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SAVONAROLA GIROLAMO



1. Cenni biografici
Ecco in sintesi le tappe più importanti della vita del Savonarola:
- 1452: nacque a Ferrara il 21 settembre, in una famiglia proveniva da Padova, dove il nonno, noto medico, era stato chiamato alla corte degli Estensi, trasferendovisi nel 1444; il padre Niccolò era uno stimato notaio. Nipote prediletto del nonno, si dedicò dapprima agli studi umanistici, poi si orientò verso le “arti liberali”, per iniziare lo studio della medicina, un desiderio di tutta la famiglia, perché continuasse la professione del celebre nonno. Ma nell’animo del giovane, maturavano altri propositi. Animato da un profondo spirito di fede, provava insofferenza per la dilagante corruzione morale, che notava specie fra gli ecclesiastici;
- 1475: all'età di 23 anni, lascia la casa natale per entrare nell’Ordine dei Domenicani. Giunto al convento di S. Domenico di Bologna, trascorse tre anni di studio e preparazione:
- 1478: viene ordinato sacerdote. Ritorna, quindi, a Ferrara nel locale convento, con il compito di maestro degli studenti, studiò teologia a Bologna e Ferrara;
- 1482: divenne lettore nel convento di San Marco di Firenze. È di questo periodo un piccolo codice autografo, nel quale il giovane Girolamo Savonarola annotava le sue letture, gli schemi delle sue prediche, i versi poetici, in cui esprimeva tutte le sue appassionate aspirazioni, che ormai erano ben chiare, più che alla cattedra, egli tendeva alla predicazione:
- 1483 - 1486: a partire da 31 anni fa la sua prima esperienza di predicatore per la Quaresima alle Murate di Firenze, poi a S. Lorenzo ed a San Gimignano, presago di imminenti castighi per la Chiesa, che doveva essere flagellata, rinnovata e presto;
- 1487: la sua predicazione assunse toni profetici ed apocalittici. Ciò gli valse nella primavera, l’allontanamento da Firenze ad opera di Lorenzo de’ Medici;
- 1489- 1490: divenne professore di teologia all’Università di Bologna, predicatore itinerante in Lombardia: predicò l’Avvento a Brescia ed a Genova la Quaresima. Nel frattempo con una lettera indirizzata al Maestro Generale, Torrioni, Lorenzo il Magnifico chiedeva il ritorno del Savonarola a Firenze, sollecitato dal grande conte Pico della Mirandola. Il frate ritornò, diventando priore del convento di S. Marco e riprendendo la sua appassionata predicazione, che ebbe grande consenso, visto il mutato clima spirituale e politico e restaurò nel convento l’antico rigore della Regola domenicana;
- 1493: ottine, con l’aiuto di Piero de’ Medici, l’indipendenza giuridica della Congregazione di San Marco, staccandola dalla Congregazione lombarda. La fama di predicatore conquistò la città intera, tenuto conto anche del successo editoriale dei suoi opuscoli, ormai tutti parlavano di fra’ Girolamo ed a nulla valsero le raccomandazioni di Lorenzo il Magnifico, affinché abbassasse i toni di condanna nelle sue infuocate parole. Ma Girolamo addirittura non volle fare nemmeno la tradizionale visita di omaggio, che i nuovi priori di San Marco, facevano alla Signoria. Lorenzo, pur offeso, volle conquistare la sua amicizia, recandosi più spesso alle funzioni in San Marco, che non dimentichiamo, era tutto splendente delle opere pittoriche del Beato Angelico, realizzate qualche decennio prima. Ma Girolamo non si prodigava nell’accoglierlo, anzi ignorandolo. Così Lorenzo capì che il Savonarola era un uomo di Dio, come gli aveva detto Pico della Mirandola e che l’unico modo per conquistarlo era una conversione sincera della sua vita e di quella della corte;
- 1494: commentando la ‘Genesi’, preannunciò l’arrivo di un “nuovo Ciro”, identificato poi in Carlo VIII, disceso in Italia nel 1494-95, con il quale il Savonarola si incontrò a Pisa in veste di ambasciatore dei Fiorentini, nel frattempo i Medici erano stati cacciati da Firenze (Lorenzo era morto nel 1492), ottenendo dal re francese, diretto ad occupare Napoli, di risparmiare la città. Ormai Girolamo Savonarola era rimasto arbitro assoluto di Firenze, divenendo anima ed ispiratore del governo democratico, compilò la nuova legislazione, riformò le imposte, eliminò l’usura;
- 1495: istiuisce un nuovo Monte di Pietà, esercitando una forte sorveglianza sui costumi dei Fiorentini. Amato dal popolo, aveva tuttavia molti nemici, all’interno dello stesso Ordine Domenicano e tra i potenti italiani, fra i quali Ludovico il Moro a Milano; in particolare perché si opponeva alla Lega Santa contro Carlo VIII, fu denunciato per questo al papa Alessandro VI Borgia, aggiungendo accuse di eresia; il quale cercò di indurlo a comparire a Roma per discolparsi; ma il priore non potendo allontanarsi da Firenze in quel periodo e per questioni di salute, preferì inviargli un opuscolo: “Compendio di Rivelazioni”, contenente il testo autentico delle sue profezie;
- 1495: con un ‘Breve’ dell’8 settembre, il Borgia, inviava contro “un certo fra’ Girolamo da Ferrara”, i più drastici provvedimenti disciplinari, accusandolo di aver insegnato false dottrine, di predicare abusivamente, di arrogarsi una missione divina, di usare espressioni scandalose nelle prediche, di aver promosso la separazione dai padri della Lombardia, di aver osato stampare le sue profezie e di essersi ribellato a comparire a Roma; con ciò la Comunità di S. Marco era sciolta e lo stesso Savonarola sospeso dalla predicazione;
- 1496: ritorna a predicare a S. Maria del Fiore;
- 1497: accusato di nuovo di ribellione, il papa lo scomunica; in città si crearono due fazioni: i “compagnacci”, che vollero approfittare della scomunica, per sovvertire il rigido moralismo imposto dal Savonarola ed i “frateschi” che ne negavano la validità e ne chiedevano la revoca. A suo nome, un imprudente discepolo, lanciò la sfida della “prova del fuoco”, cioè lui e fra’ Girolamo sarebbero passati attraverso il fuoco, per avvalorare la validità delle profezie; la sfida fu subito raccolta dagli avversari, si scatenò un vero e proprio fanatismo;
- 1498: la Signoria guidata dagli Arrabbiati, organizza la sfida per il 7 aprile, che sfumò per un’abbondante acquazzone, mandando tutto all’aria. I nemici sia laici che religiosi presero la cosa come un fatto negativo per fra’ Girolamo, i “compagnacci” in tumulto assediarono San Marco, incendiando le porte della chiesa e del convento, mentre i “frateschi” si difendevano dall’interno; ci furono morti e feriti prima che la Signoria inviasse con ritardo, i suoi soldati per sedare i tumulti e arrestando fra’ Girolamo, fra’ Domenico da Pescia e fra’ Silvestro. Iniziò così per lui, chiamato più volte “salvatore della patria” un doloroso calvario di oltraggi e torture e come Alessandro VI aveva più volte richiesto in precedenza, venne giudicato dai più squallidi fautori del libertinaggio e inoltre fu giudicato e condannato come “eretico e scismatico” il 19 e 20 maggio, insieme ai suoi due fedeli discepoli, da una ‘commissione apostolica’. Condannati a morte il 22 maggio, la sentenza fu eseguita in Piazza della Signoria, il 23 maggio 1498; furono impiccati e bruciati e le loro ceneri buttate nell’Arno, per evitare un futuro culto dei sostenitori.
- 1559:  le opere di Savonarola vengono inseriti nell'Indice dei libri proibiti. Gli scritti del Savonarola, tuttavia,  sono stati riabilitati dalla Chiesa nei secoli seguenti fino ad essere presi in considerazione in importanti trattati di teologia
- 1997: il 30 maggio, l'arcidiocesi di Firenze ha avviato la causa della sua beatificazione.

2. Maria nella vita e nella predicazione del Savonarola
a)
Savonarola è un innamorato di Maria. La beata Vergine è continuamente presente nella sua vita e nella sua predicazione. Egli canta le grandezze di Maria nelle sue poesie, esorta i fiorentini a imitarne le virtù e a invocarla nelle difficoltà, invita gli artisti a dipingerla con sapienza e a imitarla nella semplicità della vita. Nelle prediche ha accenti di squisita tenerezza per la Madre di Dio. Spesso ne parla con parole d’infuocato amore. Certamente si riferiva a una sua esperienza personale quando diceva: «che diremo delle laudi della Regina nostra? Io non so come lodarla a sufficienza: ché non si può... O Maria, la tua laude debbe essere grande e dobbiamo assai laudarti; la tua bellezza ci ha cavato el cuore». Dice ancora: «Il nome di Maria è glorioso, santo e dolce». È glorioso, perché vuol dire madonna; è santo, perché in lei è massimamente puro; è dolce, perché significa quello che ci dona, mille dolci consolazioni. «E questa - dice ancora - è mirabil cosa, fratelli, che tutte le cose, sermoni o offici o Messe, se sono della Vergine ovvero con la Vergine santa, sempre piacciono imperocché tutti l’amano». Maria è tutto nella sua vita. «Tu sei nostra avvocata - egli supplica - tu sei nostra Madre, tu signora nostra, tu vita nostra, tu dolcezza del cor nostro, tu sei tutta la speranza nostra. Aprine dunque, perché aprendo tu la mano tua tutte le cose saranno ripiene di bontà e rimovendo tu la faccia tua saranno turbate».
b) Maria ancora è l’anima della sua predicazione e di ogni suo parlare. «Sii tu, o Maria, il principio e fine del parlar nostro». Approfitta di tutte le occasioni per inculcare più fervida devozione a Maria. Dopo aver proclamato Cristo Re di Firenze, vuole che Maria ne sia la Regina. Nel giorno dell’annunciazione del 1496, nella festa cioè della divina maternità di Maria, causa della sua regalità, invita la beata Vergine «a regnare in Firenze, perché è tanto umile e tanto illuminata». Dopo la cacciata dei Medici da Firenze, avvenuta senza spargimento di sangue (1494), ordina che venga ringraziato Dio e la beata Vergine. Ugualmente quando il re di Francia lascia improvvisamente la città senza arrecar alcun danno, invita a ringraziare Maria. L’8 dicembre ordina: «si faccia una processione solenne ad onore suo acciò che lei interceda per la città in ogni suo bisogno».
c) Maria è modello di vita cristiana. A tutti: agli uomini, alle donne e ai fanciulli, Savonarola ha un consiglio da dare in nome di Maria. Agli uomini consiglia l’unità degli animi e lo spirito di pace, perché Maria è «la Madre dell’amore» e vuole che tutti formino «un cuor solo e un’anima sola»; alle donne consiglia la modestia nel vestire, perché Maria «è Madre di bella dilezione e non d’amore mondano»; ai fanciulli dice di essere devoti di Maria, di recitare in suo Ufficio e «la coronella» e di raccomandarsi a lei, perché «ella è la loro mamma» e li libererà da ogni male. In particolare, Maria è esempio ai cristiani «per la gran conformità che aveva con la volontà di Dio». Lei partecipò intimamente alla passione di Cristo con piena adesione alla volontà del Padre. Nello spirito della «riforma dei costumi», da lui tanto caldamente auspicata, condanna «le vanità» entrate anche nelle chiese ed esorta i fiorentini a imitare la semplicità di Maria.
d) Savonarola ha un’immensa fiducia nella beata Vergine. In Maria è tutta la sua speranza. «Se dunque, Maria, ne abbandoni senza consolazione alcuna, mancheremo nella via. Tu sei nostra avvocata, tu sei nostra Madre, tu dolcezza del cor nostro, tu sei tutta la speranza nostra». A Maria egli domanda la grazia di vincere le tentazioni e la fedeltà alla vocazione religiosa. «Era solito scacciare le tentazioni dei suoi frati, imponendo loro che dicessero Jesu et Maria». Essendosi ammalato qualche giorno prima di Natale e temendo di non poter celebrare e predicare in questa festività, si rivolge con fiducia alla Vergine «promettendo che se mi liberasse, sicché io potessi celebrare in questi giorni, parlerei delle allegrezze e consolazioni le quali ebbe nel parto». Quando gli fu vietato di predicare, a Maria si rivolge ancora con grande fiducia ed esorta i confratelli a voler pregare la beata Vergine perché possa riottenere il permesso. Alla potente intercessione di Maria Girolamo attribuisce il successo della sua predicazione e quanto di buono avviene in Firenze. Nei momenti più difficili per la sua città, Maria è sempre il suo rifugio e la sua speranza. Mentre Carlo VIII si sta avvicinando a Firenze e i cittadini sono terrorizzati, Savonarola li rincuora dal pulpito: «... abbiamo Cristo al nostro governo e la Vergine appresso a lui, nostra avvocata... che non manca mai a chi a lei ricorre per aiuto». In occasione della elezione della Signoria, così egli prega: «Regina nostra e della nostra città, tu se’ piena di grazia, priega per noi il tuo Figliuolo, che ci dia la tua benedizione e che si degni di governarci questa mattina e darci una buona signoria». A proposito del cambiamento di governo avvenuto a Firenze (1494) afferma, rivolgendosi alla città: «Sappi che Dio e la Vergine sono stati quelli che hanno condotto quest’opera e non tu». Fermamente convinto della celeste protezione di Maria sulla città, ai fiorentini egli ricorda: «Tutte le grazie promesse alla città di Firenze e che Firenze ha avuto insino qui, specialmente ti sono state concesse per la Vergine... Non sapete voi che l’è la nostra Madre?». All’intervento di Maria attribuisce la liberazione dalla peste della città di Firenze. Cessata l’epidemia, ordina il giorno della festa dell’Assunzione di Maria, di aprire le porte del convento anche ai laici per ringraziare con loro la beata Vergine. All’intercessione di Maria attribuisce pure il radicale cambiamento avvenuto a Firenze nel 1495. «L’essersi fatta questa cosa —dice in una predica— con tanta velocità e quasi che per ora non si sperava, vi dimostra che l’è stata fortemente aiutata dalle intercessioni della Vergine. Avete ancora veduto in questa cosa essersi mutati i cuori di molti in un tratto, e questo ancora ha operato la Vergine nostra avvocata». L’immensa fiducia in Maria del Savonarola si fonda sulla divina maternità della beata Vergine.
e) Perché Madre di Dio, Maria è potentissima e insieme infinitamente clemente. È mediatrice universale di grazia, perché, come Madre di Dio, partecipa del suo potere. «Pensando io di avere qualche avvocato appresso Dio che plachi l’ira sua e interceda per noi, pensai non essere il migliore mezzo che la Vergine, la quale è Madre e sposa ed è stata abitacolo del Figliuolo di Dio, per il che non pare giusto che le possa essere denegata da Dio cosa alcuna». Maria è sempre pronta ad ascoltare tutti coloro che ricorrono a lei, perché è «clementissima», ha infatti «parturito il fonte di pietate», e partecipa della stessa «bontà infinita di Dio». Savonarola sintetizza in tre parole il suo pensiero su Maria, mediatrice di grazie: «Lei sa, può e vuole farti ogni bene»; e conclude: «bisogna ancora che tu voglia, anche tu». A Maria, che tutto sa, che può e vuole fare ogni bene, fra Girolamo avrà certamente affidato il suo spirito nell’ultimo terribile momento della sua vita. «Se mai abbiamo bisogno di aiuto della Madre di Dio - aveva detto - massimamente ci bisogna al punto della morte, nel quale chi ha vittoria giammai non perderà la sua corona». E Maria avrà consolato con amore di Madre quello spirito tanto innamorato di lei e avrà accolto nel suo abbraccio quel suo apostolo, che nelle sue mani aveva già «lasciato il suo cuore».

Bibliografia
SAVONAROLA G., Il trionfo della Croce e la ragionevolezza della fede, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2001; ID., Fede e speranza di un profeta. Pagine scelte, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998; ID., Itinerario spirituale, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1993; ID., Sopra Amos e Zaccaria, Edizione Nazionale, I, Roma 1971; ID., Operette spirituali, II, Edizione Nazionale, Roma 1976; ID., Sopra la I Epistola di S. Giovanni, Edizioni Ranieri Guasti, Prato 1846; ID. Prediche italiane ai fiorentini, a cura di F. Cagnasso 1930, I, VII; ID., Sopra Giobbe, a cura di R. Ridolfi, Edizione Nazionale, Roma 1957; ID., Preghiere dal carcere, Cantagalli, Siena 1990; ID., Esposizione del Pater Noster, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1994; ID., La semplicità della vita cristiana, Ares, Milano 1996; LUOTTO G., Il vero Savonarola e il S. di L. Pastor, Firenze 1900; BURLAMACCHI P., Vita di Gerolamo Savonarola, Lucca 1764; ROEDER R., Savonarola, Castelvecchi 2015; MARTINES L., Savonarola, Mondadori, Milano 2009; RISSO P., Questo giovane profeta. "Asceta e apostolo" (Pio XII), Cantagalli, Siena 1996; CORBERO F., Savonarola, 4 volumi, Bollati Boringhieri, Torino 2009; BORRELLI A, Gerolamo Savonarola, in Santi e Beati online.






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