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Un articolo su La Madonna della Neve, n. 1 - Gennaio 2014, 26-27.




Giovanni Bellini - Madonna di Alzano (Bergamo - Accademia Carrara)

La Madonna col Bambino, detta anche di Alzano, è un dipinto olio su tavola (83x66 cm) di Giovanni Bellini, opera di straordinaria qualità, databile al 1485 circa e conservato nell'Accademia Carrara di Bergamo. La tavola si trova a Bergamo almeno dal XVI secolo, dove arrivò probabilmente tramite la dote della carmelitana Lucrezia Agliardi (1490? -1558), figlia di Alessio, celebre architetto bergamasco, che fu badessa del monastero di Sant'Anna ad Albino. Rimasta vedova, Anna Lucrezia si fece monaca e fondò il monastero di S. Anna in Albine divenendo anche priora: era il periodo in cui la cosiddetta «riforma mantovana» conosceva una notevole espansione. Essa portò con sé il dipinto collocandolo nella chiesa del monastero. Di questa monaca abbiamo un prezioso ritratto, opera del Moroni, collocato al Metropolitan Museum of Art di New York.
Successivamente, la tavola fini nella chiesa di Santa Maria della Pace di Alzano Lombardo, da cui prese il nome. Un personaggio alzanese Pietro Gherardi detto «Camosso», sembra parente della Agliardi, eresse una cappella in detta chiesa e collocò al centro dell'altare l'opera del Bellini. Alla morte del Camosso, nel 1579, il dipinto fu lasciato nella chiesa e vi rimase fino al 1808. Comperato da due sacerdoti alzanesi don Eustacchio Terzi e don Domenico Giovanetti, fu ceduto un anno dopo a Lorenzo Martino Zanchi, che aveva acquistato la chiesa e il terreno circostante erigendovi l'ospizio per anziani soli. Alla soppressione del monastero (15 aprile 1810), il dipinto fu affidato alle monache salesiane di clausura di Alzana che a loro volta lo consegnarono al sacerdote don Giambattista Noli. Nel 1869 il prete lo cedette ad un certo Meli di Bergamo. Dal Meli passò in eredità al senatore Morelli, ricco collezionista ed estimatore d'arte. Il Morelli nell'anno 1891 donò tutta la sua collezione, compreso il dipinto del Bellini, all'Accademia Carrara.
Il gruppo sacro di Maria e Gesù Bambino è rappresentato come un busto in primo piano, sullo sfondo di un tessuto che pende verticalmente e che ricorda gli alti troni con baldacchino allora in voga nelle sacre conversazioni. A mezza figura dietro un parapetto, la Vergine disegna la propria ombra densa sul velluto verde di una cortina, diaframma esile rispetto al digradare di un paesaggio tutto eseguito su accordi dello stesso colore, in cui pulsa l'esistenza di soldati e viandanti, cavalcature e barcaioli. La fiammata azzurra del manto della Madonna e il nitore tagliente della descrizione delle sue pieghe, fanno leggere in controluce il dialogo dell'artista veneziano con il cognato Andrea Mantegna e soprattutto con Antonello da Messina. Tutta belliniana è però la definizione dorata del raggio luminoso, e lo spalancarsi maestoso del paesaggio naturale. È un dolce paesaggio quello che ai lati si apre e che si perde in lontananza, punteggiato da segni della presenza umana, con torri, castelli e figurette, tipici della produzione belliniana. Vicino alla città si intravedono lagune lontane sulla sinistra, gondolieri che vogano, una partita di caccia è guidata da un cavaliere a cavallo, e due uomini che si riposano accanto a un albero, identificati come pellegrini dai loro emblemi e dalla conchiglia. La città più vicina sulla destra ha torri lungo il perimetro e due uomini elegantemente ammantate impegnati in una conversazione fuori le mura.
Lo stacco rende più grandioso il gruppo sacro, grazie anche ai contrasti di campiture della ricca gamma cromatica. Madre e figlio sono avvolti, più ancora che dai gesti, dal dolce e partecipato sguardo di Maria verso il bambino, che varia la tradizionale distanza di sguardi delle opere precedenti. Il Bambino è sulle ginocchia della madre, come verrà ripreso in altri dipinti. Estremamente dolci sono i volti e i gesti, con particolare virtuosismo nel disegno della mani di Maria. La luce tersa e dorata, che esalta il vibrante impasto cromatico, deriva dalla lezione di Antonello da Messina e fece da apristrada al colorismo tipicamente veneziano.
L'intimità del momento raffigurato, lambito appena da un velo di malinconia, trova la propria sintesi nella pera poggiata sul davanzale, che dischiude una rosa di significati iconografici. La pera è un frutto autunnale, che viene caratterizzato dalla sua polpa succosa. Proprio grazie alla polpa dolce, essa viene spesso accostata alla dolcezza, una delle qualità essenziali della Madonna. C'è una varietà di pera che matura, si dice, l' otto settembre, giorno della Natività di Maria, e che viene detta — non  è una bestemmia — «pera della Madonna». Proprio perché di frutto si tratta, esso può riferirsi al peccato originale (nella Genesi non si parla infatti di una mela, come vorrebbe una credenza di matrice medievale, ma di un "frutto" generico), che viene redento dal sacrificio di Gesù; d'altra parte anche Maria come madre di Gesù e collaboratrice nel mistero della salvezza, può assumere quel frutto come suo emblema. Il suo «si» al disegno di Dio, all'Ave dell'angelo, «mutans Evae nomen», (cambia il destino di Eva), come ricorda il celebre inno Ave Maris Stella. Ma potrebbe essere collegata al versetto dell'Ave Maria «benedictus fructus ventris tui Iesus» (benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù). La posizione assunta nel quadro - proprio sotto il Bambino - depone più a favore di una lettura cristologica, pur senza escludere il riferimento mariano.
Più in basso, sul parapetto di marmo mischio - seguendo una prassi forse ispirata ad Antonello da Messina  - Bellini firmò l'opera su un finto cartiglio gualcito e piegato ad arte, - 'loannes BELLINVS/P' - orgogliosa affermazione di un talento incomparabile nel maneggiare le possibilità mimetiche della pittura.
Questa Madonna è in genere ritenuta il prototipo di altre opere successive, come la Madonna dai Cherubini rossi o la Madonna degli Alberetti, entrambe alle Gallerie dell'Accademia bergamasca.


Giovanni Bellini - Madonna dei cherubini rossi (Bergamo - Accademia Carrara)


Giovanni Bellini - Madonna deghi alberelli (Bergamo - Accademia Carrara)

 

Inserito Martedi 11 Febbraio 2014, alle ore 23:11:45 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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