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  Maria madre, discepola e socia del Salvatore 
Mariologia

Dal libro di Rosario Salvaggio, La Vergine Maria. "Eccomi.... Sono la serva del Signore". Disponibilità alla Parola, Santuario di Valverde 1995, pp. 46-51.



MARIA MADRE DEL SALVATORE

Stando ai testi del Nuovo Testamento, che sono quelli più espliciti nell'evidenziare il rapporto tra Maria e Cristo, risulta che questo rapporto tra Maria e Cristo si può sintetizzare in tre affermazioni: Maria madre del Salvatore, Maria discepola del Signore, Maria socia del Redentore.
La più antica testimonianza del Nuovo Testamento su Cristo in relazione a Maria sua madre, la troviamo nella lettera ai Galati, al capitolo quarto. Dice S. Paolo: "Quando venne la pienezza dei tempi, Dio inviò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge" (Gal 4,4). In questo testo da S. Paolo viene evidenziato che l'Incarnazione del Figlio di Dio si realizza mediante la nascita da una donna. Con questo richiamo alla "donna" dalla quale nasce il Figlio di Dio, siamo proiettati, come sfondo, a pensare ad un'altra donna, Eva, la madre del genere umano, ed al personaggio evocato da Michea (5,2) e Isaia (7,14), personaggio nel quale la tradizione della Chiesa ha visto sempre la madre del Messia. In questo modo S. Paolo collega, con la storia del mondo, Eva, e con la storia della nostra salvezza, sia il Figlio di Dio preesistente alla incarnazione, sia sua madre, che, pur pensata nell'eternità, appare nel tempo. Soprattutto, mediante questo testo, S. Paolo afferma la preesistenza e la divinità di Cristo che è il Figlio di Dio, eterno come il Padre, e la divina maternità di Maria, perché il figlio che nasce da questa donna è il Figlio di Dio. Con S. Paolo nasce l'aggancio della mariologia con la cristologia, proprio mediante l'attestazione della divina maternità di Maria.
Questa verità è appena accennata dall'evangelista Marco, quando dice: "Giunsero sua Madre e i suoi fratelli" (Mc 3,31), "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?" (Mc 6,3). Però anche questi testi sono in armonia con l'insegnamento di S. Paolo, perché Maria è madre di un uomo, che lo stesso evangelista presenta come "Figlio di Dio" (Mc 1,1), e che prega Dio chiamandolo "Padre". Diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te. Allontana da me questo calice. Tuttavia non la mia, ma la tua volontà sia fatta" (Mc 14,36).
La nascita di Gesù da Maria è esplicitamente affermata dall'evangelista Matteo, alla fine della genealogia: "Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo" (Mt 1,16). Anche Matteo è sulla linea di Paolo che ci parla della divinità di Cristo e della maternità divina di Maria. Infatti, spiegandoci la modalità della nascita di Cristo da Maria, avvenuta per opera dello Spirito Santo, e la funzione salvifica di questo Figlio "che salverà il suo popolo" e sarà " l'Emmanuele, Dio con noi" pone un collegamento ed un rapporto tra Gesù, Figlio di Dio, e la sua nascita verginale, e cioè con Maria, sua Madre.
Anche l'evangelista Luca, come Matteo, riferisce il concepimento verginale di Gesù nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo (Lc 1,35). Di Gesù Luca ci dice che è il "Figlio dell'Altissimo", "il Santo" e "Figlio di Dio ". Di Maria ci dice che è "piena di Grazia" e che ha trovato "grazia presso Dio". Per questo viene chiamata ad essere la madre di Gesù, figlio di Dio, perché lo Spirito Santo scenderà su di lei. Da Luca la concezione verginale è messa in rapporto immediato con la chiamata di Maria alla maternità divina.
Il vangelo di Giovanni è il vangelo di Maria, madre di Gesù. Da Giovanni Maria viene chiamata "madre" diverse volte. Già nel racconto del miracolo delle nozze di Cana si ha due volte "madre di Gesù" (Gv 2,1-3) ed una volta "la madre" (Gv 2,5). Nella scena del Calvario per cinque volte ritorna il termine "madre". E questo termine viene collegato con quello di "donna" ad indicare che con la madre di Gesù, novella Eva, ha inizio una nuova stirpe. Ai piedi della croce, come alle nozze di Cana, la maternità fisica di Maria nei confronti di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, si allarga alla maternità spirituale, anzi ne diventa il compimento.
In conclusione possiamo affermare che, dai testi biblici, Maria appare veramente ed esplicitamente come la madre del Figlio di Dio che, incarnandosi, viene a salvare I 'umanità, e perciò come la "Madre del Salvatore".

MARIA DISCEPOLA DEL SIGNORE

Il titolo sul quale vogliamo riflettere: "Maria discepola del Signore", mentre mette in evidenza l'importanza ed il valore della "Parola di Dio", come parola di salvezza, invita anche a riflettere sull'impegno del discepolo nell'ascoltare la parola di salvezza e nel viverla nella quotidianità della sua vita. Il fondamento di questo titolo dato alla Madonna è di carattere biblico. Leggiamo infatti nel Vangelo di S. Matteo: "Mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: "Ecco, fuori tua madre e i tuoi fratelli vogliono parlarti". Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? "Poi, stendendo le mani verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre "" (Mt 12,46-50). Per Gesù la relazione di essere suo discepolo e più vicina al suo cuore degli stessi legami familiari. Tale relazione è data dall'impegno di volere fare la volontà del Padre. Per questo, secondo l'insegnamento di Gesù, fare la volontà del Padre è più grande dell'essere sua madre.
S. Agostino, commentando il passo del Vangelo "Chi è mia madre?" (Mc 3,33), così si esprime: "Maria Santissima ha fatto la volontà del Padre e per Lei è cosa più grande e più gioiosa essere stata discepola di Cristo che essere sua madre" (Disc. 25,7).
La figura di Maria, come discepola di Cristo, viene meglio delineata dall'evangelista Luca. Egli, infatti, dopo aver ritratto Maria come Madre del Figlio di Dio incarnato, presenta Maria come vera discepola del Signore. L'episodio di Maria e i fratelli che vogliono parlare a Gesù, che abbiamo riportato sopra, dall'evangelista Luca viene posto subito dopo aver narrato la parabola del seminatore e del seme che cade su differenti tipi di terreno. Con questo accostamento S. Luca vuole far capire che l'episodio deve essere illuminato dalla parabola che lo precede. Tanto più che la conclusione di Gesù è l'affermazione categorica che da Luca viene posta in modo positivo e non in forma interrogativa: "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21).
Sempre S. Agostino, nel commento a questo brano, dice: "Per questo Maria era beata, perché prima di darlo alla luce portò in seno il suo Maestro. Vedi se quel che dico non è vero. Mentre il Signore passava seguito dalla folla e compiva miracoli, una donna disse: "Beato il grembo che ti ha portato", e il Signore, perché non si stesse a cercare la beatitudine nella carne, cosa ha risposto? "Beati, piuttosto, coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano" (Lc 11,27-28). Dunque, per questo è beata Maria, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata. Ha custodito più la verità nella mente che la carne nel grembo. La verità è Cristo, la carne è Cristo. É verità Cristo nella mente di Maria, carne è Cristo nel seno di Maria. É più ciò che vive nella mente che ciò che è portato nel seno". (Disc. 25,7).
La caratteristica di Maria come discepola del Signore emerge nel racconto dell'annunciazione di Gesù: "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto"(Lc 1,38). Queste parole di Maria sono la conseguenza dell'ascolto che è la qualità principale del discepolo. Maria ha ascoltato l'angelo, ha interiorizzato quanto ha ascoltato, e si è resa disponibile a fare la volontà di Dio.
Il vero discepolo, ci ha detto Gesù, è colui che ascolta e pratica la parola di Dio. Maria ha ascoltato e vissuto la parola di Dio. Maria, discepola del Signore, può e deve essere considerata come la prima che nel cristianesimo ha vissuto la beatitudine proclamata da Cristo: "Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 11,27).
Per il fatto che Maria è la prima di coloro che hanno vissuto la beatitudine dell'ascolto e della pratica della parola di Dio, essa diventa il prototipo e il modello di tutti i discepoli del Signore, che, per essere veramente tali, devono ascoltare la sua parola e farne tesoro per la vita.

MARIA SOCIA DEL REDENTORE

Vogliamo ora comprendere il significato della terza affermazione: "Maria socia del Redentore ". Questo titolo, nonostante la perplessità avanzata dalla teologia protestante, ha, come i due precedenti, profonde radici bibliche. Maria, infatti, risulta concretamente associata a Cristo dall'inizio del suo avvento salvifico fino al Calvario e all'evento pasquale. Con il "fiat" detto all' angelo nell'annunciazione, Maria disse il "Si" all'incarnazione del Figlio di Dio e con il "fiat" del Calvario Maria acconsentì al sacrificio redentore del suo Figlio. Dice René Laurentin: "Presso la croce, come nell'annunciazione, l'attività di Maria è essenzialmente un "consenso" in cui sono impegnati la sua fede ed il suo amore. Nell'incarnazione: consenso alla vita, quella vita umana che Ella dà a suo Figlio; nella redenzione: consenso alla morte, quella umana che Cristo doveva soffrire (cfr. Lc 1,38) per riscattare il mondo. Ma questi due consensi non sono in realtà che uno solo e medesimo consenso: il "fiat" dell'annunciazione che riguarda incondizionatamente tutto ciò che si sarebbe compiuto" (R. Laurentin: La Vergine Maria. Mariologia post-conciliare).
Il "fiat" pronunciato da Maria la associa a Cristo Salvatore nell' opera della salvezza del genere umano, in modo universale, integrale e totalmente dipendente. L'associazione di Maria a Cristo è universale nel tempo, in quanto si estende a tutto l'arco della salvezza, dal protovangelo alla fine dei secoli. Maria, infatti, è unita a Cristo suo figlio, in forza della sua maternità fisica per il grande fine della redenzione dell'uomo. Anche se non strettamente necessaria alla salvezza, Maria ha avuto un ruolo vero e reale per la realizzazione del sacrificio redentivo. Ci dice a questo proposito il Concilio Vaticano II "Volle il Padre delle misericordie, che l'accettazione della predestinata madre precedesse l'incarnazione, perché così, come la donna aveva contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita" (LG 56). "Maria consacrò se stessa alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di Lui e con Lui. Non fu, quindi, uno strumento passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza dell'uomo con fede libera e obbediente... Questa disponibilità al piano della salvezza si realizza concretamente nella sua associazione ai misteri dell'infanzia - Concezione verginale, visita ad Elisabetta, nascita, presentazione al tempio, ritrovamento di Gesù - (LG 57) e ai misteri della vita pubblica - nozze di Cana, predicazione del Signore, Calvario. Vicino alla croce Maria se ne stette, soffrendo profondamente ed associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima" (LG 58). "Tale associazione, secondo il Concilio, è continuata fino alla Pentecoste, quando c'era anche Maria implorante con la sua preghiera il dono dello Spirito Santo, che l'aveva ricoperta nell'annunciazione" (LG 59). E continua ancora con l'assunzione gloriosa e con la vita celeste di Maria che "assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci le grazie della salvezza eterna" (LG 62).
L'associazione di Maria a Cristo redentore è universale nel tempo, ma è anche integrale. Difatti Maria collabora alla salvezza in ordine a tutti i redenti e per la salvezza tutta intera. Dice il Concilio Vaticano II: "Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del suo Figlio ancora peregrinanti e posti in mezzo ai pericoli ed affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la Beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, consolatrice, soccorritrice, mediatrice.. Il che, però, va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e all'efficacia di Cristo mediatore" (LG 62). Infatti la mediazione di Maria "sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l'immediato contatto dei credenti con Cristo. Anzi lo facilita" (LG 60). Di conseguenza la mediazione di Maria, come quella dei santi, non è che una partecipazione della mediazione di Cristo e ne manifesta I'efficacia.

 

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Inserito Mercoledi 21 Novembre 2018, alle ore 9:09:29 da latheotokos
 
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