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  La Vergine Maria nei testi liturgici della Comunione Anglicana 
Ecumenismo

Un approfondimento di Roger Greenacre in La Theotokos nel dialogo ecumenico, Rivista Liturgica  85 (1998) n. 2-3, pp. 221-240.



Si può dire, a rischio di un'eccessiva semplificazione, che la prima fase della Riforma inglese sotto Enrico VIII (1509-1547) non comportò cambiamenti nel settore liturgico. La sua contesa con Roma doveva mandare in pezzi la comunione tra la Chiesa inglese e la sede romana, allorquando egli si dichiarò capo supremo della Chiesa d'Inghilterra; e questo fu per lui non un semplice titolo onorifico ma una sinistra e tirannica realtà. Egli, infatti, combinò insieme un forte antipapismo (sebbene la sua precedente fedeltà a Roma e il suo fiero rifiuto della dottrina sui sacramenti di Lutero gli avessero meritato il titolo di fidei defensor da parte di un papa riconoscente) con una visione della religione molto conservatrice e con una forte opposizione al protestantesimo. Fu soprattutto il suo bisogno di denaro che lo portò a sopprimere gli ordini religiosi e a spogliare cappelle e santuari (tra i quali quello della Madonna di Walsinghám); ma c'erano tra i suoi vescovi molti che, sotto l'influsso di Erasmo, erano favorevoli ad alcune riforme, particolarmente circa il culto dei santi. Altri suoi vescovi (e soprattutto Thomas Crammer, arcivescovo di Canterbury) erano stati interamente conquistati alle dottrine protestanti, ma erano obbligati a tenerle per lo più per sé, per non incorrere nella pericolosa ostilità del re. Verso la fine del suo regno il re permise alcuni cauti cambiamenti nella liturgia, tra i quali una Litania in inglese, da cantarsi in processione prima della Messa Grande (in latino) delle domeniche. Questa Litania era opera dell'arcivescovo Thomas Cranmer ed è sostanzialmente la stessa che apparve più tardi nell'English Prayer Book; nella sua versione del 1544 essa conteneva le seguenti tre proposizioni:
Santa Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, prega per noi;
Voi tutti santi angeli e arcangeli e santi ordini degli spiriti beati, pregate per noi;
Voi tutti santi patriarchi, profeti, apostoli, martiri, confessori e vergini e tutti voi della beata schiera del cielo, pregate per noi!

1. RIFORME DEL XVI SECOLO

A Enrico VIII successe il figlio Edoardo VI (1547-1553), che quando salì al trono aveva solo nove anni. Durante il suo regno il partito protestante prevalse del tutto sia nella Chiesa che nello Stato. Furono tosto introdotti dei cambiamenti liturgici, il cui artefice fu l'arcivescovo Cranmer, un liturgista di non mediocri capacità e un autentico genio nel tradurre dal latino all'inglese. Il primo Book of Common Prayer (un unico libro che raccoglieva insieme Messale, Breviario, Rituale e Pontificale) fu pubblicato nel 1549 e fu (almeno a prima vista) relativamente conservatore. In considerazione dello scopo che attualmente ci prefiggiamo dobbiamo limitare la nostra analisi di tale nuova liturgia al posto che vi occupa la beata Vergine e rilevare i seguenti aspetti.
• Il Calendario registra solo le maggiori feste. Sebbene vi siano mantenute la "Purificazione di Santa Maria la Vergine" e la "Annunciazione della Vergine Maria", l'Assunzione e tutte le altre feste di Maria sono scomparse.
Preghiere delta sera: Si prescrive che il Magnificat sia quotidianamente recitato o cantato, durante l'ufficio del vespri.
• Le Litanie sono praticamente identiche a quelle pubblicate nel 1544 durante il precedente regno, ma le tre invocazioni e le loro risposte Prega per noi sono state rimosse. D'ora in poi non si troverà più alcuna diretta invocazione del santi nei testi liturgici ufficiali - e obbligatori - della Chiesa d'Inghilterra. Chiaramente, da allora l'Ave Maria fu eliminata anche dai libri autorizzati per la devozione personale.
• Nella Preghiera eucaristica l'intercessione comprende non solo la menzione dei vivi, ma anche quella dei morti e dei santi che sono già nella gloria, con queste parole: «E qui noi ti rendiamo altissima lode e copiosi ringraziamenti per la meravigliosa grazia e virtù, manifestatesi in tutti i tuoi santi fin dall'inizio del mondo: e principalmente nella gloriosa e beatissima Vergine Maria, Madre del tuo Figlio Gesù Cristo nostro Signore e Dio, e nei santi patriarchi, profeti, apostoli e martiri, i cui esempi, o Signore, e fermezza nella fede in te e nell'osservanza dei tuoi santi comandamenti, concedici di seguire. Noi affidiamo alla tua clemenza, o Signore, tutti gli altri tuoi servi che sono dipartiti da noi nel segno della fede e ora riposano nel sonno della pace. Concedi loro, ti supplichiamo, la tua pietà e pace senza fine, e che, nel giorno della risurrezione universale, noi e quelli che partecipano del mistico corpo di tuo Figlio possiamo tutti insieme stare alla sua destra e udire quella sua gioiosissima voce che dice: "Venite a me....».
Nel 1552 il primo Prayer Book fu rimpiazzato dal secondo, che fu l'espressione di un protestantesimo duro e intransigente. Forse l'intenzione di Cranmer era stata per tutto il tempo di procedere a tappe, ma la breve vita del Prayer Book del 1549 fu causata non solo dalle vigorose critiche di certi protestanti stranieri che si erano rifugiati in Inghilterra in quel periodo - tra i quali John Laski, un nobile polacco - ma dal fatto che alcuni dei vescovi dalla mentalità più filocattolica tentavano di addurre questa liturgia in difesa della dottrina tradizionale. Se confrontiamo il secondo Prayer Book con il primo, troviamo:
• Nel Calendario non c'è alcun cambiamento riguardo alle feste dl Maria.
• Nei vespri, benché il Magnificat sia mantenuto, è permesso l'uso alternativo di un cantico (il salmo 98).
• L'intercessione nella Liturgia eucaristica è ora una preghiera per tutti i gradi della Chiesa di Cristo che milita quì in terra e non contiene più né un ringraziamento per i santi, né una preghiera per i defunti.
Edoardo mori nel 1553 all'età di 15 anni e gli successe la sorellastra Maria I (1553-1558), che non solo abolì tutti i libri per il servizio liturgico in inglese ma, nel giro di appena un anno, fu in grado di vedere la Chiesa e la nazione inglesi riconciliate con Roma. Ma ciò non doveva durare molto a lungo in quanto la stessa Maria moriva, senza discendenti, quattro anni dopo. La nuova sovrana fu Elisabetta I(1558-1603), sorellastra sia di Edoardo VI che di Maria I. Donna scaltra, ostinata e intelligente, essa avrebbe favorito un ritorno a qualcosa di molto simile alla situazione religiosa che c'era alla morte di suo padre o nei primi anni di regno di suo fratello, ma fu costretta ad accettare una soluzione più protestante di quanto indicassero le sue preferenze. Fu di fatto ripristinato il secondo Prayer Book di Edoardo VI piuttosto che il primo, anche se con numerosi e significativi cambiamenti, per renderlo meno offensivo verso i suoi sudditi filocattolici. Nel 1561 fu promulgato un nuovo Calendario, che faceva distinzione tra i «Red Letter Days» (giorni stampati con caratteri in rosso), che comportavano una completa osservanza liturgica, e i «Black Letter Days» (giorni stampati in nero) per i quali non veniva fornito alcun testo liturgico di sorta. Tuttavia la lista del giorni in lettere nere comprendeva tre feste mariane: la Visitazione (2 luglio), la Natività (8 settembre) e la Concezione (8 dicembre: non descritta come "immacolata" sia qui che nel Calendario medievale della Chiesa inglese). La loro presenza aveva allora una importanza piccola, ma dovevano più tardi averne molta in quanto fornirono l'occasione perche venissero osservate e finissero così per stimolare la devozione mariana. Questo nuovo Calendario rimase sostanzialmente lo stesso fino al XX secolo. L'Assunzione restò, comunque, esclusa da tutti questi calendari, mantenendo solo un vago punto di appoggio nella tradizione anglicana dal fatto di essere stata conservata nel Calendario dell'università di Oxford. Prima di passare agli ulteriori cambiamenti avvenuti nei testi liturgici del XVII secolo, è opportuno fare un bilancio, sotto l'aspetto sia positivo che negativo, di quanto e avvenuto fino a questo punto. Per quanto riguarda gli aspetti negativi dobbiamo rilevare le orge iconoclastiche (già anticipate dalla distruzione sotto Enrico VIII degli altari e delle immagini, che si riteneva avessero portato a forme di venerazione di carattere superstizioso); questa guerra iconoclasta si estese nel paese sotto Edoardo VI e poi ancora con Elisabetta I e si rinnovò fino a essere portata a compimento nel XVII secolo, durante la guerra civile tra Carlo I e il parlamento. Dobbiamo anche segnalare la soppressione del pellegrinaggi e il bando dei rosari, la rimozione dell'Ave Maria (persino dai libri autorizzati per la devozione privata) e, infine, la progressiva eliminazione dei riferimenti mariani dalla liturgia anglicana. Come aspetto positivo segnaliamo il fatto che vestigia e ricordi della devozione mariana non furono in nessun tempo assenti dalla Chiesa d'Inghilterra. Cattedrali, collegi e cappelle mantennero la loro dedicazione alla Vergine santa Maria; alcune statue (sebbene quasi tutte ubicate all'esterno piuttosto che all'interno degli edifici) furono mantenute, per esempio a Eton, a Winchester e al New College di Oxford, e in molte chiese si tollerò che restassero le vetrate delle finestre permettendo così che un certo tipo di icone mariane si imprimesse, consciamente o inconsciamente, nei fedeli. Uno dei capi del Movimento di Oxford del secolo XIX, John Keble, doveva riconoscere la forte influenza che ebbero sulla sua mente e sulla sua immaginazione le vetrate della chiesa di Fairford, dove egli da ragazzo prendeva parte al servizi religiosi. A tutte queste cose si deve aggiungere l'uso del Magnificat durante l'ufficio del vespri e tutti gli altri riferimenti mariani della liturgia, specialmente nel giorno di Natale e nelle feste della Purificazione e Annunciazione. Persino nel Book of Homilies (una raccolta di testi autorizzati a essere letti al posto della predica in quelle chiese dove I ministri «non avevano il dono di predicare in un modo sufficientemente adatto per istruire la gente» - scritte nel XVI secolo sotto un influsso marcatamente protestante e antiromano - possiamo trovare rfferimenti a Maria come, per esempio, nell'espressione «questa nobilissima e virtuosissima Signora». È importante che io fornisca un quadro spassionato. Non sto affatto tentando di illudere il lettore inducendolo a pensare che la beata Vergine abbia mantenuto il dovuto e appropriato onore nella Chiesa d'Inghilterra in quei tempi: sto invece tentando di aiutare a capire come una certa ricchezza di devozione mariana poté più tardi essere reintrodotta nella Chiesa d'Inghilterra perché - sebbene l'albero della dottrina e della devozione cattolica sembrasse essere stato reciso fino alle radici nel secolo XVI - c'era abbastanza linfa in quelle radici tanto da permettere a una genuina pietà mariana di spuntare dallo spoglio e freddo terreno per produrre frutto, appena un clima meno rigido fosse prevalso.

2. I "TEOLOGI CAROLINI" DEL SECOLO XVII

E difatti il XVII secolo doveva vedere la nascita di un sorprendente movimento che era congiuntamente e contemporaneamente una reazione contro il calvinismo e un ritorno a idee più cattoliche. La rinascita dell'High Church con i cosiddetti teologi carolini (Caroline Divines: teologi che fiorirono durante i regni di Carlo I [1625-1649] e Carlo II [1660-1685]) era stata resa possibile non solo per mezzo del lavoro da pioniere di un teologo realmente geniale, Richard Hooker (c. 1554-1600), che può veramente essere chiamato «il padre dell'anglicanesimo», ma dal fatto che fin dall'inizio gli autorevoli documenti che stavano alla base dell'anglicanesimo si erano appellati non alla «Scriptura sola», ma alla sovrana autorità della Scrittura secondo l'interpretazione dei simboli della fede2, delle definizioni dei primi concili e del consenso dei Padri. Sarebbe pericolosamente sviante asserire che i teologi carolini abbiano formato un gruppo omogeneo con un'identica piattaforma teologica; si può comunque affermare con sicurezza che essi erano tutti profondamente sotto l'influsso patristico; guardavano ai Padri greci altrettanto (se non di più) che ai Padri latini, e il loro centro d'interesse non si concentrava più  esclusivamente sulla dottrina della salvezza e sulle controversie riguardanti la grazia, la giustificazione e la predestinazione, ma si era spostato sulla dottrina dell'incarnazione. Si può anche dire che il loro approccio alle questioni era meno schematico dei loro predecessori del secolo XVI: era devoto, sacramentale, pieno d'immaginazione e dava precedenza all'immagine piuttosto che al concetto. C'erano tra di loro degli insigni poeti (come John Donne e George Herbert), come pure dei grandi predicatori e teologi. Il XVII secolo vide anche una rinascita dello splendore liturgico, e fu questo che suscitò sensibilmente la furia dei puritani; una delle accuse a carico di William Laud (l'arcivescovo di Canterbury che fu giustiziato nel 1645, durante le guerra civile) fu il nuovo portico barocco eretto sotto la sua influenza all'esterno della chiesa di Santa Maria Vergine dell'università di Oxford, con la statua della Vergine incoronata. La beata Vergine cominciò a essere onorata pubblicamente di più nel secolo XVII, nella Chiesa d'Inghilterra: degne di nota alcune prediche fatte in occasione del Natale, della Purificazione e dell'Annunciazione da parte di alcuni dei grandi predicatori di tale periodo. Ma sebbene molti di costoro non esitassero a parlare di lei come della Madonna, come Madre di Dio, come Sempre Vergine, Seconda Eva, e persino come Stella del Mare, a esaltarne la fede e l'obbedienza come un modello da imitarsi da parte di tutti i cristiani, e a deplorare ciò che essi vedevano come un'irriverenza dei puritani ("quando nostro Signore è ferito attraverso la Madonna", come disse uno di loro, Mark Frank, in un sermone dell'Annunciazione), pur tuttavia essi consideravano ancora contraria alla sacra Scrittura e all'insegnamento primitivo qualsiasi invocazione diretta della Madonna, come nel caso dell'Ave Maria. Solo due di loro furono in grado di superare questa grave limitazione, che doveva agire come un forte freno sulla devozione mariana: Herbert Thomdike (prebendario di Westminster) e William Forbes, vescovo di Edimburgo. Thorndike fece un'importante distinzione fra tre tipi di preghiera usati per onorare i santi. Prima di tutto ci sono le preghiere indirizzate a Dio, per chiedergli di ascoltare le preghiere dei santi a nostro vantaggio; secondariamente quelle indirizzate ai santi affinché essi preghino per noi; in terzo luogo quelle che cercano di ottenere dai santi ciò che solo Dio può dare. Egli approva e raccomanda le preghiere del primo tipo (anche se questa pratica, a volte chiamata "complecazione", non si trovi in alcun testo liturgico anglicano di quel tempo); condanna energicamente quelle del terzo; discute di quelle del secondo tipo abbastanza lungamente, senza però essere capace di raccomandarle o condannarle. Il vescovo Forbes, d'altro canto, si sente in grado di accettare quelle del secondo tipo (la richiesta ai santi di pregare per noi), descrivendola come «antichissima consuetudine accettata nella Chiesa universale, sia greca che latina». È pure degno di nota che un libro di preghiere private, Preces privatae, composte dal santo e autorevole Lancelot Andrewes (vescovo successivamente di Chichester, Ely e Winchester), contenga una frase che e direttamente presa dalla liturgia bizantina: «Commemorando la tutta santa, immacolata, più che beata Madre di Dio e sempre vergine Maria, con tutti i santi, affidiamoci, noi stessi e a vicenda, e tutta la nostra vita a Cristo Dio....». Rimanendo ancora nel XVII secolo, è necessario ricordare due revisioni del Prayer Book di tale secolo. La prima di queste fu la liturgia scozzese del 1637: il re Giacomo VI di Scozia, che divenne Giacomo I d'Inghilterra nel 1603, aveva già ripristinato l'episcopato in quella che era stata allora la Chiesa presbiteriana di Scozia; suo figlio Carlo I proseguì in tale direzione tentando di imporre in Scozia un Prayer Book. Questo non era l'usuale Prayer Book inglese, ma uno che, sotto molti aspetti, segnava un ritorno al carattere più cattolico del primo libro di Edoardo VI del 1549. Ho da fare ire considerazioni su di esso:
• In primo luogo, la sua pubblicazione provocò dei tumulti che portarono a una insurrezione in Scozia. Questa condusse all'abolizione non solo di questa liturgia, ma dello stesso episcopato e, a sua volta, affrettò l'esplosione della guerra civile in Inghilterra nel 1642, fino al crollo dell'anglicanesimo in Inghilterra e alla restaurazione della monarchia sotto Carlo II nel 1660.
• Secondariamente, la pubblicazione di una liturgia scozzese segna l'inizio del principio che 1a liturgia inglese non è strettamente obbligatoria in altri paesi, ma che, come si direbbe oggi, ogni Chiesa autonoma della Comunione anglicana può liberamente autorizzare una sua liturgia. Negli anni Trenta del XVII secolo erano i vescovi scozzesi a insistere che la Scozia dovesse avere il suo proprio libro e non semplicemente adottare il libro inglese.
• In terzo luogo, questa liturgia scozzese, sebbene condannata al fallimento quasi fin dal momento della sua nascita, doveva avere una considerevole influenza sulla riforma del Prayer Book inglese del 1662 e nelle successive liturgie scozzesi e americane. In considerazione del nostro intento attuale e importante notare che nelle Intercessioni del rito eucaristico una commemorazione dei santi, omessa nel 1552, fu ripristinata, anche se non vi si menzionava la beata Vergine Maria.
Ritornando ora alla revisione inglese del 1662, sempre riguardo alla liturgia ufficiale della Chiesa d'Inghilterra (in quanto tutti i nuovi riti sono, strettamente parlando, dei services «alternativi», noi dobbiamo ancora notare - in considerazione del nostro attuale intento - il rinvenimento di una versione della commemorazione dei santi (anche se abbreviata) nella liturgia scozzese e - in un nuovo elenco di Letture proprie - la descrizione della festa dell'Annunciazione come la «Annunciazione della Madonna»: si tratta del primo uso ufficialmente autorizzato di tale titolo in un libro di preghiera anglicano. La seconda metà del XVII secolo e poi il XVIII videro un attacco furioso verso le Chiese sorte - o fortemente influenzate - dalla Riforma, da parte del sociniani o delle idee unitariane. I presbiteriani inglesi - che a un certo punto (proprio all'inizio della guerra civile, dopo l'abolizione del Prayer Book e dell'episcopato) sembrava che si stessero avviando a prendere il posto degli anglicani e che, sebbene ora più deboli, avevano ancor sempre una funzione predominante nella resistenza all'anglicanesimo opponendosi sia alla restaurazione della monarchia che al ripristino dello stesso anglicanesimo - negli anni successivi al 1660 si trovarono gradualmente e in modo sempre pin grave indeboliti dall'irruzione tra le loro file degli unitariani. Alcuni dei più razionalisti o «latitudinarian» [partigiani della tolleranza religiosa e del liberalismo teologico in seno alla Chiesa anglicana, NdT] tra il clero anglicano furono parimenti attratti dalla idee unitariane. Fu comunque la forte accentuazione del mistero della santa Trinità e della dottrina dell'incarnazione nel Book of Common Prayer (alcuni esempi di ciò furono - tanto per citarne alcuni - la costante ripetizione del Gloria Patri, l'uso del Simbolo apostolico e ancora - in qualche festa - del Quiqumque vult nell'ufficio quotidiano e del Simbolo niceno nel culto eucaristico, il mantenimento del Te Deum e del Gloria in excelsis e la notevole considerazione, nel Calendario, della domenica della Santissima Trinità e delle domeniche che la seguono) che resero difficile il radicamento delle idee unitariane in seno all'anglicanesimo e fecero si che fosse impossibile ignorare completamente il ruolo della beata Vergine Maria nell'economia della salvezza. Nel secolo XVIII la tradizione cattolica nella Chiesa d'Inghilterra, che nel secolo precedente era sembrato fiorisse, fu seriamente indebolita dallo scisma dei «Nonjurors»; quei vescovi e preti (e i loro Seguaci) che, per aver portato alle estreme conseguenze la dottrina legittimista del potere regale, si dichiararono incapaci di giurare fedeltà a Guglielmo e a Maria II nel 1689 (dopo la deposizione e la fuga del re cattolico romano Giacomo II, al quale essi ritenevano di essere ancora legati dai giuramenti di obbedienza a lui prestati), provocando così la loro deposizione dalle rispettive cariche. Alcuni di questi Nonjurors diedero origine a delle liturgie che si rifacevano al Prayer Book del 1549 e persino ai riti della Chiesa d'Oriente, ma nella Chiesa d'Inghilterra ufficiale non solo non vi fu alcun cambiamento nella liturgia, ma si registrò un periodo di ristagno liturgico e di decadenza. Solo un fenomeno merita essere qui ricordato e unicamente per l'insita promessa di un suo successivo sviluppo, vale a dire la crescente popolarità degli inni, e del loro canto, anche se inizialmente erano limitati a quelli in uso presso la tradizione evangelica dell'anglicanesimo, presso i metodisti e gli altri protestanti nonconformisti.

3. IL MOVIMENTO DI OXFORD E IL SECOLO XX

Quando prendiamo in considerazione il Movimento di Oxford - conosciuto anche come Movimento trattariano o della Rinascita cattolica - che iniziò a Oxford negli anni Trenta del XIX secolo, ci troviamo davanti a un paradosso. Il movimento all'inizio affermava vigorosamente che non stava facendo delle innovazioni, che dava semplicemente nuova vita a una tradizione che era stata splendidamente promossa dal teologi carolini e dai "Nonjurors", ma che più recentemente era stata dimenticata. Questo spiega la forte accentuazione antiromana di quel periodo iniziale, in parte genuina e in parte motivata dall'intento di autodifendersi di fronte alle accuse di "papismo". Ciò spiega pure la loro determinazione di praticare una stretta conformità al testo e alle rubriche del Common Prayer Book del 1662 (rimettendo, per esempio, in pratica la recita pubblica dell'ufficio quotidiano) e di dare una interpretazione per quanto possibile cattolica a tale libro. Comunque, divenendo sempre pin consapevoli dei suoi limiti e difetti essi non poterono più definirlo, come facevano alcuni degli alti dignitari ecclesiastici dalla mentalità più antiquata, "il più perfetto della terra", ma si riferivano piuttosto a esso soltanto come a «briciole cadute dalla tavola degli apostoli». Essi giunsero pure ad apprezzare le ricchezze del Breviario e a integrare l'ufficio del Prayer Book recitando gli uffici del Breviario. I più lo facevano privatamente, ma era fatto pubblicamente da John Henry Newman e dal suo piccolo gruppo di discepoli a Littlemore. Ma a questo punto avvenne un cambiamento significativo. Per tutto il tempo che rimase nella Chiesa d'Inghilterra, Newman si senti in dovere o di omettere ogni preghiera o antifona indirizzate direttamente alla Madonna e ai santi, o almeno di cambiare Ora pro nobis in Oret pro nobis. È interessante rilevare che fu uno del più cauti e moderati dei primi trattariani, John Keble, che per primo difese l'uso dell'Ave Maria in un poema del 1846 intitolato (significativamente) Mother Out of Sight: «Therefore as kneeling day by day / We to our Father duteous pray, / So unforbidden may we speak / An Ave to Christ's Mother meek: / (As children with "good morrow" come / To elders in some happy home) / Inviting so the saintly host above / With our unworthiness to pray in love»3. Da questi cauti inizi noi possiamo individuare una graduate crescita di sensibilità mariana, di riflessione teologica e di devozione. I fattori che contribuirono a questo sviluppo sono i seguenti:
1. I trattariani e i loro discepoli, come già i teologi carolini, ebbero un approccio alla fede non schematico, ma poetico e sacramentale. Il Movimento trattariano registrò un incremento dall'essere collegato con il Movimento romantico e con la rivalutazione del gotico e la sua idealizzazione dell'epoca medievale, avvenute nel MX secolo. Era impossibile ignorare il ruolo della Madonna nell'arte medievale e così nelle opere artistiche religiose degli ultimi anni del XIX secolo essa cominciò a essere sempre più rappresentata nelle vetrate colorate, nei mosaici e nelle sculture. Non occorre che sottolinei quanto sia importante un certo tipo di rappresentazione delle icone per la vita di culto della comunità cristiana.
2. L'appellarsi della High Church alla Chiesa primitiva spesso finiva con l'arrestarsi al IV concilio ecumenico di Calcedonia del 451. Ai trattariani e ai loro successori ciò pareva innaturalmente restrittivo, e nei loro criteri essi puntavano al consenso della Chiesa indivisa, quella - come l'intendevano loro - che esprimeva la comune tradizione dell'Oriente greco e dell'Occidente latino, fino alla loro tragica separazione. Cosi lord Halifax, un discepolo del dottor Pusey e del dottor Liddon, che aveva una ferma - in quanto schietta - comprensione degli elementi essenziali della fede, poteva scrivere a un laico come lui: «Quando divenni più anziano e fui portato a confrontarmi con il fatto che i cristiani erano divisi in materia di fede, non credo di essermi chiesto se questo o quello riscuotesse l'approvazione della mia valutazione, o quale potesse sembrare di essere l'opinione più probabile, ma mi sforzavo dl accertarmi ciò che la Chiesa intera avesse insegnato in materia, quali cose fossero di fede, quali - per quanto buone e vere in se stesse - fossero solo delle opinioni, e quali - in riferimento a queste ultime - erano state generalmente credute e praticate da parte della Chiesa; e dove trovavo che la Chiesa si era definitivamente pronunciata o che questo o quello era generalmente accettato come norma della Chiesa, lì, per quanto mi riguardava, la questione era chiusa». Di fronte a una simile professione di fede, noi possiamo capire, non solo il forte impegno di lord Halifax per la causa dell'unità dei cristiani, ma anche il fatto che all'inizio del XX secolo egli sia diventato presidente di una delle prime società mariane della Chiesa d'Inghilterra e, molto più tardi, nella sua età più avanzata, un tutore del restaurato santuario della Madonna di Walsingham.
3. L'aumento d'interesse verso il Breviario non andò disgiunto dal ristabilimento della vita religiosa consacrata, sia del ramo maschile che di quello femminile, nella Chiesa d'Inghilterra, vigorosamente incoraggiato dai primi trattariani, in modo particolare Newman e Pusey. Lo sviluppo della vita regolare comportò sempre una accentuata vita liturgica e la recita comunitaria dell'ufficio, con la sostituzione e l'integrazione di entrambi gli uffici anglicani del mattutino e dei vespri con quelli del Breviario. Non penso che sia accidentale che la prima congregazione femminile (che ancora esiste), fondata nel 1848, abbia preso il nome di The Community of St. Mary the Virgin.
4. I primi trattariani non erano particolarmente interessati a valorizzare le cerimonie liturgiche: il loro atteggiamento nei riguardi della rivalutazione dei paramenti liturgici in uso per le cerimonie eucaristiche era molto misurato ed erano contrari ad andare oltre a ciò che il Book of Common Prayer prescriveva. I loro successori, spesso chiamati "ritualisti", portarono le cose molto avanti nel settore. Il più delle volte erano dei parroci zelanti e fortemente impegnati, spesso operanti nei più poveri quartieri delle grandi città, che avvertivano pastoralmente essenziale tradurre l'insegnamento dei trattariani, per esempio circa l'eucaristia, in manifestazioni esterne e ben visibili. Essi cominciarono pure a ripristinare la celebrazione quotidiana dell'eucaristia e così si imbatterono nella necessità di reperire i Propri da usare nei giorni di quei santi "in caratteri neri" (comprese la Visitazione, la Natività e la Concezione della Madonna) che dovevano incontrare nel Calendario del Prayer Book ma per i quali non erano stati provveduti i testi liturgici. La loro soluzione fu o di prendere "in prestito" del materiale tratto dai riti latini medievali o moderni, oppure - in uno stadio posteriore - di persuadere qualche vescovo, fra i più simpatizzanti, ad autorizzare collette e letture da usarsi nelle loro diocesi.
5. All'inizio i trattariani erano ugualmente reticenti circa l'uso degli inni, ma in un tempo relativamente breve si scoprirono affascinati dalla bellezza e dalle ricchezze delle sequenze latine e dagli inni del Breviario e persino Newman tentò di tradurne alcuni. Nel XVI secolo Cranmer aveva confessato di non aver alcun talento a tradurre testi poetici, anche se noi oggi lo onoriamo come brillante traduttore della prosa latina, e ciò può spiegare perché solo un inno in versi, il Veni Creator, si trovi nel Prayer Book. Ciò che Cranmer fu per la prosa latina, John Mason Neale (1818-1866), principale rappresentante di Cambridge all'interno del Movimento di Oxford, doveva diventarlo per la poesia latina e persino di quella greca, e oggi i nostri libri di inni sono pieni delle sue traduzioni di inni greci e latini. Molti di questi finiranno nel The Hymnal Noted del 1852 e nel più rinomato Hymns Ancient and Modern, pubblicato per la prima volta nel 1861. Ma fu la pubblicazione del The English Hymnal nel 1906 che doveva provocare la controversia più accesa, poiché fu in questo libro che apparve per la prima volta una traduzione inglese dell'Ave maris stella. Questo libro di inni e il suo successore New English Hymnal, pubblicato per la prima volta nel 1986, contengono non solo l'Ave maris stella; Quem terra, pontus, aethera; O glontosa foemina e Stabat mater dolorosa, ma anche un certo numero di inni più moderni composti in inglese e un sorprendente inno composto nel XVII secolo dal vescovo Thomas Ken, contenente un verso che allude all'Assunzione: «Heaven with transcendent joys her entrance graced, / Next to his throne her Son his Mother placed; / And here below, now she's of heaven possest, / All generations are to call her blest»4. La Chiesa d'Inghilterra, a differenza di alcune altre Chiese della Comunione anglicana, non ha mai autorizzato ufficialmente un qualsivoglia libro di inni, ma non c'è alcun dubbio che il canto degli inni nelle celebrazioni provochi una profonda impressione in coloro che li cantano (grande quanto le parole della stessa liturgia, se non ancor più grande). Nel XX secolo era diventato presto chiaro che i vecchi otri del Prayer Book del 1662 stavano scoppiando sotto l'influenza di tanto vino nuovo e che una revisione liturgica era necessaria. L'influsso dei trattariani non era l'unico in azione; qui quasi ognuno avvertiva la necessità di un certo accorciamento delle celebrazioni e di un adattamento alla cambiata situazione del XX secolo, mentre gli anglicani più liberali volevano, per esempio, lasciar cadere l'obbligo della recita del Quicumque vult. Il processo di revisione culminò con il Proposed Prayer Book del 1928, ma a maggioranza, sotto la pressione dell'ostilità dei protestanti, il parlamento britannico rifiutô di concedergli legale autorizzazione, sebbene molti dei vescovi ne tollerassero l'uso o lo incoraggiassero. Questo Prayer Book autorizzava, difatti, I Propri per il 2 luglio (la Visitazione), 1'8 settembre (la Natività) e 1'8 dicembre (la Concezione della Beata Vergine Maria) e includeva un più ricco ringraziamento per i santi (ma senza nominarne nessuno, nemmeno la Madonna) nella liturgia eucaristica. Comunque, una revisione del Prayer Book scozzese, autorizzato nel 1929 (che non aveva bisogno dell'autorizzazione del parlamento, dato che la Chiesa anglicana di Scozia non rappresentava la religione di Stato di quel paese) includeva proprio una preghiera che rendeva grazie per la beata Vergine Maria, per i santi patriarchi, profeti, apostoli, e martin, e per tutti i tuoi giusti servitori e proseguiva chiedendo che noi potessimo esser incoraggiati dal loro esempi, rafforzati dalla loro amicizia, e - questa è la frase importante - aiutati dalle loro preghiere. Ampio spazio richiederebbe la descrizione di tutte le revisioni liturgiche che hanno avuto luogo da allora in tutte le Chiese della Comunione anglicana. Ma prima di proseguire, illustrando le Liturgie che sono attualmente in uso o in via di autorizzazione nella Comunione anglicana, devo fare una breve relazione sulla Conferenza di Lambeth (l'assemblea di tutti i vescovi della Comunione anglicana) del 1958, che - all'inizio dell'attuale periodo di revisione liturgica - elencò dapprima un certo numero di caratteristiche che i testi liturgici ufficiali devono avere e che sono considerate essenziali per salvaguardare l'unità della Comunione anglicana" e quindi un certo numero di caratteristiche in quegli stessi testi che sono giudicate «le più efficaci per mantenere la tradizionale caratterizzazione dottrinale della Comunione anglicana per quanto riguarda il culto e la testimonianza. Un punto di questa seconda lista è: «Rendere onore ai santi senza invocarli», intendendo per «invocare» - in questo contesto - il rivolgersi direttamente a loro. 

4. ALTRE CHIESE DELLA COMUNIONE ANGLICANA

Permettetemi ora di tentare una breve analisi del posto riservato alla Madonna nelle liturgie delle altre Chiese della Comunione anglicana prima di ritornare, nella parte finale, all'attuale posizione della Chiesa d'Inghilterra. Nell'edizione del 1996 del The Church of England Year Book sono elencate 37 Chiese e province autonome della Comunione anglicana. Per quanto mi risulta, il 15 agosto si deve trovare nei calendari di Scozia, Galles, Stati Uniti, Australia, Canada, Indie occidentali, Brasile e Papua Nuova Guinea, sebbene con una varietà di titoli e gradi di solennità. Non si deve trovare negli attuali calendari d'Irlanda, Sud Africa o India del Nord (in India il 15 agosto ê festa nazionale). La maggior parte delle Chiese che non osservano il 15 agosto considerano festa principale della Madonna 1'8 settembre. Molte Chiese hanno un prefazio proprio della beata Vergine Maria nell'ordinario dell'eucaristia, ma ci sarà comunque sempre un prefazio di Natale o dell'incarnazione che potrà essere usato nel giorni a lei dedicati. È specificamente previsto di poter menzionare la Madonna nelle preghiere eucaristiche in uso in alcune di queste Chiese e, sebbene ci sia universalmente quasi una grande flessibilità circa I formulari in uso per le preghiere del fedeli, è specificamente disposto che molte di queste debbano concludersi con un ringraziamento ai santi, che possono ovviamente essere nominati. Una delle Chiese più filocattoliche della Comunione anglicana è quella di Papua Nuova Guinea. Il suo Prayer Book ufficiale (pubblicato nel 1991) contiene i testi dell'Ave Maria, dell'Angelus e del Regina Coeli e la sua Colletta per la Dormizione della Beata Vergine Maria (15 agosto) recita come segue: «Signore Iddio, oggi noi ci rallegriamo nella festività della beata Maria. Essa è il modello della tua Chiesa, e ha obbedito alla tua chiamata portando Cristo per la salvezza del mondo. Possano le sue preghiere sostenerci così che noi possiamo condividere con lei la gloria del tuo celeste regno dove Gesù regna con te e con lo Spirito Santo ora e per sempre».

5. LA CHIESA D'INGHILTERRA

Nella Chiesa d'Inghilterra il periodo di prova dei riti liturgici autorizzati in via sperimentale è culminato con la pubblicazione nel 1980 dell'Alternative Service Book (= Asb), cosi chiamato perché non ha rimpiazzato il Prayer Book del 1662 ma coesiste con esso. In questo modo fu permesso alle assemblee più conservatrici di mantenere i vecchi riti in alcune delle loro celebrazioni, o anche in tutte, e - dato che il libro di preghiera di per sé non è stato modificato - si evitò la altrimenti necessaria approvazione dei nuovi riti da parte del parlamento. Lsb conferma il principio, generalmente accettato in tutta la Comunione anglicana, che la Presentazione di Cristo (2 febbraio) e l'Annunciazione (25 marzo) sono in realtà feste di nostro Signore e che perciò deve essere trovato qualche altro giorno da potersi utilizzare come festività principale della Madonna. Nell'Asb tale giorno viene fissato 1'8 settembre e non c'è spazio per il 15 agosto; comunque, c'ê posto per la Visitazione (31 maggio), e Maria viene pure onorata nella IV domenica di Avvento. È stato stabilito un bel prefazio proprio da usarsi nei giorni in cui la si commemora; così esso recita: «ora noi ti rendiamo grazie perché scegliendo la beata Vergine Maria a essere madre di tuo Figlio tu hai esaltato colei che è umile e mite. Il tuo angelo la salutò come la pin grandemente favorita; con tutte le generazioni noi la proclamiamo beata, e con lei ci rallegriamo e magnifichiamo il tuo santo nome». Da quando nel 1980 è stato autorizzato l'Asb, è stata pubblicata una grande quantità di materiale facoltativo supplementare; la maggior parte di questi testi sono «raccomandati» dalla Camera dei vescovi della Chiesa d'Inghilterra: ciò li investe di autorità, ma non dello stesso grado che hanno i libri liturgici ufficiali. Uno di questi libri viene chiamato The Promise of His Glory e contiene del materiale per il periodo che va da Ognissanti alla Candelora. C'è una dotazione di testi particolarmente ricca per la Candelora, ma preferirei attirare l'attenzione del lettore su due altri testi che vi si incontrano. Il primo di questi è una formula da usarsi al Lucernario che può precedere l'ufficio dei vespri. Ecco il testo stabilito per la beata Vergine Maria: «Benedetto sei tu, Signore nostro Dio, re dell'universo: a te sia la gloria e la lode per sempre! Nella grandezza della tua misericordia hai scelto la Vergine Maria perché fosse la madre del tuo unico Figlio. Nella sua obbedienza il giorno della nostra redenzione spuntò quando il tuo Santo Spirito la copri con la sua ombra ed egli presa la nostra carne abitò nell'oscurità del suo grembo. In lei la tua gloria splende come nel roveto ardente, e noi la proclamiamo beata per ogni generazione. Con lei ci rallegriamo per la tua salvezza e meditiamo nei nostri cuori il mistero del tuo amore. Che noi si possa con lei portare nel cuore la penetrante spada del dolore, nella speranza di poter come lei partecipare alla gioia del cielo. E come noi ora uniamo la nostra lode a quelle di lei, benedetta fra tutte le donne, crea in noi un cuore amante e obbediente alla tua volontà, perché tu sei il Signore e per sempre sei il nostro Dio». Il secondo è un testo da usarsi nella 1V domenica di Avvento all'accensione della quarta candela sulla Corona d'Avvento. L'introduzione nelle nostre chiese della Corona d'Avvento e un'usanza che ci è pervenuta dalla Scandinavia e dalla Germania attraverso la tradizione luterana. Il testo è il seguente: «Signore Gesù, luce del mondo, benedetto è Gabriele che portò il lieto annuncio; benedetta è Maria tua e nostra madre. Benedici la tua Chiesa che si prepara al Natale; e benedici noi, figli tuoi, che ardentemente desideriamo la tua venuta». Questo e un testo di particolare rilevanza. Vi si intende che tutta l'assemblea in preghiera dica che Maria è non solo Madre di Cristo ma anche nostra, e lo si afferma ben chiaramente. Un altro volume, che e stato recentemente pubblicato e che ha valore sperimentale, è un libro per l'ufficio divino chiamato Celebrating Common Prayer. È uscito nel 1992 e porta un'introduzione dell'arcivescovo di Canterbury. Sebbene non abbia una formale autorizzazione, molti vescovi ne stanno incoraggiando l'uso per l'ufficio quotidiano. Fornisce un certo numero di testi mariani, comprendenti l'Angelus, il Regina Coeli e la Salve regina. Nel frattempo, il lavoro ufficiale di revisione della liturgia viene portato avanti per mezzo di testi preparati dalla commissione liturgica della Chiesa d'Inghilterra, per essere poi sottoposto all'approvazione del sinodo generale della Chiesa. Nel luglio 1996 sono stati approvati un nuovo Calendario, un nuovo Lezionario e nuove Collette. E importante rilevarvi le implicazioni di quanto sancito circa il posto assegnato alla Madonna. La sua principale festività ora diviene il 15 agosto, ma il giorno viene chiamato semplicemente The Blessed Virgin Mary, senza alcun accenno all'Assunzione o alla Dormizione. La Colletta, comunque, allude proprio all'entrata nella gloria di Maria: «Onnipotente Iddio, che guardasti all'umiltà della beata Vergine Maria e la scegliesti a essere la madre del tuo unico Figlio: concedi che noi, redenti dal suo sangue, possiamo partecipare con lei alla gloria del tuo regno eterno. Per Gesù Cristo tuo Figlio Signore nostro, che vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre». La Madonna ha un'altra festività di grado maggiore, la Visita della Beata Vergine Maria a Elisabetta (31 maggio) e due festività minori, la sua Nascita (8 settembre) e la sua Concezione (8 dicembre). Il soggetto assegnatomi riguarda i testi liturgici, ma il lettore non ha bisogno che gli si ricordi che la liturgia non è esclusivamente questione di testi: è ugualmente un problema di attuazione - o, più propriamente, di celebrazione -, e il contesto in cui avviene la riguarda profondamente. I progressi messi in evidenza da questi nuovi testi sono diventati possibili grazie al seguenti fattori (tra gli altri):
• Il cambiamento del clima ecumenico e la più grande apertura dell'anglicanesimo, non solo alla tradizione dottrinale e liturgica delle Chiese orientali, ma al cattolicesimo romano rinnovato (e non poco nella sua mariologia) dal Concilio Vaticano II. La fondazione nel Regno Unito nel 1967 della Ecumenical Society of the Blessed Virgin Mary che ha trasformato certi atteggiamenti mentali, e non solo degli anglicani. È importante notare il ruolo influente svolto nelle attività di questa società da vari studiosi delle Chiese della Riforma e avrebbe stupito i cristiani di una qualche generazione anteriore apprendere che uno dei migliori libri recenti in inglese sul Rosario, Flve for Sorrow, Ten for Joy [Cinque per il dolore, dieci per la gioia), è stato scritto da un ministro metodista, Neville Ward, e pubblicato nel 1971.
• Il ripristino del santuario medievale della Madonna di Walsingham nel Norfolk tra le due guerre mondiali fu visto a quei tempi come un fenomeno che avrebbe interessato solo le frange estreme degli anglocattolici. La popolarità di Walsingham di oggi - una meta di pellegrinaggi che attira cattolici, ortodossi e anglicani - ha favorito molto l'incremento della devozione a Maria nelle parrocchie di tutta l'Inghilterra.
• L'aumentato interesse verso l'arte sacra e il suo apprezzamento, accompagnati da una virtuale scomparsa della precedente ostilità verso le immagini, ha rappresentato molto nel favorire la presenza visiva della Madonna nelle chiese e nelle cattedrali del nostro paese. È un'eccezione trovare una cappella della Madonna in una qualsiasi delle nostre cattedrali, per esempio, dove una statua o un'icona della beata Vergine non faccia bella mostra di sé.
• La Madonna é ritornata nelle nostre chiese non solo attraverso le arti figurative, ma anche attraverso la musica. Qui c'è stata una riscoperta del ricco retaggio della musica mariana in entrambi i repertori, quello inglese e quello - più ampio - europeo, specialmente quello rinvenuto nel canto fermo e nella polifonia rinascimentale. In molte cattedrali è più facile introdurre l'Ave Maria come inno cantato (in latino!) e messo in musica da uno dei nostri grandi compositori che introdurla come preghiera recitata. Comunque, c'è anche della musica di alcuni principali compositori contemporanei, come Benjamin Britten e John Tavener, che é stata ispirata da testi mariani latini, bizantini e inglesi.
• E, per finire, c'è il non trascurabile influsso esercitato dalle femministe cristiane. Alcune sono state ostili alla mariologia tradizionale, ma molte di esse hanno assunto un atteggiamento positivo e hanno portato molte persone, che non appartenevano in nessun modo alla tradizione filocattolica dell'anglicanesimo, a esaminare con maggiore simpatia il ruolo di Maria nella teologia cristiana e nel culto.

6. CONCLUSIONE

Se il fenomeno dell'odiemo anglicanesimo è motivo di sconcerto per chi ne è all'esterno, lo è quasi ugualmente per coloro che ne sono all'interno. In particolare per coloro che sono fermamente inseriti nella tradizione filocattolica dell'anglicanesimo, è difficile discernere il futuro indirizzo dell'anglicanesimo in modo da poter con precisione percepire quali sono i propri doveri. Quanto sopra esposto indica nell'insieme una situazione di autentico progresso. Ma il lettore sa di altri sviluppi in seno all'anglicanesimo, come quello che ha portato le donne al sacerdozio e all'episcopato in così tante Chiese della Comunione anglicana; un aumento del liberalismo in punti dottrinali e morali - il che comporta che nessuno può ulteriormente dare per scontata l'ortodossia trinitaria e cristologica di tutti i nostri leaders e teologi - e un aumento della diversità lituiica (e vi sono luoghi dove si raggiunge l'fflegalita) hanno portato a una crisi dell'identità anglicana in seno alla nostra Comunione e a una seria mancanza di fiducia da parte dei nostri interlocutori nel dialogo ecumenico. Se i progressi che ho tentato di catalogare sono visti come puramente permissivi (noi intendiamo permettere agli anglocattolici di credere e di fare ciò che loro vogliono purché essi ci lascino credere e fare ciò che noi vogliamo), allora tali progressi rappresentano veramente una illusione, e anche pericolosa. Per quelli di noi, della tradizione filocattolica, che ancora restiamo (ma non senza difficoltà) in seno all'anglicanesimo, il continuo impegno di discernimento è doloroso e insieme difficile. Noi chiediamo le vostre preghiere e quelle della Madre di tutti i cristiani.

NOTE
1 Traduzione dall'originale inglese a cura di Valter Marino, osb.
2 Nel testo originale inglese la nostra espressione "Simbolo apostolico" viene espressa con "Credo" (NAT.).
3 Perciò quando c'inginocchiamo giorno dopo giorno / per pregare rispettosamente il nostro Padre, / una non proibita Ave possiamo all'umile Madre di Cristo recitare: / (Come in certe felici case i bimbi ai più anziani/ vengono a dare il "buon domani" / invitando così la santa schiera dl lassù / con tutta la nostra indegnità per noì con amore a pregare.
4 Il cielo celebrò il suo ingresso con gioia trascendente, / suo Figlio accanto al suo trono sua Madre pose; / e qui dabbasso, ora che essa è del cielo possesso, / tutte le generazioni beata la debbono dire). Ecco ora un verso singolare nello stesso poema (non stampato in nessuno dei nostri innari) che pare riecheggiare la dottrina dell'Immacolata concezione: Lo Spirito Santo edificò il suo tempio in lei, / monda dall'originale, preservata dalla mortale colpa, / e dall'istante che il suo sangue (di vita) fu acceso / nel suo cuore spiro celestiale l'amore.

Inserito Venerdi 15 Febbraio 2019, alle ore 9:40:01 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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