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COLOMBO GIOVANNI



Cardinale Arcivescovo di Milano

1. Cenni biografici e attività

a) Giovanni Umberto Colombo nacque a Caronno Pertusella (Va) il 6 dicembre 1902. Era il sesto di sette figli e fu battezzato, due giorni dopo la nascita, nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita. Il padre, Enrico, era capo-officina in uno dei pochi stabilimenti del paese, mentre la madre, Luigia Millefanti, esercitava il lavoro di camiciaia e di ricamatrice. Giovanni cominciò a distinguersi per la sua intelligenza già nelle prime classi elementari, che frequentò nella scuola comunale, retta dalle suore dell’Immacolata Concezione di Ivrea. Rimase sempre legato alla sua maestra Suor Maria Michele Carando, che giudicò sempre un’educatrice eccezionale.
b) Il 14 settembre 1914, entrò come alunno del ginnasio nel Seminario di S. Pietro Martire a Seveso. Passò poi al Seminario liceale di Monza, per poi proseguire gli studi di teologia nella Sede del Seminario di Corso Venezia a Milano, l’attuale Centro Pastorale Paolo VI. Secondo le norme in vigore in quel tempo, ricevette la Tonsura il 26 maggio 1923; i primi Ordini minori il 22 dicembre 1923; i secondi Ordini minori il 19 marzo 1924; il Suddiaconato il 28 giugno1925; il Diaconato il 1 novembre 1925. Il 29 maggio 1926 fu ordinato sacerdote in Duomo dall’allora cardinale Eugenio Tosi. Subito dopo l’ordinazione sacerdotale si laureò in teologia (1926) e iniziò a frequentare l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laureò in lettere nel 1932. Su di lui esercitò un notevole influsso il professor Giulio Salvadori, del quale sostenne la Causa di beatificazione. Il giovane sacerdote fu presto incaricato come docente di materie letterarie e poi di teologia spirituale nei seminari diocesani. Fu anche per due anni Lettore di lingua e letteratura italiana presso la Facoltà di Magistero e Lettere dell’Università Cattolica. Nel 1939 il cardinale Schuster lo nominò rettore del Liceo Classico del Seminario nella nuova sede di Venegono inferiore. Nel 1953 lo stesso arcivescovo lo nominò Rettore Maggiore dei seminari milanesi. Tra le iniziative di maggior rilievo da lui promosse durante gli anni del suo rettorato vanno ricordate la fondazione della Scuola Vocazioni Adulte (1947), con il compito di preparare al sacerdozio giovani, che si presentavano in Seminario dopo alcuni anni di esperienza lavorativa e che erano sprovvisti dei titoli di studio necessari ai Corsi teologici. Sempre a lui si deve l’organizzazione del Corso propedeutico di spiritualità e filosofia, per i chierici che passavano dal liceo alla teologia (1960).
c) Nominato da Giovanni XXIII ausiliare dell’arcivescovo di Milano, ricevette la consacrazione episcopale in S. Ambrogio il 7 dicembre 1960 dal card. Giovanni Battista Montini e scelse come motto episcopale «Veritas et amor». Giovanni Colombo, fece parte della Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II per i seminari e le università degli studi, portandovi il contributo della sua cultura ed esperienza. Fu padre conciliare, prima come Vescovo ausiliare e poi come Arcivescovo: infatti, il 10 agosto 1963 Papa Paolo VI (eletto papa il 21 giugno dello stesso anno) lo nominò suo successore alla cattedra dei santi Ambrogio e Carlo e lo creò cardinale il 25 febbraio 1965. Terminato il Vaticano II, indisse il 46° sinodo diocesano, per applicare le indicazioni conciliari. Fu un sinodo impegnativo, che si protrasse dal 1966 al 1972. Ne scaturì la decisione di conservare, pur riformandolo, il Rito Ambrosiano; di riorganizzare la Diocesi nelle attuali Zone Pastorali e nei Decanati; di istituire il Consiglio Presbiterale Diocesano (1969) e il Consiglio Pastorale Diocesano (1973); di proporre all’inizio dell’anno pastorale un programma comune a tutta la diocesi: di qui le Lettere Pastorali promulgate ogni anno l’8 settembre, festa del Natività di Maria, cui è dedicato il Duomo di Milano. Dovette affrontare problemi pastorali di notevole spessore, legati alle conseguenze dell’urbanesimo massiccio di quegli anni seguiti al boom economico. Basti un dato: nel 1963 (anno della sua elezione) la diocesi contava 3.989.331 abitanti, nel 1979, anno delle sue dimissioni, la popolazione diocesana era cresciuta fino a raggiungere quota 5.124.906 persone.
d) Il suo episcopato fu caratterizzato dalle vicende drammatiche del cosiddetto Sessantotto e del terrorismo. Colombo fu tra i primi ad accorrere presso la Banca dell’Agricoltura in Piazza Fontana, dove si trova il Palazzo Arcivescovile, dopo l’esplosione della bomba che, il  12 dicembre 1969, iniziò la stagione del terrorismo italiano. Contestazioni e violenze continuarono anche negli anni successivi, in occasione dell’approvazione (1 dicembre 1970) e del referendum (12 maggio 1974) riguardo alla legge sul divorzio e poi la legge (6 giugno 1978) e il referendum (18 maggio 1981) sull'aborto. Dovette inoltre affrontare opere impegnative quali il restauro del Duomo, di cui sembrava compromessa la statica, e del Seminario di Corso Venezia, che risaliva ai tempi di san Carlo Borromeo nel XVI secolo. Colombo consacrò 157 nuove chiese. Sono rimasti memorabili anche i suoi Discorsi alla città, tenuti la vigilia della solennità di Sant’Ambrogio nell’omonima basilica. Partecipò ai conclavi per l’elezione di Giovanni Paolo I, avvenuta nell'agosto del 1978 e di Giovanni Paolo II nell'ottobre 1978. Quest’ultimo il 29 dicembre 1979 accolse le sue dimissioni per motivi di età e di salute. Colombo si ritirò nel Seminario di Corso Venezia, da lui fatto restaurare, dove svolse un’intensa attività culturale e pastorale al servizio della diocesi ambrosiana e della Chiesa italiana. Qui si spense il 20 maggio 1992.

2. Maria nella vita del Card. Colombo

a) Alcune date 
Per entrare in argomento mettiamo subito in rilievo alcune coincidenze di calendario, che certamente hanno un loro linguaggio, se vogliamo leggere la nostra vita in modo sapienziale e provvidenziale:
- venuto alla luce il 6 dicembre 1902, nasce figlio di Dio nel battesimo l’8 dicembre seguente, cioè due giorni appresso, solennità dell’Immacolata Concezione, un buon inizio per entrare nella famiglia di Dio sotto l’immacolato materno sguardo di Maria;
- la vigilia dell’Assunta del 1922, egli sembrava come condannato a morte; passò quasi in agonia e in angoscia quelle ore, assalito da febbri tifoidee congiunte ad altre complicazioni. Poi, nel cuore della notte si assopì e all’alba del 15 agosto, al risveglio, improvvisamente il morbo, che da giorni lo stava annientando, era sparito. Egli ne riferiva in seguito in questi termini: "Quasi aurora consurgens" (alludeva ad un’antifona mariana del giorno) "mi sentii salvato, guarito". Non gridò mai al miracolo, ma parlava di una guarigione prodigiosa, inspiegabile che attribuì a Maria Assunta. Per questo, fino all’ultimo anno, passava il giorno di ferragosto in rendimento di grazie per ciò che in modo così fortunoso gli era capitato in quella significativa data ormai lontana;
- Data significativa che ritorna, perché, sempre nella vigilia dell'Assunta del 1963, fu pubblicata la sua nomina ad Arcivescovo.
In relazione a queste due ultime date, egli stesso scriveva: "Nell’Assunta del ‘22 ero stato messo a parte, ero stato preservato da morte certa, perché a distanza di anni io dovessi rispondere a una missione cui la provvidenza mi destinava". 
b) I luoghi 
Nel percorso vocazionale di Giovanni Colombo, si possono anche indicare tre o quattro santuari e tre o quattro immagini mariane che sotto vario titolo lo aiutarono a scoprire o a sostenere la propria chiamata al sacerdozio:
- Saronno: Il Santuario della Madonna dei Miracoli è a due passi da Caronno, paese natale del Cardinale ed è di richiamo popolare per la zona attorno. Giovanni vi si recò molte volte con i famigliari, con i comparrocchiani o anche da solo secondo le consuetudini del paese e del proprio bisogno spirituale. É qui che il pomeriggio del 25 gennaio 1910, giorno della Prima Comunione, fece un pellegrinaggio a piedi, annotando in una sua memoria di dieci anni più tardi, che "i bordi della strada erano innevati". Nel pomeriggio del 20 ottobre 1963 egli sostò in preghiera davanti alla miracolosa immagine di Saronno, mentre, proveniente dal Seminario di Venegono, si avviava verso Milano per il suo ingresso solenne in Duomo come Arcivescovo.
- Caronno: Nella Chiesa parrocchiale, si raccolse spesso in modo assiduo e familiare, davanti alla statua e all’altare della Madonna del Rosario, come fanno ancora adesso i devotissimi caronnesi, mentre nella Chiesa dedicata alla Purificazione di Maria Santissima, celebrò la sua 1° Messa il 30 maggio 1926;
- Milano: Davanti all'icona di Maria che si trova sopra l’altare della Chiesa di S. Francesca Romana in Milano, si recò da adolescente in una visita oratoriana, con la scola cantorum. Mentre si trovava in preghiera, quella immagine gli parve si ravvivasse, si illuminasse ai suoi occhi e alla sua sensibilità. Fu un trasalimento mistico, nel corso del quale ottenne sicurezza e approvazione per rispondere alla chiamata sacerdotale. Egli stesso uscendo dal consueto riserbo ne parlò qualche volta con semplicità tra gli intimi e anche trovandosi in visita pastorale a quella parrocchia. E come non ricordare il Duomo di Milano, la "sua" cattedrale, che dalle fondamenta sino al suo più alto pinnacolo è un tempio mariano? E’ tutto dedicato a Maria: Maria Nascente dentro, Assunta sulla guglia. Il Duomo con quella indorata Madonnina lassù, a cui porgeva l’ultimo saluto a nome di tutti i milanesi al cadere di ogni giornata lavorativa, quando prima di coricarsi scostando le tende dalla finestra l’ammirava e l’intravedeva anche tra le brume invernali. A lei "tuta bela e piscinina che te brilet de luntan", come dice una nota canzone, egli da vicino sussurrava da buon meneghino: "Oh sbarlusiss anca mò Madunina del Domm". Qui, dentro il Duomo, egli riposa sotto lo sguardo di Maria, perché la sua tomba, infatti, è davanti all’altare della Virgo Potens. Infine, c'è da ricordare il Santuario di Maria Bambina in via S. Sofia, presso la cui "cuna" depose lo zucchetto purpureo durante la degenza alla Clinica Capitanio nel 1985.
- Rho: C’è pure da citare il Santuario della Beata Vergine Addolorata. Il Cardinale ricordava che durante una gita oratoriana, l’Assistente lo istruì e gli porse l’invito: "Quando salirai sulla scaletta per avvicinarti al quadro della Pietà e ti fermerai in preghiera, dì il tuo segreto alla Madonna e affidalo a lei; affida il tuo avvenire a lei". Questo suggerimento, venne fatto proprio e messo in atto da Giovanni Colombo, quando, a sua volta, gli toccò di essere formatore di seminaristi e maestro di vite da consacrare;
- Varallo: Nel Santuario di Varallo Sesia, Colombo si recò nell’estate del 1917, provenendo da Quarona Sesia dove si trovava in vacanza. Qui, davanti alla Vergine, fece delle particolari promesse, a cui allude in certe confidenziali note del Diario Spirituale di quegli anni.
- Altri luoghi mariani: Si devono anche ricordare quelli verso i quali fu più assidua la sua peregrinazione negli ultimi anni della sua vita: il Sacro Monte di Varese, La Madonna delle Lacrime a Treviglio, la Madonna delle Lacrime di Lezzeno, il Santuario di Caravaggio, specialmente da quando divenne Metropolita della Lombardia. Infine, non possiamo dimenticare neppure Loreto per qualche viaggio, Cestochowa, la Salus Populi Romani in Santa Maria Maggiore a Roma, Lourdes, la Virgen de Lûjàn in Argentina, ecc.

3. L’insegnamento "mariano" del Card. Colombo
a)
Balza subito alla prima considerazione di chi legge i suoi scritti o abbia ascoltato le sue prediche, una concezione esatta e concreta di marialità, supportata da grande calore affettivo e da dolci immediate espressioni verbali, scaturite da un animo si direbbe come un fiume in piena ed esuberante. La competenza in questo campo è quella del docente di Teologia Spirituale in seminario. Di quegli anni ci sono state tramandate le prediche che da rettore di liceo pronunciava in alcune sere del mese di maggio durante il tradizionale fervorino in onore della Vergine santa. In quelle occasioni amò presentare ripetutamente ai chierici vari eroi della santità nel loro rapporto con Maria, vale a dire i santi rilevati nella loro devozione mariana. Ne sono risultati dei veri profili che, nell’anno mariano 1988, furono pubblicati in volumetto dal titolo "Maria Madre di Santi", edito da Ancora con prefazione di Mons. Dionigi Tettamanzi. Qual è l’idea madre che soggiace a queste prediche? Semplice: "Ogni Santo ha la sua Madonna". Questa è la tesi: all’inizio di ogni conversione alla santità c’è l’influsso di Maria, c’è l’incontro del convertito presso qualche altare a lei dedicato. Questa affermazione è chiaramente di sapore monfortiano. Il Verbo di Dio che si è incarnato è venuto tra noi per il tramite materno di Maria. La santità di Gesù in noi non può venire se non tramite Maria. Scrive Colombo: "Gesù non nasce se non dalla Madonna: è stato questo l’ordine provvidenziale di Dio nella storia, e non può essere mutato. Non si dà vera conversione ascetica, cioè non nasce nessun santo, se non attraverso l’opera mediatrice di Maria. La Madonna, che noi troviamo curva sulla culla del Cristo storico nella grotta di Betlemme, noi ancora la ritroviamo maternamente curva sul Cristo mistico, che nasce nell’anima del santo (…) Studiate la vita dei santi: cercate i documenti veri delle loro biografie, e troverete sempre che nel momento in cui hanno deciso e fatto il "primo passo" verso la perfezione, non l’hanno mai fatto senza l’intervento della madre di ogni santità (…)". Del nostro Cardinale, stesi su questa traiettoria ed intuizione di marialità, possediamo una quindicina di ritratti agiografici. 
b) Calibrato com’era, non ingigantiva i privilegi di Maria, ma ne coglieva il senso più vero dal quale partiva per suggerire e per costruirvi la devozione mariana . Ascoltiamolo: "Non c’è pericolo di esagerazioni, di deviazioni e deformazione nel culto moderno mariano? Il pericolo sta nell’ingrandire i privilegi della Madonna, insegnando o inventando realtà che non sono appoggiate né sulla Scrittura né sul magistero della Chiesa. Tuttavia non c’è mai pericolo di esagerare nel voler bene alla Madonna, nel venerarla, nell’amarla e farla amare. (…) La Madonna non è nata dea ma solo piena di grazia, una grazia in progresso continuo, che ha raggiunto la cima il giorno della sua Assunzione; perciò come donna è una di noi. Essa può anche aver preso coscienza a poco a poco delle sue inestimabili grazie, e vi ha corrisposto".
c) Le omelie da Arcivescovo, pronunciate nelle grandi solennità mariane, come l’Immacolata (8 dicembre) o la Natività di Maria Vergine (8 settembre) o l’Assunzione (15 agosto), spaziavano spesso su temi o problematiche di attualità quali l’ecologia, il femminismo, la dignità della vita, l’aborto, ecc., presentavano Maria come modello della Chiesa e inaugurazione dell’umanità nuova e redenta. Infatti, oltre l’approfondimento teologico e mariologico, egli andava al pratico. Non si perdeva nei devozionalismi, ma andava "al nocciolo". Il vero devoto di Maria è chi fa la volontà di Dio, come l’ha fatta lei, che è stata capace di dire di "" dall’Annunciazione sino al Golgota. Non è vero devoto di Maria chi si ferma alle formule e ai sentimenti, ma chi "fa" la volontà di Dio, come ha fatto Maria. Nel suo testamento ci raccomanda: "Amate la Madonna, perché una tenera e illuminata devozione a Maria rende più facile e più dolce il compimento della volontà di Dio".
d) Particolare attenzione pose al tema mariano delle "Visioni e Apparizioni". Scrisse un articolo per la rivista "La Scuola Cattolica" nel 1948, che poi sintetizzò da Arcivescovo in una nota pastorale nel 1979. Nota tuttora validissima nel considerare certi atteggiamenti diffusi che talora possono sconfinare nel soggettivismo o anche nel fanatismo.  Sul tema in questione fu chiamato per una conferenza all’Università Cattolica. Sono gli anni di guerra e precisamente al tempo delle presunte apparizioni mariane alle Ghiaie di Bonate, nella Bergamasca. Prima che iniziasse la conferenza gli fu messo tra mano un biglietto recatogli dal segretario del Card. Schuster. "Non accenni a Bonate!", vi era raccomandato. E lui, ovvio, non ne parlò. Il suo intervento fu applauditissimo. Tuttavia mentre usciva dalla sala un collega cattedrattico dell’Università gli si accostò facendogli osservare: "Professor don Colombo! la conferenza e la chiarezza sull’argomento sono state precise e di alto profilo; ne ha parlato con rara competenza. Ma con tutto ciò, a Lei la Madonna non apparirà mai". Egli citò spesso questo complimento, ma aggiungeva senza scomporsi: "A me basta che la Madonna mi appaia non in vita, ma all’ultimo momento. Sarà un incontro tra noi due soli. Ella mi offrirà la sua mano dalla porta del Paradiso e mi tirerà a sé, senza lo sguardo curioso dei giornalisti e il clamore delle interpretazioni vaniloquenti e disturbatrici". Molto cauto, non era certo un "mariano" tra le nuvole vaporose del sentimento o peggio del sentimentalismo, anche se rispettava tutti nella loro emotività e lui stesso aveva sentimento.

4. Il semplice e filiale legame con Maria del Card. Colombo
a)
Gli inviti del Card. Colombo alle pratiche di pietà erano concreti: il rosario, una terza parte, ogni giorno; le feste ben onorate con qualche iniziativa adeguata; le vigilie e i sabati osservati con qualche fioretto o preghiera in più del solito; un pellegrinaggio all’anno in un Santuario. Concreto fu anche in Seminario col gusto del bello che lo distingueva e che raccomandava. Ad esempio per i suoi chierici volle i corridoi di Venegono come lunghe gallerie d’arte sicché ad ogni passo, in una serie innumerevoli di quadri, c’erano le raffigurazioni delle Madonne dipinte dai più famosi artisti del passato. La sua preghiera immediata per ogni necessità che venisse a conoscere, era subito di tipo mariano, vale a dire espressa con delle Ave Maria, come farebbe ogni nonna in famiglia o ogni prete o suora in parrocchia. Nelle quasi quotidiane passeggiate pomeridiane nei dintorni di Albenga o in periferia di Milano dalle parti di Rodano, dell’Idroscalo e di Chiaravalle, quando ci si imbatteva in una cappelletta sulla strada, invitava chi l'accoompagnava ad un’Ave o ad un’invocazione simile. Ad esempio, negli anni in cui era ammalato il Cardinal Pellegrino tante volte, durante il passeggio, suggerito: "Diciamo un’Ave per il Cardinale".
b) La sua era una pietà popolare e semplice e, in certi momenti anche arguta, in controtendenza a una certa severità liturgico-ecclesiale, come quando, una volta, al santuarietto della Madonna della Guardia sopra Alassio, davanti a quell’immagine venerata dove ardevano com’è consuetudine dei ceri, disse a chi l'accompagnava: "Accendiamo una candela, ma badiamo che non ci sia qualche teologo ad osservarci; avremmo delle critiche". E quando si ammalò e subì un’operazione chirurgica nell’ottobre 1985, nei momenti successivi all’intervento, quando tra qualche sofferenza per effetto dei farmaci perdeva il controllo di sé e dal subconscio potevano uscire espressioni appunto istintive, che cosa diceva? Come in un gettito inesausto, come da uno zampillo di fontana uscirono dalle sue labbra solo preghiere per lo più mariane. E Maria era invocata coi termini più dolci, affettuosi e più sinceri: "Madonna, Madonnina mia, Mamma del cielo e della terra, Mamma che mi hai sempre aiutato, Mammina che mi vuoi tanto tanto bene, vienimi incontro ancora…dolcissima, cara, santa Vergine soccorrimi, aiutami, pensami". Chi l’avrebbe mai detto che un Cardinale solitamente così solenne e misurato, riservato e tetragono avesse ancora tanta soave poesia in riserva per Maria? Era, quella che si manifestava, una devozione di fanciullo, di bimbo in braccio a sua Mamma. Sì, era la riserva della sua educazione e della sua formazione profonda e interiore che emergeva. Perché Maria era di casa in lui. Maria era tra le cose più care e radicate in lui. Nel 1976, quando un certo Dopo-Concilio ed il ‘68 con le loro influenze e strascichi un po’ sbarazzini non erano ancora cessati del tutto neanche nell’ambito clericale, volle indicare nell’atteggiamento dell’apostolo Giovanni, come è tramandato nel suo vangelo, la soluzione a tante tentazioni e prove dell’ora. Disse ai seminaristi: "Prendete in casa Maria!" E la prese in casa sua, ripetè citando il testo evangelico "E voi prendetela in casa e sarete apostoli veri".

5. Brani scelti dalle opere del Card. Colombo
a)
La Madonna nella vita cristiana
Sotto qualunque aspetto si consideri la vita cristiana, sia nella sua storia e sia nella pietà, a nessuno può sfuggire la parte vastissima e l’importanza immisurabile che la Madonna vi assume. È un fatto che il popolo cattolico porta nel suo cuore la certezza d’avere con sé la Madonna in ogni tappa, anzi ad ogni passo nel suo aspro ed insidiato pellegrinaggio per i deserti dell’esilio verso la patria promessa. Questa certezza affonda le sue radici in numerosi fatti del passato, i quali a lor volta danno sostegno alla serena fiducia nel presente e alla speranza per l’avvenire. I cattolici sanno che, come per il passato, così per il presente e per l’avvenire possono contare su Maria in ogni evenienza, qualunque cosa accada, triste o lieta. [La Madonna nella vita cristiana, in Mater Christi, 1955, p. 201]
b) Maria a Nazareth
Le figure di Gioacchino e Anna, la loro vicenda famigliare da cui sorse Maria ci fanno pensare alla vita comune e nascosta. La vita di Maria, si svolse tutta da cima a fondo nell’alveo dell’ordinarietà e del nascondimento. Se questa vita ha una caratteristica, è solo quella di aver saputo unire il massimo di grazia all’interno col massimo di usualità all’esterno. Secondo i testi e la verosimiglianza storica, la vita di Maria s’intesse di piccole cose, di piccoli doveri ripetuti ogni giorno con invariata monotonia. Non si va lontano dal vero, se si pensa che la sera stessa del giorno dell’annunciazione la Madonna sia uscita, come di consueto, con l’anfora a prendere acqua, e si sia posta in fila davanti alla fontana, aspettando umile e paziente il suo turno: ed era già la Madre di Dio. [ibidem, p. 201]
c L'Annunciazione
L’Angelo dal cielo viene sulla terra, messaggero di Dio, incontro a Maria vergine e le rivela il suo destino, la sua missione, ossia ciò che per lei doveva essere la volontà dell’Altissimo. E Maria piegò il capo e il cuore, dicendo il suo "sì" di docile collaborazione al piano di Dio. Il Signore ha per ognuno di noi il suo programma e manda per noi il suo Angelo e aspetta l’assenso della nostra collaborazione. Nessuno di noi è al mondo per caso: un amore infinito ci previene, chiamandoci dal nulla all’esistenza. Nessuno di noi è al mondo senza scopo: ogni vocazione è una missione. A chiunque Dio dice: "Vieni!", dice anche: "Va’!". [Incontro a Cristo, Ed. Ancora 1980, p. 27]
d) Ecce ancilla Domini
 L’Angelo che scende dal cielo chiede comunione tra noi e Dio; chiede viva partecipazione agli imperscrutabili suoi disegni. Il Signore vuole che la terra sia ancorata saldamente ai destini del cielo. Il Vangelo dell’annunciazione ci richiama a vivere e a riprendere, se mai l’avessimo trascurata, la preghiera dell’«Angelus». Come è educativo e dolce poter accogliere l’intervento del Signore nelle nostre piccole vicende, nella nostra storia umana, quando udiamo nel crepuscolo mattutino e serale, o nel fulgore del mezzodì, il vibrante invito della campana. Allora la stanchezza del giorno si farebbe più lieve e i dolori assumerebbero un sapore di intimità. L’annuncio a Maria e a noi passa nelle nostre famiglie, e anche sul volto dei nostri cari. Noi siamo redenti nel dolore del Figlio di Dio, a cui aggiungiamo, in silenzio, la nostra volontaria pena quotidiana e la nostra sincera volontà di liberarci dal male, che tenta d’invischiarci da ogni parte. «Angelus Domini nuntiavit Mariae...». «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum!». «Et Verbum Caro factum est...». Con tre semplici frasette ci è riassunta la mirabile storia della nostra salvezza: una storia che esige anche noi come attori. [ibidem, p. 29].
e) Lo sposalizio della Vergine
 Non c’è nessuna ragione seria per giustificare la leggenda che alla Madonna fa sposare un vecchio. Siamo assai più vicini alla realtà, se noi pensiamo a san Giuseppe, all’epoca del fidanzamento, come a un giovane sui vent’anni, artigiano intelligente e operoso, semplice di modi e delicatissimo di coscienza, pieno di ti-mor di Dio e di generosità verso il prossimo. A noi piacerebbe conoscere come avvennero gli inizi di quella solenne promessa che legò Maria a Giuseppe, come si accesero le prime fiamme di quell’amore virgineo, unico al mondo. E non sarebbe una vana curiosità. Ma il Vangelo tace. E qualsiasi immaginazione umana è troppo pesante per sollevarsi a tanta altezza di cielo. Tuttavia il cuore non sa rassegnarsi e arrischia qualche intuizione. Forse dopo averla più volte vista come per caso, o presso la fontana, o sulla soglia della sinagoga nei giorni festivi, lieve e frettolosa per la via, Giuseppe incominciò ad avvertire che sopra ogni altra gli piaceva, e si trovava a pensare a lei senza volerlo. Finalmente, vincendo le esitazioni che a lungo gli avevano mosso l’animo, avrà avanzato la sua richiesta o direttamente o per il tramite di qualche fidato intermediario. Sentiva che il suo destino ormai dipendeva dalla risposta di Maria. [Maria Madre di Santi, Ancora 1987, pagg. 16-17].
f) Maria ai piedi della Croce
 “Anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Simeone volle dire alla Madonna che anche lei doveva essere trafitta nel cuore dalla stessa spada che trafisse Gesù, già morto, nel cuore e nel corpo. La Vergine tutta santa e immacolata doveva quindi conoscere l’amarezza del nostro pianto. Dice una beatitudine registrata nel Vangelo: «Beati quelli che piangono, perché saranno consolati». [Incontro a Cristo pag. 123] Il fiat dell’annunciazione e il fiat del Calvario sono i due punti salienti dell’obbedienza di Maria. Quel Gesù che era nato per consenso di Maria, ora muore per consenso di Maria. Mediante questo consenso siamo nati noi alla grazia, noi che perciò non solo ci chiamiamo ma siamo figli di Maria. [La Madonna nella vita cristiana, op. cit. pag. 23].
g) Affidamento a Maria
II cristiano per un suo istinto filiale sa che la Madonna indovina i suoi desideri non espressi, sa che la Madonna li avverte prima ancora che egli ne abbia coscienza, e spesso previene la richiesta. Etiam non rogata è l’espressione di S. Anselmo, che Dante tradurrà con il verso: liberamente al dimandar precorre. Il cristiano che prega Maria con tenerezza e fiducia filiale, arriva più facilmente ad accettare i ritardi e talora i rifiuti di Dio alle sue richieste. Sa di aver esposto le sue necessità a una madre tenerissima, la quale desidera accorrere in nostro soccorso assai più e assai prima di quanto possiamo desiderare noi d’essere soccorsi. Se nonostante ciò, la grazia tarda o non viene, il cristiano figlio di Maria intuisce che ci sarà il suo perché. Tutta l’arte della Madre celeste è di far sentire ai suoi figlioli che è un perché d’amore nascosto nel cuore del Padre. [La Madonna nella vita cristiana, op. cit. pag. 23].
h) L'Assunzione della Vergine al cielo
i tutti i miliardi di corpi umani che ebbero il soffio della vita sulla terra, due soli non conobbero il disfacimento e la corruzione del sepolcro, e sono già lassù, gloriosi: il corpo di Cristo e il corpo di Maria; quello della Madre Vergine e quello di suo Figlio nato da lei per opera dello Spirito Santo, Madre e Figlio non mai disgiunti nell’anima, non potevano essere disgiunti col corpo. E in giro a Maria, radiosa col suo corpo virgineo, tutto il paradiso converge e si fa più bello e più lieto. Gli Angeli a ghirlande infinite volandole intorno ripetono il saluto dolcissimo che fu trovato per primo da uno di loro: «Ave, o piena di grazia! ». I Patriarchi, i Profeti dell’Antico Testamento non si saziano di guardare in quel volto, in quegli occhi misericordiosi, e le dicono: «Salve Regina! quanto t’abbiamo aspettato senza poterti vedere : e morendo il nostro sguardo estremo si volgeva ad oriente, sospirando che tu sorgessi, mistica aurora che porti il Sole di giustizia e di salvezza, Gesù! ». E gli Apostoli vanno ricordando con lei i giorni trepidi della vita terrena: quand’ella premurosa e delicata veniva a trovare Gesù stanco e addolorato, quando stette quasi sola sotto la croce, quando lo videro risorto, quando discese lo Spirito divino su tutti raccolti in giro a lei nel cenacolo. E i Martiri avvolti nella fiammante porpora del loro sangue, e i Vergini vestiti di gigli eterni, e tutti i Santi, con tenerissimo amore si volgono a lei, perché ciascuno vede che per lei ha meritato la gloria che ha, e per lei è entrato in paradiso. Ella è la mediatrice d’ogni grazia. Ella è la porta del cielo. [Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi, op. cit., pagg. 788 – 789].
i) Maria, madre dei Santi
Ogni volta che nasce un santo, è Gesù che misticamente, ma realmente nasce. Ma Gesù non nasce, se non dalla Madonna: è stato questo l’ordine provvidenziale di Dio nella storia, e non può essere mutato. Quindi non si da vera conversione ascetica, cioè non nasce nessun santo, se non attraverso l’opera mediatrice di Maria. La Madonna, che noi troviamo curva, sulla culla del Cristo storico, nella grotta di Betlemme, noi ancora la ritroviamo maternamente curva sul Cristo mistico, che nasce nell’anima del santo. Quando nasce un santo, non può non esserci l’influsso di Maria, di Colei che è Madre e Regina di tutti i santi. [Fides calore ferveat, Centro A. Ed. Piemme, 1988, pag. 234]

Bibliografia
BERNASCONI F., La marialità del Card. Giovanni Colombo, Conversazione a Radio Maria del 22 agosto 2002; IDEM, "Defensor civitatis", in Il "Patriarca di Milano, pp. 72-75; IDEM, Il "Patriarca di Milano" da 25 anni cardinale, CA 7 (1990) pp. 89-93; IDEM, Gli ultimi scritti del Card. Giovanni Colombo, CA 9 (1992) 313; IDEM, Il Card. Giovanni Colombo testimone del nostro tempo. Appunti, CA (1992) pp. 336-346, pp. 423-426; IDEM, Con il cardinale malato, A 68 (1992) 418-437; COLOMBO G., La Madonna nella vita cristiana in Mater Christi, a cura di padre Giuseppe Filograssi S.J., Roma 1957, pp.199-261; IDEM, Il peccato originale, in Il simbolo – vol. XII: L’Immacolata Concezione", Assisi, 1955, pag. 33-46; IDEM, Apparizioni e messaggi divini nella vita cristiana, in "La Scuola Cattolica", 1948 – n° 76 – pag 165-278; ALZANI COLOMBO A., Il bambino in braccio., Intervista al Card. Giovanni Colombo, presentazione di Pietro Paiardi, Milano 1991; IDEM, Il Card. Giovanni Colombo e la terza età, DM 33 (1992) n.4 (luglio-agosto); BASADONNA E., Il primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II, A 61 (1985) supplemento a novembre-dicembre, pp. 117-139; IDEM, Al servizio dell'uomo, in Il Patriarca di Milano nel 25° di porpora cardinalizia, Milano 1990, pp. 57-61. 






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