egli -. noi dobbiamo chiedere a Maria che ci impresti il suo cuore materno per poter così accogliere in noi il suo divin figlio con le sue stesse disposizioni ... E Gesù, pur di trovar sua mamma, è sempre ben lieto di venire a stare in noi eucaristicamente, come fu ben lieto di venire a nascere in una stalla a Betlemme, perché lì c'era sua mamma; e proclama che Maria è anche il fine prossimo della nostra salvezza, perché, se essa ci presta il suo cuore materno ogni qual volta noi facciamo la comunione eucaristica, allora Dio Padre, come prima dell'incarnazione di suo Figlio si rivolse a lei, quale "termine fisso d'eterno consiglio" (Par 33,4) per attuare il mistero della nostra redenzione (S. Theol 3,10,1) così sarà sempre ben lieto di affidare a noi lo stesso suo Figlio, se, quando facciamo la comunione eucaristica, al posto del nostro misero cuore troverà il cuore immacolato della Vergine; Dio Figlio, che, prevedendo l'universale umana ingratitudine verso la sua ss. eucaristia, avrebbe potuto rinunziare d'istituirla, si sarà deciso ad istituirla invece non solo per compiacere sua madre che ne sarebbe stata grata, ma soprattutto per ritrovare il cuore dolcissimo della stessa sua madre al posto del tiepido cuore di chi, nel fare la comunione eucaristica, lo avrebbe sostituito proprio con quello di Maria, perché il cuore immacolato di Maria è il passaggio obbligato, per cui il Figlio di Dio, partendo dalla generazione eterna di suo Padre e attraversando la generazione verginale di sua madre, perviene alla generazione eucaristica, operata dal ministro, sfociante nell'incorporazione mistica dello stesso Gesù con coloro, i quali partecipano alla sua eucaristia; Dio Spirito Santo, che si è legato con amore indissolubile verso Maria sua sposa fedelissima, sebbene per la nostra indegnità dovrebbe privarci della grazia di incorporarci, quali membra di Cristo nostro capo, innestandoci in lui non tanto nello stato, in cui egli si trovava al momento della sua immolazione sulla croce, quanto piuttosto nello stato glorioso, in cui Cristo ora si trova sotto le specie eucaristiche, tuttavia per l'amore sia di Cristo (capo delle membra del Corpo Mistico) e sia anche di Maria (madre di tal Corpo), interviene in ogni nostra comunione eucaristica, ove egli al posto del nostro indegno cuore vuol trovare il cuore della sua sposa immacolata. Peraltro torna opportuno qui richiamare quanto s. Massimiliano Maria Kolbe e s. Bernardino da Siena ci hanno insegnato al riguardo. S. Massimiliano Maria Kolbe dice: "Lo Spirito Santo agisce unicamente attraverso l'immacolata sua sposa". E s. Bernardino da Siena ribadisce che: "Dal giorno, in cui Maria venne elevata alla dignità di Madre di Dio e concepì il Verbo nel suo seno, ella acquistò una specie di giurisdizione su ogni processione temporale dello Spirito Santo, cioè su ogni comunicazione della grazia alla creatura".

Bibliografia

D'ARRIGO S., Maria Corredentrice e madre del sacerdozio ministeriale, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994, pp. 212-218; GRIGNON DI MONTFORT L. M., Trattato della vera devozione alla santa Vergine, Editrice Ancilla, Conegliano 2008; KHOURY J., Andiamo alla scuola di Maria. Come entrare nel mistero di Maria, Edizioni Segno, Udine 2010; MARIANI A., Maria discepola e maestra del credente, IF PRESS, Morolo 2012: GRASSO A., Maria maestra e modello di fede vissuta, Editrice Istina, Siracusa 2012;  VITA S., In cammino con Maria per incontrare Gesù Quaderni de "Il Messaggio" Edizioni Santa Casa, Loreto 2010; CECCHIN S. - DE LOS ANGELES J. - DE CETINA M., Esortazione alla devozione della Vergine Madre di Dio. Alle origini della schiavitù mariana, Pontificia Academia Mariana Internationalis Città del Vaticano 2002; GIORDANI I., Maria modello perfetto. Via di vita interiore, Città Nuova, Roma 2012; TONIOLO E. M., Raggi di luce. Per una vita vissuta con Maria nella Chiesa, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2013; THEODOSSIS P., Affidati a Maria. La Consacrazione alla Santissima Vergine LEV, Città del Vaticano 2013; D'AMICO G., Ti saluto, Maria. Spiritualità mariana e vita cristiana alla scuola di S. Luigi da Montfort, Edizioni Velar, Gorle 2006; TONUCCI G., Per diventare anche noi come Maria, ElleDiCi, Leumann 2012; FORLAI G., Madre degli Apostoli. Vivere Maria per annunciare Cristo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014; TRAVAGLIA G., E il discepolo l'accolse con sé (Gv 19,27b). Il cammino etico-spirituale del credente sulle orme di Maria, Edizioni Messaggero, Padova 2011.

VEDI ANCHE:
 - DINAMISMO DELLA SPIRITUALITÁ
 - CONSACRAZIONE
 - CONSACRAZIONE A MARIA
 - SPIRITUALITÁ
 - SPIRITUALITÁ MISSIONARIA
 - VITA SPIRITUALE






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