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BENEDETTO XIII



Sommo Pontefice dal 1724 al 1730 e Servo di Dio.

1. Cenni biografici
a)
Pietro Francesco Orsini, poi Benedetto XIII, è nato a Gravina di Puglia il 2 febbraio 1649. Figlio di Ferdinando III Orsini duca di Gravina di Puglia e di Giovanna Frangipane della Tolfa di Toritto, apparteneva alla nobile famiglia dei duchi Orsini-Gravina. Il padre mori nel 1658 quando aveva 8 anni, ed egli quindi eredito subito il titolo di suo padre feudatario di Solofra. Fu educato da Niccolo Tura domenicano di Solofra e da sua madre Giovanna, donna molto religiosa e caritatevole. Iniziò gli studi nella citta irpina e a 16 anni fondo l'Accademia dei Famelici. A 17 anni chiese di entrare nel noviziato dell'ordine che egli più amava, quello dei Domenicani, nonostante alcuni suoi parenti non fossero d'accordo per il fatto che egli era primogenito. Dopo il consenso chiesto ed avuto dal Papa Clemente IX, qualche anno dopo, nel 1668, egli rifiuto l'eredita del titolo di duca che passo al fratello, e fece la sua prima professione religiosa cambiando il nome in Fra' Vincenzo Maria Orsini. Fu ordinato sacerdote il 24 febbraio 1671 dal cardinale Emilio Altieri, futuro papa Clemente X.
b) Il 22 febbraio 1672, a soli ventitré anni e contro la sua volontà, divenne cardinale del titolo di San Sisto e prefetto della Congregazione del Concilio; accettò solo dopo l'obbligo impostogli dal Generale dell'Ordine domenicano chiamato dal papa Clemente X. Si recò quindi a Roma per tali incarichi. Nel 1675 gli furono proposte le sedi vescovili di Salerno e di Manfredonia, la sua scelta fu per quest'ultima che era meno prestigiosa e meno ricca; fu quindi nominato il 28 gennaio 1675 arcivescovo di Manfredonia e consacrato il 3 febbraio dello stesso anno dal cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni. Qui dimostrò le sue doti di vicinanza al popolo di Dio anche se il suo carattere zelante lo portò ad avere contrasti con alcuni importanti funzionari del vice-regno e legati spagnoli. Papa Innocenzo XI e il cardinale Paluzzi Altieri degli Albertoni suo protettore e uomo vicino alla sua famiglia, fecero in modo che il 22 gennaio 1680 accettasse la sede vescovile di Cesena, con il titolo personale di arcivescovo. In tale città però ebbe problemi di salute e vi poté soggiornare solo due anni su un totale di sei anni poiché dovette andare ad Ischia e a Napoli per curarsi; oltre a questo ebbe problemi con le autorità laiche, in quanto il suo zelo lo portava a contrastare qualsiasi abuso. Il suo fervore religioso e la sua condotta di vita virtuosa influenzarono con il tempo anche sua madre, sua sorella e due sue nipoti che entrarono nel terzo ordine delle suore domenicane. Il 18 marzo 1686 gli fu proposta la sede arcivescovile di Benevento ritenendola più consona al suo stato di salute; qui risiedette per trentotto anni. Entrò in città il 30 maggio 1686 a dorso di un cavallo bianco e restò vescovo anche quando divenne papa, in via eccezionale. Ogni anno visitava una parrocchia. Egli tenne due sinodi provinciali, il primo nel 1693 al quale parteciparono 18 vescovi ed il secondo nel 1698 con la partecipazione di 20 vescovi; entrambi gli atti furono approvati a Roma. Costruì ospedali e alleviò le sofferenze dei poveri. Fondò un monte frumentario, precorrendo i tempi, per prestare ai contadini indigenti le sementi, da restituire all'epoca del raccolto. Durante il suo episcopato la città fu colpita per due volte dal terremoto: l'8 giugno 1688 e il 14 marzo 1702. In entrambi le circostanze egli si prodigò per gli abitanti e fece di tutto per ricostruire la città danneggiata, tanto che fu nominato suo "secondo fondatore". Il 3 gennaio 1701 optò per l'ordine dei vescovi e la sede suburbicaria di Frascati, conservando l'amministrazione di Benevento. Il 18 marzo 1715 optò per la sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina, sempre conservando l'amministrazione di Benevento. Ogni città dell'allora vasta regione ecclesiastica di Benevento serba tracce incancellabili del suo cuore immenso, ed il suo nome, come il suo blasone sono scolpiti su centinaia di pietre, e dipinti in innumerevoli quadri.
c) Il 7 marzo 1724 moriva Innocenzo XIII e si indiceva il quarto conclave al quale partecipava. Il conclave ebbe inizio il 20 marzo, ma il 25 maggio ancora non si era raggiunto l'accordo. Rattristato, decise di fare una novena al santo a lui particolarmente legato san Filippo Neri affinché non tardasse l'elezione del nuovo papa. Prima che la novena fosse finita, vide con terrore che la persona sulla quale si convogliavano i voti maggiori era proprio lui. Tentò in tutti i modi di non farsi eleggere, ma non ci riuscì, e il 29 maggio 1724 fu eletto papa. Anche allora tentò di rifiutare, ma accettò quando si rese conto che un altro conclave avrebbe portato forse grossi problemi alla Chiesa cattolica. A malincuore obbedì e scelse il nome di Benedetto XIV, che pero in poco tempo corresse con Benedetto XIII poiché Pietro de Luna che aveva già utilizzato tale nome tra il 1394 e il 1423 era scismatico cioè antipapa. Tra i suoi primi atti vi fu il rafforzamento della disciplina ecclesiastica. Impose una veste meno lussuosa e meno mondana ai cardinali. Durante il Giubileo del 1725 si dimise dalla carica di Gran Penitenziere e affermò che aveva seriamente pensato di ripristinare l'uso di penitenze pubbliche per alcune colpe gravi. Per favorire lo sviluppo di seminari diocesani, istituì una commissione speciale, la Congregazione dei seminari. Durante il Concilio lateranense del 1725 richiese una incondizionata accettazione della bolla pontificia "Unigenitus" nella quale si erano controbattuti tutti i principali fondamenti dell'eresia giansenista francese; e sebbene con notevoli sforzi riuscì a fare approvare tale deliberazione al cardinal de Noailles arcivescovo di Parigi nel 1728. Durante il pontificato visitò due volte la città di Benevento della quale continuò in via eccezionale a dirigere la diocesi grazie ad un vicario generale, negli anni 1727 e 1729. Sempre nell'anno giubilare del 1725 inaugurò la celebre scalinata di Piazza di Spagna a Roma, per congiungere la chiesa della SS. Trinità dei Monti con la parte sottostante. Nel 1727 si impegnò per l'istituzione dell'Università di Camerino. Ebbe contrasti col re del Portogallo, Giovanni V, che voleva nominare un cardinale di corona. Uomo di grande cultura, fu un papa riformatore e si impegnò a porre un freno allo stile di vita decadente del clero italiano e dei cardinali. Era un membro della famosa famiglia Orsini di Roma e fu l'ultimo Orsini a divenire papa. Benedetto XIII morì a Roma il 21 febbraio 1730. Tutt'oggi la sua salma e conservata presso la Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
d) Il 21 febbraio 1931 papa Pio XI ha dato inizio alla causa di beatificazione, proclamando Benedetto XIII Servo di Dio. Il 24 febbraio 2012 papa Benedetto XVI ha aperto il processo di beatificazione e canonizzazione.

2. Benedetto XIII e il Rosario
a) Pier Francesco Orsini ereditò dalla famiglia, prima ancora che dall'Ordine, l'amore a Maria e al suo Rosario. Domenicano a Bologna, presso le Reliquie di san Domenico (1669-1672), fra Vincenzo, mentre veniva formato agli studi teologici, crebbe pure in virtù e nella devozione a Maria. Cardinale a Roma, per la sua grande devozione alla Vergine del Rosario, volle che nella sua cappella privata fosse eretta la confraternita del Rosario. Vescovo a Benevento, per far rifiorire tra i fedeli la vita religiosa introdusse nella cattedrale e in tutte le chiese della diocesi la recita pubblica del Rosario e incaricò espressamente tutti i parroci e i direttori delle confraternite del Rosario di illustrare al popolo il significato e il grande valore spirituale di questa devozione. Approfittava di tutte le occasioni per parlare del Rosario: lo raccomandava particolarmente come mezzo per diffondere la vera pietà e giungere alla contemplazione. Dal momento del suo ingresso a Benevento come arcivescovo, predicò tutti i sabati in cattedrale; argomento: la vita della beata Vergine. Se alle volte era assente, si faceva sempre sostituire in questa predicazione da un padre domenicano. Fece poi una «fondazione» perché anche in seguito tale esercizio fosse assicurato. Alla protezione della beata Vergine delle Grazie affidò la città di Benevento e con una solenne cerimonia ne volle incoronare l'immagine  il 3 aprile del 1723.
b) Come sommo Pontefice, l'Orsini emulò il confratello san Pio V nell'amore alla Vergine dei Rosario. Difese i privilegi delle confraternite, ne confermò le indulgenze e ne aggiunse altre. «A consolazione degli illetterati», di coloro cioè che non sono in grado di meditare, in senso stretto, i misteri del Rosario, concesse che fosse sufficiente la devota recita della Corona per l'acquisto delle indulgenze. Affinché poi «la devozione al Rosario non ne ricevesse danno» ribadì energicamente il divieto di istituire nuovi tipi di Rosario, senza aver prima consultato la S. Sede. Allo scopo di provvedere poi sollecitamente alla diffusione del Rosario in tutti i continenti, autorizzò il Maestro generale dei domenicani a suddelegare i provinciali dell'Ordine delle regioni più lontane, come Estremo Oriente, America latina, terre di Missioni, ecc., ad erigere confraternite. Infine per facilitare lo svolgimento solenne della processione del Rosario della prima domenica d’ottobre, concesse alle confraternite la facoltà di organizzarle liberamente con qualunque itinerario, senza il preventivo permesso dei parroci e la licenza del vescovo diocesano. Non si stancava mai di propagandare la devozione alla Vergine del Rosario. Quando si recava in visita nelle chiese romane, recitava sempre il Rosario coi fedeli. Aveva poi sempre a disposizione un certo numero di Corone ed era solito donarle alle personalità che si recavano a fargli visita. Quando era a Benevento, già nel 1707, aveva espresso il desiderio di essere sepolto, nella Chiesa cattedrale, ai piedi dell'altare della Madonna delle Grazie. Morto a Roma, quel desiderio fu in parte soddisfatto: il suo corpo trovò riposo nella Chiesa domenicana di S. Maria sopra Minerva.

Bibliografia
VIGNATO G.B., Storia di Benedetto XIII, Milano 1952; ORSINI P. F., Sermoni sopra la vita della gloriosissima Vergine e Madre di Dio, Benevento-Firenze 1728; Bullarium O.P., VI, pp. 539, 568, 586, 615-32, 670-72; DE ANTONELLIS G., Il Papa beneventano: Vincenzo Maria Orsini – Benedetto XIII, Esi, Napoli 2014; AA.VV., Tutti i Papi da San Pietro a Pio XI, Casa Editrice Sonzogno, Milano 1925; GELMI J., I Papi. Da Pietro a Giovanni Paolo II Rizzoli, Milano 1986;  RENDINA C., I Papi. Storia e segreti, vol.I-II, Newton & Compton Editori, Roma 1983.






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