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MODELLI INTERPRETATIVI DI MARIA


Come è stata vista, presentata e studiata la figura di Maria lungo i secoli.

1. Modelli  interpretativi nell’Età antica
L’Epoca antica della Chiesa ci ha tramandato parecchi modelli interpretativi della figura della Madre di Gesù, segno questo che, da subito, Maria è entrata nella psicologia religiosa  del popolo cristiano. Essi sono soprattutto nove, vale a dire:
-  MODELLO NARRATIVO STORICO-SALVIFICO
E' costituito dai Vangeli che non sono una biografia storico-critica nel senso attuale, ma una biografia kerigmatica, un genere letterale unico mai più ripetuto in 2000 anni. Il significato soteriologico è che  l'inizio della Storia della salvezza è segnato dal peccato,  introdotto dalla disobbedienza della prima coppia,  Adamo-Eva;  ma la forza di questo peccato è annullato,  nella pienezza del tempo,  dalla venuta del Figlio di Dio,  Gesù, incarnato nel seno della Vergine Maria, che, con il suo sì, rende possibile questo evento-mistero.
- MODELLO POETICO DOSSOLOGICO
Comprende soprattutto, ma non solo, gli scrittori di inni, tra i quali Efrem il Siro, (306-373); Aurelio Prudenzio, (348- post 405); Romano il Melode (+ 560 c.a.);  Venanzio Fortunato (+ 630 c.a).
-  MODELLO SIMBOLICO
E' costituito dall'Apocalisse, unico libro profetico del NT.
-  MODELLO NARRATIVO APOCRIFO
E' costituito dai Vangeli apocrifi.
- MODELLO ANALOGICO SIMBOLICO
Il Parallelismo Eva-Maria, costituisce il primo vagito del pensiero sistematico su Maria, annovera: Giustino (+ 165 d.C). che intorno al 150 d.C., scrive   il “Dialogo con Trifone”, un filosofo ebreo, che accusa i cristiani di abbindolare, raggirare le persone con le loro favole di un Dio morto in croce e risorto:  nel dialogo inventa, conia, il così detto parallelismo antitetico Eva-Maria,  vale a dire,  la personificazione della perdizione e della salvezza, per cui il no di Eva a Dio,  che ha scatenato il primo peccato, il peccato di origine, è stato annullato dal sì di Maria a Dio (Eva disobbediente, madre dei viventi morti – Maria obbediente, madre dei viventi in Cristo); Ireneo di Lione (+202),  che con la sua opera più famosa, scritta nel 180, “Adversus Haereses” (Contro le eresie) riprende il parallelismo antitetico di Giustino e formula due nuovi principi mariologici: della ricapitolazione (Ricapitulatio);  della ricircolazione (Ricirculatio),   e cioè: Gesu' Cristo- Adamo; Maria-Eva. 
- MODELLO ELLENISTICO
Maria è la vera Theotòkos, cioè la vera Madre di Dio, dogma definito nel concilio di Efeso del 431.
- MODELLO ESPERENZIALE TIPOLOGICO
Questo modello è il progenitore della teologia mariana dei secoli seguenti. Tra i maggiori pensatori delle Origini, che aiutano la teologia a prendere forma nella Chiesa, ci sono: Origene (+ 254 c.a.)  è il più grande teologo di tutti i tempi: sono giunti fino a noi 730 libri,  interi  o in frammenti,  dei suoi  Trattati teologici. Con Origene nasce tutta la grande teologia della Chiesa perché ha toccato tutte le tematiche provenienti dalla Sacra Scrittura. Sostiene la verginità perpetua di Maria; Epifanio di Salamina (+403) che nella Lettera agli Arabi [370ca.] difende la verginità perpetua di Maria; Girolamo (+420) che traduce la Bibbia dall'ebraico al latino: nel 383, contro Elvidio e contro Gioviniano, il primo laico, il secondo monaco, contrari alla perpetua verginità di Maria, scrive in favore di essa.
- MODELLO CULTURALE ICONOGRAFICO
Segna le prime espressioni cultuali della Vergine:
a) Nel 1955  Padre Bugatti fece una scoperta archeologica,  in quella che la tradizione indica come casa di Maria a Nazareth,  di graffiti su di una parete con scritto: “ Ke Maria, K [air] e, Maria, cioè:  Ave, Maria”, datati II- III sec d.C., e riportanti le  prime parole del saluto dell'angelo,  che diventeranno,  nel corso dei secoli, la preghiera mariana per eccellenza.  L'iscrizione poi continua così:  (prostrata sotto il luogo santo di M[aria], subito scrissi lì [i nomi], il simulacro ornai di lei).   Dunque, la casa di Maria è già diventata un santuario, probabilmente il primo santuario mariano di tutta la cristianità, nel quale si venera sia il luogo, santo, sia la statua della Vergine, che viene rivestita e adornata di fiori e di preghiere!
b) Della metà del III sec., invece, è la più antica preghiera mariana codificata,  il Sub tuum praesidium:  “sotto la tua protezione ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio, [nelle necessità] non respingere le nostre suppliche, o sola pura, o sola benedetta”.  Nel 1917,  in Egitto,  è stato scoperto il papiro, dove era contenuta la preghiera, papiro che si chiama 470,  è conservato in Inghilterra,  nella Collezione John Rylands,  ed è stato  pubblicato nel 1938:  è stata, cioè, trovata la base scritturale di una preghiera, che la Chiesa conosceva da sempre oralmente,  perché tramandato dalla tradizione liturgica e orante.

2. Modelli interpretativi nel  Medioevo
- MODELLO CAROLINGIO
a) Nel 771 Carlo diventa re de Franchi e dal 800 al 814 imperatore del Sacro Romano Impero. Carlo Magno attua una politica religiosa e culturale di riforma e di rivitalizzazione della società, che va sotto il nome di Rinascita  carolingia (in latino Renovatio Imperii),  risveglio e fioritura culturale dell' Occidente, che interessa le istituzioni sociali, la riforma della Chiesa, la riforma della giustizia, così come fu importante anche la rinascita della cultura con la fioritura dell'architettura, della filosofia, della letteratura e della poesia. Inoltre, Carlo Magno fa elaborare il tipo di scrittura detta “minuscola carolina”, dalla grandezza dei caratteri usati per scrivere,  che sarà ripresa successivamente da Guttemberg (1450) come carattere base della neonata stampa e che è presente ancora oggi nei nostri libri. Carlo Magno ha obbiettivi nobili e ha la capacità di  individuare le persone giuste da preporre ai vari settori della società del suo tempo; e anche se non sa ne' leggere,  ne' scrivere ed è molto autoritario, tuttavia è seguito da persone culturalmente preparate e fedeli. Tra queste ci sono: Paolo Diacono  (720/730-797/799), che  viene chiamato a corte da Carlo e scrive la  Historia Langobardorum (Storia dei Longobardi); Alcuino di York (730-804),  monaco benedettino che introduce molte novità nella liturgia della messa  ed è a capo di tutte le scuole dell'Impero;  Paolino di Aquileia (730/740 – 802);  Pascasio Radberto (+ 860/867);  Ratramno di Corbie (800 c.a.- 870 c.a.);  Beda il Venerabile  (673-735); Ambrogio Autperto (? - 784), per non citare che i più famosi. Questi non sono solo i fautori della Rinascita carolingia,  ma sono anche i maggiori teologi dell'Alto Medioevo e, nei loro scritti, ritroviamo le tematiche tradizionali, riguardanti la Vergine Maria,  e cioè:  Maria Madre di Dio (Theotokos);  Verginità perpetua di Maria  (qui si distingue Pascasio Radberto); Immacolata Concezione di Maria (il primo a parlarne è  Beda,  poi Pascasio); L'Assunzione di Maria (Ambrogio Autperto).
b) Per quanto riguarda l'Immacolata Concezione è S. Agostino (+430),  che pone le premesse per la formulazione di questo dogma, ma in senso negativo,  in quanto non crede all' Immacolata Concezione,  perché sostiene che tutti sono raggiunti dal peccato originale (eccetto ovviamente Gesù Cristo): dunque,  S. Agostino è anticoncezionista. Il suo pensiero  sarà ripreso da Beda il Venerabile, il quale,  parlando della santificazione di Giovanni Battista nel grembo della madre, non affronta direttamente la questione dell'Immacolata Concezione,  ma indirettamente, a fortiori: se la santificazione è avvenuta per Giovanni,  si può dire che è avvenuta anche per la Vergine Maria.  Successivamente, Pascasio Radberto affermerà che non solo è conveniente  l’a fortiori di Beda,   ma è anche razionale e ragionevole, ponendo così  le basi per la formulazione del dogma dell'Immacolata Concezione. Per quanto riguarda invece l'Assunzione, Ambrogio Autperto afferma che Maria non è stata deposta nella tomba,  non ha cioè conosciuto la corruzione del sepolcro, ma è stata portata direttamente in cielo, affermazione che sarà poi ripresa da Pascasio e confermata nella sua definizione. Riassumendo, possiamo, dunque, dire che nell'Alto Medioevo vengono individuate le premesse per due nuovi dogmi mariani, l'Immacolata Concezione e l'Assunzione della Vergine Maria.
- MODELLO TEOLOGICO MONASTICO
a)
Domina i secoli XI-XII: la sua caratteristica principale non è la teologia razionale,  basata cioè sul ragionamento,  ma quella allegorico-simbolica. La teologia monastica sviluppa soprattutto la preghiera e la lode alla Vergine,  contenuta  principalmente nei Sacramentari (i messali dell'altare) e nelle preghiere personali. Oltre a ciò, dal secolo X prende piede il Mariale,  allo stesso tempo raccolta di miracoli, componenti poetici, sermoni, formulari liturgici. La teologia monastica è molto sviluppata  nell’omiletica ad opera di vari autori,  il più eccelso dei quali è Bernardo di Chiaravalle (+1153),  fondatore dei monaci cistercensi. 
b) Altro elemento della teologia monastica è la sua inculturazione nel feudalesimo applicato a Maria:  in alto Gesù Cristo,  in mezzo Maria e alla base la Chiesa. Maria, dunque, fa da tramite tra il popolo e Gesù Cristo. Nasce così il termine Maria Mediatrice (o advocata), entrato poi nella Mariologia;  le parole “domina” (titolo dato alla moglie del signore),  “serva”,  “riconciliare”,  “Mediatrice”,  “Avvocata” (colei che rappresenta il fedele presso Gesu' Cristo); l’espressione latina  “commendare“, da cui commendatio (sui),  ovvero essere disponibile, darsi totalmente a Nostra Signora.  Sono parole tipiche del linguaggio feudale,  che esprimono il legame personale di dipendenza vassallatica dell'uomo libero da un signore a lui superiore. Tradotto nelle categorie dell’ambito religioso,  il signore è Dio,  il suo servo è la persona, Maria è l'intermediaria perché fa da collegamento tra il servo e Dio. Artefice di questa trasformazione del linguaggio mariano è ancora Bernardo di Chiaravalle ed è colui che inserisce la terminologia feudale nel “culto” mariano, oltre che essere l'ultimo grande esponente della teologia monastica. Altro esponente della teologia monastica è Ruperto di Deutz  (+1129-1130): autentico rappresentante della teologia monastica,  che privilegia il simbolismo e l'allegoria, difende il dogma della Maternità divina di Maria, chiama Maria nuova Eva, è contrario all'Immacolata Concezione e riprende il parallelismo Maria-Chiesa.
- MODELLO TEOLOGICO SCOLASTICO
 a) Comprende i secoli XII-XIII. Gli inizi della theologia scolastica sono dovuti ad Abelardo (Le Pallet, 1079-Chalon-sur-Saône, 21 aprile 1142], avversato da S. Bernardo, perché usava un metodo teologico diverso dal suo e anche perché libertino. Questo ultimo arrivato sulla scena della teologia, inventa la “quaestio” come metodo di spiegazione teologico,  passando così dal  simbolismo al metodo razionale per approfondire le tematiche teologiche. Nascono, su questa base,  le università medioevali, nelle quali si comincia a  insegnare  la teologia, usando il metodo  creato da Abelardo. Nel XII- XIII sec. nascono le prime Facoltà di teologia. La teologia scolastica non si insegna all'interno dei monasteri,  ma solo nelle università pubbliche, contribuendo in questo modo a far perdere ai monaci il monopolio dell’insegnamento teologico. Uscita definitivamente dai monasteri, la nuova teologia, nella forma della Scolastica, raggiunge l’apogeo con la  “Summa Theologiae” di S. Tommaso (Roccasecca1225 - Fossanova nel 1274) che, dopo Origene,  il più grande teologo di tutti i tempi. 
b) Con la teologia scolastica nascono anche nuovi Trattati teologici: il trattato di spiritualità e morale, di esegesi biblica, ovvero di spiegazione critica della Sacra Scrittura, e altri. Innanzitutto, nel Medioevo Maria viene inserita nei Trattati di Cristologia e Soteriologia. Tutto comincia con Pietro Lombardo (1100-1160 c.a.), che scrive un’opera famosa,  che diventerà il Manuale di teologia fino a Martin Lutero, nel sec. XVI,  ed è intitolata “Sententiarum Libri Quatuor”, cioè i Quattro libri delle Sentenze o più semplicemente Le Sentenze (scritta tra il 1150 e il 1152). Nel libro terzo dedica a Maria 10 quaestiones, mentre nel libro quarto ne aggiunge altre 2: inizia così lo spazio, più o meno ampio,  che la teologia medioevale dedica a Maria. Pietro Lombardo è così importante nel passaggio dall’Alto Medioevo alla Modernità,  che è l'unico teologo a essere citato in un Concilio Ecumenico. S. Tommaso, nella sua Summa, ne segue l'esempio,  trattando di Maria in 11 quaestiones, inserite nel Trattato sull’Incarnazione: l’Aquinate non crede nell'Immacolata Concezione, per lui Maria è Madre di Dio,  sempre Vergine; piena di grazia sin dal seno materno,  ma non immune dal peccato originale, assunta in cielo con l'anima e il corpo (affermazione sostenuta per la prima volta) e deve essere venerata con culto di iperdulìa (riservato ai santi).  Tuttavia, nel suo complesso, la Teologia medioevale,  si occupa poco di Maria.
c) La grande questione intorno a Maria, che si sviluppa a partire dal XIII sec.,  è l'Immacolata Concezione;  fin da subito in seno alla Chiesa si fronteggiano due correnti teologiche,  dette Scuole (nel senso di correnti di pensiero):  la prima quella domenicana,  che non sostiene l' Immacolata Concezione;  l'altra, quella  francescana, che invece la difende. Le due Scuole teologiche si affrontano a colpi di trattati, scritti e anche insulti,  al punto che a volte devono intervenire i papi per placare le contese. I domenicani  sostenevano che anche Maria è stata concepita nel peccato, come tutti gli altri, e solo in seguito, in vista della nascita di Gesù, è stata resa Immacolata; i francescani non erano  d'accordo,  perché affermavano che, già dal momento del concepimento, Maria  è stata esentata dal peccato. Attribuendole il titolo di Immacolata Concezione, per i domenicani e S. Tommaso sorgeva una questione di tipo cristologico/soteriologico, in quanto, Essa, con tale titolo, diventava una divinità uguale a Gesù (le stesse critiche che avrebbero sostenuto successivamente i protestanti con Lutero).  Per i francescani e la pietà popolare, invece,  tutto ciò era una questione poco rilevante. Pio IX poi nel 1854 proclamerà il dogma.
- MODELLO TARDO MEDIEVALE
a) Comprende i secoli XIV–XV che vedono il tramonto della civiltà medioevale.  In questo periodo sussiste sempre la discussione sull'Immacolata e sull'Assunzione, mentre, a livello di Chiesa,  si ha più a cuore la Maria miracolosa, quella popolana e popolare. La devozione mariana perciò si dibatte tra spiritualità popolare e critica teologica. Il tardo Medioevo è anche il periodo della così detta Devotio Moderna (spiritualità a livello popolare, contesta la Teologia scolastica;  la sua  massima espressione è l'operetta “Imitazione di Cristo”,  che,  con 3000 edizioni,  dopo la Bibbia, è il libro cristiano più pubblicato [etimologia di moderno: da “ modus” del tardo latino,  che vuol dire ora, di oggi, di questi tempi,  e la desinenza “ernus “, che significa appartenenza a/ appartenente a ora – pertanto, Devozione moderna significa devozione dei nostri giorni]). Questa nuova spiritualità nasce in Olanda (Gerard Groote,  padre della Devotio Moderna) e  rappresenta il riconoscimento ufficiale, a livello di Chiesa,  della spaccatura tra la teologia ufficiale e il modo popolare di pensare.  E’ basata sull'imitazione di Cristo:  Cristo cioè non è oggetto di speculazione,  ma di imitazione. Si approfondisce così  la spaccatura definitiva tra l'aspetto intellettuale della fede e l'aspetto esperienziale della stessa, dove l'aspetto intellettuale è espresso dai teologi, dai grandi pensatori cristiano-cattolici,  mentre quello esperienziale è dato dalla fede vissuta dal popolo. Questa spaccatura non si è mai più rimarginata e sussiste ancora oggi.  L' “Imitazione di Cristo“  è divisa in 4 libri:  secondo la critica testuale attuale originariamente erano 4 libri separati e solo in seguito, nella prima metà nel 1400,  sono stati riuniti assieme.   In nessun titolo compare mai il nome di Maria e non ci si riferisce mai a lei;  ci sono due  brevi citazioni nel libro IV,  ai capp. 2 e 17. Ciò significa che l'opera si disinteressa di Maria,  pur intendendo fondare una nuova spiritualità dei cristiani,  soprattutto popolare. 
b) A livello di popolo Maria viene pregata e contemplata; in questo periodo ci sono due linee di sviluppo della Mariologia popolare: da una parte si esplicita il gusto popolare della ricerca curiosa di particolari riguardanti la vita di Maria; dall'altra, a livello liturgico popolare si moltiplicano gli uffici speciali,  associati a ogni momento della vita di Maria. Sul piano della predicazione si ha lo sviluppo del sermone,  che non è l'omelia come la conosciamo oggi.  Il sermone era una composizione oratorio-letteraria nel senso che, prima veniva proclamato in chiesa e poi veniva dato alle stampe;  il luogo del sermone era il pulpito, posto al centro della chiesa, perché tutti i fedeli potessero udire bene, non essendoci allora i microfoni nelle chiese come oggi;  ed era composto di tre parti: il prologo,  l'esposizione del tema,  l'epilogo, cioè la conclusione;  nell'esposizione venivano usate le cosi dette  “autorità” per provare le affermazioni che l'oratore faceva (le autorità sono: Sacra Scrittura, Padri della Chiesa, Magistero della Chiesa: concili, papa,  vescovi). Il sermone proclamato in chiesa, o nelle piazze,  era una vera e propria lezione di teologia,  ma forniva anche  notizie,  come un ufficio informazioni,  e durava 1 o 2 ore. San Bernardino da Siena (+1444) scrive un Trattato sulla Beata Vergine,  titolo non vero,  perché, in realtà,  si tratta  di 11 sermoni per le feste mariane. Bernardino da Busto (+1513 ca.) pubblica, nel 1493,  un Mariale,  una raccolta di sermoni per le feste mariane, che avrà moltissimo influsso sui predicatori mariani del tempo.
c) Nel XV sec. la devozione  popolare perfeziona la preghiera dell' Ave, Maria  (fino al XVI sec. inoltrato l' Ave, Maria era composta solo dalla prima parte e, fino al 1444, terminava con l’espressione ”e benedetto il frutto del tuo seno”;  poi per l’influsso di San Bernardino da Siena, che era molto devoto del nome di Gesù,  venne aggiunto “Gesù”, mentre la seconda parte dell' Ave, Maria sarà introdotta nel  XVI sec. Il Rosario deriva il nome dalle rose,  perché nel  Medioevo era in uso incoronare le statue di santi e madonne con corone di  rose:  in ambito monastico i Cistercensi dalla corona di rose  sono  passati alle corone di preghiere;  le prime corone non erano composte di Ave,  Maria,  ma di Padre Nostro.   Nel XIII sec. questa pia pratica fu ripresa da San Domenico,  ma il grande perfezionatore del Rosario  fu,  nel XV sec.,  il beato Alano della Rupe,  francese, che gli diede la forma definitiva, che è poi l’attuale: i 15 Misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, intercalati da un Padre Nostro e 10  Ave, Maria. Nel 2000  Giovanni Paolo II ha introdotto, oltre ai 15 tradizionali, anche  altri 5 misteri, quelli della luce, da recitarsi il giovedì.

3. Modelli interpretativi nell'Epoca Moderna
- MODELLO UMANISTICO RINASCIMENTALE
a) Considera Maria, Madonna, dearum maxima = la più grande delle dee. Sono due gli esponenti/elementi principali del modello Umanistico-Rinascimentale: Erasmo da Rotterdarm (+1536):  nelle sue opere critica aspramente le devozioni popolari mariane,  perché i devoti venerano Maria e poi offendono Gesù Cristo con il peccato; Maria non ha goduto la visione beatifica fin da questa vita,  perché anch'essa è una creatura;  Non è vero che Gesù Cristo in cielo obbedisce a Maria;  il culto a Maria deve comprendere quattro elementi:  Lode-Onore-Invocazione-Imitazione, il più importante dei quali è l'imitazione;  Maria è la Madre di Dio; è la Tutta Santa; è modello di vita evangelica.
b) Ci sono giunti circa 1200 inni a Maria, composti  tra il XV e il XVI sec.,  che cantano la vita di Maria, attingendo dai Vangeli,  ma anche sopratutto dagli Apocrifi: concentrandosi sul parto e sul pianto, ovvero sulla Maternità e su Maria ai piedi della croce, rendono Maria più umana,  più vicina alla gente. Insistono anche sull'Immacolata Concezione e sull'attività interceditrice. Il più grande esponente dell’innologia è Jacopo Sannazzaro (1457-1530), che  scrive il poema De Partu Virginis.
- MODELLO LUTERANO PROTESTANTE
Considera Cristo l'unico Mediatore tra Dio e l'uomo e inserisce Maria a forza nella Theologia  Crucis. Ecco gli esponenti e gli elementi principali del modello Luterano-protestante:
a) Lutero (1483-1546):  il pensiero di Lutero su Maria è incentrato sul fatto che Maria non partecipa all'opera salvifica di Cristo e dire che Maria è Mediatrice per Lutero è un'eresia contraria a tutti i dogmi cristiani. Conferma che Maria è la Madre di Dio, modello di vita cristiana, è la Sempre Vergine (Verginità di Maria non vuol dire solo integrità fisica,  ma soprattutto Verginità cristologica: Gesù è nato nel suo grembo per opera dello Spirito Santo, nel suo utero non si è impiantato un seme umano), Piena di grazia, immune dal peccato originale, madre spirituale e interceditrice. Nega l'assunzione in cielo e vuole combattere le deviazioni della pietà popolare. Nega le preghiere a Maria (Maria prega per noi,  ma noi non possiamo pregare Maria).  Nella Riforma rimuove tutte le immagini di Maria e conserva solo le feste mariane dell'Annunciazione, Purificazione e di Maria ai piedi della croce. Rimane celebre il suo Commento al Magnificat.
b) Zwingli,  riformatore di Zurigo (+1531):  nel 1524 introduce il Credo riformato a Zurigo, dando inizio anche ai primi scontri tra gli svizzeri, fedeli a Roma,  e quelli protestanti: da allora i Cantoni del Nord  sono protestanti, mentre quelli centrali,  compreso il Cantone di Schwitz (che dà il nome alla Svizzera),  rimangono cattolici. 
c) Calvino (+1564) ha lo stesso pensiero mariano di Lutero;
d) Giovanni Ecolampadio (+1531), che è il più "cattolico" dei Padri fondatori protestanti: il suo pensiero è concentrato sui tre Sermoni Mariani, pronunciati in un monastero di benedettini vicino a Basilea, nel 1520,  e stampati nel 1521. Per Ecolampadio Maria non è Mediatrice ed è  da escludere anche  dalla funzione soteriologica, così come esclude le preghiere a Maria e  critica le esagerazioni mariane della pietà popolare.
- MODELLO BAROCCO
Caratterizzato dalla quasi esagerata glorificazione di Maria che diventa anche oggetto di studio sistematico, con la nascita del Trattato di Mariologia. Due  gli elementi principali del modello barocco: culto  e teologia.
a) culto: durante il secolo c’è una grande diffusione dei libri mariani; comincia la grande fortuna dei santuari mariani sia antichi che nuovi (dopo Concilio di Trento); fioriscono le Confraternite mariane (Rosario; dell’ Addolorata a partire dal 1666); nascono le Congregazioni mariane (insieme di laici che studiano nel collegio dei gesuiti); nelle Università si comincia a emettere il voto pro-Immacolata (la prima volta nel 1496, alla Sorbona di Parigi), per  difendere  l'Immacolata Concezione; nel  1600 i re nazionali, a partire da Luigi XIII, consacrano la loro nazione a Maria; il 27/05/1601  avviene la prima incoronazione di  un'immagine di Maria, la  “Madonna allattante alla steccata di Parma”,  su iniziativa di Fra Girolamo da Forlì, cappuccino: dopo questa prima volta, diventerà abituale incoronare le immagini di Maria; nel 1636 il conte Alessandro Sforza Pallavicino fa un lascito al Capitolo Vaticano, perché incoroni le immagini di Maria; si sviluppa la devozione di Maria,  che prega per le anime del Purgatorio; si diffonde la devozione alla Madonna del Rosario (nel 1478 viene fissato  il Rosario come è oggi); nel 1600 prende piede anche la devozione alla Santa Casa di Loreto.
b) Teologia: si va verso il Trattato mariologico, le cui tappe principali sono segnate da: Francesco Suarez (1548-1617): nel 1584-85, commentando la “Summa” nelle sue lezioni di teologia, amplifica le questioni su Maria, da 11 a 23, unendole in  una trattazione completa,  pur essendo queste comprese nella sua opera principale I misteri della vita di Cristo. Suarez è il ponte tra la teologia dei secoli precedenti, dove il discorso su Maria era compreso nel Trattato dell’Incarnazione di Cristo, e i secoli successivi, quando si comincia a parlare di Maria fuori dai Trattati classici, dando inizio a   un Corso teologico nuovo; Placido Nigido (+1640): nel 1602 pubblica, in latino, la Summae Sacrae Mariologiae pars prima con l’intenzione di creare una nuova disciplina nell'area teologica, di cui inventa anche il nome, Mariologia appunto. Nasceva così un nuovo  Trattato teologico,  indipendente dagli altri Trattati, la cui struttura e il cui nome saranno dimenticati per due secoli e mezzo e saranno  ripresi solo verso la metà del 1800, per avere un grande sviluppo fino al Concilio Vaticano II. Prima del Nigido, il discorso su  Maria era sempre intitolato  De Beata.
c) Un altro elemento, frutto della riflessione del  XVII sec., è il cosi detto “Principio Primo della Mariologia” (che altro non è che  la Maternità divina):  autore ne è Domenico Petavio (+1652), che pubblica a Parigi, negli anni 1644-1650,  l'opera Theologicorum Dogmatum,  in quattro tomi. Nel libro XIV del Trattato “De Incarnatione” afferma che la Maternità di Maria è la fonte e l'origine di ogni grazia, che Dio ha concesso a Maria. Questa Maternità divina (Maria, Madre di Dio) contiene ogni altra cosa che riguarda Maria. Il Petavio opera un rovesciamento di prospettiva,  perché tace sul fatto che la Maternità divina di Maria è essa stessa un dono (è cioè nell'ordine della Grazia), mentre afferma che è una prerogativa di Maria. Dopo di lui, la Maternità divina diventa il punto di partenza per ogni discorso su Maria da parte degli Autori mariani. Così facendo, fino al Vaticano II,  viene ignorata la Storia della Salvezza, secondo la quale la Maternità divina di Maria è una scelta da parte di Dio e un suo dono; Vincent Contenson (+1674), con la sua principale opera Theologia Mentis et Cordis in 2 volumi,  datata 1668-69, dà inizio alla così detta “Mariologia dei privilegi” che avrà grande sviluppo fino al Vaticano II, annullata di fatto dal Capitolo VIII della Lumen Gentium,  interamente dedicato alla figura di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Nella Mariologia dei privilegi, la Vergine non è più vista come creatura umana, ma viene considerata nella sua eccezionalità, astraendo Maria dalla Storia della Salvezza,  o Economia della Salvezza:  in poche parole tutta la tensione è inserita tra Maria nell'Economia della Salvezza (il disegno salvifico) e Maria dei privilegi (Maria popolana). 
d) Il ‘600 è un secolo di svolta nella storia della Mariologia, sentita dai più critici come illegittima. In esso vengono creati i quattro elementi fondamentali che caratterizzeranno la Mariologia dei secoli successivi, vale a dire: il nome,  il trattato,  il principio primo (Maternità di Dio), la Mariologia dei privilegi  (saranno i 4 elementi che rimarranno stabili fino al Concilio Vaticano II e costitutivi di ogni discorso su Maria).
e) La Stampa:  di recente invenzione, ha aiutato molto la diffusione della devozione mariana. Abbiamo, infatti,  nel 1600  383 Autori mariani. 
f) Oblatio o offerta a Maria: la prima si ha nel 1553 nel Collegio Romano (università dei gesuiti). Nel 1586 padre Coster, gesuita,  pubblica il “Libellus sodalitatis”,  inserendo  la Oblatio a Maria nel rito di ammissione alle Congregazioni mariane (Associazioni di studenti create dai Gesuiti dopo il Concilio di Trento). In questo modo lo studente si offre a Maria.
g) Schiavitù mariana,  e/o voto di sangue:  nasce ad Alcalà de Henares in Spagna nel 1595, si diffonde in tutta Europa e in particolare in Sicilia:  questa forma si evolve fino a diventare il voto di sangue a Maria, con il quale il devoto diventa schiavo della Vergine in tutti i sensi. Il voto di sangue sarà criticato aspramente dell'Illuminismo come la pratica più evidente del fanatismo cattolico.
h) Simbolismo mariano:  il primo che pubblica, nel 1613,  un'opera che introduce su larga scala il simbolismo mariano è Spinelli. Ad esempio, dicendo “Maria Madre di Dio Trono di Dio”,  si parla di Maria attraverso i simboli che si Le applicano a lei. L'opera simbolica più famosa è “Mistica città di Dio”, pubblicata, nel 1670, da Maria de Ágreda, spagnola.  Guarini, autore degli inizi del ‘700, applica a Maria 59 simboli (la preghiera più simbolica è costituita da “le Litanie mariane”.
- MODELLO CRITICO ILLUMINISTICO
Segnato nel 1700 soprattutto dalla reazione degli intellettuali e da un’aspra critica alle esagerazioni popolari.
a) I Trattati di Mariologia del XVIII sec. parlano delle prerogative o privilegi di Maria e sono opere erudite e apologetiche che difendono, in particolare  la devozione popolare mariana. Ci sono autori che sviluppano però la dottrina dell'Immacolata Concezione e quella dell'Assunzione: Shguanin, studioso, frate Servo di Maria,  nel 1769 chiede a papa Clemente XIII la definizione del dogma dell'Assunzione (è il primo autore in assoluto a chiedere questa definizione). I Trattati del ‘700 difendono la Cooperazione di Maria alla redenzione, la sua maternità spirituale e la sua Mediazione. Nel 1701 il Perazzo pubblica a Venezia un Dizionario, assolutamente nuovo per l'epoca, dal titolo  “Thomisticus Ecclesiastes … “, nel quale, per la prima volta nella storia della Mariologia, compare una lunga voce,  intitolata Maria Deipara (cioè, Maria, Madre di Dio).
b) La corrente critica della Mariologia annovera: Adam Widenfeld: nel 1673 pubblica a Gand, in Belgio,  un opuscoletto di 16 pagine, intitolato “Avvisi salutari della Beata Vergine Maria ai suoi devoti indiscreti”, detti anche,  in latino,  “I Monita”. L’Autore invoca una maggiore sobrietà nel culto mariano,  sopratutto a livello popolare (come quello di chiamare Maria una dea), e, perciò,  suscita un pandemonio nella Chiesa con la così detta guerra dei libretti, durante la quale  l'Autore viene condannato dal Santo Uffizio nel 1674. E’ difeso dal  Baillet,  che, a sua volta, viene condannato una prima volta nel 1694 e definitivamente nel 1701; Alessio M. Planch: nella sua Vita B. Mariae V. dogmatico-critice conscriptae, scritta in maniera dogmatico-critica, pubblicata  a Innsbruch nel 1772,  basata sulle fonti di Scrittura, Santi Padri e Magistero,  rifiuta in tutto gli Apocrifi,  scatenando una baraonda tra teologi e mariologi,  che non porta a nessuna condanna per l'autore; Ludovico Antonio Muratori: pubblica una Collezione enorme della Storia d'Italia, intitolata Rerum Italicarum Scriptores, cioè  “Scrittori di cose italiane”, con cui vuole combattere il paganesimo e la superstizione, riportando la pietà popolare mariana nell'alveo della teologia, della liturgia e della critica storica; per questo viene insultato e minacciato di morte. E’ inoltre contrario al voto di sangue pro-Immacolata e scrive un'operetta famosa,  “Della regolata divozione dé cristiani”,  conosciuta anche come “La Regolata Devozione”, che pubblica a Venezia nel 1747, nella quale combatte le deviazioni della pietà popolare mariana. Evita la condanna da parte del S. Uffizio solo perché è amico di papa Benedetto XIV,  illuminista (1740-1758). Ha una grande risonanza in Germania, Austria e Italia; gli risponde Sant’Alfonso M. De’ Liguori.
c) Nascita del mese di Maggio come mese mariano: Il gesuita A. Dionisi nel 1725 pubblica “Il mese di Maria ...” che  nel corso del 1700 raggiunge 18 edizioni; F. Lalomia nel 1758 pubblica “Il mese di Maggio”, che raggiunge le  60 edizione nel corso del secolo:  è più elaborato del precedente, perché contiene considerazioni sui privilegi e sulle virtù di Maria.  Ma colui che darà struttura definitiva al mese di Maggio sarà P. Muzzarelli  che,  nel 1785,  pubblica “Il mese di Maggio”, mandandolo a tutti i vescovi italiani (quasi 400):  ogni giorno del mese di Maggio è così strutturato:  una breve meditazione su una verità cristiana – un'applicazione pratica di questa verità – un proposito particolare o fioretto – un'invocazione o giaculatoria – una strofa di un canto mariano.
d) Le Madonne che muovono gli occhi: La prima è la Madonna di S. Ciriaco ad Ancona, che muove gli occhi il 25 giugno del 1796;  il 20 luglio 1796 è la volta della Madonna della Chiesa di S. Girolamo in Rimini; nel 1796 e 1797 a Roma muovono gli occhi ben 26 immagini della Madonna,  di cui 11 sono le cosi dette Madonnelle,  che si trovano agli angoli delle strade; l'ultima Madonna che muove gli occhi è a Rimini,  alla mezzanotte del 10 dicembre 1850; a Rovigo la Madonna Addolorata della Chiesa di S. Michele Arcangelo muove gli occhi il 1 maggio 1895: in conseguenza di ciò una laica,  che, in seguito, diventerà Suor Maria Dolores Inglese,  sviluppa la Riparazione al Cuore Addolorato di Maria e sarà anche  la Confondatrice della Congregazione,  chiamata Suore Serve di Maria Riparatrici di Rovigo.
e) L’ incontro, o sintesi,  tra la pietà popolare mariana, la critica illuministica e la teologia: ci sono due Autori e vengono scritte due opere mariane tra le più famose e attualmente stampate: Luigi Maria Grignon da Montfort (1643-1716): nel 1712 scrive “Il trattato della vera devozione a Maria”, che nel 1791, durante la Rivoluzione Francese,  fu nascosto in una cassa e sepolto nel terreno; dissepolto,  ma poi nuovamente smarrito, viene ritrovato nel 1842 e nel 1843 viene pubblicato per la prima volta e da allora ha avuto più di 300 edizioni.  Non è uno scritto sistematico, non è mistico, né contemplativo, ma è teologico, devozionale, popolarmente affettivo:  per l'autore la vera devozione consiste nel consacrarsi a Cristo per mezzo di Maria (la cosi detta “schiavitù d'amore”). Egli parla di Maria, riferendosi sempre a Cristo,  non come i precedenti Trattati (Mariologia dei privilegi): Ella coopera alla salvezza e, in un certo senso, è Mediatrice. L’autore  usa spesso i simboli per trattare di Maria:  ce ne sono circa 80 nel suo Trattato (i simboli del nutrimento e del cammino sono i più usati). Egli chiama Maria creatura, non dea; Alfonso Maria de' Liguori: (1696-1787): grande moralista,  nel 1750 pubblica, in 2 volumi,  a Napoli,  “Le glorie di Maria”, la sua opera mariana più famosa.  E’ scritta per i devoti e per i predicatori e usa il metodo di esporre  una verità mariana,  accompagnandola con molte citazioni tratte dalla Scrittura, dalla Tradizione, dai Padri della Chiesa e dal Magistero;  aggiunge quindi un esempio e conclude il tutto con una preghiera. Il libro è tutto una teologia narrativa e orante (che prega);  esprime il rapporto personale con Maria,  intessuto di preghiera e amore; non spinge alla imitazione,  ma alla devozione; Maria è la Madre di Dio;  usa poco il simbolismo mariano. In definitiva, Le glorie di Maria è un'opera critica nei confronti degli Illuministi,  in special modo degli Illuministi cattolici come Ludovico A. Muratori.

4. Modelli interpretativi per l'800
- MODELLO ROMANTICO
a) Si assiste alla rinascita del Tomismo e della filosofia scolastica, resa possibile da due papi, Pio IX, nel  1846, e Leone XIII, nel 1879,  applicata anche dai grandi mariologi,  in particolare da Fra Ludovico da Castel Planio che scrive “Maria nel Consiglio dell’Eterno...”,  in 4 voll.,  pubblicata a Napoli tra il 1872 e il 1873, e  considerata da tutti la sintesi mariologica più famosa di tutto l’800.
b) Trattati di Mariologia: viene recuperato il Trattato come strumento privilegiato per scrivere sulla Madonna. Il così detto secolo lungo recupera anche, in maniera definitiva,  la parola Mariologia, che si impone in tutta la Chiesa: l’effetto combinato è che vengono pubblicati 26 Trattati di Mariologia.
c) Magistero papale: l’8 dicembre 1854 Pio IX definisce il dogma dell’Immacolata Concezione, per il quale ci sono voluti 8 anni (5 tappe: 1a tappa: Pio IX pensa di definire il dogma insieme alla condanna degli errori della società moderna;  2a tappa: nel 1848 istituisce due commissioni, una di teologi e una di cardinali,  che hanno il compito di verificare se si può arrivare a tale definizione e, soprattutto, di indicare la procedura per la definizione; ma Antonio Rosmini è contrario alla definizione dogmatica e suggerisce al papa di consultare l’episcopato attraverso un’enciclica [ovvero un Concilio per lettera]. 3a tappa: Pio IX accoglie questo invito e, nel 1849, pubblica la Lettera enciclica “Ubi Primum”,  con la quale domanda ai vescovi cosa bisogna fare:  i vescovi rispondono in massa per il dogma dell’Immacolata [546 favorevoli su 603];  4a tappa:  Pio IX fa redigere la bolla di definizione, ma questa bolla subisce 7 redazioni. Nel testo si tralascia la dimostrazione storico-teologica, viene invece privilegiata la fede attuale e la tradizione della Chiesa,  che sin dall’VIII sec.,  ha sempre sostenuto l’Immacolata Concezione. Tuttavia, la definizione usa un linguaggio negativo: la bolla non si pronuncia sulla santità di Maria, né sulla sua preservazione dalla concupiscenza, ma definisce solo la preservazione di Maria dal peccato originale;  5a tappa:  Pio X,  nel 1904,  con la bolla “Ad diem illum”, e Pio XII, nel 1953, con la bolla “Fulges Corona”,  precisano, riguardo al dogma dell’Immacolata Concezione, che: Maria è stata redenta da Cristo ed è  sì preservata dal peccato originale,  ma perché redenta preventivamente da Cristo e, comunque,  in riferimento alla persona di Gesù Cristo (privilegio non mariano,  ma cristologico-soteriologico).
- MODELLO RESTAURATORE
La Restaurazione va dal 1815 al 1848. In campo mariologico non ci sono novità, ma si ripropone quanto scritto nei secoli precedenti. La più grande opera è quella che Bourassé pubblica nel 1862, a Parigi,  in 13 volumi, “Summa Aurea de audibus...”, più semplicemente la Summa Aurea: è una fonte preziosa, la migliore in questo ambito,  per lo studio della Mariologia.  Un’altra opera è quella del Castel Planio, francescano,  che pubblica “Maria cooperatrice della salvezza e Madre spirituale dei credenti”. Il Ventura, invece, pubblica a Roma nel 1841 la “Madre di Dio Madre degli uomini”.   Per questi autori Maria partecipa al sacrificio di Cristo: sono essi, pertanto, che  avviano la così detta  moderna letteratura sulla maternità spirituale di Maria. Mentre Nicolas,  che pubblica,  nel 1882,  a Parigi,  “La Vergine Maria e il piano divino”,  con 8 edizioni, è importante,  perché,  per la prima volta,  viene introdotta la discussione sul tema Maria e la donna (non in chiave odierna, ma secondo la Restaurazione e cioè esalta Maria come la donna perfetta etc. ).

5. Diversi Modelli interpretativi per il ‘900
- MODELLO MANUALISTICO
a) Tra il 1900 e 1962 sono stati pubblicati 80 trattati di Mariologia.  In questo campo  i più famosi autori sono due Servi di Maria:  1. Lépicier (+ 1936),  francese, nato a Vaucouleurs,  è stato priore generale dell’O.S.M. dal 1913 al 1920, poi, dal 1926 alla morte,  cardinale. Il Lépicier è stato prima di tutto, e soprattutto,  professore di dogmatica a Propaganda Fide: nel 1901 pubblica il  “Tractatus de Beatissima Virgine Maria ...”,  che raggiunge ben 6 edizioni. Sulla sua scia, dopo di lui, usciranno gli altri 79 Trattati, di cui, a ragione, diciamo egli sia stato il capostipite. 2. Gabriele Maria Roschini (+1977) pubblica il suo trattato negli anni 1940-’41, in 3 voll., ripubblicato negli anni 1953-’54,  in 4 voll. Soprattutto per le benemerenze del p. Roschini in area mariologica, papa Pio XII concesse, nel 1950, all'Ordine dei Servi di Maria la Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma). Per “merito” di questi due autori la Mariologia diventa dominio e specializzazione  dei Servi di Maria e questo prima e dopo il Vaticano II.
b) Caratteristica dei Trattati prima del Vaticano II:   l’impostazione generale è di tipo manualistico, cioè si enuncia la tesi di fondo, quindi la si dimostra per mezzo delle prove tratte dalla Teologia-Tradizione-Padri della Chiesa- Sacra Scrittura-Magistero- ragione (ovvero le così dette auctoritates = autorità).  L'argomentazione del Trattato è di tipo deduttivo (abbandona l'ordine del tempo, cioè la realtà, e privilegia l'ordine del tempo eterno della predestinazione:  non si parte da Maria, creatura vissuta in un tempo, ma da Maria,  predestinata da Dio dall'eternità a essere Madre di Gesù; si  proietta Maria sempre nell'alto dei cieli, in un emisfero lontano da noi, e la si configura come una specie di divinità).  Il Trattato, pertanto, è deduttivo e apologetico (difende sempre quelle che sono le verità su Maria). Dopo il 1953, anno in cui vede la luce il Court Traité de Mariologie di Laurentin, dall’impostazione assolutamente innovativa, i Trattati cominciano a essere caratterizzati sempre più da: un sano positivismo (si critica, si discute);  l'unità organica del Trattato è ricercata mediante un costante riferimento al principio primo della Mariologia (Maternità divina di Maria);  lo studio storico (si comincia a prestare attenzione allo sviluppo storico delle verità su  Maria).
- MODELLO ORTODOSSO 
Continua il suo sviluppo secondo la tradizione ortodossa  (che non ama la teologia speculativa della Chiesa occidentale, ma privilegia la pedagogia della liturgia;  da sempre crede a tutti i dogmi mariani, ma li dice all'interno della liturgia,  ovvero della preghiera della Chiesa, basandosi essenzialmente sul principio ecclesiologico della lex orandi, lex credendi,  cioè si crede ciò che si prega e si prega ciò che si crede).  E' contraria allo sviluppo teologico che ha avuto la Mariologia in Occidente, si attiene alla teologia dei Padri della Chiesa e degli  8 Concili Ecumenici dell'Antichità,  in particolare al Credo Niceno-costantinopolitano (325-381) e a Efeso (431), che ha proclamato la  “Theotokos” o Madre di Dio. Gli Autori più famosi sono: Panaghiotis Trembelas, che, nel 1959,  pubblica “La dogmatica della Chiesa Ortodossa Cattolica”,  in greco;  Bulgakov Sergej, con  “Il roveto ardente”,  pubblicato nel 1924,  a Praga (esprime la Mariologia sofianica = incarnazione della sapienza = Gesù).
- MODELLO NEOUMANISTICO
Il suo esponente più rappresentativo è Guardini Romano (+1968), che  pubblica una lettera, intitolata: “La Madre del Signore”. In essa sottolinea l'aspetto dinamico della vicenda terrena di Maria, affermando che: “Maria non è giunta a compimento a priori, ma è cresciuta anche e particolarmente nel rapporto con il suo Figlio”.
- MODELLO ANTROPOLOGICO CRISTIANO
Esponente significativo di questo modello è Karl Rahner (+1984), che ha pubblicato, nel 1956,  “Maria Madre del Signore”: importante,  perché reinserisce Maria nella prospettiva storico-salvifica (si parte da Dio Padre-Gesù Cristo-Spirito Santo,  si fa la storia della salvezza e viene inserito all'interno di essa il ruolo della Madre del Signore), rovesciando completamente ciò che sostenevano i Trattati,  che consideravano Maria come la seconda divinità dopo Dio. Fondamenta la Mariologia in senso cristologico ed ecclesiologico, anticipando quello che verrà affermato dal Concilio Vaticano II. 
- MODELLO SCIENTIFICO
a) Antropologia: Ida Magli, antropologa,  anni 1970, nella sua tesi centrale sostiene che Maria è una costruzione culturale.
b) Femminismo (corrente culturale più che scientifica): Catherine Halkes: Maria è una proiezione dei desideri dei maschi,  sopratutto dei maschi preti.
c) Teologia della liberazione: la Radford Ruether e la Halkes scrivono una Mariologia della liberazione,  partendo dal Magnificat, per cui Maria è la grande rivoluzionaria,  eroina del popolo oppresso.
d) Psicologia:  C. G. Jung: Maria è un mito o un simbolo dell'inconscio collettivo; Maria è la maturazione della coscienza collettiva (Maria è il simbolo più potente negli ultimi 2000 anni, attrae l'agire delle persone).
e) Antropologia culturale: Mulack, tedesco,  scrive di Maria che è Vergine e ribelle, è la sostituta e la continuazione della grande Madre Mediterranea;  i titoli di Maria derivano da Iside, Minerva e altre dee pagane; anche l'italiano Agnoletto, nel 1989, sostiene la stessa tesi; Benko, inglese,  scrive, nel 1993, “The Virgin Goddess”,  La Vergine Dea; Ragozzino, italiano, sostiene che  Maria è l'erede delle antiche divinità pagane. Queste le tesi degli antropologi su Maria. Tuttavia, ciò che sostiene l'antropologia culturale non è storicamente vero per vari motivi: Maria è venerata a partire dal Vangelo,  perché è la Madre di Gesù e sostenere che il suo culto deriva da quello di altre divinità affini, o similari, significa dire che Maria non aveva in se stessa motivo per essere venerata e che, per farlo, i fedeli avrebbero dovuto trasferire gli attributi divini dalle divinità pagane alla  Madre di Gesù e, in definitiva, si tratta di svalutare lo stesso Gesù, abbassandolo al livello degli altri déi pagani;  la dipendenza di Maria dalle dee madri non è mai stata provata in maniera convincente, ma sempre  e solo affermata, in una litania di pareri, uguali gli uni agli altri, per cui è lecito  ritenere che  gli Autori hanno seguito tutti un capofila, scambiando i loro desideri con la realtà;  duemila anni fa non ci si convertiva al cristianesimo, portando con sé l’armamentario cultuale del paganesimo: se così fosse avvenuto, che conversione sarebbe stata?  Non va dimenticato, poi, ciò che i Padri della Chiesa affermavano: “Iside, dea e prostituta;  Maria,  creatura e Vergine Immacolata”; il Cristianesimo si è sempre posto come religione alternativa, e superiore,  a tutti i culti politeisti;  la Sacra Scrittura si opponeva a tutto questo (si legga, ad es., il salmo 115, 3,11 che ha come titolo:  l'unico vero Dio!).
- MODELLO "ANNI SENZA MARIA"
E’ un aspetto non molto conosciuto tra i cattolici post-moderni e vale la pena ricordarlo brevemente. Si sviluppa a ridosso del Vaticano II, tra il 1964 e il 1974:  è il così detto “decennio senza Maria”.  Questa crisi ha investito sia lo studio della Mariologia,  sia il culto popolare, con la tendenza a marginalizzare Maria e a non parlare più di lei (sia nei Trattati di Cristologia ed  Ecclesiologia, sia  nella predicazione e nel culto). Quali sono state le radici di essa?  I motivi della crisi mariana vanno ricercati tra: 1) il dialogo ecumenico, necessità scaturita dal Concilio Vaticano II, per cui  si ritenne di poter ottenere l'unità della Chiesa cattolica con quella protestante, sacrificando la figura di Maria, della quale non si poteva, e non si doveva, parlare più di tanto.  Di colpo santuari, pellegrinaggi, apparizioni, processioni pubbliche dovevano essere abbandonate,  perché espressione del popolo e, quindi,  di una cultura inferiore, non adeguatamente sintonizzata sulla modernità scientifica e perché non adeguatamente lumeggiata dalla S. Scrittura (vi aleggiava sopra lo spirito protestante della sola Scriptura!): sopratutto, le apparizioni, queste grandi osteggiate,  diventavano mito, leggenda, eventi superati (vi concorreva una specie di neo-Illuminismo cattolico, ma in ritardo!);   2) la volontà del Concilio, che aveva dato ordine di armonizzare la pietà popolare con la liturgia rinnovata dal Concilio stesso: si pensava così di risolvere la divaricazione tra pietà popolare e liturgia, manifestatasi in tutta la sua portanza sul finire del Medioevo, a partire dal XIV secolo e, da allora, non più rimarginata.  Questa marioclastìa, però, non sarebbe durata a lungo.  Infatti, un primo passo per il suo superamento è stato compiuto con la pubblicazione, da parte di Paolo VI, dell'Esortazione apostolica Marialis Cultus,  del 04 febbraio 1974,  scritta quasi per intero dalla Pontificia  Facoltà Teologica Marianum, che riabilita la venerazione a Maria in seno alla Chiesa Cattolica,  pur che sia vissuta in armonia con le leggi della Chiesa. Un secondo momento del superamento della crisi mariana è dato dall’elezione,  nell’ottobre del 1978, a papa di K.Woityla,  arcivescovo di Cracovia, che assume il nome di Giovanni Paolo II: questo papa  ha promulgato un solo documento importante riguardo Maria, la Redemptoris Mater,  enciclica mariana,  emanata nel 1987 per l'Anno mariano del 1988 (nei suoi primi anni di pontificato ha visitato tanti santuari mariani). Ciò nonostante, è stato un papa grandemente mariano e tutto il suo governo ha avuto come punto di riferimento la stella di Maria. Un terzo momento è rappresentato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti,  che,  nel 1987,  emette una Lettera circolare, dal titolo:  “Orientamenti e proposte per l'anno mariano”, e, nel 2002,  emana il “Direttorio su pietà popolare e liturgia” (il cui cap. V è  intitolato: “La venerazione per la Santa Madre del Signore”, mentre il cap. VIII si occupa di:  “Santuari e Pellegrinaggi”).  Il “Direttorio” è un compromesso tra pietà popolare e liturgia mariana, un compromesso stabilizzante: infatti,  al n. 183a si dice che la Venerazione a Maria deriva da quella di Cristo:  si ribadisce cioè l'origine cristologica della pietà popolare mariana, oltre a  quanto ha sempre asserito la Tradizione cattolica. Al n. 183c è detto che la liturgia,  pur fondamentale,  non esaurisce tutte le possibilità espressive della Venerazione a Maria: viene cioè dichiarata la complementarietà della pietà popolare mariana rispetto alla liturgia. Il  n. 184 afferma che, nei confronti della pietà popolare mariana,  la liturgia deve rimanere quale “forma esemplare”,  fonte di ispirazione, costante punto di riferimento e meta ultima della pietà popolare:  non viene, dunque, sminuita la liturgia ufficiale. Il  n. 186a  asserisce che  la pietà popolare mariana è costituita dai così detti Pii esercizi (non è una vera e propria liturgia),  i quali devono essere ricondotti nell'alveo dell'unico culto, che è quello a Cristo,  secondo l'insegnamento plurisecolare del Magistero. Nel n. 187b si dice che questi Pii esercizi devono avere una nota trinitaria,  riferirsi cioè alla Trinità (perché Maria è una creatura,  prescelta dalla Trinità,  ma sempre in riferimento alla Trinità): devono indicare che l'unica mediazione è quella di Gesù Cristo. Nel  n. 187c si afferma che essi devono ricorrere sempre alla Sacra Scrittura, non devono trascurare il movimento ecumenico;  devono avere alla base una corretta antropologia (l'uomo, pur essendo figlio di Dio,  rimane comunque sempre peccatore, non può essere divinizzato), una sana attenzione escatologica (l'uomo avrà una vita oltre la morte), devono esplicitare l'impegno missionario e la testimonianza propria dei discepoli di Cristo.

7. Modelli interpretativi dopo Vaticano II o modelli nuovi post conciliari
- MODELLO DELLA BELLEZZA
Indicato da Paolo VI nel 1975, intende la bellezza dell'arte,  di tutta l'arte,  che descrive Maria, pittura, scultura, poesia,  etc... , e sta a individuare un nuovo locus theologicus (luogo teologico), vale a dire  la forma, o il luogo, o l'ambito, dove si può percepire la presenza di Dio.  In questo modo il papa non faceva altro che  leggere l'arte cristiana del passato, ma anche l'attuale,  secondo il suo senso più vero e profondo,  che è quello di  essere un libro di teologia per il popolo analfabeta,  che così poteva vedere  rappresentate le verità della fede cristiane, oltre che le scene della Bibbia e quelle delle Vite dei Santi:  l'arte della Chiesa ha fondamentalmente un carattere didattico-istruttivo per il popolo, che non sa leggere e scrivere e, quindi,  impara guardando. Serve, pertanto,  a trasmettere i misteri fondamentali della fede.  E questo discorso è valido ancora oggi, dove si assiste al così detto  “analfabetismo di ritorno”, tanto più vero e palpabile, quando si parla di istruzione religiosa!
- MODELLO PERSONALISTICO
Vede, cioè, Maria, come icona della Trinità. Per la prima volta questa pista di lettura sonda la tematica Trinità-Maria,  cioè il tipo di relazione con la Trinità e Maria icona della Trinità.
- Modello ecumenico e interreligioso
Guarda alla presenza della figura di Maria nelle altre religioni, come ad esempio, nell'Islam e nelle Religioni orientali.
- MODELLO PROLETTICO
Guarda a Maria come modello di educatrice del cristiano e legge e interpreta i moleplici e profetici significati dei suoi interventi nella storia.
 
BIBLIOGRAFIA
CIVIERO T., Breve Storia della Mariologia, I.S.S.R. "M. A. Onisto", Monte Berico - Anno Accademico 2011-2012; DE FIORES S., Il culto mariano nel contesto culturale dell’Europa nei secoli XVII-XVIII, in De cultu mariano saeculis XVII-XVIII. Acta congressus mariologici-mariani internationalis in Republica Melitensi anno 1983 celebrati, vol. 2, PAMI, Romae 1987, 1-58; ID., Il culto di Maria nel contesto culturale dell’Europa occidentale nei secoli XIX-XX, in Acta congressus mariologici-mariani internationalis, Kevelaeri in Germania anno 1987 celebrati, vol. 1, PAMI, Romae 1991, 9-72; ID., L'immagine di Maria dal Concilio di Trento al Vaticano II (1563-1965) in AA. La Vergine Maria dal Rinascimento ad oggi, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1999, pp. 9-62; PERETTO E. (a cura di), La mariologia nell’organizzazione delle discipline teologiche. Collocazione e metodo. Atti dell’8° simposio internazionale mariologico (Roma, 2-4 ottobre 1990), Edizioni Marianum, Roma 1992; W. BEINERT W - PETRI H., Handbuch der Marienkunde, Pustet, Regensburg 1996.

VEDI ANCHE:
- FONTI DELLA MARIOLOGIA
- INSEGNAMENTO DELLA MARIOLOGIA
- MARIOLOGIA
- MARIOLOGIA AFRICANA
- MARIOLOGIA DELLE «GLORIE»
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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