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  La bellezza di Maria, riverbero della bellezza divina 
MariologiaConferenza del mariologo Antonino Grasso al convegno "La bellezza del volto di Dio", ISSR "San Luca" - Catania, gennaio 2015.


 

Introduzione

In un convegno dedicato a “La bellezza del volto di Dio”, parlare del “volto della Madre”, significa spiegare in che modo questa divina bellezza si riflette e si realizza in Colei che ha portato nel suo grembo verginale il Dio fattosi uomo per la nostra salvezza e che, per questo, riconosciamo come “Theotokos”, cioè “Madre di Dio”.  «Tutta bella sei, o Maria» canta un’antica antifona mariana, perché Maria è la creatura che ha  “trovato grazia presso Dio”; è la "tota pulchra"; è lo "speculum sine macula"; è "la Donna vestita di sole e coronata di stelle", nella quale i raggi purissimi della bellezza umana si incrociano con quelli sovrani e trasformanti della bellezza soprannaturale. Scriveva Paolo VI: "Tu, o Maria, appari come l'aprirsi sulla terra, tutta coperta dal sangue del peccato, del fiore più bello che mai sia sbocciato nel devastato giardino dell'umanità". Per questo, innumerevoli artisti, celebri o sconosciuti, di tutte le culture dell’universo e di tutte le epoche,  attratti e conquistati da questa indicibile bellezza della Vergine,  hanno cercato di riprodurla, raffigurarla, esaltarla in ogni forma e in ogni campo dell’arte. Un compito però così arduo e così sublime, che tutti hanno dovuto ricorrere a un numero infinito di simboli, come a delle finestre aperte sull'invisibile, sul soprannaturale, sull'ultraterreno che traspare in lei, definita “la Signora di ogni bellezza”. Basandosi su questo innegabile dato universale, lo stesso Paolo VI, in occasione del Congresso mariologico-mariano del 1975, indicò la Via pulchritudinis o Via della bellezza, come un’altra via per conoscere Maria, oltre a quella della verità, cioè oltre la speculazione biblico-storico-teologica.  In sostanza, per il papa, se dal profondo del nostro essere ci muoviamo verso Maria, affascinati dal suo splendore, ella ci manifesta come in un limpido Specchio, quali sono i fondamenti della sua mistica bellezza, e ci insegna che la vocazione più autentica della creatura umana è quella di riflettere nel proprio volto, la bellezza stessa del volto di Dio. Se ci chiediamo, infatti, qual è la sorgente della bellezza di Maria e qual è il suo senso profondo, dobbiamo affermare che il segreto della sua bellezza, va colto nel dato essenziale della sua vita e cioè si fonda nella sua unione intima, unica e totale con Dio e, di conseguenza, con il Figlio Gesù, che lei ha rivestito della nostra natura umana, e del quale, seguendone gli esempi e meditandone nel cuore la Parola, è divenuta la vera, prima ed esemplare Discepola. La Bellezza di Maria diventa, così, non un fatto estetico, ma un “evento di profezia”, una “realtà paradigmatica”, perché mostra, attraverso il cammino ascetico della sua santità, come sia possibile un‘esistenza trasfigurata dallo splendore della luce di comunione e intimità con Dio, in Cristo. Tale bellezza, di conseguenza, può essere letta e compresa, soltanto sull’ampio sfondo del misterioso disegno di Dio sull’uomo e cioè all’interno della “Storia della salvezza”, una storia iniziata con la creazione e il cui compimento ultimo e definitivo arriverà con il ritorno glorioso di Cristo, quando «tutti saremo in Lui trasformati» e Dio regnerà per sempre in mezzo al popolo dei suoi eletti, definitivamente immersi nella “luce di gloria” della sua eterna bellezza.

1. La bellezza originaria del cosmo e dell’uomo

Questo disegno di Dio, inizia con la creazione. Nel racconto della Genesi, l’azione creatrice divina è accompagnata da un ritornello che ne scandisce i diversi momenti, costituendo una sorta di contemplazione del cosmo che gradualmente prende forma: «E Dio vide che era cosa buona». Il testo ebraico originale utilizza in proposito la parola tôb, che può essere tradotta con “buono”, ma anche con “bello”. In maniera significativa la versione greca dei LXX traduce l’espressione utilizzando il termine kalós, “bello”, anziché agathós, “buono”. La frase, perciò, “E Dio vide che era cosa buona”, potrebbe essere tradotta anche: «E Dio vide che era cosa bella!». Appare evidente, dunque, l’intenzione di sottolineare la dimensione della bellezza che caratterizza l’opera divina e si imprime nel creato. Dio, cioè, si compiace di fronte alla sua opera, come l’artista che contempla il risultato del proprio genio e la bellezza della propria realizzazione. La creazione, dunque, è “bella” ed è riconosciuta come tale dallo stesso artefice, che ad ogni nuovo elemento aggiunto, sembra ripetere l’esclamazione gioiosa: «Che bello!». La bellezza e la bontà costituiscono, quindi, gli aspetti fondamentali della realtà creata da Dio. Il momento culminante dell’opera divina e di questa bellezza e bontà, coincide con la creazione dell’uomo. Con questo, la creazione appare finalmente compiuta e l’esclamazione divina sottolinea, mediante una variazione, il raggiungimento di tale apice:  “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona”. Con la comparsa dell’essere umano sulla terra, Dio riconosce che ciò che ha fatto non è solo “buono” ma “molto buono”, e cioè non solo “bello”, ma “molto bello!”. Per Dio, quindi, l’essere umano rende piena la bellezza della sua opera, in quanto riflette direttamente la stessa sua bellezza, avendolo creato - unico fra tutte le creature – “a sua immagine e somiglianza".

2. La bellezza di Cristo, “nuovo adamo”

Purtroppo, la triste e rovinosa caduta nell’Eden, tanto che “il Signore si pentì di aver fatto l’uomo e se ne addolorò in cuor suo”, ha sporcato e offuscato la bellezza delle creature umane, perché si sono allontanate da Lui, travolte dal fango del peccato. Questa drammatica fragilità, richiedeva un’opera di “restauro”, che avrebbe dovuto restituire loro l’impronta luminosa di Dio e avrebbe fatto ritornare a risplendere in loro il riflesso originario della Sua divina bellezza. Tutto questo avviene attraverso l’opera di Gesù, il “Nuovo Adamo”, che la tradizione cristiana, utilizzando le parole del salmista, riconosce come «il più bello tra i figli dell’uomo». L’umanità, in Lui ricreata, ritorna a portare impressa in sé la bellezza che Dio aveva pensato nel suo disegno sull’uomo, cioè un’umanità che nuovamente si trasfigura lasciando trasparire quella luce divina di cui ogni uomo è chiamato a rivestirsi. Ma la “bellezza” del Cristo non riguarda i nostri canoni estetici, non è fatta «per attirare i nostri sguardi, ma i nostri cuori», perché è quella dell’umile Salvatore dell’uomo, del servo disprezzato e umiliato, che si fa carico dei nostri dolori e delle nostre colpe per riscattarci, che “diventa brutto agli occhi degli uomini, per farci diventare belli agli occhi di Dio”. Su questa linea, si comprende anche la descrizione di Gesù fatta dall’evangelista Giovanni che lo chiama «il pastore bello» delle pecore: “bello”, perché per esse offre la propria vita.

3. La bellezza di Maria, “nuova eva”

Se Gesù, già nella tradizione paolina, è stato indicato come il “nuovo Adamo”, la successiva tradizione patristica ha subito visto in Maria la “Nuova Eva” accanto a Lui. Anche in Maria, perciò, risplende l’umanità ri-creata e rinnovata, la cui bellezza è restituita allo splendore originario, ad opera del “Nuovo Adamo”. Nel giudaismo la figura di Eva, madre di tutti i viventi, è esaltata per la sua bellezza che, nell’Eden, s’irradiava luminosa e pura. Tale bellezza, offuscata dalla sua disobbedienza e dal suo peccato, torna a risplendere in Maria, l’Immacolata. Se Gesù, colui che i Magi vennero ad adorare come il neonato re dei Giudei tra le braccia di sua Madre, è «il più bello tra i figli dell’uomo», Maria, è la Regina-Madre, “la cui bellezza dal Figlio promana ed a lui riconduce”. Ma anche in lei, come in Gesù, non sono i canoni della bellezza fisica che contano. Nei racconti evangelici in particolare, la bellezza di Maria è collegata alla sua capacità di ascoltare, di accogliere la parola del Signore, di custodirla e meditarla nel cuore. Ciò appare in modo esemplare nell’episodio dell’Annunciazione: Maria accoglie la parola dell’angelo e vi aderisce con tutta la sua esistenza; l’angelo, a sua volta, la riconosce come la più bella delle creature, perché la dichiara «piena di grazia», cioè “sommamente graziosa”, ossia come colei che la grazia ed il favore di Dio, hanno colmato e trasformato fin nelle fibre più profonde del suo essere. Sono questa grazia e questo favore, infatti, che rendono Maria “bella” e disponibile ad aderire totalmente al disegno luminoso di Dio su di lei, sul mondo, sugli uomini. Maria, madre di Gesù, impara da Lui a comprendere le vie di Dio, a percorrere il cammino del vero discepolo, pronta a seguirlo, con fedeltà e tenacia, anche nel dolore e nella umiliazione, anche nel momento più tragico della sua vita, quello della crocifissione e della morte. Ai piedi della Croce, Maria contempla il volto sfigurato del «più bello tra i figli dell’uomo», nel quale, nonostante la maschera di dolore che quasi costringe a distogliere lo sguardo, sa cogliere la luminosità del gesto supremo di amore, col quale fa dono della sua vita per la salvezza degli uomini ed a lui si unisce, quale “bella agnella”, come la chiama Melitone di Sardi, nel tragico dono di sé, per aprire a tutti noi le porte della restituzione della bellezza perduta. La vera bellezza di Maria è, perciò, quella di una donna-madre-discepola:
- che segue fedelmente e non abbandona il frutto del suo grembo, neanche nel momento in cui tutti sembrano averlo abbandonato;
- che unita al Salvatore del mondo, irradia il suo amore su tutti coloro che credono in Lui e a Lui affidano la loro vita;
- che rinuncia all’esclusività del legame di sangue con l’unico figlio, per diventare la madre universale e spirituale di ogni uomo e di ogni donna chiamati alla salvezza;
- che diventa segno perenne, visibile e concreto di accoglienza, di donazione e di servizio.
Possiamo perciò affermare che il Figlio, ha concesso una bellezza totale a sua madre Maria, che è tutta bella non a causa della bellezza fisica, o di una forma perfetta o di una giovinezza perenne ma perché è piena di Grazia, perché è piena di Dio, perché è piena d’amore, perché è la sua vera e prima discepola, perché ha raggiunto, insomma, nel compimento della propria esistenza quella totale e completa trasfigurazione che la rese, come afferma il Concilio Vaticano II, «pienamente conforme al Figlio suo».

4. Maria “splendore della Chiesa”

Questo è il motivo, per cui Maria rappresenta, un costante punto di riferimento per la Chiesa, la comunità discepolare dei salvati. La “Bellezza di Maria” è la migliore espressione e il modello più completo della bellezza del regno di Dio a cui aspira la Chiesa, per cui lei è, come la chiama Hans Urs von Balthasar,  lo “Splendore della Chiesa”. Ella rivela alla Chiesa, sia la vera bellezza frutto della pienezza di grazia, ma anche, come socia e discepola specialissima del Salvatore, quella bellezza divina, che è vittoria sul male e potenza di vita. Come affermava Paolo VI: “la bellezza della Chiesa quale Cristo l’ha concepita e l’Apostolo la descrive, come quella di splendida sposa, gloriosa, santa e immacolata, ha in Maria la sua espressione sublime”. Così, la Chiesa, affascinata dal mistero ineffabile della Madre del Signore e rivolgendo a lei lo sguardo, può indicare all’umanità bisognosa di Dio, la bellezza ineffabile della salvezza operata da Cristo e proporre, in maniera semplice e perfetta, il vero cammino di conversione attraverso il quale ogni creatura può raggiungere gradualmente l’unione trasformante con Dio. Seguendo la constatazione di Paolo VI che “non possiamo essere cristiani senza essere mariani”, la Chiesa invita ogni credente a percorrere il suo cammino guardando a Maria come modello, madre, sorella, amica, fino alla piena conformazione a Cristo, fino ad essere partecipe, come lei, della sublime bellezza che promana da Dio, fonte di ogni vera bellezza. La vita del discepolo, perciò, sarà segnata dalla bellezza, solo se sarà, come quella di Maria, una vita piena, ricca, permeata dalla disponibilità ad essere dono per gli altri e dalla volontà di trasformare il mondo, custodendo e alimentando in sé e negli altri, ogni germoglio di divina bellezza, affinché tutto fiorisca e ritrovi lo splendore originario. Guardando a Maria, che gli mostra la meta del suo cammino di trasfigurazione verso la vera “bellezza”, il discepolo di Gesù, scoprirà che soltanto nella gratuità dell’amore, potrà realizzare la sua spirituale pienezza, perché solo dove c’è amore c’è bellezza; perché la bellezza è l’armonia che si sprigiona dall’amore maturo, ardente e perfetto; perché bellezza e amore si rischiarano, si completano, si controllano vicendevolmente. La Liturgia della Chiesa, infatti, chiama Maria “Madre del bell’amore”, perché non celebra la sua bellezza come una realtà a sé stante, ma come un dono congiunto strutturalmente e inseparabilmente all’amore, come una sua logica conseguenza.

5. La bellezza di Maria e l’uomo contemporaneo

Viviamo in un tempo in cui abbiamo perso la capacità di stupirci e di meravigliarci, non per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di “senso del meraviglioso”. La  società contemporanea con i suoi miraggi e le false conquiste, ha abbandonato la “Via Pulchritudinis”, distogliendosi cosi dallo stupore e dalla ammirazione della vera Bellezza. L’uomo, che ha smarrito il vero senso della bellezza, infatti, non prova più stupore neanche per le meraviglie del creato, che sta distruggendo, e quindi non riesce più a capire il vero senso della sua esistenza. Da questo derivano l’inquietudine e il disagio interiore che lo spingono in una sterile ricerca di felicità, priva di quei valori ispirati ad una cultura del bello, del vero e del buono, facendolo smarrire dietro i falsi miraggi del mondo. Molti, perciò, si domandano: la bellezza di Maria è proponibile anche nel nostro tempo postmoderno, labirintico, babelico, frastornato, malato e anche brutto?  La risposta è certamente sì, per 3 motivi:

- Primo, perché la Via della bellezza è sempre valida
Solo attraverso la “Via della Bellezza” l’uomo può uscire dalla disperazione del male ed aprirsi al riscatto liberante della Salvezza. Come affermava Giovanni Paolo II, essa risponde all’intimo desiderio di felicità che alberga nel cuore di ogni uomo; apre orizzonti infiniti, che sollecitano l’essere umano ad uscire da se stesso, dalla routine e dall’effimero istante che passa per orientarsi verso il Trascendente e il Mistero; sospinge la creatura a desiderare, come scopo ultimo del suo desiderio di felicità e della sua nostalgia di assoluto, la vera Bellezza originale che è Dio stesso, fonte perenne di ogni bellezza. La Via della bellezza, insomma, a partire dall’esperienza semplicissima dell’incontro con la bellezza che suscita stupore, può aprire la strada della ricerca di Dio e disporre il cuore e la mente all’incontro con Gesù, Bellezza della Santità Incarnata, offerta da Dio agli uomini per la loro Salvezza. Essa invita i nuovi Agostino del nostro tempo, cercatori insaziabili d’amore, di verità e di bellezza, ad elevarsi dalla bellezza sensibile alla Bellezza eterna e a scoprire con gioia il Santo Artefice di ogni bellezza e, avendolo trovato e avendone fatto esperienza, far loro esclamare come lo stesso Agostino: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!”.

- Secondo, perché Maria è sempre vicina agli uomini
La “Nuova Eva”, “madre del genere umano”, non ha mai smesso di accompagnare le figlie ed i figli di Adamo, manifestando in tanti modi la sua misteriosa presenza e non disdegnando di accostare continuamente la pura bellezza del suo volto al volto sfigurato dell'uomo. Già nell’VIII secolo, san Germano di Costantinopoli poteva scrivere: «Tu visiti e vegli su tutti, o Madre di Dio. Anche se i nostri occhi non ti possono vedere, o Tuttasanta, tu abiti in mezzo a noi e ti manifesti in vari modi a quanti sono degni di te... Hai lasciato questo mondo, ma non ti sei allontanata dal tuo popolo, non lo hai abbandonato... Sei vicina a coloro che ti invocano e ti fai trovare da quanti fedelmente ti cercano».
Questa multiforme presenza di Maria ha diversi e pregnanti significati:
- con la bellezza radiosa con cui si accosta costantemente agli uomini imprigionati nell’illusione del peccato, Ella si manifesta come l’icona viva e originale della nuova creazione;
- con la concretezza con cui interviene nelle vicende umane, si mostra come la madre che denuncia le strutture e le abitudini di perversione, le atrocità dell’egoismo, l’iniquità delle violenze sulla persona, le divisioni all’interno della società, le tenebre della morte che avvolgono il mondo, tutte realtà che abbruttiscono l’esistenza umana;
- con la potenza diDonna vestita di sole e coronata di stelle”, con cui risplende nel cielo della storia, si evidenzia come un “esercito schierato in battaglia” contro la perfida potenza del Male che continua a illudere gli uomini, e si adopera con forza perché rinasca un’umanità sotto l’iride della vera bellezza, sulla quale torni a risplendere la luce di Cristo, suo Figlio e nostro fratello.

- Terzo, perché la bellezza di Maria colpisce e aiuta
Come afferma Benedetto XVI, Maria è il  “Raggio di bellezza” che ci colpisce, che quasi “ci ferisce” nell’intimo e ci invita a ritornare a Dio. Guardando a Lei, l’uomo può ricominciare a sperare; può cambiare rotta alla nave della sua vita; può ritornare a rivolgere lo sguardo al suo Signore; può ri-contemplare nuovamente la bellezza del suo volto ed essere toccato dalla sua Luce. La voce misteriosa della Bellezza di Maria, aiuta ad aprirsi alla Verità che illumina la condizione umana, perché parla direttamente al cuore, lo avvolge di tenerezza e lo riempie di stupore e meraviglia. In sostanza, mediante Maria, è possibile conoscere e sperimentare quella bellezza che scaturisce dallo Spirito di Dio, dato che, manifestandosi come la prima creatura da esso pienamente inabitata, si fa rivelazione di quella suprema bellezza a cui ogni creatura aspira e che tutti possiamo raggiungere, se ci lasciamo, come Lei, plasmare dalla luce e dal soffio dello Spirito.

 6. Maria e la vera “bellezza” della donna

Cosa insegna, infine, la bellezza di Maria alla donna? Maria segna la data di partenza di una profonda valorizzazione della donna e della sua missione nel mondo. Con lei, la donna non solo è fatta oggetto dell’amore misericordioso e benefico di Dio, ma è ritenuta capace di una decisione e di un contributo di salvezza per l’intera famiglia umana. Con Maria, la donna è tratta fuori dalla tradizionale condizione d’inferiorità, è ricolmata di “Grazia e di Lode”: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente… tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Si prelude cosi a quell’uguaglianza fondamentale che verrà proclamata dal cristianesimo, attraverso le parole di San Paolo: “Non c’è più né giudeo, né greco, né schiavo, né libero, né uomo, né donna: poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”. È Lui, infatti, che libera la donna dal peso della maledizione che gravava su di lei e la equipara all’uomo nella comune figliolanza di Dio. In questo contesto, la spirituale bellezza di Maria, che è pienezza di grazia, immacolatezza, candore, vera femminilità, potenza decisionale, pienezza antropologica, ridona significato alla donna nella sua essenza femminile, nei suoi compiti, nella sua presenza nel mondo. Così che ogni donna, per essere veramente bella, non della bellezza effimera che il tempo inesorabilmente distrugge, ma di quella che riflette l’eterno e giovanile splendore di Dio, deve avere, secondo la concezione cristiana, le qualità spirituali, morali e antropologiche di Maria.

Conclusione

Possiamo concludere, affermando con Chesterton, quanto importante sia scaldare i nostri cuori attraverso la “Via della Bellezza” pienamente realizzata in Maria, per riscoprire i veri valori dello splendore della Verità. Se la bellezza di Maria illuminerà il nostro cammino, man mano la bruttezza del peccato diminuirà fino a scomparire e pian piano verremo riempiti di grazia, ridiventeremo belli della bellezza di Cristo.  Questa “nuova rinnovata bellezza” si chiama “Santità” e San Paolo ce ne offre la descrizione nella lettera agli Efesini: “In Cristo, Dio Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere Santi e Immacolati al suo cospetto nell’amore, - cioè a diventare veramente e sommamente belli - predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Cristo!”. Il Dio Trinitario, in definitiva, donandosi completamente alle sue creature attraverso la sua attività redentiva, estetica e deificante, le fa continuamente nuove, splendide e belle a immagine del Figlio. Proprio così come è avvenuto per Maria, la “Tota pulchra”, la “Piena di grazia”, il frutto più bello della Redenzione e dell’umanità ricreata, Colei che, prima fra tutti e più luminosamente di tutti, riflette con pienezza nel suo volto immacolato, “la Bellezza del volto di Dio”.

 

Inserito Giovedi 18 Giugno 2015, alle ore 11:17:27 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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