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  Ciclo di Natale: Maria, una presenza da valorizzare 
Culto

Dal libro di D. M. Sartor, Le feste della Madonna. Notizie storiche e liturgiche per una celebrazione partecipata, EDB, Bologna 1988, pp. 23-28.



La liturgia del tempo di Avvento-Natale sensibilizza all'attesa-accoglienza del Signore che viene nel mistero, e insieme alimenta l'attesa-accoglienza dell'incontro definitivo con lui. E da sempre lo fa ispirandosi a Maria: in lei, infatti, è culminata l'attesa messianica di tutto il popolo di Dio dell'Antico Testamento, a tal punto che tramite suo il Promesso è diventato Presenza per inaugurare i tempi della nuova alleanza. Per questo, con tradizione antica e costante, le diverse liturgie della chiesa fanno ampia memoria della Vergine Madre nel tempo di Avvento-Natale, in modo tale che esso può essere considerato un periodo dell'anno liturgico squisitamente «mariano». Da noi, per il passato, l'azione pastorale si è trovata forse in qualche difficoltà per la scarsità di formulari, capaci di evidenziare adeguatamente il sottofondo mariano di questo ciclo. Oggi, invece, la riformata liturgia dell'Avvento-Natale mette meglio in luce il ruolo svolto da Maria nel mistero del Verbo incarnato e nella sua commemorazione rituale da parte della chiesa. Lo evidenzia, con la solita sicurezza, anche la Marialis cultus di Paolo VI: «Nel tempo di Avvento la liturgia, oltre che in occasione della solennità dell'e dicembre (...), ricorda frequentemente la beata Vergine soprattutto nelle ferie dal 17 al 24 dicembre e, segnatamente, nella domenica che precede il Natale (...)» (n. 3: EV 5/ 22); «Il tempo di Natale costituisce una prolungata memoria della maternità divina, verginale e salvifica, di colei la cui "illibata verginità diede al mondo il Salvatore" (. . . ). Nel ricomposto ordinamento del periodo natalizio ci sembra che la comune attenzione debba essere rivolta alla ripristinata solennità di Maria santissima Madre di Dio (...)» (n. 5: EV 5/24).

1. Una memoria frequente e prolungata

Il testo papale ricorda una presenza di Maria «frequente» per l'Avvento e «prolungata» per il Natale, i cui momenti più significativi si hanno nelle seguenti celebrazioni:
1. Fin dai primi giorni di Avvento la Liturgia delle ore (specialmente l'antifona dell'ora media, del Cantico di Zaccaria e del Cantico di Maria) ricorda l'attesa e la disponibilità della Vergine di Nazareth, proponendola a modello.
2. La solennità dell'Immacolata concezione di Maria si colloca, poi, come «radicale preparazione alla venuta del Salvatore» in sintonia piena con il tempo di Avvento (cf. Marialis cultus, n. 3: EV 5/22). I testi liturgici della festa, oltre a rilevare la dimensione cristologica ed ecclesiologica dell'evento di grazia in Maria, mettono anche in luce che nel mistero celebrato siamo implicati noi pure, con riferimento esplicito al tempo liturgico e alla sua spiritualità: dobbiamo essere solidali con la Vergine «senza peccato e piena di grazia» come «preparazione radicale» all'incontro con colui che viene.
3. Nelle celebrazioni feriali dal 17 al 24 dicembre le formule eucologiche e le letture bibliche presentano Maria come protagonista dell'accoglienza del Signore: in queste «ferie maggiori» è lei - soprattutto - che come Madre ci introduce all'incontro con il Figlio. In quattro di questi giorni - vera novena «liturgica» del Natale - l'orazione richiama direttamente un motivo mariologico; fra esse la preghiera più antica e suggestiva e, nello stesso tempo, più ricca dottrinalmente è la colletta del 20 dicembre: «Tu hai voluto, o Padre, che all'annunzio dell'angelo la Vergine immacolata concepisse il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla luce dello Spirito santo divenisse tempio della nuova alleanza: fa' che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola». Se si tiene conto anche del Prefazio II/A di Avvento della chiesa italiana previsto per questi giorni: «Dall'antico avversario venne la rovina dal grembo verginale della Figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli, ed è scaturita per tutto il genere umano la salvezza e la pace», allora si potrà comprendere come la missione della Vergine Madre non è finita a Betlemme: bensì, dopo aver preparato la nascita di Cristo nella carne, ella deve preparare il suo avvento nei nostri cuori. Non a caso il prefazio evoca il tema del pane eucaristico in rapporto al mistero dell'incarnazione: anzi, lo stesso pane eucaristico sembra scaturire dal grembo verginale di Maria... Dallo «ieri» ali «oggi» senza soluzione di continuità! Dalla nascita storica alla nascita sacramentale sotto l'insegna dell'unica Madre!
4. La IV domenica di Avvento è tanto piena del ricordo di Maria da essere giustamente chiamata «la domenica mariana prenatalizia»: una domenica-ponte sul Natale, in cui Maria sta sull'uscio per aprirci la porta e introdurci dal Signore. La liturgia, dopo aver dato spazio agli antichi profeti e a Giovanni Battista, ci presenta Maria come colei che «con ineffabile amore attese e portò in grembo il Signore» (Prefazio II d'Avvento), invitandoci «ad assumerla come modello, e a prepararci ad andare incontro al Salvatore che viene vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode» (Marialis cultus, n. 4: EV 5/23). Così, la liturgia dell'Avvento, iniziata con la grande prospettiva del ritorno escatologico del Signore, ora fa centro decisamente sulla sua prima venuta nella carne e sulla sua rievocazione misterico-liturgica. In entrambe Maria ha un ruolo del tutto unico e, se le letture bibliche focalizzano soprattutto il suo intervento di allora, l'eucologia tenta di mettere in luce particolarmente la sua presenza nell'oggi della chiesa. Si pensi all'orazione sulle offerte di questa domenica, che chiede a Dio di «consacrare i doni con la potenza di quello Spirito, che santificò il grembo della Vergine Maria», avvicinando quanto lo Spirito santo ha fatto in Maria alla concezione verginale e quanto opera sul pane e sul vino alla trasformazione sacramentale. È formidabile: il mistero del Natale viene unito al mistero eucaristico in un parallelismo che trasfonde quanto è avvenuto in Maria in quanto avviene nella chiesa, collegando con filo diretto lo «ieri» ah «oggi». Maria in attesa della venuta storica di Cristo è davvero «tipo» della chiesa in attesa della venuta sacramentale del Signore. Ella - al dire del concilio - «rifulge come modello delle virtù davanti a tutta la comunità degli eletti» (LG 65: EV 1/441), in particolare di quanti si apprestano ad accogliere il Dio-con-noi che ancora viene, oggi come ieri, velato da umili segni. Dunque, l'ultima domenica di Avvento è ritornata ad essere, nel nuovo Calendario liturgico e nei nuovi formulari biblici ed eucologici, un'occasione delle maggiori per un'autentica pietà mariana nel cuore della celebrazione liturgico-misterica. Forse, per molti è ancora un'occasione sprecata, anche perché non evidenziata da un'intitolazione particolare della domenica. Il fatto va, pertanto, ribadito a più riprese e adeguatamente valorizzato: sono di aiuto anche i nuovi formulari delle collette previsti nella seconda edizione del Messale in lingua italiana. Questo va detto anche a riguardo di tutta la dimensione spiccatamente mariana dell'Avvento: ormai si tratta di linee teologico-spirituali saldamente acquisite e sarebbe un vero peccato che la programmazione celebrativo-pastorale non le tenesse in debito conto.
5. Lungo il tempo di Natale la Vergine Madre presenta al mondo il Salvatore e la liturgia ne celebra espressamente la divina maternità nella solennità del 1° gennaio, un recupero liturgico davvero «storico». E la Marialis cultus a sottolinearlo: «Nella solennità del Natale del Signore, la chiesa, mentre adora il Salvatore, ne venera la Madre gloriosa; nella Epifania del Signore, mentre celebra la vocazione universale alla salvezza, contempla la Vergine come vera Sede della Sapienza e vera Madre del Re, la quale presenta all'adorazione dei Magi il Redentore di tutte le genti; e nella Festa della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe riguarda con profonda riverenza la santa vita che conducono nella casa di Nazareth Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Maria, sua madre, e Giuseppe, uomo giusto» (n. 5: EV 5/24). Non lo si dimentichi! Ma soprattutto si ricordi che «nel ricomposto ordinamento del periodo natalizio ci sembra che la comune attenzione debba essere rivolta alla ripristinata solennità di Maria ss. Madre di Dio: essa, collocata secondo l'antico suggerimento della liturgia dell'Urbe al primo giorno di gennaio, è destinata a celebrare la parte avuta da Maria in questo mistero di salvezza e ad esaltare la singolare dignità che ne deriva per la Madre santa..., per mezzo della quale abbiamo ricevuto I Autore della vita» (n. 5: EV 5/25). Il nuovo Calendario romano ha così felicemente ripristinato la festa liturgica, lasciando cadere quella tardiva ufficializzata da Pio XI nel 1931 con il titolo astratto di Maternità divina (11 ottobre) e dando alla festività del 1° gennaio il nome significativo di «Solennità di Maria santissima Madre di Dio». Questo permette di celebrare il fondamentale privilegio mariano proprio nel tempo natalizio, cioè al suo giusto posto nel cuore delle celebrazioni dell'incarnazione. Di più, tale spostamento ha anche un valore ecumenico, perché tutte le liturgie hanno avuto e hanno ancora - attorno al ciclo natalizio - una commemorazione specificatamente mariana, per lo più incentrata sulla maternità prodigiosa della Vergine di Nazareth. Si tratta, dunque, di un ripristino di notevole valore: non archeologico, bensì teologico, celebrativo, ecumenico. Pertanto, questo motivo mariano - per un certo verso nuovo - dovrebbe essere sotteso a tutta la celebrazione liturgica del primo gennaio: gli altri temi possono fare capolino qua e là, ma sempre in correlazione e in dipendenza dal tema fondamentale. Del resto, se la Vergine-Madre è il prototipo di tutta la chiesa che, «contemplando la santità misteriosa di Maria, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della parola di Dio accolta con fedeltà, diventa essa pure madre» (LG 64: EV 1/440), questo diventa davvero promozione di pace autentica e augurio vitale sul nuovo anno.
6. Infine, per particolari occasioni mariane la messa per il tempo di Avvento del comune della Madonna è tutta incentrata sul tema della Vergine in rapporto con il mistero dell'incarnazione del Verbo; quella del tempo di Natale fa leva sui frutti della salvezza ricevuti da colei, «per mezzo della quale abbiamo avuto anche l'Autore della vita» (colletta).

2. Una presenza mariana "paradigmatica"

Il tema mariano, dunque, trova nel tempo di Avvento con culmine in quello di Natale uno spazio di formulari e una ricchezza di espressioni certamente al di sopra di ogni altra parte della rinnovata liturgia romana. Maria appare come la «piena di grazia», la «benedetta fra le donne», la donna nuova, la nuova Eva... che ricapitola nel disegno di Dio, con l'ascolto della Parola e con l'obbedienza della fede, il mistero della salvezza. Viene presentata quale «Figlia di Sion», cioè colei che rappresenta e incarna insieme l'antico e il nuovo Israele. E il punto di riferimento per ogni «andare incontro» al Signore-che-viene quale Vergine del «fiat», Vergine dell'ascolto e dell'accoglimento, Vergine gravida e feconda, Vergine che ama e dona: colei che ha trasformato l'attesa in presenza, la promessa in dono. Ella permane «modello» del tutto eccezionale per una chiesa che vuole vivere - come lei - la nuova incarnazione di Cristo nel mondo di oggi. E va sottolineato che tutto ciò avviene «dal di dentro» della celebrazione, ossia nei testi stessi della liturgia, i quali - senza offuscare l'Atteso - riescono efficacemente a presentare Maria che «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza» (LG 55: EV 1/429). Tutto questo ormai ha avuto un riconoscimento ufficiale nella Marialis cultus di Paolo VI: le sue parole costituiscono una pietra miliare circa l'aspetto mariano dell'Avvento-Natale e indicano questo momento dell'anno liturgico come il più adatto per un culto mariano equilibrato e armonico nei confronti della Madre del Signore. Ricordiamole: «Vogliamo osservare come la liturgia dell'Avvento, congiungendo l'attesa messianica e quella del glorioso ritorno di Cristo con l'ammirata memoria della Madre, presenti un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare - come è accaduto talora in alcune forme di pietà popolare - il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento, che è Cristo. In tal modo i fedeli (...), considerando l'ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio e lo portò in grembo, sono invitati ad assumerla come modello. (...) Questo periodo [di Avvento] - come hanno osservato i cultori della liturgia - deve essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto alla Madre del Signore: tale orientamento noi confermiamo, auspicando di vederlo dappertutto accolto e seguito» (n. 4: EV 5/23). Le premesse ci sono tutte: nuovi libri liturgici arricchiti in Avvento e a Natale di molti ed equilibrati elementi per divenire sorgente di una più autentica pietà mariana; chiare disposizioni pastorali per favorire in questo ciclo il culto alla Madre di Dio, modello di come attendere e accogliere il Figlio dell'Altissimo. Ma si tratta di un rinnovamento - come altri, del resto - che sembra non aver portato tutti i suoi frutti: il tema stenta a entrare nella catechesi, nella predicazione, nella prassi liturgica e nella diffusione a stampa. Forse la maggioranza dei fedeli è ancora all'oscuro di questa presenza eccezionale della Vergine di Nazareth nella liturgia del ciclo natalizio, mentre questo «felice equilibrio cultuale» - senza sopprimere altre forme di devozione popolare - potrebbe spingere i fedeli in modo decisivo verso quel primato delle celebrazioni liturgiche anche in campo mariano tanto auspicato dal concilio Vaticano II (cf. LG 67: EV 1/443).
 

Inserito Venerdi 12 Dicembre 2014, alle ore 9:07:29 da latheotokos
 
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