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  Vivere la fede come Maria 
Spiritualità

Dal libro di Antonino Grasso, Maria, maestra e modello di fede vissuta, Editrice Istina, Siracusa 2013, pp. 101-108.

 

 



Introduzione

Viviamo in un tempo in cui l’individualismo come via sicura all’appagamento della ricerca di felicità personale, fa dimenticare il principio ontologico dell’appartenenza e del senso comunitario, rendendo il singolo impermeabile ai bisogni e alle esigenze dell’altro. Ma spesso, l’uomo cerca invano di raggiungere la felicità. Si sono moltiplicate le occasioni di piacere, ma esse difficilmente riescono a procurare la gioia. Il denaro, le comodità, la sicurezza materiale spesso non mancano; e tuttavia la noia, la malinconia, la tristezza rimangono la porzione di molti che, talvolta, giungono fino all'angoscia e alla disperazione, che l'apparente spensieratezza, la frenesia di felicità e i paradisi artificiali non riescono a far scomparire. Perché questo? Perché la gioia viene da altro: è spirituale.1  

1. Maria ci insegna a dialogare con Dio

In contrapposizione a questa diffusa mentalità, infatti, la Verbum Domini di Benedetto XVI, collega l’anelito alla gioia insito nel cuore umano e il suo raggiungimento, non alle soddisfazioni o realizzazioni materiali, ma all’iniziativa di Dio che entra in contatto dialogante con gli uomini e offre ad essi la possibilità concreta di diventare partecipi della sua vita divina. Dio, intende, cioè, trasformare l’essere umano, dalla sua dimensione chiusa nell’egoismo a una vita capace di amore.2 In questa vera dimensione dell’amore, che è accoglienza del dono di Dio e risposta di reciprocità alla chiamata al dialogo salvifico, emerge la figura della Madre del Signore, modello esemplare della creatura che si apre nella totalità del suo essere a Dio, ne accoglie le proposte e ne segue la Parola, orientando i suoi pensieri in sintonia con i pensieri di Dio e il suo volere con il volere di Dio, trovando in questo la sua piena realizzazione come donna e come credente.3 L’autore della vita, ha possibilità, quindi, di porre in lei il suo progetto e col suo aiuto e la sua collaborazione di realizzarlo a vantaggio di tutti noi, progetto che è l’incarnazione del Figlio e il suo ingresso nella storia dell’uomo.4 Nel suo relazionarsi con Dio in maniera così radicale, la Vergine, origina un nuovo modo di vivere la fede e rende visibile alla Chiesa che essa è un incontro vivo e senza confini con il Dio Trinitario, le cui radici sono nella comunione animata dallo Spirito e nel riconoscimento di un reciproco “essere per l’altro” che trasforma e che fa superare il solitario vagabondare dell’esistenza, per farne di essa un progetto salvifico, i cui benefici ricadono su tutti. Maria ci invita ad accettare questa provocazione di Dio e cioè a non lasciarci erodere dalla cultura dominante; a non perdere la capacità di trasformazione; a saper rispondere, come Lei, con un “Si!” totale; a convertirci all’amore di Dio e cambiare il nostro modo di concepire la vita; a partecipare creativamente alla sua opera.5 In definitiva, dunque, la felicità e la gioia di cui l’uomo ha desiderio e bisogno e di cui Maria è perenne testimone, non è quella derivante dell’appagamento edonistico ma «essa è essenzialmente il dono di comunione che la Parola porta con sé e che proviene dal cuore della vita trinitaria e si effonde sull’umanità e sulla Chiesa»,6 dono a cui la creatura risponde con la sua incondizionata accoglienza. L’ascolto e l’accoglienza della Parola, così come risplendono in Maria, ci invitano, perciò, ad una partecipe e gioiosa collaborazione con quel Dio che esercita il suo dominio di amore e di servizio verso il mondo, chinandosi in un abbraccio salvifico verso l’uomo bisognoso di felicità. Solo così potremo cantare anche noi come Maria un canto di gioia, perché il nostro spirito, come il suo, “esulterà” in Dio nostro Salvatore. Proprio come Maria, che è colei che mostra perfetta, adeguata, compiuta, la reciprocità, ella che è creatura adeguatamente, pienamente rapportata al suo Creatore, ella che è creatura assolutamente e perfettamente solidale con l’intera umanità.7

2. Maria ci insegna a vivere la fede

L’uomo, invitato al dialogo con Dio per trovare la sua felicità e la sua piena realizzazione, è di conseguenza esortato a superare il suo indifferentismo religioso e valoriale e vincere le sfide della sua esistenza accogliendo e seguendo la Parola, che è il Verbo di Dio incarnato e redentore, Gesù Cristo.8 Questo progetto antropologico e salvifico di Dio si è pienamente realizzato in Maria, riconosciuta per questo come un vero “paradigma antropologico”.9 Siccome quella di Maria è la stessa vocazione del Cristianesimo e di ogni credente, chiamati a vivere come lei innestandosi indelebilmente nel Mistero e nel Vangelo di Gesù realizzando così in pienezza la “sequela Christi”, la Chiesa afferma e crede che Maria di Nazareth fa parte ontologica del suo DNA, la onora e la esalta come la prima creatura plasmata dallo Spirito, la venera in maniera particolare e la riconosce come tempio immacolato, verginale e incorrotto del Figlio, tutte verità queste che proiettano «una vivida luce trinitaria, antropologica, ecclesiale e soteriologica sulla persona, sul ruolo, sul significato di santa Maria di Nazareth in ordine alla fede e alla vita di fede».10 Nella pienezza della sua esistenza di Madre e Discepola del Signore, Maria diventa perciò autentica  “Maestra di Cristianesimo”, poiché insegna ai discepoli la tesaurizzazione integrale della Parola che converte, risana, educa e salva, per la sua grande ed esemplare capacità di ascolto e di meditazione della Parola di Dio, per la sua intrepida fede.11 Il nostro cammino di conversione a Cristo, di conseguenza, non può fare a meno di ripercorrere gli stesso passi di Maria, paradigma sempre attuale «di colui che accoglie esistenzialmente il Regno e i suoi irrinunciabili valori, che se non sono rigettati o minimizzati hanno un impatto positivo anche in ordine a un’armoniosa vita umana e sociale».12 Giovanni Paolo II, meditava e si rivolgeva così a Maria, delineando queste prospettive: «Così come la Madre dobbiamo a ciascuno di noi riferire la lezione che da così alta e dolce Maestra ci viene. Tutti dobbiamo essere, in qualche misura, contemplativi; tutti dobbiamo imitare la Madonna nel ripensare Gesù e le sue parole ed i suoi esempi; tutti dobbiamo essere anime allenate al raccoglimento e alla preghiera; tutti dobbiamo essere ceri accesi e non spenti, che la propria vita esprimono nella fiamma dell’orazione e dell’amore […] Tutti dobbiamo imparare sempre di più da te, Maria, come essere Chiesa in questo trapasso di millenni».13

3. Maria ci insegna a riscoprire la Chiesa

Aprirsi al mistero della fede e viverla come Maria, seguendone gli esempi e gli insegnamenti, significa in sostanza, riappropriarsi della dimensione autentica del mistero della Chiesa, troppo frequentemente ridotto ad un dato empirico, nel quale confluiscono visioni mutuate dal pensiero profano e dalle istanze immediate dell'epoca. Bisogna, insomma, tornare a comprendere cosa significhi dire "Credo la Chiesa" e “Credo con la Chiesa”. «Una professione di fede mal si concilia con la diffidenza che viene mostrata nei suoi riguardi, con la riduzione del suo mistero secondo categorie storiche, con il rimprovero sprezzante del suo passato, con le pretese di interessi estranei alla sua missione. Tutto questo, largamente diffuso nel modo di pensare oggi la Chiesa, è il sintomo evidente di un'incapacità di comprenderla nella sua essenza».14 Siamo chiamati in sostanza, a riscoprire, nello stupore della fede, l'essenza credente e spirituale della Chiesa, quell'essenza che in Maria appare pura e non deformata. In quanto sua memoria, icona e madre, la Vergine parla alla Chiesa e ci parla della Chiesa e ci ricorda le stupende implicazioni del suo mistero di sponsalità e di maternità, di sequela, di santità.15 La Vergine consegna alla Chiesa, perché essa lo segua, il suo “Si” immacolato, puro, totalmente trasparente e totalmente aperto al progetto della salvezza, il “Sì” di Nazareth ed il “Sì” del Calvario, là dove ella è presente come Donna, cioè come l'immagine del nuovo Popolo di Dio nel momento in cui viene stipulata la nuova ed eterna alleanza. Da Maria, possiamo attingere, totalmente intatta, la risposta che dobbiamo dare alla Rivelazione e alla chiamata di Dio. Quando ciascuno di noi dice "io credo", sta confessando di aver fatta sua la fede di Maria che è la fede stessa della Chiesa e nella Chiesa, impegnandosi a renderla feconda con la generosa accoglienza della grazia e con la novità della vita credente. In quest'apertura della mente e del cuore, in questa docile conformazione all'attesa di Dio e ai doni della sua misericordia, il “Sì” della Madre ci rappresenta e ci sostiene.16

Conclusione

Riferirsi a Maria, quindi, è parlare della fede e della santità come dono e realizzazione del progetto esistenziale, cioè come un lasciare spazio a Dio nella propria vita; un accettare da lui l'orientamento delle scelte di fondo; un saper rispondere alle esigenze della cultura a partire da una visione più globale e ampia rispetto a quella che si va facendo con gli strumenti propri dell'uomo. Maria rappresenta l'irruzione più evidente di Dio in una creatura umana, per cui guardare e imitare lei, vuol dire riconoscere Dio presente in modo efficace e determinante nella vita. Accettare la presenza di Maria, madre modello e guida nel cammino di fede della Chiesa e di ogni credente, significa non soltanto accettare la potenza dello Spirito che opera in noi la salvezza, ma vuol dire anche amare la Chiesa stessa, perché la si riconosce nella sua vera identità. Per questo il «prese Maria con sé» (Gv 19,27) della Chiesa, è un atto di coraggio, quello richiesto e indispensabile per accettare Dio che irrompe nel mondo e lo salva, attraverso il Figlio di Maria, senza sovrapporsi all'uomo, ma chiedendone la fattiva collaborazione.17
 
 NOTE
1 Cfr. Paolo VI, Gaudete in Domino, Esortazione apostolica del 9 maggio 1975, in AAS 67 (1975), pp. 289-322.
2 Cfr. Benedetto XVI, Verbum Domini (VD), esortazione apostolica postsinodale del 30 settembre 2010, LEV, Città del Vaticano 2010; Tettamanzi D., Esortazione apostolica Gaudete in Domino di Paolo VI: ministero sacerdotale e gioia cristiana. Relazione al convegno dei sacerdoti delle diocesi lombarde:  Uniti nel ricordo di Paolo VI, del 4 settembre 2004 a Brescia. Copia fotostatica. Vedi anche Perrella S. M., L’insegnamento della mariologia ieri e oggi, op. cit., pp. 186-192.
3 Cfr. VD n. 28.
4 Cfr. Di Girolamo L., La presenza di Maria nella «Verbum Domini» di Benedetto XVI in  Riparazione Mariana, n.1-2012, pp. 4-6.
5 Cfr. Artusi L., Maria madre di Cristo e della fede, op. cit., p. 9.
6 Di Girolamo L., La presenza di Maria nella «Verbum Domini» di Benedetto XVI, op. cit., p. 5.
7 Militello C., Donna in questione. Un itinerario ecclesiale di ricerca, Cittadella Editrice, Assisi 1992, pp.169-175.
8 Cfr. Fisichella R., La fede come risposta di senso, op. cit., pp. 97-132.
9 Cfr. De Fiores S., Maria. Nuovissimo Dizionario, EDB, Bologna 2006, vol. 2, pp. 1241-1269.
10 Cfr. Perrella S. M., Lettera, op. cit., pp. 1-4.
11 Cfr. Ibidem, p. 3.
12 Masciarelli M. G., Relazione al Convegno "La Madre della Misericordia" op. cit., p. 4.
13 Giovanni Paolo II, Omelia del 1 gennaio 1987, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 10 (1987), vol. 1, pp. 794-796.
14 Ucciardo A., Vivere con Maria l’Anno della fede, in Servizio Ecclesiale di Formazione Teologica (SEF).
15 Cfr. Beinert W., Parlare di Maria oggi?, Edizioni Paoline, Catania 1975, pp. 67-77; Masciarelli M. G., Relazione al Convegno "La Madre della Misericordia", Centro Studi Amore Misericordioso, Collevalenza 1986.
16 Cfr. Ucciardo A., Vivere con Maria l’Anno della fede, op. cit;  Toniolo E., La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, Marianum, Roma 1998; Rahner H., Maria e la Chiesa. Indicazioni per contemplare il mistero di Maria nella Chiesa e il mistero della Chiesa in Maria, Jaca Book, Milano 1991; Masciarelli M. G., Pentecoste continua. Il vento dello Spirito su Cristo, Maria e la Chiesa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007.
17 Cfr. Martinelli A., Uno stile di vita ispirato a Maria, op. cit., pp. 21-28; Serra A., Maria, madre di Gesù soggetto e oggetto di catechesi, in AA. VV., Il posto di Maria nella nuova evangelizzazione, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1992, pp. 73-74. Tutto l’assunto pp. 53-74.

 

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Inserito Venerdi 5 Giugno 2020, alle ore 10:18:56 da latheotokos
 
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