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MICROSTORIA DELLA SALVEZZA


1. Maria vera microstoria della Salvezza
Soprattutto i theologoumena della storia della salvezza riguardano Maria da vicino. Le vie divine infatti passano da lei, che diviene come un incrocio stradale dove è possibile discernere e trovare riuniti i modi di agire di Dio nella storia. É logico definire Maria «microstoria della salvezza», cioè una persona storica, una donna umile del popolo di Israele, in cui Dio agisce in modo da rivelare se stesso: la sua logica paradossale, il suo amore misericordioso e la sua infinita potenza. Maria è frammento significativo e trasparente della trama storico-salvifica intessuta da Dio nell'AT, che assume la massima intensità nel Cristo per poi riprodursi nella chiesa. Contemplando Maria conosciamo la storia della salvezza nei suoi dinamismi più intimi e quindi percepiamo Dio che si manifesta in essa.

2. Il compimento della promessa in Maria
Se tutto l'AT gravita attorno al Cristo come al centro della storia salvifica e alla sua finalità definitiva, questa dinamica investe anche la Madre di Cristo, che partecipa con lui alla «pienezza del tempo» (Gal 4,4). Anche in Maria si compiono le promesse di Dio, che proprio per questo è acclamata da Elisabetta: «E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). In vario modo gli evangelisti esplicitano la realizzazione delle profezie in Maria circa il concepimento verginale di Gesù (Mt 1,22-23), circa le grandi cose operate da Dio in lei «come aveva promesso» ai padri (Lc 1,55), circa l'affidamento della madre e del discepolo come qualcosa che si doveva compiere (Gv 19,25-28). Chiaramente Maria appartiene alla fase definitiva del compimento messianico: «Con lei, eccelsa Figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura una nuova economia... » (LG 56).

3. Maria, l'eletta per pura grazia
Il principio dell'elezione, essenziale per comprendere il disegno di Dio sugli uomini, implica vari risvolti che si riscontrano eminentemente in Maria.
a) La Madre di Gesù riassume e concentra la lunga storia del popolo «eletto». Scelto da Dio per amore gratuito (Dt 7,6), esso diventa con i suoi peccati una sposa infedele (Os 2,4). Ciononostante, Dio non lo ripudia (Is 50,1), ma la sua elezione si manifesta con un gesto nuovo: lascerà sopravvivere un popolo di poveri (Sof 3,12), anzi sceglierà Israele nella forma di un «resto», di un «seme santo» (Is 6,13; 14,1; Zc 3,8). La base della piramide dell'elezione si restringe passando dalla pluralità all'unità, che è rappresentata da Maria in vista della generazione dell'Eletto di Dio: Gesù Cristo (Lc 9,35; 23,35). La Vergine è scelta da Dio per pura grazia, per amore (Lc 1,28), in quanto personificazione dell'autentico Israele, che risponde ai disegni divini con la disponibilità del cuore povero e con il dono totale di sé (Lc 1,38).
b) In Maria rivive la scelta d'Israele e la sua missione di generare il Messia e accoglierlo nella fede. Ella lo rappresenta e insieme lo supera, perché dalla sua persona inizia il movimento di fede nel Cristo che costituirà la chiesa. In lei, a somiglianza del cuore, si attua il processo di sistole (contrazione) e diastole (dilatazione): la sinagoga si riduce a Maria, come punto di partenza per l'ampliamento nella chiesa. Tutto questo disegno salvifico di Dio appare evidenziato in Maria, cui si potrebbe attribuire la nozione di «personalità corporativa». Questa, in maniera consona alle culture semitiche, indica che l'individuo, pur restando persona singola, è «funzionalmente identificato con la comunità».
c) Si può facilmente applicare a Maria lo schema orizzontale del capo, che funge da rappresentante dei suoi contemporanei. Ella infatti rappresenta realmente il suo popolo perché posterità fisica e spirituale di Abramo e perché scelta a svolgere una funzione importante a favore del gruppo. Anche lo schema verticale dell'antenato, che si espande nelle future generazioni, si attaglia a Maria. Pur conglobando retrospettivamente gli antenati, ella ricopre nei confronti della chiesa gli aspetti anticipativo e prolungativo che li caratterizzano. La chiesa, considerata di fronte a Cristo-sposo, è Maria stessa amplificata, ossia che si prolunga e sopravvive nel gruppo dei discendenti spirituali. Maria finisce soltanto quando finisce la chiesa.
d) L'idea di Maria personificazione del popolo d'Israele si fonda su vari fattori:
- la concezione biblica dell'individuo non isolato ma sempre tutt'uno con la comunità, di cui è rappresentante nel bene e nel male;
- la teologia allusiva di Luca 1-2, che attraverso vari procedimenti letterari vuole presentare la Madre del Messia come Figlia di Sion e personificazione concreta del popolo di Dio;
- il passaggio nel Magnificat dall'io al noi (Lc 1,46-49.55), tipico dei Salmi e della Bibbia come espresse della solidarietà dell'individuo con la comunità (cf. Sal 22; 103; Dt 29,1-2; Esd 9,6-7; Gdt 13,4-5)...

4. Maria partner umano dell'incontro con Dio
a) La teologia relativa o della «correlazione», che scorge l'elemento unificatore della Bibbia nello sguardo d'amore che Dio rivolge all'uomo per evocare in lui una risposta d'amore, si realizza esemplarmente in Maria. Prevenuta dal favore divino (Lc 1,28), la Vergine si sente sotto lo sguardo salvifico di Dio (Lc 1,47-48) ed a lui risponde con il dono totale di sé (Lc 1,38). Ella diviene così il partner umano dell'incontro di Dio con l'umanità. Questo incontro si modula secondo un principio di azione che abbraccia l'intero arco della storia della salvezza: la predilezione di Dio per i poveri manifestata nello schema della bassezza-innalzamento. Il Magnificat colloca direttamente Maria in questa prospettiva: «Ha guardato l'umiliazione della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Come si può notare, il cantico applica a Maria un modello fondamentale per la comprensione della sua vicenda come dell'intera storia della salvezza: il «ribaltamento delle sorti» o «capovolgimento di situazione» e in particolare il passaggio dall'umiliazione alla glorificazione, dall'abbassamento all'esaltazione, dalla discesa all'ascesa. Questo schema o principio che regge la storia del mondo in quanto tale, appartiene alla teologia classica di Israele e percorre tutto l'AT e il NT. Povertà e umiliazione vengono attese dal giusto come dalla mano di Dio, che «rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta» (lSam 2,7). Esempio tipico di questo agire di Dio è Davide, il giovinetto ritenuto inabile e «preso dai pascoli, mentre seguiva il gregge» (2Sam 7,8) e tuttavia innalzato alla condizione di re. La formula d'intronizzazione menzionerà il passaggio dalla polvere al trono fra i principi (Sal 113,7). Il ribaltamento delle sorti è strutturale nel libro di Ester, la quale viene intronizzata mentre Vasti è ripudiata e similmente Mardocheo è esaltato e Aman ucciso. Nel mashal di Is 14,4-21, che è una satira contro un tiranno abbattuto, il tema dell'orgoglioso che vuole innalzarsi fino al cielo ma viene precipitato «nelle profondità dell'abisso» viene applicato al re di Babilonia.
b) Quando la comunità cristiana primitiva cerca un quadro di comprensione della vita di Gesù, essa lo trova nello schema ampiamente diffuso «dell'umiliazione e dell'esaltazione del giusto sofferente». Nell'AT e nel tardo giudaismo si precisano questi due poli. L'umiliazione è interpretata in termini di servizio e obbedienza,45 l'esaltazione è vista in forma di rapimento e assunzione in cielo (2Re 2,11; Gn 5,14; lMac 5,28; Sap 4,10). Tutto questo si applica a Gesù «il giusto» (At 3,14; 7,52; 22,14) e «il servo» obbediente al Padre (Gv 10,17; 15,10; 13,1314...) fino alla morte (Eb 2,9) e perciò risorto ed esaltato (At 2,22-36), «coronato di onore e di gloria» (Eb 2,9). Soprattutto l'inno cristologico pre-paolino di Fil 2,641 codifica l'antitesi umiliazione-esaltazione, come passaggio di Cristo dallo status di autoalienazione nella «forma di servo» (con tutte le conseguenze esistenziali di sottomissione, sofferenza e rinuncia alle immunità inerenti al suo «essere alla pari con Dio»), a quello di esaltazione, che comporta il nome nuovo di Kyrios e l'adorazione di tutte le creature.
c) Questo schema si applica analogicamente a Maria, tanto da divenire un principio ermeneutico dell'intera sua vicenda terrena e celeste. L'umile serva del Signore, partecipe della spada del dolore e della contraddizione, viene rapita e assunta in cielo, intronizzata accanto al Figlio e resa degna della venerazione di tutti i popoli. In lei rivive la sorte di Israele giusto, ma al tempo stesso si anticipa la chiesa, che in quanto partecipe della kenosi di Cristo «è realizzata unicamente in Maria... Ed essa, trapassata dalla spada, percorre insieme col Figlio la strada attraverso l'abbassamento della temporalità fino alla croce». Indubbiamente il principio kenotico va applicato a Maria, che non solo contribuisce alla kenosi dell'incarnazione, ma pure accetta una condizione modesta di vita secondo la spiritualità dei poveri di JHWH. Tuttavia tale principio diverrebbe monco e incompleto qualora non venisse attribuita alla Madre di Gesù la sua necessaria conseguenza che è l'esaltazione. Resta il problema della traduzione in termini antropologici di questo schema di ordine spaziale. Il giudaismo lo aveva inteso in termini di obbedienza-glorificazione. Oggi potremmo intenderlo in senso di emarginazione-promozione, passività-inserimento attivo nella storia, vuoto di valori-pienezza di significato: «Dio ha trasformato la sua insignificanza in momento di salvezza messianica».

Bibliografia
DE FIORES S.,  Maria, madre di Gesù. Sintesi storico-salvifica, EDB, Bologna 1992, pp. 47-51; DE FRAINE J., Adamo e la sua discendenza. La concezione della personalità corporativa nella dialettica biblica dell'individuale e del collettivo, Città Nuova, Roma 1968;  ALONSO J., Un nuevo principio en mariologia protestante: el motivo kenòtico, in EM, 19 (1969), pp. 341-352; GHIBERTI G., Il modello del «giusto sofferente»..., in La storiografia nella Bibbia. Atti della XXVIII settimana biblica, Dehoniane, Bologna 1986, pp. 153-168; BENKO S., A new Principle of Mariology: the Kenotic Motif, in Oikonomia. Heilsgeschichte als Thema der Theologie, Hamburg 1967, pp. 240-272; VON BALTHASAR H. U., Kénosis nella chiesa?, in Lo Spirito e l'istituzione, Morcelliana, Brescia 1979; HERIBAN J., Retto «phronein» e «kénosis». Studio esegetico su Fil 2,1-5.6-11, LAS, Roma 1983; ID. La dimensione salvifica della kenosi di Cristo in alcune interpretazioni di Fil 2,6-7, in Salvezza cristiana e culture odierne, I, LDC, Leumann 1985, pp. 203-228; MUELLER A., La posizione e la cooperazione di Maria nell'evento Cristo, in MS VI, pp. 577ss.; GALLOT J., Maria, la donna nell'opera di salvezza, PUG, Roma 1984; DE LA POTTERIE J., Maria nel mistero dell'alleanza, Marietti, Genova 1988.

VEDI ANCHE
- STORIA DELLA SALVEZZA

 






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