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RUPERTO DI DEUTZ




Abate benedettino, tra i più prolifici teologi del XII secolo.

1. Cenni biografici
Ruperto nacque nei dintorni di Liegi verso il 1075. Divenuto monaco nel monastero di San Lorenzo di Liegi, fu coinvolto nei conflitti, che dividevano la Chiesa tra vescovi filo-papali e filo-imperiali. Nel 1092 seguì con altri monaci l'abate del monastero di San Lorenzo, Berengario, in esilio nella Francia del Nord. Tornato a Liegi nel 1095, verso il 1109 fu ordinato sacerdote dal vescovo Otberto. Morto Berengario (1113) si trasferì nell'abbazia di Siegburg, per invito dell'abbate Kuno suo amico. A Siegburg lo raggiunse la nomina di Federico arcivescovo di Colonia, che nel 1120 lo elesse abate del monastero di Deutz, dove morì nel 1135 o 1136.

2. La teologia di Ruperto
La teologia di Ruperto è originale tuttavia presenta i tratti caratteristici della teologia monastica, come sostiene d. Leclercq. Nel sec. XII esistono due correnti teologiche: quella “monastica” (preparare il monaco moralmente e alla lectio) e quella “clericale” (sostrato sul quale si verrà elaborando la scolastica). Due metodi che non si escludono a vicenda ma che indicano due indirizzi diversi. Ruperto è uno degli esponenti più illustri della teologia monastica. La teologia monastica di Ruperto è caratterizzata da questi tratti:
- Sintesi biblica. In questi periodo si tende un po’ ovunque alla sintesi: nei monasteri si tende ad una sintesi spirituale, dove l’elemento unificatore è trovato nella rivelazione. Il mistero della salvezza è percepito da R. come l’unico punto di vista in grado di raccogliere ad unità tutta la storia biblica: uno sforzo in direzione di una teologia sistematica;
- Bisogno di esperienza personale della verità dei dogmi. La teologia monastica vuole condurre all’esperienza del contatto mistico che mette in atto tutte le facoltà dell’uomo. Non la scientia, ma la sapientia è l’obiettivo di R.. Da questo punto di vista, si scorgono assonanze tra Ruperto e Origene. Si distingue per un certo verso dalla modalità dei cistercensi: egli mira alla conteplazione della storia della salvezza, mentre essi alla fenomenologia dell’esperienza religiosa;
- Riverenza per il mistero. I monaci non si rifiutano di riflettere sul dogma però non assumono mai quell’atteggiamento di autosufficienza razionale che sarà proprio di alcuni teologi successivi (Abelardo, Gilberto Porretano). Essi si oppongono alla curiosità razionale e sono consapevoli del fatto che le verità divine non sono riducibili alle categorie dello spirito umano;
- Diffidenza per la dialettica. Questo è il punto che differenzia progressivamente le due linee (monaci e scolastica): cfr. Bernardo e le sue controversie; Ruperto e i magistri di Laon. Ciò non significa che la teologia monastica rifiuti la dialettica o l’importanza della filosofia. Anche se in Ruperto le categorie filosofiche sono usate di rado, bastano a documentare una certa informazione ed una concezione ancillare della filosofia. L’aspetto problematico riguarda l’uso che della dialettica si stava via via facendo nelle scuole come metodo di interpretazione della Scrittura: la dialettica come strumento per la disputa e quindi per ostentare la propria capacità (orrore per il monaco). Per Bernardo la verità non si coglie con la dialettica, ma con la preghiera.
          
3)
Le opere di Ruperto
Le Opere di Ruperto di Deutz (elencate in PL [MIGNE J. P. (ed.), Opera Omnia (iuxta editionem Venetam anni 1748), PL 167-170, Paris 1894), alcune delle quali sono di dubbia atrribuzione o spurie, sono queste:
1. Epistula ad Cunonem Abb. Sigebergensem (PL 167, 193-196).
2. De sancta Trinitate et operibus eius in libris XLII (PL 167, 198-1828). In questi 42 libri del De sancta Trinitate, oltre a fornire un commento scritturale, Ruperto prende posizione nei confronti della filosofia. Vi sostiene che l'apostolo Paolo, nella lettera ai Romani non intese «condannare gli studi o le scuole di grammatica, di dialettica, di retorica, di aritmetica, di geometria, di musica, di astronomia, ma denuncia i loro esponenti per non aver ricercato da queste il frutto della sapienza, per il quale queste arti furono date da Dio ».  In sostanza, Il De Trinitate et operibus eius,  è un'interpretazione dell'Eptateuco, dei Profeti, e dei Vangeli, come rivelazione delle tre Persone divine e contiene molti tratti di teologia storica, come le opere consimili il De gloria et honore Filii hominis e il De victoria Verbi Dei. Ruperto non si occupa della natura delle tre persone divine, né analizza la Scrittura secondo il sistema razionalistico della nuova scuola teologica di Laon. A Ruperto interessa rintracciare il disegno provvidenziale che sta alla base delle vicende del popolo ebraico, narrate nell'Antico Testamento. Egli individua così tre periodi della storia del mondo. Il primo, dalla creazione al peccato di Adamo, è caratterizzato dall'opera di Dio Padre; il secondo, che va dal peccato originale alla morte in croce di Gesù, si distingue per le opere di Cristo; nel terzo periodo, dalla resurrezione fino all'attesa fine del mondo, opera lo Spirito santo.
3. Commentarium in Duodecim Profetas Minores libri XXXI (PL 168, 9-836).
4. In Cantica Canticorum de Incarnatione Domini Commentarium libri VII (PL 168, 837-962). La spiegazione del Cantico dei Cantici, è un'applicazione allegorica a Maria Vergine.
5. In S. Job Commentarius (PL 168, 961-1196).
6. In Librum Ecclesiates Commentarius, liber unus (PL 168, 1195-1306). Opera di dubbia attribuzione.
7. De gloria et honore Filii Hominis super Mattheum, libri XIII (PL 168, 1307-1634).
8. Hymnus sive Oratio Ruperti ad Sanctum Spiritum (PL 168, 1633-1636).
9. Ad Sedis Apostolicae Praesulem Romanum Pontificem Epistola (PL 169, 9-11).
10. De Glorificatione Trinitatis et Processione Sancti Spiritus libri IX (PL 169, 13-202).
11. Epistula noncupatoria ad Cunonem (PL 169, 201-204).
12. In Evangelium S. Joannis Commentariorum libri XIV (PL 169, 203-826).
13. In Apocalypsim Joannis Apostoli Commentariorum libri XII. Prologus ad Friedericum Ar chiepiscopum Coloniensis (PL 169, 825-1214).
14. De Victoria Verbi Dei libri XIII (PL 169, 1215-1502).
15. De Divinis Officiis libri XII (PL 170, 9-332). In quest'opere, Ruperto spiega il significato della liturgia;
16. De Incendio Oppidi Tuitii (PL 170, 333-358). L'opera tratta dell'incendio di Deutz del 25 agosto 1128,
17. De Meditatione Mortis libri II (PL 170, 357-390).
18. Vita S. Hereberti (PL 170, 389-428). L'opera, di dubbia attribuzione, è la spiegazione della Regola di S. Benedetto e tratta dei punti controversi fra i benedettini e i nuovi ordini dei cisterciensi e dei premostratensi. In sostanza il Ruperto rappresenta l'indirizzo benedettino-cluniacense dell'alto Medioevo.
19. Passio B. Eliphii Martyris (PL 170, 427-436). Opera di dubbia attribuzione
20. De Voluntate Dei (PL 170, 437-454).
21. De Omnipotentia Dei (PL 170, 453-478). Il De voluntate Dei e il De omnipotentia Dei parlano delle controversie con Guglielmo di Thierry sulla transustanziazione, e con Anselmo di Laon e Guglielmo di Champeaux sull'origine del male in relazione a Dio.
22. Super Quaedam Capitula Regulae Divi Benedicti Abbatis libri IV (PL 170, 477-538).
23. Altercatio Monachi et Clerici, quod liceat monacho praedicare (PL 170, 537-542).
24. Epistola ad Everardum (PL 170, 541-544).
25. Quaestio de Laesione Virginitatis et an possit consecrari corrupta (PL 170, 543-560).
26. Anulus sive Dialogus inter Christianum et Judaeum libri III (PL 170, 559-610).
27. De Vita vere Apostolica dialogorum libri V (PL 170, 609-664). Opera di dubbia attribuzione.
28. Epistola qua ratione monachorum ordo praecellit ordinem clericorum ad Liezelinum Canonicum (PL 170, 663-668).
29. Chronicon Sancti Laurentii Leodiensis (PL 170, 669-702). Racconta il coinvolgimento dell'abbazia nella lotta delle investiture, ma l'opera e di dubbia attribuzione a Ruperto. 

4. Maria nella teologia di Ruperto
Ruperto fu uno fra i maggiori protagonisti della cultura mariologica del suo tempo. Il primo che interpretò in chiave mariana il Cantico dei cantici. Quest'opera, di conseguenza, ha costituito una pietra miliare nella storia della mariologia per l’interpretazione che offre del Cantico dei cantici in riferimento al mistero dell’incarnazione. In tutta l’opera traspaiono la profonda sensibilità biblica, patristica e liturgica di Ruperto e il suo sensus fidei che gli consentono di risalire alle sorgenti della Scrittura e di leggerla con profonda intelligenza spirituale. Per Ruperto, secondo il quale il Cantico canta l’amore “per cui Dio discese nella beata Vergine così da generare da lei un figlio”, è grazie alla sua fede che Maria ha accolto in sé l’opera dello Spirito santo e ha concepito il Verbo, e per questa sua fede ella è beata e diviene madre di ogni credente.
In Dio nel suo disegno di salvezza aveva disposto che il Verbo si facesse prima «voce» e «parola» attraverso il cuore e la bocca dei profeti, e poi si facesse carne nel grembo della Vergine Maria. Così facendo, il Verbo di Dio diventato carne, il Figlio di Dio fattosi uomo, si sarebbe chiamato e sarebbe stato realmente sposo. Tutta la Chiesa sarebbe convolata a questa offerta nuziale, pur senza lasciare il Padre che fino ad allora essa aveva chiamato suo unico sposo. Ora la Beata Vergine è stata la parte migliore della Chiesa antica (= Israele) e ha meritato di essere sposa del Padre; ma è stata ancor più il tipo esemplare della giovane Chiesa, sposa del Figlio di Dio, cioè del suo stesso Figlio. Infatti quello stesso Spirito che nel suo grembo ha operato l’incarnazione dell’Unigenito di Dio, nell’utero della Chiesa – cioè nel lavacro vivificante del battesimo con la potenza della grazia avrebbe rigenerato una moltitudine di figli a Dio. (…) Al contrario, non si può dire dell’antica Chiesa che fosse sposa del Figlio: il Re divino non aveva ancora celebrato le nozze di suo Figlio, e dunque il Figlio non era ancora sposo. (…) Ma quando venne la pienezza dei tempi, allora tutto l’affetto, l’amore, la forza generatrice di Dio si posò sulla Vergine, che meritò di udire dall’angelo le arcane parole: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo » (Lc 1,35). (La Trinità e le sue opere: lo Spirito Santo, I, 8; PL 167, 1577-78).

5. Le peculiari caratteristiche di Maria secondo Ruperto
Per lui Maria è tipo e modello della Chiesa, sposa di Dio e di Cristo, creatura dello Spirito, Profetessa e Maestra.
        a) Maria è la parte migliore della sinagoga e modello della Chiesa.
       
Egli scrive: "Dio nel suo disegno di salvezza aveva disposto che il Verbo si facesse prima 'voce' e 'parola' attraverso il cuore e la bocca dei profeti, e poi si facesse carne nel grembo della Vergine Maria. Così facendo, il Verbo di Dio diventato carne, il Figlio di Dio fattosi uomo, si sarebbe chiamato e sarebbe stato realmente sposo. Tutta la Chiesa sarebbe convolata a questa offerta nuziale, pur senza lasciare il Padre che fino ad allora essa aveva chiamato suo unico sposo. Ora la beata Vergine è stata la parte migliore della Chiesa antica (= Israele) e ha meritato di essere sposa del Padre; ma è stata ancor più il tipo esemplare della giovane Chiesa, sposa del Figlio di Dio, cioè del suo stesso Figlio. Infatti quello stesso Spirito che nel suo grembo ha operato l'incarnazione dell' Unigenito di Dio, nell'utero della Chiesa - cioè nel lavacro vivificante del battesimo - con la potenza della grazia avrebbe rigenerato una moltitudine di figli... Al contrario, non si può dire dell'antica Chiesa che fosse sposa del Figlio: il Re divino non aveva ancora celebrato le nozze di suo Figlio, e dunque il Figlio non era ancora Sposo...Ma quando venne la pienezza dei tempi, allora tutto l'affetto, l'amore, la forza generatrice di Dio si posò sulla Vergine, che meritò di udire dall'angelo le arcane parole: 'Lo Spirito scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo" (Lc 1,35) (In Sp. S.I,8, in TMSM 3,130, cf PL 167,1577-1578).
        b) Maria è Profetessa
        Ruperto parla di Maria Profetessa: "Ma in qual modo tutto l'interesse di un simile Sposo...tutto il suo amore, tutta la sua forza e tutta la sua potenza generativa si concentrarono su questa Vergine, 'quando venne la pienezza dei tempi' (Gal 4,4), lo sa meglio colei che ne ha fatto l'esperienza...E' lei infatti la profetessa di cui il santo profeta Isaia parla con esultanza: 'Mi accostai alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio'" (Is 8,3). Dobbiamo pensare che egli solo si sia avvicinato alla profetessa? E ci meraviglieremo che abbia potuto avvicinarla? Al contrario, tutti i santi profeti le si sono avvicinati e, senza dubbio, Mosè per primo. Tutti, senza eccezione, sono venuti da lei, perché le grazie distribuite a tutti e ai singoli e le profezie particolari sono tutte presenti in questa profetessa e vi sono confluite proprio nell'istante in cui lo Spirito Santo venne di su lei" (In S. Sp. 8 I,8-9, in TMSM 3,131). Maria è il compimento dei profeti, perché non ha parlato come loro: ella ha generato la Parola, grazie allo Spirito che "irruppe in lei attraverso le porte aperte della fede" (in TMSM 3,131).
        c) Maria è Maestra
        Ruperto elogia la Vergine:"O beata Maria ...Maestra dei maestri, cioè degli Apostoli...Forse perché lo Spirito Santo li aveva istruiti, non dovevano aver bisogno per questo del magistero della tua voce? Al contrario, la tua parola è stata per loro la stessa voce dello Spirito Santo...Quelle percezioni che i singoli avevano ricevuto dallo stesso Spirito e che questi distribuisce ad ognuno come vuole, essi li appresero dalla tua pia bocca, istruita a parlare ma anche disposta al silenzio, secondo l'opportunità del momento" (Commento al Cantico dei cantici 1,6 in TMSM 3,135-136).
        d) Maria Donna del compimento
        L'AT converge in Maria: "Con lei, eccelsa figlia di Sion...si compiono i tempi e si instaura una nuova economia" (LG 55). Ella è vera figlia di Abramo (Lc 1,55), figlia e gloria d'Israele, vergine e figlia di Sion (Sof 3,14-18). "Per bocca dei profeti, tutto l'Antico testamento è la Pentecoste preliminare, ordinata all'avvento della Vergine e al suo fiat" (P. Evdokimov).
        e) Lo Spirito in Maria nella pienezza dei tempi
Solo la Vergine meritò di udire dall'angelo le arcane parole: "Lo Spirito scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo" (Lc 1,35). Ciò vuol dire che quando viene lo Spirito, si instaurano i tempi della salvezza. La fede insegna che la Parola si incarna ad opera dello Spirito (Lc 1,35) e il "Credo" specifica: "Per opera dello Spirito Santo (il Verbo) si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo". Come la gravidanza tende al parto, così il Verbum Dei scriptum era ordinato al Verbum Dei caro: "La beata Vergine Maria era dunque la sposa del Padre: in lei egli ha attuato il disegno che si era proposto proclamando sua sposa la Chiesa di quel popolo; egli, prima di tutti i secoli, aveva stabilito che quel Verbo, fatto voce nel cuore e sulla bocca dei Profeti, si sarebbe fatto carne nel seno di questa Vergine" (De S. Sp. I,8, in PL 167, 1577 C-D).
        f) Maria Sposa di Dio e Sposa del Verbo
        Il tema di Ruperto "Maria Sposa di Dio e Sposa del Verbo" non è altro che la nuzialità biblica tra la Vergine e la Parola. Nell'antichità cristiana, il Logos, "immagine increata del Padre e la creatura fatta 'a sua immagine' avevano un'intima parentela" Nell'AT l'uomo sapiente, che conserva nel proprio cuore le parole della Torah, si vincola alla Sapienza con legami parentali: ne diviene "sposo" (Sir 15,2; Sap 8,9.16; Prov 7,4: "sorella" o "sposa"); "figlio" (Sir 15,2); "fratello" (Prov 7,4). Al pari dell'Israele antico, che gode l'intimità con il suo Signore, non già in virtù di un privilegio secondo la discendenza carnale, ma in forza dell'obbedienza alla Parola (cf Sap 7,27-28; 6,17-19), anche nel NT la vera parentela nei confronti di Cristo, non deriva dalla carne o dal sangue (Gv 1,13), bensì dall'ascolto della Parola (Gv 14,21.23). La Vergine discepola, che ascolta e vive la Parola, entra in familiarità con il Maestro divino, fino a diventarne "madre" e "fratello" (Lc 8,21), "fratello", "sorella" e "madre" (Mc 3,35; Mt 12,50). La nuzialità riassume i molteplici legami di familiarità con la Parola, la quale si dona sommamente nel convito nuziale preparato dalla divina Sapienza (Prov 9,1-6) e attuato in Cristo, Sposo regale della Chiesa sua sposa (Mt 22,1-14; Lc 14,15-24).

Bibliografia
GASPARI S., Maria nella teologia di Ruperto di Deutz, in Sabati Mariani, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 19 marzo 2011; FLORES D., La Virgen Maria, al pie de la Cruz (Jn. 19,25-27) en Ruperto de Deutz, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1993; MAGRASSI M., Teologia e Storia nel pensiero di Ruperto di Deutz, Roma, 1959;  FERRO G., Lo Spirito Santo nei commentari al quarto vangelo di Bruno di Segni, Ruperto di Deutz, Bonaventura e Alberto Magno, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998; RUPERTO DI DEUTZ, Mite ed umile di cuore, Edizioni Glossa, Milano 2004; IDEM, Dio è buono, Qiqajon Edizioni, Bose 2006; IDEM, Commento al Cantico dei Cantici. De incarnatione Domini, Qiqajon Edizioni, Bose 2005; MAGOGA A., Linee di cristologia in Ruperto di Deutz, in La Scuola Cattolica, 1, 2006, pp. 73-104; IDEM, La teologia di Ruperto di Deutz, in Il mondo delle scuole monastiche. XII secolo, a cura di I. Biffi e C. Marabelli, Milano-Roma, Jaca Book/Città Nuova, 2010, pp. 79-135.






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