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ALBERIONE GIACOMO



Fondatore della Famiglia Paolina, uno dei più creativi apostoli del XX secolo.

1. Cenni biografici e opere
a)
Nasce il 4 aprile 1884 a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) e riceve il Battesimo il giorno successivo. La famiglia Alberione, composta da Michele e Teresa Allocco e da sei figli, era di condizione contadina, profondamente cristiana e laboriosa. Il piccolo Giacomo, quartogenito, avverte presto la chiamata di Dio: in prima elementare, interrogato dalla maestra su cosa farà da grande, egli risponde: “Mi farò prete!”. Gli anni della fanciullezza si orientano in questa direzione. Trasferita la famiglia nel comune di Cherasco, parrocchia San Martino, diocesi di Alba, il parroco don Montersino aiuta l'adolescente a prendere coscienza e a rispondere alla chiamata. A 16 anni Giacomo è accolto nel Seminario di Alba e subito si incontra con colui che gli sarà padre, guida, amico, consigliere per 46 anni: il canonico Francesco Chiesa. Al termine dell'Anno Santo 1900, già interpellato dall'enciclica di Leone XIII “Tametsi futura”, Giacomo vive l'esperienza determinante della sua esistenza. Nella notte del 31 dicembre 1900, che divide i due secoli, prega per quattro ore davanti al Santissimo Sacramento. Una “particolare luce” gli viene dall'Ostia, e da quel momento si sente “profondamente obbligato a far qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo”: “obbligato a servire la Chiesa” con i mezzi nuovi offerti dall'ingegno umano. L'itinerario del giovane Alberione prosegue intensamente negli anni dello studio della filosofia e teologia. Il 29 giugno 1907 viene ordinato sacerdote. Segue una breve ma decisiva esperienza pastorale in Narzole (Cuneo), in qualità di vice parroco. Là incontra il giovinetto Giuseppe Giaccardo, che per lui sarà ciò che fu Timoteo per l'Apostolo Paolo. E sempre a Narzole don Alberione matura la comprensione di ciò che può fare la donna coinvolta nell'apostolato. Nel Seminario di Alba svolge il compito di Padre Spirituale dei seminaristi maggiori e minori, e di insegnante in varie materie. Si presta per predicazione, catechesi, conferenze nelle parrocchie della diocesi. Dedica pure molto tempo allo studio sulla situazione della società civile ed ecclesiale del suo tempo e sulle nuove necessità che si prospettano.
b) Comprende che il Signore lo guida ad una missione nuova: predicare il Vangelo a tutti i popoli, nello spirito dell'Apostolo Paolo, utilizzando i mezzi moderni di comunicazione. Testimoniano tale orientamento due suoi libri: Appunti di teologia pastorale (1912) e La donna associata allo zelo sacerdotale (1911-1915). Tale missione, per avere efficacia e continuità, deve essere assunta da persone consacrate, poiché “le opere di Dio si fanno con gli uomini di Dio”. Così il 20 agosto 1914, mentre a Roma muore il Santo Pontefice Pio X, ad Alba Don Alberione dà inizio alla “Famiglia Paolina” con la fondazione della Pia Società San Paolo. L'inizio è poverissimo, secondo la pedagogia divina: “iniziare sempre da un presepio”. La famiglia umana — alla quale don Alberione si ispira — è composta di fratelli e sorelle. La prima donna che segue don Alberione è una ragazza ventenne di Castagnito (Cuneo): Teresa Merlo. Con il suo contributo, Alberione dà inizio alla Congregazione delle Figlie di San Paolo (1915). Lentamente la “Famiglia” si sviluppa, le vocazioni maschili e femminili aumentano, l'apostolato si delinea e prende forma. Nel dicembre 1918 avviene una prima partenza di “Figlie” verso Susa: inizia una coraggiosa storia di fede e di intraprendenza, che genera anche uno stile caratteristico, denominato “alla paolina”. Questo cammino sembra interrompersi nel 1923, quando Don Alberione si ammala gravemente e il responso dei medici non lascia speranze. Ma il Fondatore riprende miracolosamente il cammino: “San Paolo mi ha guarito” commenterà in seguito. Da quel periodo appare nelle cappelle Paoline la scritta che in sogno o in rivelazione il Divin Maestro rivolge al Fondatore: “Non temete — Io sono con voi — Di qui voglio illuminare - Abbiate il dolore dei peccati”. L'anno successivo prende vita la seconda congregazione femminile: le Pie Discepole del Divin Maestro, per l'apostolato eucaristico, sacerdotale, liturgico. A guidarle nella nuova vocazione Don Alberione chiama la giovane Suor M. Scolastica Rivata, che morirà novantenne in concetto di santità.
c) Sul piano apostolico, Don Alberione promuove la stampa di edizioni popolari dei Libri Sacri e punta sulle forme più rapide per far giungere il messaggio di Cristo ai lontani: i periodici. Nel 1912 era già nata la rivista Vita Pastorale destinata ai parroci; nel 1921 nasce il foglio liturgico-catechetico La Domenica; nel 1931 nasce Famiglia Cristiana, rivista settimanale con lo scopo di alimentare la vita cristiana delle famiglie. Seguiranno: La Madre di Dio (1933), “per svelare alle anime le bellezze e le grandezze di Maria”; Pastor bonus (1937), rivista mensile in lingua latina; Via, Verità e Vita (1952), rivista mensile per la conoscenza e l'insegnamento della dottrina cristiana; La Vita in Cristo e nella Chiesa (1952), con lo scopo di far “conoscere i tesori della Liturgia, diffondere tutto quello che serve alla Liturgia, vivere la Liturgia secondo la Chiesa”. Don Alberione pensa anche ai ragazzi: per loro fa pubblicare Il Giornalino. Si pone pure mano alla costruzione del grande tempio a San Paolo in Alba. Seguiranno i due templi a Gesù Maestro (Alba e Roma) e il santuario alla Regina degli Apostoli (Roma). Soprattutto si mira ad uscire dai confini locali e nazionali. Nel 1926 nasce la prima Casa filiale a Roma, seguita negli anni successivi da molte fondazioni in Italia e all'estero.
d) Intanto cresce l'edificio spirituale: il Fondatore inculca lo spirito di dedizione mediante “devozioni” di forte carica apostolica: a Gesù Maestro e Pastore “Via e Verità e Vita”, a Maria Madre, Maestra e Regina degli Apostoli; a San Paolo Apostolo. È proprio il riferimento all'Apostolo che qualifica nella Chiesa le nuove istituzioni come “Famiglia Paolina”. La meta che il Fondatore vuole sia assunta come il primo impegno, è la conformazione piena a Cristo: accogliere tutto il Cristo Via, Verità e Vita in tutta la persona, mente, volontà, cuore, forze fisiche. Orientamento codificato in un volumetto: Donec formetur Christus in vobis (1932). Nell'ottobre 1938 don Alberione fonda la terza Congregazione femminile: le Suore di Gesù Buon Pastore o “Pastorelle”, destinate all'apostolato pastorale diretto in ausilio ai Pastori. Durante la sosta forzata della seconda guerra mondiale (1940-1945), il Fondatore non si arresta nel suo itinerario spirituale. Egli va accogliendo in misura crescente la luce di Dio in un clima di adorazione e contemplazione. Ne sono testimonianza i Taccuini spirituali, nei quali Don Alberione annota le ispirazioni, i mezzi da adottare per rispondere al progetto di Dio. E in questa atmosfera spirituale nascono le meditazioni che ogni giorno detta ai figli e alle figlie, le direttive per l'apostolato, la predicazione di innumerevoli ritiri e corsi di esercizi (raccolti in altrettanti volumetti). La premura del Fondatore è sempre la stessa: far comprendere a tutti che “la prima cura nella Famiglia Paolina sarà la santità della vita, la seconda la santità della dottrina”. In questa luce va inteso il suo Progetto di un'enciclopedia su Gesù Maestro (1959). Nel 1954, ricordando il 40° di fondazione, Don Alberione accettò per la prima volta che si scrivesse di lui nel volume Mi protendo in avanti, ed esaudì la richiesta di avere alcuni suoi appunti sulle origini della fondazione. Nacque così il volumetto Abundantes divitiæ gratiæ suæ, che viene considerato come la “storia carismatica della Famiglia Paolina”. Famiglia che andò completandosi fra il 1957 e il 1960, con la fondazione della quarta congregazione femminile, l'Istituto Regina Apostolorum per le vocazioni (Suore Apostoline), e degli Istituti di vita secolare consacrata: San Gabriele Arcangelo, Maria Santissima Annunziata, Gesù Sacerdote e Santa Famiglia. Dieci istituzioni (inclusi i Cooperatori Paolini), unite tra loro dallo stesso ideale di santità e di apostolato: l'avvento di Cristo “Via, Verità e Vita” nel mondo, mediante gli strumenti della comunicazione sociale. Negli anni 1962-1965 don Alberione è protagonista silenzioso ma attento del Concilio Vaticano II, alle cui sessioni partecipa quotidianamente. Nel frattempo non mancano tribolazioni e sofferenze: la morte prematura dei suoi primi collaboratori, Timoteo Giaccardo e Tecla Merlo; l'assillo per le comunità estere in difficoltà e, personalmente, una crocifiggente scoliosi, che lo tormenta giorno e notte.
e) Egli visse 87 anni. Compiuta l'opera che Dio gli aveva affidata, il 26 novembre 1971 lasciò la terra per prendere il suo posto nella Casa del Padre. Le sue ultime ore furono confortate dalla visita e dalla benedizione del Papa Paolo VI, che mai nascose la sua ammirazione e venerazione per Don Alberione. Rimane commovente la testimonianza che volle darne nella Udienza concessa alla Famiglia Paolina il 28 giugno 1969, quando il Fondatore aveva 85 anni: “Eccolo: umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all'opera, sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, il nostro Don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con i mezzi moderni. Lasci, caro Don Alberione, che il Papa goda di codesta lunga, fedele e indefessa fatica e dei frutti da essa prodotti a gloria di Dio ed a bene della Chiesa”.
f) Il 25 giugno 1996 Papa Giovanni Paolo II firma il Decreto con il quale venivano riconosciute le virtù eroiche di Don Alberione e il  27 aprile 2003, lo proclama ufficialmente Beato.

2. Maria, Madre, Maestra e Regina
Nell’intuire la forte necessità di un “ritorno al Vangelo” per risanare la famiglie e la società, Don Alberione ebbe netta la percezione dell’importanza di Maria: «Chi arriverà all’immedesimazione in Cristo? la via per arrivare a questa unione è Maria. Chi è più devoto di Maria, si unirà più intimamente a Gesù Cristo». È vero, Maria esiste per Gesù; non si può parlare di Maria se non in rapporto a Cristo. Appunto per questo, Maria ha il suo posto autentico nella vita cristiana se diviene la via a Gesù Cristo: per Mariam ad Jesum. Da questa verità fondamentale, trasmessa da tutti i grandi devoti di Maria, don Alberione fa scaturire le intuizioni sul ruolo di Maria nella vita dei consacrati e degli apostoli. «Gesù è il vertice del cristianesimo, Maria è la scala. Dove entra la devozione a Maria si ottiene come frutto la devozione a Gesù Cristo».  «L'’apostolo sappia a tempo e luogo levare il lembo che cela al nostro sguardo la vita intima della Vergine santa; e faccia risaltare come essa sia semplice, ordinata, invidiabile agli stessi angeli. Vita che si riassume in quello che dovrebbe essere l’ideale di ogni cristiano: tutto per Gesù, tutto con Gesù, tutto in Gesù». «La madonna ci porti sempre più vicini a Gesù; come ha dato Gesù ai pastori, ai magi, al tempio. Questo è il suo altissimo ufficio: dare Gesù in terra ed in cielo. “mostraci, dopo questo esilio, Gesù”». Da queste pensieri così densi si possiamo evidenziare gli aspetti dell’apostolato mariano che più hanno affascinato don Alberione.

3. Maria, l'Apostola per eccellenza
Apostola”: è il titolo con cui la qualifica più sovente. Perché è l’Apostola? la risposta di don Alberione è sintetica: perché “diede al mondo Gesù”. in latino “diede” è tradotto con “edidit”, da cui deriva la parola “edizione”. Da questa intuizione l’apostolato delle edizioni o della comunicazione sociale, assume una profonda impronta mariana, appunto perché lo scopo è quello di “dare al mondo Gesù”. Un pensiero stupendo di don Alberione: «Con il nome di “edizione” non intendiamo soltanto un libro; noi intendiamo altre cose. la parola “edizione” ha molte applicazioni: edizione del periodico, edizione di chi prepara il copione per la pellicola, di chi prepara il programma per la televisione, di chi prepara le cose da comunicare per mezzo della radio»: tutto questo lo facciamo come Maria, la quale – continua  don Alberione – «“edidit nobis Salvatorem”, come dice la liturgia; la Vergine ci diede il Salvatore. usa il verbo “edidit”», per cui nel nostro apostolato, come Maria, noi “editiamo”, diamo al mondo Gesù Cristo. Questa puntualizzazione piacque così tanto a Paolo Vi che nel discorso ai capitolari paolini del 22 aprile 1969 ebbe a dire: «Maria diede al mondo il Verbo incarnato; voi siete chiamati a dare al mondo il Verbo incartato».

4. Maria, Madre degli apostoli
a)
a)Maria può dare al mondo Gesù perché lo ha partorito nel suo seno. Ecco allora i due verbi che fanno di Maria una perfetta “apostola” e un’autentica madre: “vivere” e “dare”:
- Vivere Gesù: è l’“anima dell’apostolato”. L’apostolo, per generare la vita nelle anime, deve vivere ciò che vuole comunicare. Il primo apostolato ha sempre come “oggetto” se stessi; il primo annunzio l’apostolo lo deve fare a se stesso. «Prima santificarsi e poi santificare», diceva don Alberione. È una legge inderogabile della comunicazione: non si può dare quello che non si vive, perché «la vita griderà sempre più forte delle parole che diciamo». San benedetto afferma che si può dare soltanto per sovrabbondanza.
- Dare Gesù: è la “natura dell’apostolato”. Quel Gesù – nato, cresciuto e vissuto in me – va spontaneamente partecipato perché anche altri abbiano a crescere in questa esperienza e i modi per comunicarlo sono svariatissimi. Don Alberione ha intuito che la “predicazione orale” era un modo troppo circoscritto; e ha affidato ai suoi la “predicazione strumentale”, in cui si fa uso di tutti i mezzi della comunicazione.
b) Questo modo di concepire la maternità di Maria pone in luce non la funzione protettiva della madre, ma la funzione ablativa. Nella iconografia tradizionale si presenta normalmente della maternità la funzione protettiva: la mamma tiene in braccio il figlio con un amore che commuove; dal volto e dal gesto della mamma sprigiona quell’amore che avvolge il frutto delle viscere. Quando si parla di “amore viscerale” si intende proprio l’amore di una donna per il proprio bambino, ma si tende a dimenticare che la maternità è un servizio, quindi è in funzione del dono. È la maternità oblativa che qualifica essenzialmente l’amore di una madre per il frutto del suo seno. Il figlio non è proprietà della madre o del padre. L’amore è per sua natura oblativo: non trattiene ma offre; e non solo se stesso, ma il frutto più bello dell’amore: il figlio. Giustamente Maria diventa madre di tutti coloro che generano la vita. Quel «nato da donna» di Gal 2,4 ci dice che Maria ci porta Gesù, ci dona suo figlio. il suo impegno non è semplicemente portarci a Gesù, ma portarci Gesù. nella iconografia della nostra spiritualità Mariana, Maria non tiene in braccio il bambino, ma dona il bambino. era questo il chiodo fisso di don Alberione: Maria è Madre, perché ci dona Gesù; Maria, madre delle famiglie, perché nelle famiglie porta Gesù. Per esprimere questa verità pretendeva che si rappresentasse il bambino tra le mani di Maria, staccato dal corpo della mamma; di modo che il gesto di “donare” Gesù fosse comprensibile a tutti. Questo gesto ci fa comprendere il senso vero della maternità di Maria: ha accettato di dare un corpo al figlio di Dio, così da offrirlo alla morte per la nostra salvezza e questa tragica verità l’ha portata sempre nel cuore dal momento in cui il vecchio Simeone le preannunziò che «una spada le avrebbe trafitto il cuore» (Lc 2,35).

5. Maria, Regina degli apostoli
Di ogni apostolo Maria è Regina non perché si pone al di sopra di tutti, ma perché si prende cura di tutti: è una regalità di servizio, non di potere. «Maria ha il compito di formare, sostenere, coronare di frutti gli apostoli di tutti i tempi». Le sue cure regali saranno volte a formare in ciascuno l’apostolo, che per don Alberione ha queste caratteristiche: «è un santo che accumula tesori e ne comunica l’eccedenza alle anime». Evidente il richiamo all’insegnamento di san Benedetto, che diceva ai suoi monaci di non essere mai “canali”, ma “cisterne”: l’apostolo deve sempre dare non per svuotamento ma per troppo pieno. Per questo, se l’apostolo non cura la vita interiore, cessa di essere tale, perché è vero apostolo solo se «porta Dio nella propria anima e lo irradia attorno a sé». Questa verità è espressa con un’altra immagine: il verbo “irradiare” indica la pienezza di vita che l’apostolo deve comunicare, sul modello di Maria: «L’apostolato della beata Vergine è come il sole: manda raggi benefici di luce, di calore e di salute»; «ama tanto Dio e le anime che non può comprimere in sé quanto sente e pensa». Per Don Alberione, l'Apostolo «è un tempio della Trinità, la quale è sommamente operante, per cui l’apostolo trasuda Dio da tutti i pori». È la più bella definizione dell’apostolo: trasudare Dio da tutti i pori. Don Alberione conclude: «ora, con questo ritratto, esaminate il volto di persone, vicine o lontane; riconoscete in esse l’apostolo? In sommo grado, con inarrivabile somiglianza, questo è il volto di Maria». La funzione di formare apostoli è stata iniziata da Maria nel cenacolo; per cui don Alberione invita i suoi a tornare alla prima devozione che si ebbe nella Chiesa: «la prima devozione che troviamo nella Chiesa è la devozione alla Regina degli Apostoli, come si è espressa nel cenacolo. Si è un po’ affievolita e oscurata nel trascorrere dei secoli. A voi il dolce incarico di raccogliere i fedeli attorno a Maria Regina degli Apostoli… torniamo alle sorgenti. Alle sorgenti troviamo Maria Regina degli Apostoli».

6. Maria, Maestra degli apostoli
Un titolo importante, che scaturisce dalla coscienza profonda di essere “grande” – come afferma sant’Agostino – perché perfetta “discepola” di Gesù suo Figlio. Nell’opuscolo “Maria discepola e Maestra" dell’anno 1959, Don Alberione così esordisce: «la nostra devozione verso Gesù Cristo Divino maestro verrà perfezionata se preparata e preceduta dalla devozione a Maria maestra» e afferma che in Maria le due componenti “discepolato-magistero” si armonizzano in modo profondo, rispettando una verità fondamentale: Gesù è l’unico maestro, il maestro per natura; Maria e noi tutti siamo sempre discepoli per natura. Questa è stata l’autentica grandezza di Maria: perfetta discepola di suo Figlio; per questo a pieno diritto è divenuta nostra maestra. Metterci alla sua scuola – diceva Paolo VI – «ci obbliga a subire il suo fascino, il suo stile evangelico, il suo esempio educatore e trasformante: è una scuola che ci fa cristiani».

7. Maria, Madre del Buon Pastore
Nella cappella delle Suore Pastorelle ad Albano laziale (Roma) vi è il grande mosaico, che raffigura Maria la “divina Pastora”, Gesù giovanetto e gli apostoli Pietro e Paolo. Il mosaico è stato preparato su indicazione dello stesso Fondatore, che aveva contattato il prof. Santagata; ma nel 1955 si rivolse a suor ecclesia Gastaldi, Pia Discepola del Divin maestro. la sua opera su tela è conservata nel salone, che è stato la sede di una primitiva cappella. Don Alberione ha dato del quadro della Pia Discepola un profonda e suggestiva interpretazione: «il quadro, che rappresenta Maria madre del Divino Pastore e i santi Apostoli Pietro e Paolo, è tutto un programma di vita, un conforto, un risveglio alla fiducia. Gesù pascola le pecorelle; l’erba che Gesù e Maria offrono alle pecorelle indica l’alimento dato da loro, mostrano il loro affetto per le pecorelle. Accanto ci sono gli apostoli Pietro e Paolo. Pietro è in atteggiamento di preghiera: raccomanda e affida la chiesa a Maria; Paolo indica Maria alle pecorelle». Il mosaico della chiesa riprende l’idea ispiratrice. Don Alberione, nella sua predicazione, vi fa spesso compiaciuto riferimento, in particolare nelle feste della congregazione delle Suore di Gesù buon Pastore: la II domenica dopo Pasqua, dedicata a Gesù buon Pastore (ora è la IV di Pasqua); la solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo il 29 giugno; Maria madre del buon Pastore il 3 settembre. In una di queste circostanze ebbe a dire: «È una predica il quadro che avete, dove è rappresentata la divina Pastora, la quale ha accanto a sé Gesù giovinetto in atto di pascere le pecorelle, come lei pasce le pecorelle; poi a destra e a sinistra i due apostoli: Pietro che raccomanda la Chiesa a Maria, Paolo che la sospinge verso Maria… Maria sta in mezzo come la divina Pastora. Questo titolo a Maria compete, perché ella è madre del divin Pastore e perché ella ha tanto sofferto per le anime e tanto in cielo si preoccupa della salute delle anime, dei peccatori e degli infelici che sono fuori della Chiesa e di quelli che vogliono camminare nella via della santità e della giustizia… Maria protegge il Pastore universale della Chiesa, il Papa».

8. Maria, Donna dell'equilibrio
È la qualifica che le riassume tutte, un aspetto della personalità della Madonna, che piacque molto a Don Alberione, appunto perché è stato sempre cosciente della difficoltà di salvare contemporaneamente l’anima dell’apostolato (= vivere Gesù: dimensione contemplativa) e la natura dell’apostolato (= dare Gesù: dimensione attiva). Ecco riassunta in poche parole questa esigenza dell’equilibrio che deve portare a guardare a Maria: «Grande scoglio e difficoltà si trova nell’unire le due vite. Si è tentati di squilibrio! teniamo gli occhi fissi su san Paolo, su Maria e sul divin maestro».  Tutta la vita di Maria è stata una meravigliosa sintesi degli opposti: fu vergine e madre; fu umile e nello stesso tempo alta più che creatura; schiava del Signore e nello stesso tempo cosciente che tutte le generazioni la chiameranno beata; è una sconosciuta popolana di israele ed è regina del mondo, è l’umile sposa di un falegname di Nazareth ed è contemporaneamente in una relazione unica con la SS. trinità: figlia del Padre, madre del Figlio, sposa dello Spirito Santo; è contemplazione silenziosa della Parola che in lei si è fatta carne ed è intensa iniziativa di servizio e di amore verso tutti. Maria è veramente il “segno grande” apparso nel cielo dell’umanità. Per questo motivo «Maria corrispose perfettamente alla sua missione, alla sua vocazione e ai disegni di Dio… noi pure abbiamo una vocazione speciale e con tanta catena di grazie iddio ci avvinse che siamo stati costretti ad arrenderci». Vocazione speciale quella di Maria, quella di don Alberione, e quindi anche delle sue famiglie religiose: con le stesse grazie ma anche con gli stessi pericoli di squilibrio. Per questo Maria ha avuto una parte così importante nella vita del Fondatore e la deve avere anche in chi ne segue lo spirito apostolico: in lei bisogna contemplare l’ineffabile composizione delle “due vite”, in un equilibrio perfetto. «la Vergine santa seppe accogliere e conciliare in sé i due metodi di vita; seppe unire i meriti, la gloria di questi due generi di vita: fu la più vicina al Figlio suo e nel medesimo tempo fu colei che più di ogni altro operò per farlo conoscere al mondo». Per questo, conclude Don Alberione: non si può essere paolini senza una forte devozione a Maria!

Bibliografia
FLORIANO V. - CASCASI D., Come Maria, con Maria. L’esperienza Mariana nella vita del beato Giacomo alberione Fondatore della Famiglia Paolina, San Paolo, Roma; SIMONETTO B. (a cura di), Il Magnificat di Don Alberione, La mariologia alberioniana: storia, arte e pensiero, Società San Paolo, Roma 2004; ID., Don Giacomo Alberione, uomo di Dio e della Chiesa. Biografia spirituale del fondatore della Famiglia Paolina, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001; UGENTI A., Don Giacomo Alberione, voce dei tempi nuovi,  Edizioni Paoline, Roma 1979; ROLFO L., Don Alberione. Appunti per una biografia, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1998; LACERENZA G., Beato Giacomo Alberione, editore e apostolo del nuovo millennio, Editrice Shalom, Camerata Picena 2011; AGASSO D., Don Alberione, editore per Dio, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003; SGARBOSSA M., Giacomo Alberione, una meraviglia del nostro secolo, Paoline,  Milano 2000. ALBERIONE G., Mi affido a Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 2013; ID., Preghiere, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007; ID., La donna associata allo zelo sacerdotale. Per il clero e per la donna, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002; ID., Un rosario «speciale». Perché Cristo sia vivo in voi, San Paolo, Cinisello Balsamo  2003; VAGO M., Giacomo Alberione. Il Vangelo viaggia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014;  PEREZ J. A., Beato Giacomo Alberione, Elledici, Leumann 2013; FERRERO M., Fioretti di Don Giacomo Alberione. Aneddoti nella vita del Fondatore della Famiglia Paolina, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014. 






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