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CORONA DELL'ADDOLORATA



1. Nota storica
L'iter storico della Corona dell'Addolorata, frutto di una ricerca originale, è stato offerto dalla Commissione liturgica internazionale dell'Ordine dei Servi di Maria nel volume Corona dell'Addolorata. Celebrazione della "Compassio Virginis" (Roma 1986). Esso «costituisce la più esatta e completa storia della Corona dell'Addolorata oggi esistente», e quindi la fonte principale della presente sintesi storica.
a) Le origini della Corona dell'Addolorata non sono ben conosciute; si può tuttavia ritenere che esse coincidano con lo sviluppo del culto dell'Addolorata, agli inizi del secolo XVII. Una forma embrionale si può vedere in un pio esercizio indulgenziato da Paolo V nel 1607, il quale propone di recitare in giorno di sabato sette Pater e sette Ave in onore dei sette dolori della beata Vergine Maria. Non abbiamo ancora qui la Corona dell'Addolorata nel senso stretto del termine, ma alcuni elementi caratteristici sono già presenti: i sette Pater noster; il riferimento esplicito ai sette dolori della Vergine; il «sette» come numero chiave della pia pratica. Un ulteriore contributo al formarsi della Corona dell'Addolorata lo si può vedere in una sorta di «adattamento del Rosario» proposto da Arcangelo Ballottini da Bologna († 1622), uno dei principali artefici del culto all'Addolorata nella spiritualità dell'Ordine dei Servi di Maria. Egli esorta i terziari dei Servi a recitare ogni giorno i misteri dolorosi del Rosario e suggerisce di considerare con particolare attenzione il dolore causato nel cuore della madre dalla passione del Figlio. Due elementi di questa proposta eserciteranno un sicuro influsso nella strutturazione della Corona: la quotidianità della meditazione dei misteri dolorosi (la Corona dell'Addolorata diventerà anch'essa quotidiana nella prassi devota dei terziari Servi di Maria); la struttura rosariana (la Corona assumerà la struttura del Rosario, se pure sostituendo la «decade» di Ave Maria con. il «settenario»). Tuttavia, allo stato attuale degli studi non è possibile stabilire con precisione in quale luogo e ad opera di chi la Corona abbia ricevuto la sua struttura classica. Nel corso del XVII secolo la nuova pratica comincia a diffondersi, tanto da suscitare l'interesse di alcuni Capitoli generali dell'Ordine dei Servi, preoccupati di avere un unico metodo di recitazione. Il Capitolo generale del 1646 fissa infatti un metodo unitario e ufficiale che si trova praticato e confermato nel successivo Capitolo generale del 1652. In un opuscolo tra i più antichi, edito a Roma nel 1678 e adottato non solo dai Servi di Maria, la Corona dell'Addolorata presenta i seguenti elementi rituali: introduzione, enunciazione del dolore, Pater noster, sette Ave seguite da un'orazione, tre Ave Maria a riverenza delle lacrime sparse dalla beata Vergine nei suoi dolori, Stabat Mater e orazione finale.
b) Il numero «sette» caratterizza la struttura della Corona dell'Addolorata: sette sono i dolori considerati, e per ognuno di essi sono recitate sette Ave Maria. Con ogni probabilità il numero «sette» viene stabilito in rapporto ai «sette gaudi» che fin dal secolo XII la pietà dei fedeli ha individuato nella vita della Vergine. Il numero, il contenuto, l'ordine dei dolori da contemplare (profezia di Simeone, fuga in Egitto, smarrimento di Gesù, incontro con Gesù sulla via del Calvario, morte, deposizione dalla croce e sepoltura di Gesù) sono già attestati in documenti della fine del secolo XIV. L'elenco si impone su altre serie e successioni di «dolori», si diffonde in molte regioni, dà luogo a frequenti espressioni iconografiche e viene saldamente radicato nella pietà dei fedeli.
c) Secondo lo storico Giuseppe Besutti, nei primi decenni del secolo XIX è documentata a Firenze anche la pia pratica della Corona vivente dell'Addolorata, come risulta da un opuscolo del 1850, sull'imitazione di quanto avviene per il Rosario. L'approvazione pontificia è del 23 gennaio 1907, mentre speciali indulgenze sono elargite il 26 luglio 1908. Nella seconda metà del secolo XIX, la crescente stima dei Pontefici nei confronti del Rosario e la conseguente sua importanza pregiudicano, per così dire, la vitalità e lo sviluppo della «Corona dei sette dolori». Per tale motivo, Pier Francesco M. Testa (1882-1888), priore generale dei Servi di Maria, richiede ed ottiene da Leone XIII nel 1885 che in tutte le chiese dell'Ordine la Corona dell'Addolorata possa sostituire il Rosario. Ai giorni nostri la Commissione Liturgica Internazionale dei Servi di Maria - seguendo le indicazioni della Marialis cultus: rigoroso rispetto dei dati storici, vigile attenzione alle istanze del nostro tempo e alla sensibilità contemporanea - ha preso in esame la Corona dell'Addolorata e l'ha riproposta in due formulari diffusi mediante il volume sopra citato.

2. Elementi strutturali
La nuova proposta della Corona dell'Addolorata consta essenzialmente di tre parti: introduzione, serie di «dolori», conclusione, ognuna delle quali è composta a sua volta di vari elementi.
a) Introduzione
Come molte celebrazioni liturgiche e come molti pii esercizi, la Corona si apre «Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo», mentre gli oranti si segnano col segno della croce. Seguono due versetti di indole dialogica: il primo invita a lodare Dio e ne indica il motivo (associazione della Vergine all'opera della salvezza); il secondo accenna al momento orante («contempliamo il tuo dolore») e all'impegno che ne segue per la vita («per seguirti nel cammino della fede»).
b) Memoria dei dolori della Vergine.
La parte centrale, o memoria prolungata dell'associazione della Madre, alla passione del Figlio, consiste nella recita calma delle Ave Maria - sette per ogni «dolore» -, mentre è proposta, volta a volta, la meditazione di un «dolore» della Vergine. Per ognuno dei «sette dolori» il procedimento recitativo è identico: enunciazione del «dolore»; recita della preghiera del Signore, il Padre nostro; recita di sette Ave Maria.
c) Conclusione.
La conclusione della Corona comprende cinque elementi: versetto, acclamazione, Stabat Mater, orazione e formula di congedo. Dopo i sette settenari di Ave Maria, tali elementi conferiscono al pio esercizio una tonalità diversa: quella della gioiosa speranza che accompagna i discepoli di Cristo, sorretti nel loro cammino dall'intercessione della Vergine già glorificata in cielo.

3. Contenuto e valore spirituale
a) La Corona dell'Addolorata è una preghiera biblica: dal Vangelo sono desunti gli episodi di dolore e di salvezza via via offerti alla contemplazione e le formule di preghiera che ne costituiscono la trama essenziale: il Padre nostro e l'Ave Maria. Ma sarebbe limitante restringere l'ambito meditativo ai soli episodi evangelici: ognuno di essi è adombrato in fatti dell'Antico Testamento e si proietta su altri del Nuovo. Pertanto, meditando i «dolori» della Corona, l'orante è invitato a cogliere di ognuno di essi sia l'anticipazione nell'Antico Testamento, sia la proiezione operante nella vita della Chiesa.
b) Pio esercizio mariano, la Corona dell'Addolorata ha tuttavia una chiara nota cristologica ed ecclesiale, che aiuta a scoprire il significato salvifico del dolore della Vergine nell'ambito del mistero di Cristo e della Chiesa; ed ha altresì una nota antropologica che porta a comprendere il valore della sofferenza della madre del Signore in rapporto alla condizione esistenziale della persona umana, al suo travaglio e alle sue angosce, alle sue aspirazioni e al suo destino.
c) Supposta una corretta celebrazione, il valore spirituale e l'efficacia pastorale della Corona sono nella sua capacità:
- di avvicinare i fedeli, attraverso la contemplazione della «compassione» della Vergine, ad uno degli aspetti essenziali del mistero pasquale: la passione salvifica di Cristo;
- di illuminare il mistero del dolore, al quale nessun uomo sfugge, con la luce che promana dal modo singolare con cui Maria di Nazaret, piena di fede, ne visse l'esperienza;
- di rendere partecipi gli oranti alle sofferenze dei fratelli, perché la celebrazione del dolore della Vergine non può esaurirsi nella meditazione, nel ringraziamento e nella lode, ma implica l'attenzione operosa verso l'uomo che soffre;
- di suscitare sentimenti di misericordia, perché nulla, dopo la contemplazione della bontà misericordiosa di Cristo, dispone l'animo alla misericordia quanto la contemplazione dell'amorosa compassione della Vergine: presso la croce Maria è la «Vergine del perdono».

4. Suggerimenti pastorali
I giorni che, per la loro indole o per motivi tradizionali, sembrano i più adatti per la recita pubblica della Corona si possono così elencare:
- le feste in cui si celebra un aspetto del mistero di Cristo contemplato anche nella Corona (ad es. 2 febbraio: «Presentazione del Signore», in cui il Vangelo del giorno proclama la profezia di Simeone [Lc 2, 34-35], episodio portante della Corona dell'Addolorata; 14 settembre: «Esaltazione della santa Croce»);
- le feste che celebrano il dolore della Vergine (venerdì della V settimana di Quaresima, «Santa Maria presso la Croce»; 15 settembre: «Beata Vergine Addolorata») e altre feste e memorie di santa Maria nelle quali il testo evangelico narra un episodio del dolore della Vergine contemplato nella Corona (ad es. sabato dopo la solennità del Sacro Cuore: «Cuore immacolato della beata Vergine Maria», in cui il Vangelo del giorno commemora l'episodio dello smarrimento di Gesù nel Tempio [Lc 2, 41-51]);
- le ferie del Tempo di Quaresima, in particolare i venerdì;
- il mese di settembre, eccetto i giorni in cui ricorra una celebrazione che suggerisce una scelta diversa (ad es. 8 settembre, «Natività della Beata Vergine Maria»);
- i venerdì del Tempo ordinario, se non ricorre una festa o memoria che renda opportuna un'altra scelta.

Bibliografia
PEDICO M. M., La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, pp. 101-112; BESUTTI G., Pietà e dottrina mariana nell'Ordine dei Servi di Maria nei secoli XV e XVI, Roma 1984; ID., Pietà mariana e mariologia tra i Servi (sec. XIX e XX), in I Sette Santi nel primo centenario della canonizzazione (1888-1988), Roma 1990, pp. 419-487: ID., La Madonna e i Servi di Maria (secoli XVII-XX), Roma 1990: CALABUIG I., La Commissione Liturgica Internazionale OSM. Bilancio di un ventennio e prospettive per il futuro, in Primo Convegno Internazionale Operatori di Liturgia OSM, Roma 15-24 settembre 1987, Roma 1989, pp. 121-139; CASILLO P., L'Addolorata è corredentrice?, Edizioni Segno, Udine 1991; COMMISSIONE LITURGICA INTERNAZIONALE DELL'ORDINE DEI SERVI DI MARIA, Corona dell'Addolorata. Celebrazione della «Compassio Virginis», Roma 1986; GIULIANI M., Con Maria nei giorni del dolore. Riflessioni sui sette dolori di Maria, Roma 1986; LAURENCEAU I., Dolori di Maria, in Piccolo dizionario mariano «Ecco tua Madre», Roma 1981, pp. 100-105; MAGGIANI S., Addolorata, in DE FIORES S. - MEO S. (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1985, pp. 3-16; MURARO M., Le origini della Riparazione mariana a Rovigo (1890-1911), Roma, Marianum 1989; ROSCHJNI G., Addolorata, in ID., Dizionario di Mariologia, Roma 1961, pp. 11-19.

VEDI ANCHE:
 - ADDOLORATA
 - PIANTO DI MARIA
 - VIA MATRIS DOLOROSAE






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