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ANAFORE ORIENTALI



1. L'Anafora nella Liturgia orientale
L'anafora designa la parte centrale della liturgia eucaristica, quella in cui si compie il sacrificio. Il termine significa offerta-elevazione, cioè l'elevazione della vittima per offrirla a Dio in sacrificio. Essa è composta da tre parti:
- ringraziamento al Padre per la creazione;
- anamnesi dell'opera redentrice e liberatrice del Figlio;
- epìclesi per la discesa dello Spirito Santo.

2. La Madre di Dio nelle anafore bizantine
La tradizione liturgica bizantina usa in modo abituale l'anafora di san Giovanni Crisostomo; poi dieci volte all'anno quella di san Basilio. Alcune Chiese bizantine il giorno 23 ottobre adoperano l'anafora di san Giacomo. Nella celebrazione della Divina Liturgia bizantina troviamo tre momenti in cui viene commemorato in modo speciale la Madre di Dio:
- In primo luogo nel rito della preparazione (protesi), nella disposizione del pane sulla patena, una commemorazione con un frammento di pane viene collocata alla destra dell'Agnello - il pane - che verrà offerto nella celebrazione eucaristica. Maria è commemorato come Regina vestito con manto d'oro variopinto assisa alla destra del trono dell'Agnello. Le altre commemorazioni vengono poi collocate a sinistra dell'Agnello - i santi - , e sotto - i vivi ed i defunti. In questa distribuzione l'icona risultante & quella dell‘intera Chiesa radunata attorno all'Agnello sacrificato, con Maria alla sua destra;
- La seconda commemorazione della Madre di Dio è l'acclamazione dopo il canto della prima antifona nella liturgia dei catecumeni: «Per le preghiere della Madre di Dio, Salvatore salvaci». Ancora in questa parte della liturgia, l'inno O Unigenito che racchiude in se stesso tutti i misteri della salvezza adoperati da Cristo, dà a Maria il titolo di Madre di Dio e sempre vergine;
- La terza commemorazione della Madre di Dio è all'interno dell'anafora al momento delle intercessioni, subito dopo l'epiclesi Sui Santi Doni, collegando la discesa dello Spirito Santo per la santificazione dei Doni con la discesa nel seno di Maria all'Incarnazione del Verbo di Dio; il sacerdote invoca: «In modo particolare per la Santissima, Immacolata, benedetta, gloriosa Signora nostra la Madre di Dio e Sempre Vergine Maria».
Inoltre a questi tre momenti, in ognuna delle litanie diaconali viene introdotta prima della conclusione una commemorazione della Madre di Dio.
Nell'anafora di san Basilio, nell’orazione dopo il Santo e prima della narrazione dell'istituzione, nell'enumerazione dei fatti di salvezza troviamo due riferimenti a Maria come semprevergine da cui si incarnò e nacque il Verbo di Dio.
Nell'anafora di san Giacomo, nell‘orazione dopo il Santo, sempre nel contesto della narrazione dei fatti di salvezza adoperati da Dio in Cristo, troviamo un riferimento a Cristo Signore nostra e Figlio di Dio... «che discese dai cieli e sincarnò dallo Spirito Santo e da Maria sempre vergine e Madre di Dio». Alla fine della stessa anafora, e prima delle commemorazioni dei santi e dei defunti, il sacerdote per introdurre la commemorazione di Maria si serve del testo del vangelo di Luca: «Ave, piena di grazia, il Signore è con te, tu Sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, perché hai generato il Salvatore delle nostre anime» e riprende il testo comune con le altre due anafore: «In modo particolare per la Santissima».

3. Maria nelle anafore siro-orientali
La liturgia siro-orientale si serve di tre anafore attribuite a Teodoro di Mopsuestia, Nestorio e Addai e Mari. In riferimento a Maria essa viene invocata nella narrazione dopo il Santo, come la «Vergine santa in cui Dio Verbo si è rivestito della nostra umanità, il corpo mortale, l'anima razionale e intelligente ed immortale, per la potenza dello Spirito Santo» (anafora di Teodora di Mopsuestia). L'anafora di Nestorio, nella narrazione dopo il Santo, accenna al «Dio Verbo nato (fatto) da donna». Nell’anafora di Addai e Mari, una delle anafore cristiane più arcaiche, troviamo soltanto un riferimento al «Verbo di Dio nato da donna», nella preghiera dopo il Santo, e nelle intercessioni prima della conclusione dell'anafora l‘accenno a «Maria santa e sempre vergine, su cui Dio ha effuso la Sua grazia».

4. La Madre di Dio nelle anafore siro-occidentali
La tradizione liturgica siro-occidentale conserva un numero importante di anafore, più di una settantina a livello manoscritto, di cui diverse già edite. Nella celebrazione dei santi Misteri, la Madre di Dio viene commemorato durante il “sacrificio di Melchisedec" cioè della preparazione dei doni, ricordata assieme ai 16 profeti, agli apostoli, ai martiri. Di nuovo all‘inizio della liturgia dei catecumeni, al canto dell'inno Ti esalta mio Signore e mio Re…«si è incarnato nella santa, gloriosa e tutta pura vergine Maria, Madre di Dio». All'interno delle diverse anafore usate oggi dalla Chiesa siro-occidentale, la commemorazione della Madre di Dio - sempre con questo titolo assieme a quelli di beata, semprevergine, tuttosanta - viene fatta nelle commemorazioni dopo l'epiclesi.
Nell'ufficiatura siro-occidentale, la Madre di Dio viene commemorato specialmente il giorno di mercoledì e, nell'ufficiatura notturna di ogni giorno con il canto di alcuni sedre-composizioni liturgiche, di solito in prosa, che cantano il mistero oppure il personaggio che si celebra e del Magnificat.

5. La Madre di Dio nelle anafore maronite
La tradizione maronita tramanda una quindicina di anafore per la celebrazione dei Santi Misteri. La Madre di Dio vi occupa un posto importante, sia nelle parti comuni della celebrazione, sia nelle anafore e nelle litanie diaconali. Essa viene invocata come protettrice, interceditrice, sostegno dei fedeli. Nelle preghiere che precedono l'anafora Maria viene invocata con delle immagini prese molte volte dall'Antico Testamento: «Madre dell’0nnipotente... Madre dell'Antico che precede il sole... Madre del Vasaio che forma Adamo dalla terra... Madre del Pittore che disegnò Eva e la diede ad Adamo….».  All'interno delle anafore, Maria viene commemorato dopo l'epiclesi, assieme ai santi, ai martiri, agli apostoli. Nelle litanie diaconali, inoltre, Maria viene invocata ripetutamente col titolo di «figlia di Davide».

6. La Madre di Dio nella anafore copte
Nella liturgia copta vengono usate tre anafore che sono: l'anafora di San Basilio, che è una traduzione abbreviata di quella greca; l'anafora di San Gregorio di Nazianzo e quella di San Cirillo, le due prime di tradizione antiochena, mentre la terza è di tradizione alessandrina. In questi testi Maria viene invocata con dei titoli presi della Sacra Scrittura ed applicati con una lettura cristologica. Oltre ai titoli «Madre di Dio, semprevergine, tuttasanta...» la troviamo invocata come «incensiere di oro che contiene il profumo (lesto)... turibolo d'oro che contiene il carbone ardente....». Nelle tre anafore la Madre di Dio viene commemorato dopo l'epiclesi tra i santi. Nella confessione di fede eucaristica prima della comunione, viene collegato direttamente il corpo eucaristico di Cristo col corpo che prese da Maria: «Credo, credo, credo e confesso fino all'ultimo respiro, che questo è il corpo vivificante, tuo Figlio unigenito, nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli lo prese dalla nostra Signora e Regina di tutti noi, la Madre di Dio, la santa e immacolata Maria, e lo fece una con la Sua divinità senza confusione, senza mescolanza, senza cambiamento...».  Infine nel canto di comunione, si riprende questo collegamento tra l‘Incarnazione e l‘Eucaristia: «Tu anche, o Maria, hai portato nel tuo grembo la manna Spirituale che viene dal Padre. Lo hai portato senza macchia, ed egli ci ha donato il suo corpo ed il suo sangue prezioso. Per questo noi ti magnifichiamo degnamente con inni profetici».

7. La Madre di Dio nelle anafore armene
Attualmente la liturgia armeno ha un unico formulario per la celebrazione della Liturgia eucaristica, conosciuta come «Liturgia di nostro santo Padre Gregorio “Illuminatore”», e adopera un’unica anafora attribuita a sant'Atanasio di Alessandria: a livello manoscritto ci sono testimonianze di una decina di anafore. Gli accenni alla Madre di Dio sono pochi, e sempre viene invocata come colei che intercede presso il Suo Figlio Gesù Cristo. Nelle preghiere che il sacerdote fa ai piedi dell'altare, Maria viene invocata come interceditrice. Nel contesto cristologica dell'inno, viene cantato nel testo O Unigenito, che abbiamo trovato sia nella tradizione bizantina sia in quella siro-occidentale. Infine nelle intercessioni delle anafore, viene commemorato coi titolo di «Madre di Dio, semprevergine, santa».

8. La Madre di Dio nelle anafore etiopiche
La liturgia eucaristica etiopica è divisa in tre parti: Riti di preparazione, Liturgia dei catecumeni, Liturgia dei fedeli. La Madre di Dio occupa un luogo importante nella celebrazione liturgica, sia nelle due prime parti, sia anche nelle anafore. La Chiesa Etiopica ha quattordici anafore, di cui due della Madre di Dio, fatto che non troviamo nelle altre liturgie orientali o occidentali. La prima di queste due anafore porta il nome di “Anafora di Maria Vergine, Figlia di Dio", ed è attribuita a Ciriaco di Bahnasa; la tradizione manoscritta di questa anafora rissale al XIV Secolo. La seconda anafora mariana è un testo anch'esso risalente al XIV secolo, attribuito ad un certa monaco Giorgio, e porta come titolo “Anafora di Nostra Signora, Profumo di Santità". Sono anafore che vanno lette in un contesto chiaramente cristologica, nell'insieme della storia della salvezza, dall’Antico al Nuovo Testamento.
L'Anafora di Maria Vergine, Figlia di Dio è una lunga lode e confessione del disegno di Dio di salvare l'uomo per mezzo di Gesù Cristo attraversa la mediazione umana di Maria. Essa è l'avvocato che intercede presso suo Figlio per tutta la Chiesa. Le stesse invocazioni del Trisaghion vengono fatte in un contesto mariologico: «Santo Dio Padre, che di te si diletta, Santo il Figlio, che abitò nel tuo seno, Santo il Paraclito, che ti santificò e ti purificò». Il lungo prefazio prima del Santo è un‘enumerazione del rapporto di Maria con suo Figlio, con i santi dell'Antico e del Nuovo Testamento, con la Chiesa. Troviamo delle immagini molto grafiche per indicare il suo ruolo nell'incarnazione del Verbo di Dio: «Tu sei un'officina tessile, perché l’Emmanuele indossò da te la veste ineffabile della carne; dalla carne nata da Adamo egli fece l'ordito, mentre della tua carne ne fu la trama e la spoletta lo stessa Verbo... tessitore lo Spirito Santo». Queste immagini sottolineano fortemente una cristologia di stampo chiaramente alessandrino. Tutti i personaggi dell'Antico Testamento vengono evocati in rapporto a Maria: «Tu sei la scala dalla terra al cielo... speranza di Adamo, pietà di Abele... arca di Noè… peregrinazione di Abramo... Scala di Giacobbe, consolazione di Giuseppe... concezione verginale di Isaia…». La vita terrena viene anche evocata nel prefazio, a partire dai fatti narrati dagli apocrifi: «concepita nella santità, dalle legittime e pure nozze di Gioacchino ed Anna, cresciuta ed allevata nel Tempio, data in sposa a Giuseppe, tempio dove si incarna il Verbo di Dio». Dopo il Santo l'anafora ripropone il Trisaghion con una lettura questa volta chiaramente cristologica, con i versetti aggiunti tipicamente anticalcedioniani: «Santo Dio, santo forte, santo immortale, nato da Maria Vergine… battezzato nel Giordano... vivente ed immortale... abbi pietà di noi». Il soggetto dell'anafora passa al Figlio lungo la narrazione dell'istituzione, l‘epiclesi e l'anamnesi.
La Seconda delle anafore mariane, “Nostra Signora, Profumo di Santità", è molto simile alla precedente; nel pure lungo prefazio è interessante notare il collegamento di Maria con i santi dell‘Antico Testamento e inoltre con ognuno degli apostoli: «O Maria, chiave di Pietro, tabernacolo del testamento di Paolo, maestro della Visione di Giovanni, nave di salvezza di Andrea, forza di Giacomo... sorella degli angeli, figlia dei profeti, grazia degli apostoli».

Bibliografia
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