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RIFORMA CLUNIACENSE


1. La riforma cluniacense e Maria
a) É noto quanto la diffusione del monachesimo abbia contribuito alla formazione della società e allo sviluppo della cultura nel Medioevo. Ma il monachesimo stesso ha registrato nel suo ambito dei fenomeni che si sono rivelati di considerevole portata storica per la cristianità intera. La riforma benedettina di Cluny, così denominata dal monastero francese dove ebbe origine nel secolo X e che ne costituì sempre il centro propulsore, può essere considerata uno di questi fenomeni significativi, per aver condotto ad una impressionante fioritura di monasteri e di più piccole comunità monastiche e alla fondazione di numerose chiese.
b) Fra gli incalcolabili meriti di questa riforma monastica occorre annoverare anche il sorprendente incremento della pietà mariana, attuato sia attraverso uno straordinario moltiplicarsi di santuari dedicati alla Madre di Dio, in alcuni dei quali si veneravano immagini mariane che ben presto divennero meta di frequenti pellegrinaggi; sia con la predicazione tra i credenti di una tenera e convinta devozione verso la Vergine santa. Tra l'altro si può osservare come proprio da Cluny si sia diffuso il titolo mariano di Madre o Regina della misenicordia. Questo titolo fu destinato ad avere un'eco profonda e a suscitare ampi consensi nel cuore déi fedeli dei secoli successivi, fino ai giorni nostri.



2. Odone di Cluny (m. 943 ca.) e il titolo "Mater misericordiae"
La tradizione cluniacense racconta come l'origine del titolo Mater misericordiae sia legata ad un evento che, ebbe tra i suoi protagonisti sant'Odone, secondo abate di Cluny e iniziatore della riformá monastica che dal suo monastero prese nome. Il santo benedettino riuscì a convertire un ladro, il quale si sentì poi chiamato alla vita monastica e condusse un'esistenza segnata da intenso fervore religioso. Durante la grave malattia che lo condusse alla morte, il religioso confidò a Odone di aver avuto una visione della Vergine santa, la quale si era presentata a lui come Madre della misericordia e gli aveva promesso di portarlo con sé in paradiso. Udito il racconto, Odone incominciò a nutrire una spiccata predilezione per il titolo di Madre della misericordia. Egli lo ripeteva sovente; e lo si ritrova in una breve ma bella preghiera da lui composta: «O Signora, madre di misericordia, tu che in questa notte hai dato al mondo il Salvatore, sii per me una degna interceditrice. Mi rifugio nel tuo parto glorioso e singolare, o piissima; ma tu inclina verso le mie preghiere l'orecchio della tua bontà. Temo moltissimo che la mia vita possa dispiacere al Figlio tuo; ma siccome, o Signora, egli si è manifestato al mondo per mezzo tuo, ti prego: possa egli per il tuo intervento avere subito pietà di me».

3. Odilone Cluny (m.1049)
a) Sant'Odilone, quinto abate del monastero di Cluny, lascio un'impronta ancora più visibile che non Odone nella storia della dottrina e della pietà mariana. Odilone nacque in Alvernia verso il 962. Il suo discepolo e biografo Iotsaldo informa che da fanciullo non poteva muoversi normalmente a causa di una paralisi infantile. Durante un viaggio, mentre visitava una chiesa dedicata a Maria, si afferrò alla tovaglia dell'altare e all'istante ricevette la guarigione. Questa circostanza sarebbe all'origine della sua grande devozione verso la Madre del Signore. Entrato net monastero di Cluny nel 991, vi divenne abate e mantenne la carica per oltre cinquant'anni. Uomo di grandi capacità, consolidò e ampliò la riforma cluniacense, portando da 37 a 65 le fondazioni affiliate al monastero. Mori net 1049.
b) Il suo pensiero mariano si esprime specialmente nei sermoni, e più precisamente in quelli pronunciati nelle feste mariane della Natività, della Purificazione e dell'Assunzione. A dire il vero i contenuti di questi sermoni non appaiono molto originali, per cui Odilone, più che un teologo creativo, può essere valutato come un ottimo testimone di quella dottrina mariana che, già nei secoli precedenti, si era imposta nella vita della cristianità e nell'insegnamento della Chiesa. Ma ciò che risulta più originale e interessante nei suoi scritti sono le applicazioni che egli fa della devozione mariana alla vita monastica. Il suo biografo racconta come Odilone, consacrandosi alla Madre di Dio nel santuario di Nostra Signora di Puy, si sia messo una corda al collo ed abbia pronunciato la Seguente preghiera: «O Vergine piissima, Madre del Salvatore di tutti i secoli, d'ora innanzi prendimi al tuo servizio. In ogni circostanza resta sempre con me, o misericordiosissima avvocata. Tranne Dio infatti, io non pongo nessuno al di sopra di te e, come tuo servo, io mi metto spontaneamente sotto il tuo dominio». Nel proferire queste parole, Odilone pose l'estremità della corda sull'altare della Vergine, al fine di confermare la sua intenzione di offrire a lei la sua libertà personale, fino al punto di non più ritenersi libero, bensì schiavo al servizio di lei. Questa specie di devota servitù comportava per Odilone degli impegni molto pratici: innanzitutto l'imitazione delle virtù e degli esempi di Maria, che l'abate benedettino riguardava come il grande modello della vita cristiana, per la fede incrollabile, la sincera umiltà, la castità rigorosa e la povértà integrale che ella aveva praticato nella sua vita. Inoltre sono proprio queste virtù a fare di lei prototipo insuperabile della vita monastica, che i religiosi devono contemplare e imitate.

4. Maria modello del monaco
Parlando della vocazione straordinaria della Vergine santa, Odilone ricorre ad un termine che anche oggi è di uso corrente nel linguaggio della vita religiosa. Si tratta del termine «professione». Leggiamo in un suo sermone «Come si addiceva alla sua professione, ella pregava e leggeva» e richiamandosi a sant'Ambrogio e a san Girolamo che facevano della figura della Madre del Signore il modello più perfetto delle vergini consacrate, l'abate di Cluny fa la seguente precisazione: «Da questo medesimo sermone [di san Girolamo] le donne vergini, e non soltanto le donne vergini ma anche gli uomini vergini, possono imparare come devono militare verginalmente e virilmente per la Vergine dei vergini». Maria è dunque il modello che devono imitate non solo le vergini che hanno consacrato la loro vita al Signore, ma anche gli uomini e in modo particolare i monaci. Odilone Si sforzava egli stesso di conseguire questo obiettivo. Ciò che sant'Ambrogio diceva di Maria, e cioè che mentre il suo corpo riposava il suo spirito rimaneva in uno stato di veglia, il biografo Jotsaldo lo applica alla preghiera del santo abate: «sovente il sonno lo sorprendeva mentre stava ancora salmodiando nel suo letto; e tuttavia il salmo non abbandonava mai la bocca del dormiente».

6. La santa Vergine e le virtù monastiche
a) L'abate Odilone nei suoi scritti non ha mai proposto un paragone esplicito tra la vita della Vergine e quella del monaco; egli però ha sottolineato alcune virtù di Maria che presentano un'evidente analogia con i voti monastici:
- L'episodio della presentazione di Gesù bambino al tempio gli offre l'opportunità di insistere sulla povertà della Madre: «Era povera di possedimenti terreni, ma piena di benedizioni celesti. Era talmente povera che non aveva un agnello da offrire per il peccato; ma era anche talmente ricca che, pur conservando la sua verginità, potè generare l'Agnello che toglie il peccato del mondo». Odilone era convinto che la totale povertà della Madre di Dio non fosse assolutamente incompatibile con la sua discendenza regale dalla casa di Davide, perché si tratta di una disposizione interiore che, lungi dall'impoverire l'anima, le conferisce una ricchezza spirituale incomparabile. Davanti a questo tipo di povertà egli non può trattenersi dall'esclamare: «O beata povertà che ci ha fatto ricchi! O beata indigenza che ci ha resi opulenti!».
- Sul tema della verginità di Maria, Odilone ritorna piuttosto frequentemente, per fame applicazioni alla vita del monaco: «Ella ha preparato a colui che veniva nel mondo un tempio consacrato dalla virtù celeste e dedicato ad una verginità perpetua». Il santo abate si riferisce in particolare all'episodio del Calvario, quando Gesù affidò Giovanni a Maria come figlio e viceversa, per spiegare come questo reciproco affidamento, fosse motivato dal fatto che Maria e Giovanni erano ambedue vergini.
- L'obbedienza della Madre di Dio, secondo Odilone, si confonde con la sua mirabile umiltà. Commentando la risposta da lei data all'angelo: «Ecco sono la serva del Signore, Si faccia di me secondo la tua parola» (Lc 1,38), Odilone afferma: «Pur potendo riconoscersi signora di tutti i fedeli senza pregiudizio della sua sincera umiltà, ella non esitò a proclamarsi serva del Signore».
- Ma l'impegno peculiare della vita monastica consiste nell'esercizio della contemplazione; e Odilone non ha difficoltà a riconoscere nella vita della Vergine santa un modello eccelso di contemplazione. Egli non ignora che Maria ha condotto anche una vita attiva e ne propone quale esempio la sua visita alla cugina Elisabetta. Ma egli puntualizza come in tal caso la Madre di Dio si sia dedicata all'azione con l'unico intento di fare del bene ad altri e più propriamente all'anziana madre del futuro precursore di Cristo. Però la sua preferenza era chiaramente indirizzata alla pratica della contemplazione, come sarebbe dimostrato dalla circostanza che, nel momento in cui ella ricevette l'annuncio dell'angelo, questi l'avrebbe trovata immersa in una profonda preghiera contemplativa.
b) Prima di predicate ai suoi monaci l'imitazione delle virtù della Vergine santa, Odilone le praticò egli stesso con sommo impegno. Il citato biografo Iotaldo gli rende una splendida testimonianza in una breve preghiera rivolta alla Vergine medesima: «O Vergine Maria, come [Odilone] si è messo generosa mente al servizio del tuo onore! Egli ti ha considerato la dolce Signora della terra e del cielo. In tutte le sue preghiere ha dimostrato per te amore e predilezione».

Bibliografia
GAMBERO L., Maria nel pensiero dei teologi latini medievali, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, pp. 97-103; Vita sancti Odonis, PL 133, 47 BC.; ROSCHINI G., L'origine e il primo sviluppo del titolo e del culto della Mater misericordiae (sec. X-XI) , in CongrZag, vol. IV pp. 473-486; RINGHOTZ O., S. Odilo der grosse Marienverehrer, Einsiedeln 1922; COUSIN P., La devotion mariale chez les grands abbis de Cluny, in A. Cluny, Congrès scientijique. Fetes et cérémonies liturgiques en l'honneur des saints abbés Odon et Odilon, 9-11 julIet 1949, Dijon 1950, pp. 210-218; BAVAUD G., La dévotion de saint Odilon a la Vierge Marie, in CongrZag, vol. III, pp. 571-582; GOBRY I., L'Europa di Cluny. Riforme monastiche e società d'Occidente (secoli VIII-XI), Città Nuova, Roma 1999; OURSEL R., Il segreto di Cluny. Vita dei santi abati da Bernone a Pietro il Venerabile, 910-1156, Jaca Book, Milano 2001.

VEDI ANCHE
ODILONE DI CLUNY

 






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