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SIMBOLISMO E MARIOLOGIA


1. La riscoperta del linguaggio simbolico
a) Se in altri tempi e con un metodo differente di fare teologia il simbolismo occupava un posto rilevante come mediazione fra la verità, il concetto e la sua espressione, non si può dire che nell'attuale contesto teologico questo sia diventato immediato, nonostante i lavori positivi che si stanno realizzando. In fondo si può sottoscrivere quanto afferma M. Navarro a proposito di simbolismo e mariologia: «La razionalità quotidiana in cui ci muoviamo ha reso particolarmente sospettose alcune categorie umane che arricchiscono la persona e la realtà sociale. Una di queste è la categoria del simbolo ... Non posso fare a meno di segnalare questo sospetto verso il simbolismo e la povertà a cui conduce. Se questo è così, dovremo anche ammettere che questo sospetto è ancora forte all'interno della Chiesa». Bisogna tuttavia riconoscere che il sospetto sta cedendo terreno ad una più positiva valutazione. Nel secolo scorso, per merito di studiosi di diverse discipline, il linguaggio simbolico ha ripreso il suo valore (Cassirer, Freud, Whitehead, De Lubac, Bnmner, Eliade, Tillich, Ricoeur). Ricordiamo, innanzitutto, che la parola simbolo viene dal greco symbolon, che a sua volta deriva dal verbo synballein, con il senso di riunire, mettere insieme due cose. L'uomo ricorre al simbolo per esprimere una realtà ineffabile, un sentimento o un'idea che, essendo invisibile ai sensi, ha bisogno di immagini che la traducano. Si tratta di un'attività così naturale e spontanea come sono le stesse funzioni psichiche. E ovvio quindi che il simbolo sia il linguaggio per eccellenza dell'esperienza religiosa ed estetica di ogni cultura umana. L'uomo per vivere ha bisogno di adattare le condizioni della propria vita all'universo, che non è solo fisico, ma simbolico, come lo dimostra appunto il linguaggio del mito, dell'arte e della religione. Mossi da un imperativo etico, grandi pensatori definirono l'uomo come un animale razionale, però Cassirer ha segnalato che questa terminologia è inadeguata per abbracciare la vita culturale umana. Per questo afferma: «invece di definire l'uomo come un animale razionale, lo definiremo come un animale simbolico». L'attitudine simbolica dell'uomo ha le sue radici tanto nelle capacità evocative delle sue forme come nella necessità dello spirito.
b) L'enorme ricchezza del simbolo nasce dalla sua apertura verso il mondo, per mezzo di un percorso che supera la ragione e che conduce a usare termini figurativi per presentare concetti che non possiamo definire e comprendere del tutto. Al riguardo J. Costa ha detto: «La simbolizzazione facilita spontaneamente una risposta di fronte alle forze ostili della natura, di fronte ai misteri del cosmo, della vita e della morte. La simbolizzazione è uno strumento dell'inconsciente, naturale e spontaneo, disposto, per questo, a integrare il fatto che l'uomo è incapace di comprendere tutto». Mircea Eliade, il noto storico delle religioni, ha messo in risalto i fattori che hanno contribuito allo studio del simbolismo nel XX secolo. Da una parte, le scoperte della psicologia profonda, per il fatto che l'attività dell'inconscio si manifesta per mezzo di immagini che rivelano situazioni della coscienza che non è in grado di riconoscere; dall'altra parte il rinascere di esperienze poetiche motivate dal surrealismo, che segui alla prima guerra mondiale e che familiarizzò il pubblico colto con le esperienze oniriche. Il citato storico ha rilevato anche che lo studio profondo delle religioni conduce inevitabilmente al simbolo.
c) I simboli occupano un posto importante nella psicoanalisi, come esplorazione del subconsciente; nell'esistenzialismo, che riconosce ai miti il valore di autentica filosofia; nell'analisi linguistica, in cui la considerazione del significato simbolico delle parole è di primaria importanza; nell'esegesi biblica, dove è decisiva la questione della relazione e distinzione tra realtà storica e simbolica; nella teologia, che di fronte all'inefficacia dei concetti, si apre all'evocazione del simbolo; nella riscoperta delle religioni non cristiane, in cui la dimensione simbolica occupa una posizione di grande rilievo. Seguendo lo studio di A. Amato" alcune conclusioni possono essere così sintetizzate:
- i simboli non sono arbitrari, ma necessari per l'intrinseca relazione e partecipazione con la realtà simbolizzata;
- nel simbolo è racchiuso uno sfondo metafisico che presuppone affinità segrete, quasi una compenetrazione mistica tra mondo visibile e realtà trascendente;
- per questo il linguaggio simbolico può essere strumento di discorso teologico;
- un simbolo è valido nella misura in cui riesce a svelare e rendere accessibile la realtà religiosa che rappresenta.
d) Il simbolismo interessa, quindi, come fonte di conoscenza e come orientamento metodologico, così naturale nel mondo occidentale fino al secolo XVIII. Non è un caso che il ricorso ad esso abbia trovato un terreno fertile nel Seicento dominato dal principio culturale della dilatazione, tanto lontano «dall'imperialismo della ragione che ha poi mostrato i suoi insuperabili limiti». La dialettica dell'illuminismo, con la sua volontà di ricondurre ogni cosa a idea chiara e distinta, non lasciava spazio allo stupore, all'imprevisto, all'indeducibile, al nuovo. Se di fronte a questo cambio pensiamo che la dinamica stessa della rivelazione e dell'avvenimento Cristo tende a sviluppare la sorpresa di fronte a ciò che il cuore dell'uomo, pur attendendo, non può spiegare come sviluppo della legge universale, capiamo il perché dell'abbondanza del simbolo nella Scrittura e nella predicazione di Gesù. Allo stesso tempo ci risulterà chiaro il perché di una mariologia biblicamente fondata sul simbolo opporrà dura resistenza a ogni imprigionamento ideologico. Proprio per questo essa si sviluppò con grande esuberanza nel secolo XVII che, come l'attuale, reagì in tante forme al «logocentrismo» tipico della modernità.

2. La dimensione simbolica della mariologia
a) La dimensione simbolica della mariologia resta tuttora un aspetto sconosciuto a molti, sia dal punto di vista storico che dottrinale, anche se vari mariologi hanno messo in rilievo la sua importanza e hanno riflettuto su alcuni suoi aspetti. In ogni modo risulta sempre più chiaro che i misteri della vita della Vergine sono dotati di una forza salvifica, associata e dipendente dall'azione di Cristo, come ha insegnato il Concilio Vaticano Il: «Questa unione della Madre con il Figlio nell'opera della salvezza si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di Lui [...]. Col concepire Cristo, generano, nutrirlo, presentarlo al Tempio, soffrire col Figlio suo morente sulla croce, ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera della salvezza, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la madre nell'ordine della Grazia» (LG 57. 61). Dal parallelismo antitetico con Eva, alla sua assunzione gloriosa e alla sua materna azione nella Chiesa, si è creato intorno alla Vergine Madre ciò che Charles Bernard ha chiamato «le costellazioni simboliche di maggiore importanza», aperte a ulteriori spiegazioni dal punto di vista storico e dottrinale. Scrive in modo significativo Bruno Forte: «Il discorso di fede su Maria è caratterizzato da una forte componente simbolica: la creatura più prossima al luogo infinitamente denso della rivelazione, che è Gesù Cristo, non può non essere segnata da questa vicinanza. Il mistero della Vergine madre mette insieme il cielo e la terra, il Totalmente altro e il Totalmente dentro; il disegno divino cui ella acconsente, la trascende del tutto, tanto che ad esso ella si apre nella pura fede».
b) Il simbolo è quindi una via privilegiata per avvicinarsi alla realtà di Maria. Il concetto è utile, ma spesso insufficiente: la concordanza spirituale dell'amore apre alla comprensione molto più di un freddo protocollo. René Laurentin ha costatato l'attualità del simbolismo mariologico. Considerando l'uso notevole nella tradizione, egli l'ha attribuito al fatto che «Maria è un essere umano visibile, sensibile, che quindi si presta alla rappresentazione», ed è, allo stesso tempo «la testimone e l'operatrice visibile dell'incarnazione di Dio invisibile, nella persona del figlio di Dio nato da donna». Il suo studio offre alcune chiavi ermeneutiche di questo fatto così importante, mentre rivela la sua attualità con la messa a punto di alcuni problemi e interrogativi che postulano una seria e calma riflessione.
c) Il simbolismo è connaturale alla teologia e alla cogitatio fidei, tanto per il suo contenuto, come per la sua espressione e formulazione oppure per il linguaggio che ce l'avvicina. L'uomo non può pensare, e molto meno nel campo soprannaturale, senza ricorrere all'immagine e alla sua concretezza. Per questa ragione bisogna affermare che il simbolismo è connaturale anche alla mariologia che, come parte della teologia, partecipa della sua dimensione concettuale, come pure dei suoi limiti espressivi. La figura stessa della Vergine è dotata di un forte simbolismo. É un mistero che trascende il tempo e lo spazio, esercitando allo stesso tempo una proiezione sulle realtà che si misurano all'interno di questi limiti: sull'uomo, sulla Chiesa. E l'icona che ci avvicina al mistero senza contorni che è Dio stesso, precisamente per le vie del simbolo, come ha spiegato bene Bruno Forte.

Bibliografia
PETRILLO F., Simbolismo e Mariologia in AA., La Madre di Dio un portico sull'avvenire del mondo, Edizioni Monfortane, Roma 2001, pp. 120-125; MOELHER A., Simbolica, Queriniana, Milano 1967; BERNARD CH. A., Teologia simbolica, Paoline, Roma 1984; ID., Simbolismo, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S. De Fiores e S. Meo, Paoline, Cinisello Balsamo 1986, 1302ss.; QUEL P., Breve trattato di teologia simbolica, Queriniana, Brescia 1989; VITRE M. M., A la recherche dune herméneutique du symbole, in Nouvelle Revue Théologique 111 (1989) 500-521; NAUD J., Simbolismo, in LATOURELLE R. - FISICHELLA R., Dizionario di Teologia Fondamentale, Piemme, Casale Monferrato 1991, 1145-1149; NAVARRO M., Simbolismo, in Nuevo Diccionario de Mariologia, dirigido por S. De Fiores e S. Meo, Paulinas, Madrid 1988; FROMME E., Il linguaggio dimenticato, Fabbri, Milano 1961; ALLEAU R., De la nature des symboles, Paris 1958; CASSIRER E., Antropologia filosofica, México 1945; COSTA J., La imagen y el impacto psico-visual, Barcelona 1971; ELIADE M., Immagini e simboli, Jaca Book, Milano 1988; MONDIN G. B., Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi, Queriniana, Brescia 1975; FORTE B., Maria, la donna icona del Mistero. Saggio di mariologia simbolico-narrativa, Paoline, Cinisello Balsamo 1989; DE FI0RES S., Il culto mariano nel contesto culturale dell'Europa nei secoli XVII - XVIII, in De cultu mariano saeculis XVII-XVIII in republica Melitensi anno 1983 celebrati, II, PAMI, Romae 1987, pp. 1-58; LAURENTIN R., Clés pour une approche symbolique de Marie, in Etudes Mariales 34 (1977), pp. 42-57; PINKUS L., Il mito di Maria. Un approccio simbolico, Borla, Roma 1986; DE LA POTFERIE I., Maria nel mistero dell'alleanza, Marietti, Genova 1988.

VEDI ANCHE:
 - FONTI DELLA MARIOLOGIA
 - INSEGNAMENTO DELLA MARIOLOGIA
 - MARIOLOGIA
 - MARIOLOGIA AFRICANA
 - MARIOLOGIA DELLE «GLORIE»
 - MARIOLOGIA ECUMENICA
 - MARIOLOGIA POPOLARE
 - MARIOLOGIA SOCIALE
 - MODELLI INTERPRETATIVI DI MARIA
 - POSTULATI DELLA MARIOLOGIA
 - STUDIO DELLA MARIOLOGIA

 






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