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BOSCO GIOVANNI



1. Cenni biografici
a) San Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 al Colle dei Becchi, una località presso Castelnuovo d ‘Asti, ora Castelnuovo Don Bosco. Di famiglia povera si preparò, fra stenti ed ostacoli, lavorando e studiando, alla missione che gli era stata indicata attraverso un sogno fatto all’età di nove anni e confermata più volte in seguito, in modo straordinario.
b) Studiò a Chieri, a pochi chilometri da Torino. Tra le belle chiese di Chieri Santa Maria della Scala (il duomo) fu la più frequentata da Giovanni Bosco, ogni giorno, mattino e sera. Pregando e riflettendo davanti all’altare della Cappella della Madonna delle Grazie egli decise il suo avvenire. A 19 anni voleva farsi religioso francescano. «Informato della decisione, il parroco di Castelnuovo, don Dassano, avvertì Mamma Margherita con queste parole molte esplicite: “Cercate di allontanarlo da questa idea. Voi non siete ricca e siete avanti negli anni. Se vostro figlio va in convento, come potrà aiutarvi nella vostra vecchiaia?». Mamma Margherita si mise addosso uno scialle nero, scese a Chieri e parlò a Giovanni: «Il parroco è venuto a dirmi che vuoi entrare in convento. Sentimi bene. Io voglio che tu ci pensi e con calma. Quando avrai deciso, segui la tua strada senza guardare in faccia nessuno. La cosa più importante è che tu faccia la volontà del Signore. Il parroco vorrebbe che io ti facessi cambiare idea, perché in avvenire potrei avere bisogno di te. Ma io ti dico. In queste cose tua madre non c’entra. Dio è prima di tutto. Da te io non voglio niente, non mi aspetto niente. Io sono nata povera, sono vissuta povera, e voglio morire povera. Anzi, te lo voglio subito dire: se ti facessi prete e per disgrazia diventassi ricco non metterò mai più piede in casa tua. Ricordatelo bene». Giovanni Bosco quelle parole non le avrebbe dimenticate mai. Dopo molta preghiera, ed essersi consultato con amici e con il suo confessore Don Giuseppe Cafasso, entrò in seminario per gli studi della teologia. Fu poi ordinato sacerdote a Torino nella chiesa dell’Immacolata Concezione il 5 giugno del 1841. Don Bosco prese con fermezza tre propositi: «Occupare rigorosamente il tempo. Patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre quando si tratta di salvare le anime. La carità e la dolcezza di San Francesco di Sales mi guideranno in ogni cosa».
c) Venuto a Torino, fu subito colpito dallo spettacolo di centinaia di ragazzi e giovani allo sbando, senza guida e lavoro: volle consacrare la sua vita per la loro salvezza. L’8 dicembre 1841, nella chiesa di San Francesco d‘Assisi, ebbe l’incontro con il primo dei moltissimi ragazzi che l’avrebbero conosciuto e seguito: Bartolomeo Garelli. Incomincia cosi l’opera dell’Oratorio, itinerante al principio, poi dalla Pasqua 1846, nella sua sede stabile a Valdocco, Casa Madre di tutte le opere salesiane. I ragazzi sono già centinaia: studiano e imparano il mestiere nei laboratori che Don Bosco ha costruito per loro. Nella sua opera educativa fu aiutato da sua madre Mamma Margherita, che fece venire dai Becchi, per sostenerlo e perché facesse da mamma a tanti suoi ragazzi che avevano perso i propri genitori. Nel 1859 poi invita i suoi primi collaboratori ad unirsi a lui nella Congregazione Salesiana: rapidamente si moltiplicheranno ovunque oratori, scuole professionali, collegi, centri vocazionali, parrocchie, missioni.
d) Nel 1872 fonda l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) che lavoreranno in svariate opere per la gioventù femminile. Confondatrice e prima superiora fu Maria Domenica Mazzarello (1837-1881) che verrà proclamata santa il 21 giugno 1951, da Pio XII. Ma Don Bosco seppe chiamare anche numerosi laici a condividere con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice la stessa sua ansia educativa. Fin dal 1869 aveva dato inizio alla Pia Unione dei Cooperatori che fanno parte a pieno titolo della Famiglia Salesiana e ne vivono lo spirito prodigandosi nel servizio ecclesiale. A 72 anni, sfinito dal lavoro, secondo quanto aveva detto: «Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani». Don Bosco muore a Torino-Valdocco, all’alba del 31 gennaio 1888. Fu beatificato il 2 giugno 1929 e dichiarato santo da Pio XI il l aprile 1934, domenica di Pasqua.

2. Maria negli scritti di don Bosco
a) La donna «di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte le parti», descritta nel sogno dei nove anni, è la Madonna cara alla tradizione popolare e alla devozione comune. Di essa Don Bosco sottolinea soprattutto la amabilità materna. Questa rappresentazione è quella più consona al suo animo, che lo accompagnerà fino all’ultimo respiro di vita. Nelle Memorie dell’Oratorio vengono richiamati molti degli aspetti e delle devozioni tipiche della religiosità popolare: rosario in famiglia, Angelus, novene e tridui, invocazioni e giaculatorie, consacrazioni, visite ad altari e a santuari, feste mariane (Maternità, Nome di Maria, Madonna del Rosario, Addolorata, Consolata, Immacolata, Madonna delle grazie...).
b) Nel periodo degli studi a Chieri, appaiono più elementi che collegano la devozione mariana alle scelte spirituali del giovane Bosco, soprattutto la maturazione vocazionale e il consolidamento delle virtù che formano il buon seminarista. La Madonna del seminario è l’Immacolata (in tutti i seminari piemontesi, e in quelli influenzati dalla tradizione lazzarista, la cappella è dedicata all’Immacolata fin dal ‘600). Nei Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo (1844) Don Bosco illustra i tratti che caratterizzavano la sensibilità spirituale e la devozione romantica del buon seminarista. Luigi, che già da studente, non passava di fronte ad un’immagine di Maria senza scoprirsi il capo (attenzione che coglie alla sprovvista lo stesso Giovanni), «quando discorreva della Madonna tutto si vedeva compreso di tenerezza, e dopo d’avere raccontato o udito raccontare qualche grazia concessa dalla Madonna a favore del corpo, egli sul finir tutto rosseggiava in volto, e alle volte rompendo anche in lacrime esclamava: se Maria cotanto favorisce questo miserabile corpo, quanto non saranno i favori che sarà per concedere a pro delle anime di chi la invoca?». Sappiamo dal nostro santo che Luigi Comollo (e presumibilmente anche il chierico Bosco), «nel sabato d’ogni settimana digiunava per amore della B.V.»; che «il suo cuore ardeva di vivi affetti verso la gran Madre di Dio»; che negli incubi della malattia finale Luigi fu consolato dalla visione di Maria che lo prendeva per mano: «Oh! se gli uomini potessero essere persuasi qual contento arrechi in punto di morte essere stati divoti di Maria, tutti a gara cercherebbero nuovi modi con cui offrirle speciali onori. Sarà pur essa, che col suo figlio tra le braccia formerà la nostra difesa contro il nemico dell’anima nostra all’ora estrema; s’armi pure tutto contro di noi l’inferno, con Maria in nostra difesa, nostra sarà la vittoria. Guardati però dall’essere di quei tali, che per recitare a Maria qualche preghiera, per offrirle qualche mortificazione credono di essere da lei protetti, mentre conducono una vita tutta libera e scostumata». Questo, appunto, è l’aspetto che caratterizza la pietà mariana per il giovane don Bosco (formato alla scuola di S. Alfonso): la vera devozione, che si esprime soprattutto in una vita virtuosa, garantisce il patrocinio più possente che si possa avere in vita e in morte. Lo scriverà anche nel Giovane provveduto nel 1847: «Se sarete suoi devoti, oltre a colmarvi di benedizioni in questo mondo, avrete il paradiso nell’altra vita». Ma è soprattutto nel libretto Il mese di maggio consacrato a Maria SS. Immacolata ad uso del popolo (1858), che il santo inquadra esplicitamente e insistentemente la devozione mariana popolare e giovanile in un contesto finalizzato ad un concreto serio impegno di vita cristiana vissuta con fervore e amore. «Tre cose da praticarsi in tutto il mese: 1. Fare quanto possiamo per non commettere alcun peccato nel corso di questo mese: sia esso tutto consacrato a Maria. 2. Darsi grande sollecitudine per l’adempimento de’ doveri spirituali e temporali del nostro stato ... 3. Invitare i nostri parenti ed amici e tutti quelli che da noi dipendono a prendere parte alle pratiche di pietà che si fanno in onore di Maria nel corso del mese». È significativo che anche i trentuno Fioretti da cavarsi a sorte e da praticarsene uno in ciascun giorno del mese, collocati dopo l’introduzione del volume, consistano in esercizi pratici per alimentare l’unione con Dio, il fervore spirituale e l’esercizio delle virtù. Nel seguito del libretto Don Bosco colloca una serie di letture o piccole meditazioni giornaliere, le quali non riguardano - come ci si aspetterebbe le “glorie di Maria” -, ma presentano una sintesi motivante delle verità che nutrono e illuminano la vita del cristiano, presentate in forma di sobria meditazione: Dio creatore - Anima - Redenzione - Chiesa - Capo della Chiesa - Pastori della Chiesa - Fede - Sacramenti - Dignità del cristiano - Preziosità del tempo - Presenza di Dio - Fine dell’uomo - Salvezza dell’anima - Peccato - Morte - Giudizio particolare - Giudizio universale - Pene dell’inferno - Misericordia di Dio - Confessione - Confessore - Messa - Comunione - Peccato di disonestà - Virtù della purità - Rispetto umano - Paradiso... Si tratta di temi comuni nella letteratura devozionale e nell’omiletica del tempo (preoccupata di “istruire”), ripresi da Don Bosco con le accentuazioni che caratterizzano la sua pedagogia spirituale. Ma la cosa che più pare preoccuparlo è l’urgenza di insegnare che la celebrazione del mese di Maria, che la vera devozione mariana, è un modo efficace per operare una conversione continua, una crescita di impegno cristiano, simultaneamente sul piano morale, spirituale e dei doveri quotidiani: «Ella ci ottenga da Gesù suo Divin Figliuolo la grazia di poter conoscere, amare, servire Iddio in questa vita e andarlo poi un giorno a godere eternamente in Cielo». Mi pare significativo l’uso di queste espressioni, che nel Catechismo indicavano il fine ultimo dell’uomo, per riassumere e finalizzare la devozione mariana.
c) L’altro tema, ereditato da tutta una tradizione devota, è il collegamento tra devozione mariana e salvezza eterna: «Poiché il più bell’ornamento del cristianesimo è la Madre del Salvatore, Maria Santissima, così a Voi mi rivolgo, o clementissima Vergine Maria, io sono sicuro di acquistare la grazia di Dio, il diritto al Paradiso, di riacquistare insomma la perduta mia dignità, se Voi pregherete per me: Auxilium christianorum, ora pro nobis». Don Bosco è convinto che Maria interviene come avvocata efficacissima e mediatrice potentissima presso Dio. Dieci anni più tardi (1868), per l’inaugurazione della chiesa di Maria Ausiliatrice, il santo scrive e diffonde un fascicolo intitolato Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. In quest’operetta è sottolineata la dimensione ecclesiale, sulla quale si va sempre più aprendo lo sguardo di Don Bosco e si orientano le sue preoccupazioni missionarie e educative. I titoli di Immacolata e di Ausiliatrice nel contesto ecclesiale del tempo evocano lotte e trionfi, il “grande scontro” tra Chiesa e società liberale. Si fa una lettura religiosa degli eventi politici e sociali, sulla linea della reazione cattolica all’incredulità, al liberalismo, alla scristianizzazione.  Tra le mura dell’Oratorio, la devozione all’Immacolata e all’Ausiliatrice non ha questi toni, ma si apre ora ad una valenza ecclesiale e missionaria: «Il bisogno oggi sentito di invocare Maria non è particolare, ma generale; non sono più tiepidi da infervorare, peccatori da convertire, innocenti da conservare. Queste cose sono sempre utili in ogni luogo, presso qualsiasi persona. Ma è la stessa Chiesa Cattolica che è assalita. È assalita nelle sue funzioni, nelle sue sacre istituzioni, nel suo Capo, nella sua dottrina, nella sua disciplina; è assalita come Chiesa Cattolica, come centro della verità, come maestra di tutti i fedeli».  Tuttavia Don Bosco, per i suoi ragazzi e i suoi salesiani, continua a sottolineare prevalentemente la dimensione ascetico-spirituale e apostolica della pietà mariana. Infatti, la pratica del mese di Maria e delle varie devozioni mira a determinare nei giovani la decisione di un maggior impegno nel proprio dovere, ad esercitare le virtù, ad un ardore ascetico (mortificazioni in onore di Maria), ad una carità operativa ad una generosa azione di apostolato tra i compagni. Cioè, Don Bosco tende ad assegnare all’Immacolata e all’Ausiliatrice un ruolo determinante nell’opera educativa e formativa e a valorizzare, nel clima del fervore mariano del tempo, esercizi virtuosi e pratiche devote per condurre una vita di purificazione dal peccato e dall’affetto ad esso e di crescente totalità di dono di sé a Dio. Nella vita di Michele Magone è riportata una lettera a un amico sui Sette carabinieri di Maria destinati a far la guardia alla santa virtù della purità, nella quale la presentazione di Maria, “madre di purità”, assume un ruolo decisivo nel difficile processo di costruzione e consolidamento della virtù nel cuore del giovane.  Anche nel Giovane Provveduto (1847) il santo presentava l’invocazione di Maria come mezzo efficace per il superamento delle tentazioni: «Un sostegno grande per voi, miei figliuoli, è la divozione a Maria Santissima ... Tre grazie in modo particolare le dovrete instantemente chiedere, le quali sono di assoluto bisogno a tutti, ma specialmente a voi che vi trovate in giovanile età. La prima è quella di non commettere mai peccato mortale in vita vostra. Questa grazia voglio che pretendiate a qualunque costo dall’intercessione di Maria. Sapete che cosa voglia dire cadere in peccato mortale? ... La seconda grazia che chiedere dovrete è di conservare la santa e preziosa virtù della purità ... Quindi nasce la necessità della terza grazia ... ed è quella appunto di fuggire i cattivi compagni. Felici voi, o miei figliuoli, se fuggirete la compagnia de’ malvagi». Nel libretto del 1868 (Maraviglie della gran Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice), come dicevamo, lo sguardo di Don Bosco si allarga, ma non solo in prospettiva ecclesiale, anche su altri aspetti della vita cristiana: Maria, è presentata come il modello dell’unione perfetta con Dio nell’Annunciazione; modello di azione santificatrice verso il prossimo nella Visitazione (santificare nel servizio), e di tenera, misericordiosa, sollecita, diligente attenzione alle necessità dei fratelli nelle nozze di Cana; come madre dei credenti tra i dolori del Calvario. Ma l’accento è posto soprattutto sul fatto che Maria favorisce chi lavora per la fede.  Dunque: lotta contro il peccato e orientamento a Dio, santificazione di sé e del prossimo, servizio di carità, forza nel portare la croce e impegno missionario. Sono questi i tratti salienti di una devozione mariana che ha ben poco di devozionalistico e di sentimentale (nonostante il clima dell’epoca e i gusti popolari che, comunque, Don Bosco valorizza).   

3. Maria nella vita di don Bosco
a) Che ruolo ha avuto Maria nella vita di don Bosco? Ci limitiamo a presentare tre considerazioni: nella vita di don Bosco Maria è una presenza attiva e stimolante, finalizzata alla missione di salvezza dei giovani e alla tensione personale verso la santità.  Don Bosco la sente vicina e si affida a lei. Si lascia guidare sulle strade della sua vocazione. Si affida al suo potente aiuto e al suo soccorso nelle difficoltà. Soprattutto, don Bosco sente Maria vicina e presente. A Nizza Monferrato nel giugno 1885, il santo si intratteneva con le madri capitolari delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Era stanchissimo e parlava con un filo di voce. Fu pregato di lasciare loro un ultimo ricordo.  «Se potessi parlare, quante cose vi vorrei dire! Ma sono vecchio, vecchio cadente, come vedete; stento perfino a parlare. Voglio dirvi solo che la Madonna vi vuole molto, molto bene. E, sapete, essa si trova qui in mezzo a voi». Allora Don Bonetti, vedendolo commosso, lo interruppe e prese a dire, unicamente per distrarlo: «Si, così, così! Don Bosco vuol dire che la Madonna è vostra Madre e che essa vi guarda e vi protegge». «No, no - ripigliò il Santo -, voglio dire che la Madonna è proprio qui, in questa casa e che è contenta di voi, e che se continuate con lo spirito di ora, che è quello desiderato dalla Madonna...». Il buon Padre si inteneriva più di prima e don Bonetti a prendere un’altra volta la parola: «Sì, così, così! Don Bosco vuol dirvi che, se sarete sempre buone, la Madonna sarà contenta di voi». «Ma no, ma no, - si sforzava di spiegare don Bosco, cercando di dominare la propria commozione -, voglio dire che la Madonna è veramente qui, qui in mezzo a voi! La Madonna passeggia in questa casa e la copre con il suo manto» (MB 17, 556-557). La Madonna di don Bosco è Ausiliatrice, è, cioè, una presenza operativa: lo accompagna, lo sostiene, lo guida e lo incoraggia in tutti i passi della sua vita. È colei che gli è stata donata fin da ragazzo: «Io ti darò la Maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza» (Memorie dell’Oratorio, I, 145-147).
b) Inoltre don Bosco collega strettamente Maria con la sua vocazione e il suo ministero. Ricordiamo ancora il sogno dei nove anni, in cui la Madre di Gesù gli indica la missione: «Presomi con bontà per mano - guarda - mi disse... Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto; e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali tu dovrai farlo pei figli miei» (Memorie dell’Oratorio, I, 160-162). È una missione di salvezza, trasformazione e formazione dei giovani, attraverso la prevenzione, l’educazione, l’istruzione, l’evangelizzazione e un corredo solido di virtù nell’educatore. Nelle stesse Memorie leggiamo un altro sogno, in cui Maria si assume il compito di incoraggiare, animare e guidare don Bosco a compiere con fiducia il difficile ministero che gli è affidato. Siamo nell’autunno 1844, quando don Bosco sta per lasciare il Convitto e trasferirsi nelle opere della marchesa Barolo. Va a letto, molto preoccupato per il futuro della sua opera, e sogna: «Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre, e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani, ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fece cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagando per vari siti; facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero andavasi ognor più ingrossando […].  Oppresso dalla stanchezza volevo sedermi accanto di una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo […]. Allora succedette una meraviglia: molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili.  Io volevo andarmene, perché mi sembrava tempo di recarmi a celebrar messa, ma la pastora mi invitò di guardare al mezzodì. Guardando vidi un campo in cui era stata seminata meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe e molti altri erbaggi. «Guarda un’altra volta», mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa. Un’orchestra, una musica strumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell’interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea». La narrazione di questi due sogni si collega con tanti altri racconti di interventi e ispirazioni interiori, nei quali il nostro santo attribuisce a Maria un ruolo di animazione, di guida e di sostegno della missione di salvezza giovanile. La Madonna, secondo don Bosco, interviene costantemente e attivamente nella missione salesiana, con grazie spirituali e materiali, con una continua protezione delle opere salesiana a vantaggio delle anime.  C’è nel nostro santo la tendenza a collegare tra loro, strettamente, devozione mariana, fervore spirituale, zelo pastorale e fecondità apostolica. Potremo fare ancora molte riflessioni sul legame strettissimo tra devozione mariana e vocazione salesiana.
c) Concludo invitandovi a meditare due testi brevi ma intensi, che sintetizzano le caratteristiche mariane della vocazione salesiana. Innanzitutto le Costituzioni, che ci delineano i tratti caratterizzanti della  devozione mariana. L’articolo 8 (collocato nel primo capitolo, relativo agli elementi che assicurano l’identità della Congregazione Salesiana) sintetizza il senso della presenza di Maria nella Società: ella ha indicato a Don Bosco il suo campo d’azione, l’ha costantemente guidato e sostenuto, continua tra noi la sua missione di Madre e Ausiliatrice: noi «ci affidiamo a lei, umile serva in cui il Signore ha fatto grandi cose, per diventare tra i giovani testimoni dell’amore inesauribile del suo Figlio».  L’articolo 92 presenta il ruolo di Maria nella vita e nella pietà del salesiano: modello di preghiera e di carità pastorale; maestra di sapienza e guida della nostra famiglia; esempio di fede, di sollecitudine per i bisognosi, di fedeltà nell’ora della croce, di gioia spirituale; nostra educatrice alla pienezza di donazione al Signore e al coraggioso servizio dei fratelli. Ne deriva, dunque, una devozione filiale e forte, che si esplicita nella preghiera (rosario quotidiano e celebrazione delle sue feste) e nella imitazione convinta e personale. La migliore sintesi, tuttavia, si trova nella Preghiera di affidamento a Maria SS. Ausiliatrice che quotidianamente si recita in ogni comunità dopo la meditazione. Fu don Rua nel 1894 a comporla, come espressione di quotidiana consacrazione nell’impegno di fedeltà e di generosità. Oggi è stata riveduta, ma conserva lo stesso impianto di quella antica e i medesimi contenuti. Ecco il testo primitivo: «Santissima e immacolata Vergine Ausiliatrice, noi ci consacriamo interamente a voi e vi promettiamo di sempre operare alla maggior gloria di Dio e alla salute delle anime  Vi preghiamo di rivolgere i vostri sguardi pietosi sopra la Chiesa, l’augusto suo Capo, i Sacerdoti e i Missionari, sopra la Famiglia Salesiana, i nostri parenti e benefattori e la gioventù alle nostre cure affidata, sopra i poveri peccatori, i moribondi e le anime del purgatorio.  Insegnateci, o Madre tenerissima, a ricopiare in noi le virtù del nostro Fondatore, in particolar modo l’angelica modestia, l’umiltà profonda e l’ardente carità.  Fate, o Maria Ausiliatrice, che la potente vostra intercessione ci renda vittoriosi contro i nemici dell’anima nostra in vita e in morte, affinché possiamo venire a farvi corona con Don Bosco nel Paradiso. Così sia». Come si può vedere la versione attuale non fa che riprendere, con alcuni sviluppi, il testo di Don Rua. Credo che sia bene, ogni tanto, riprenderla e meditarla. È strutturata in quattro parti: promessa; intercessione; docilità, affidamento. Nella prima parte (Santissima) si ricorda il fine ultimo della consacrazione promettendo di orientare ogni azione unicamente al servizio di Dio e alla salvezza del prossimo, nella fedeltà all’essenza della vocazione salesiana.  Nella seconda parte (Ti preghiamo) si condensa il senso ecclesiale, salesiano e missionario della consacrazione, affidando all’intercessione di Maria la Chiesa, la Congregazione e la Famiglia Salesiana, i giovani, soprattutto i più poveri, tutti gli uomini redenti da Cristo. Qui è ben delineata la passione che deve alimentare e caratterizzare la preghiera salesiana: universalità, ecclesialità, missionarietà giovanile. Nella terza parte (Insegnaci) sono concentrate le virtù che caratterizzano la fisionomia tipica del salesiano discepolo di Don Bosco: ci si mette alla scuola di Maria per crescere nell’unione con Dio, nella castità, nell’umiltà e nella povertà, nell’amore al lavoro e alla temperanza, nell’ardente carità amorevole (bontà e donazione illimitata ai fratelli), nella fedeltà alla Chiesa e al suo magistero. Nell’ultima parte (Fa’, o Maria Ausiliatrice ) ci si affida all’intercessione della Vergine Ausiliatrice per ottenere la fedeltà e la generosità nel servizio di Dio fino alla morte e l’ammissione nella comunione eterna dei santi.  

Bibliografia
ISPETTORIA SALESIANA SAN MARCO, La devozione mariana nella prospettiva di Don Bosco. Articolo del 1 maggio 2012; NOE' V., Come l'hanno amata! Profili di Santi mariani, Edizioni Messaggero, Padova 1989, pp. 205-214; CAMERONI P., Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in ADMA, n. 9 del 2011, pp. 2-3; PONSO P., Don Bosco maestro di devozione mariana, in Maria Ausiliatrice n.1 del 2001; BRAIDO P., Discepoli di Gesù con don Bosco, LAS Editrice, 2016; FRANCESCHINI A., Giovanni Bosco, Edizioni Messaggero, Padova 2015; AGASSO D., Don Bosco, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005; BUCCELLATO C., Alle radici della spiritualità di Don Bosco, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013;  PORTALE G., Il soprannaturale in San Giovanni Bosco, Edizioni Segno, Tavagnacco 2011; DE SIMONE A., Giovanni Bosco, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995; GIRAUDO A., Santuario basilica Maria SS. Ausiliatrice in Torino, Elledici, Leumann 2008; FARIOLI P., Madonna di Don Bosco...., Elledici, Leumann 2002; BIANCO E., Maria Mazzarello. La santità alle origini delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Elledici, Leumann 1994.

VEDI ANCHE
- CENTRO SALESIANO DOCUMENTAZIONE MARIANA
- SALESIANI E MARIA
- SAVIO DOMENICO






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