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  La festa della Theotokos ''Fonte di vita'' nella Chiesa Bizantina 
Ortodossi

Dal libro di Antonino Grasso, Saggi teologici su Maria di Nazareth, Editrice Istina, Siracusa 2011,  pp. 119-129.



1. ORIGINI DEL SANTUARIO E DELLA FESTA

Il periodo pasquale, sebbene riservato alla celebrazione della Risurrezione, Ascensione e Pentecoste, non tralascia di assegnare a Maria un posto di riguardo, proprio il venerdì della settimana di Pasqua con la celebrazione della festa della Theotokos “Fonte di vita”. L’origine del santuario e della festa è legata ad una fonte d’acqua ritenuta miracolosa. Secondo l’antica tradizione il futuro imperatore Leone I (457-474), ancora semplice soldato, incontrò nelle vicinanze di Costantinopoli un cieco che aveva smarrito la strada e si doleva per la grande sete. Non trovandosi nelle vicinanze dell’acqua, Leone udì una voce che gli indicava l’esistenza di una piccola sorgente seminascosta. Il cieco poté così dissetarsi e, in più, lavandosi il volto con la fresca acqua di quella polla, riacquistò miracolosamente la vista. Divenuto imperatore, Leone I fece costruire una chiesetta in onore della Theotokos dandole il nome di “Fonte di vita” o “Zoodóchos Pighí”. Diversi anni dopo, l’Imperatore Giustiniano (527-565) trasformò il piccolo tempio in una grande basilica annettedovi anche un monastero. Da allora il Santuario divenne meta costante di pellegrinaggio per i continui miracoli che si diceva avenissero vicino alla fonte. Riferendosi a questo santuario, nel secolo IX Giuseppe Innografo (†886) in un suo famoso Canone per il Natale afferma: “Celebriamo la Theotokos, la Fonte che riceve la vita”.1 Già nel XIV secolo, Nicefaro Callisto Xantopulo (†1335), autore dell’ufficiatura della festa, elencava 63 guarigioni miracolose, quindici delle quali avvenute nel suo tempo. Il santuario era in grande venerazione anche da parte della corte bizantina e degli stessi imperatori che vi si recavano in solenne pellegrinaggio più volte all’anno, soprattutto il giorno dell’ Ascensione. Nel 1453 i Turchi, dopo averla lungamente assediata, conquistarono Costantinopoli e saccheggiarono monasteri e chiese, alcune delle quali vennero trasformate in moschee. Anche la chiesa della sorgente subì la stessa sorte. Soltanto nel 1834 il sultano Mahmoud II (1808-1839) acconsentì che venisse edificato un nuovo santuario che il patriarca Costandinos II poté dedicare solennemente il 30 dicembre dello stesso anno, alla presenza di una grande folla di fedeli. Oggi il santuario continua ad essere molto frequentato e per il sempre costante e grande afflusso di fedeli e di malati è chiamato la “Lourdes dei bizantini”. Si trova alla periferia della città, poco fuori della “Porta di Silivri” nel quartiere detto “Balilkli”. Il complesso comprende, oltre alla chiesa di modeste proporzioni che custodisce la fonte miracolosa, anche un camposanto che raccoglie le tombe di molti Patriarchi di Costantinopoli. I malati che vi giungono, vengono immersi in una piscina alimentata dall’acqua della fonte e avvolti poi in un telo umido che si lascia asciugare sul corpo; si fa bere loro la stessa acqua, che viene anche versata per tre volte sulle parti dolenti.2

2. I TESTI LITURGICI DELLA FESTA

I testi liturgici della festa, come accennato, sono stati composti da Niceforo Kallistos Xanthopoulos, sono di rara bellezza e furono certo ispirati dalla grande devozione e dall’entusiasmo dei fedeli che accorrono alla fonte miracolosa. Essa offre l’occasione per celebrare la Theotokos, considerata lei stessa come "Fonte di vita" sotto un duplice aspetto: "Fonte che riceve la Vita e Fonte che dona la Vita". L’ufficiatura della festa, infatti, celebra questi due aspetti del mistero della Theotokos.3
-
L’Apolitikion4 afferma: «Tu hai generato la pioggia sovra celeste, ti sei dimostrata Fonte che fa scorrere la vita, o Vergine; e sempre tu fai sgorgare per noi dalla tua fonte il nettare dell’immortalità, l’acqua zampillante verso la vita eterna ed i flussi melliflui. Bevendone, noi ti acclamiamo: Salve, o Fonte che porti la vita!».5
-
Nei Vespri si canta il seguente Doxasticon:6 «Salve o Fonte che porti la vita. Più che gli oceani tu copri tutta la terra di meraviglie. Oceano spirituale, che superi i flussi del Nilo, nella largizione della grazia. Nuova Fonte di Siloam che fai zampillare come da roccia un’acqua meravigliosa, avendo ricevuto l’ energia del Giordano, tu largisci una manna salutare, ricca e inesauribile, a tutti coloro che della tua acqua si dissetano. O Fanciulla Madre di Cristo, tu fai scorrere sul mondo la grande misericordia».
- Nel Mattutino si recita il seguente Kondakion:7 «O oggetto del favore di Dio, tu mi doni senza sosta le acque della tua grazia dalla tua fonte inesauribile. Tu che hai generato sopra ogni parola e pensiero il Verbo, io ti supplico di rinfrescare me con la tua grazia, affinché possa acclamarti: Salve, Acqua salutare!».8
-
E, infine, l’Ichos9 mirabilmente afferma: «O Theotokos immacolata, che hai ineffabilmente generato il Verbo eterno del Padre, fai più larga la mia bocca, o Pia, e portami all’altezza della tua lode, che possa cantare alla tua fonte, esclamando:
Salve, fonte di gioia inesauribile;
Salve, flusso della bellezza indicibile;
Salve, liberazione da tutte le malattie;
Salve, o vittoria sulle infermità.
Salve, onda limpida che santifica i fedeli;
Salve, acqua gustosa che ogni specie di ammalati.
Salve, sorgente di sapienza che mette in fuga l’ ignoranza;
Salve, mistura del cuore che fa scorrere l’ambrosia.
Salve, coppa vivificante della manna;
Salve, libagione e nettare divino.
Salve, tu che ti sei rivelata strada per uscire dalle debolezze;
Salve, tu che estingui la fiamma dell’infermità.
Salve, acqua salutare
».10

3. L'ICONOGRAFIA

La Theotokos “Fonte di vita” ha ispirato una innumerevole gamma di raffigurazioni su tavola, sia musive che affrescate. L’iconografia più antica ricorreva all’immagine della Madonna col Bambino (Brephocratousa) indicandola come “Madre di Dio, Fonte di Vita”. Quella più recente raffigura la Vergine al centro di una piscina dorata, con le mani tese verso l’alto e davanti a lei il Cristo benedicente che tiene sul petto l’Evangelo su cui sta scritto: “Io sono l’acqua viva”. In alto, due angeli tengono con una mano una corona sul capo della Theotokos e con l’altra due cartigli che dicono: “Salve, Fonte immacolata e vivificante” e “Salve, Sorgente immacolata che hai ricevuto Dio”. Attorno alla piscina si trovano, da un lato, una cisterna con acqua e tre pesci e, dall’altro, patriarchi, sacerdoti, diaconi, re, regine, infermi, paralizzati, ecc, che si lavano e bevono con coppe e bicchieri.11 Nel suo celebre “Ermeneutica della pittura” Dionisio da Furnà12 descriveva proprio così l’iconografia della Theotokos “Fonte di vita”: «Una piscina tutta d'oro e la Madre di Dio nel mezzo, con le mani tese in su e, dinanzi a lei, Cristo che benedice con ambo le mani e tiene sul petto l'Evangelo con la scritta: "Io sono l'acqua viva", e due Angeli che tengono con una mano la corona al di sopra della testa della Vergine e, con l'altra, cartigli che dicono, uno: "Salve, fonte immacolata e vivificante", e l'altro: "Salve, sorgente immacolata, che hai ricevuto Dio". Sotto il fonte battesimale una cisterna con acqua e tre pesci dentro e, dall’altra parte di essa: Patriarchi, prelati, sacerdoti, diaconi, Re e Regine, Principi e gran dame che si lavano e bevono con coppe e bicchieri, e molti infermi e paralitici che fanno lo stesso. Infine, sono raffigurati un sacerdote con una Croce che benedice un indemoniato, portatogli dinanzi per essere liberato dalla possessione diabolica, ed un capitano di vascello che versa l'acqua sul tessalo risuscitato».13

4. INSEGNAMENTI DELLA FESTA

È evidente che in questa festa, a ridosso delle celebrazioni pasquali, la Vergine viene celebrata anzitutto come la Madre del Cristo risorto. Collocata opportunamente dopo la Risurrezione, essa presenta Maria come la "Sorgente che accoglie e offre la vita". La prima sorgente di vita è proprio Cristo Risorto: “In te è la sorgente di vita, alla tua luce vediamo la luce”.14 Da questa sorgente prima e primordiale, viene riempita di grazie e di doni quell’altra sorgente, la Madre di Dio "Zoodóchos Pighí", perché li offra al mondo. Da questa esemplare verità ispirata dalla liturgia della festa, scaturiscono i seguenti insegnamenti:
1
. Tutti siamo chiamati a  partecipare alla gioia e alla gloria della risurrezione di Cristo e, cioè, a vincere con lui “il pungiglione della morte” che è il peccato.15 La più grande gloria e gioia per il cristiano è, infatti, essere con Cristo e come Cristo, partecipe del suo regno di salvezza. La Vergine, "Zoodóchos Pighí", aiuta i cristiani ad incontrare il Figlio e li introduce alla contemplazione e alla partecipazione della sua gloria e della sua vittoria.
2
. La creatura che per prima partecipa alla gloria e gioia del Cristo risorto, avendo per prima con lui sofferto, è sua Madre. La liturgia orientale canta infatti: “Tua Madre, che tanto ha sofferto nella tua Passione, era giusto che tu la facessi gioire oltre misura per la tua gloria” e ancora, rivolgendosi alla Vergine con le parole di Giovanni Damasceno: “O castissima Madre di Dio, rallegrati per la risurrezione del frutto del tuo seno”. Per questo motivo la Liturgia pone la festa della "Zoodóchos Pighí" proprio nella settimana che segue la domenica di risurrezione, volendo sottolineare il particolare posto che ella, dopo averlo occupato nel sacrificio, occupa nella gloria, nella gioia e nel trionfo del Cristo risorto.16
3
. Con la sua risurrezione, il Signore ha confermato per i suoi  “i doni di far guarigionie "il potere di compiere miracoli",17 elencandone i segni: “Nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.18 Questo potere è stato dato da Cristo, in maniera più efficace che ai suoi discepoli, a Maria, sua Madre. La storia della Chiesa è costellata da questi interventi che la Vergine compie, in luoghi e in tempi diversi e, in modo particolare, nei santuari a lei consacrati. La festa della Theotokos "Zoodóchos Pighí" è proprio legata a un luogo di pellegrinaggio alle porte di Costantinopoli e alla “fonte miracolosa” qui da secoli custodita. I fedeli che vi accorrono, sperimentano il potere dell’intercessione della Vergine Madre che, proprio nei momenti di difficoltà, manifesta la sua fattiva presenza, tenendo lontano ogni male e ogni pericolo, da quanti le chiedono: “Madre di Dio, conservaci sotto la tua protezione”.19

5. CONCLUSIONE

La festa della "Madre di Dio, Fonte di Vita",  testimonia la presenza operativa e carismatica di Maria, che esercita il suo potere fatto di intercessione, compassione e clemenza verso i poveri, gli umili, i malati, i semplici. Questo potere trova nel suo essere Theotokos, nella sua assunzione e nella sua glorificazione celeste origine e forza per cui, da lei sorretti ed aiutati, i fedeli riscoprono il senso profondo ed escatologico del loro credo e della loro appartenenza al Cristo che risorge e fa risorgere dai morti, e si incamminano verso la "Sorgente della vera Vita", avvolti e riempiti di grazia e di misericordia.20 Il tema della potente intercessione della Theotokos è costantemente presente nella liturgia bizantina e si esprime nei cicli delle feste e nell’innografia21 che chiama Maria con titoli sorprendenti ed incisivi, come “Roccia inespugnabile”, “Protezione invincibile”, “Speranza che non delude”, ecc.22 La Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo esclama: “Schiudi a noi la porta della misericordia[…], “O Madre di Dio, fonte di Luce, rendici degni della tua misericordia[…]”, “Rivolgi il tuo sguardo sul popolo che ha peccato; mostra come sempre la tua potenza […]”. Di questa intercessione e protezione la Chiesa ha fatto e fa continua esperienza.23 Valgono, per concludere, le stupende parole di Germano di Costantinopoli: «Ricordati dei cristiani tuoi servi. Presenta tu le preghiere di tutti, le speranze universali. Rafforza la fede, riunisci la Chiesa, […] dona pace al mondo, e liberando tutti dai pericoli e dalle tentazioni, supplica che il giorno della retribuzione si presenti a ciascuno senza condanna. Infatti presso chi altro noi andremo? Tu hai parole di vita, le suppliche della tua raccomandazione a Dio in nostra difesa. Infatti tu sei colei che ha fatto sempre e non cesserà mai di fare grandi cose per noi: e santo è il tuo nome, beatificato da angeli e da uomini in tutte le generazioni delle generazioni, e fino ai secoli dei secoli. Amen».24 Sul ruolo di potente interceditrice della Theotokos, si canta ancora un interessante Theotokíon [Θενηνθßνλ] al termine della terza ode del Canone dell’órthros della Domenica dell’ Ortodossia: «Per quanti onorano con amore, o venerabile, la tua santa icona, e concordi ti proclamano vera Madre di Dio, a te prostrandosi con fede, sii custode e forte difesa, respingendo lontano da loro ogni difficoltà, poiché tutto puoi». E nel Theotokíon [Θενηνθßνλ] di chiusura dell’órthros del giovedì prima delle Palme si canta: «O eletta fra tutte le generazioni ascolta la nostra voce e dona alle anime nostre ciò che chiediamo: perché, come Theotókos, tutto puoi ».25 

NOTE
1. Cf. Gharib G., Maria madre di Dio nell’Oriente cristiano, op. cit., 138.
2. Cf. Idem, La Madre di Dio nel culto orientale: la Vergine “sorgente di vita”, in Madre di Dio, marzo 2005, 16-17; Idem, Teologia e pietà mariana nella Chiesa d’Oriente (1261-1453), op. cit., 999-1000.
3. Niceforo Kallistos Xanthopoulos fu un fecondo autore del XIV secolo (†1335ca). Il testo, così come è inserito nel Pentecostario, è ridotto, per la coincidenza con la festa di Pasqua, a pochi inni distribuiti ai vespri, al mattutino e alla liturgia eucaristica. (Cf. Gharib G., Teologia e pietà mariana nella Chiesa d’Oriente [1261-1453], op. cit., 1000. Vedi anche Sendler E., Le icone bizantine della Madre di Dio, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995).
4. L’Apolitikion (απολυτßκιον), detto anche “Tropario del giorno” è il più antico dei tropari propri della festa ed è cantato alla fine del vespro e dell’orthros nelle ore minime o nella divina liturgia dopo la piccola entrata. Ogni festa ha il suo Apolitikion che contiene il significato della festa o l’elogio del santo che si celebra (Cf. Vaccaro A., Dizionario dei termini liturgici bizantini e dell’Oriente cristiano, op. cit., 83).
5. Cf. Gharib G., Teologia e pietà mariana nella Chiesa d’Oriente (1261-1453), op. cit., 1000.
6. Si chiamano così (Δοξαστικüν), i tropari che si cantano l’uno dopo la prima parte e l’altro dopo la seconda parte del Gloria Patri (Doxa Patri). Spesso essi sono dedicati alla Madre di Dio in riferimento al mistero della Trinità (Cf. Vaccaro A., Dizionario dei termini liturgici bizantini e dell’Oriente cristiano, op. cit., 139).
7. Il Kondakion richiama in compendio, l’oggetto della festa del giorno e si recita dopo la sesta Ode del Canone. I testi sono in genere resti di antichissime composizioni poetiche soppiantate nell’uso liturgico dall’avvento dei canoni. Il genere del kontakion assume un ruolo primario nell’uso liturgico a partire dal VI secolo. Il più celebre autore di kontakia è Romano il Melode. I Kontakia erano composti da un tropario iniziale, detto appunto kontakion, cui seguivano numerose strofe (ikoi); di tali composizioni è rimasto ora il tropario iniziale e la prima delle strofe seguenti (Cf.  Moreschini C., Letteratura cristiana delle origini greca e latina, Città Nuova, Roma 2007, 155; Aa. Vv., Ave gioia di tutto il creato, op. cit. 17; Vaccaro A., Dizionario dei termini liturgici bizantini e dell’Oriente cristiano, op. cit., 197-198).
8. Gharib G.
, Teologia e pietà mariana nella Chiesa d’Oriente (1261-1453), op. cit., 1000.
9. L’Ikos segue immediatamente la recita del Kondakion ed è l’unico resto di una lunga composizione della festa primitiva. È una melodia compresa in una certa gamma di suoni di cui l’ichos è il tono predominante, secondo cui vengono eseguiti i salmi e gli inni. La musica ecclesiastica bizantina ha otto toni, di cui quattro di base e quattro plagali (Cf. Vaccaro A., Dizionario dei termini liturgici bizantini e dell’Oriente cristiano, op. cit., 173-174).
10. Cf. Gharib G., Maria madre di Dio nell’Oriente cristiano, op. cit., 138.
11. Cf. Harissiadis C., La fete de la Source Vivificante, in La Mére de Jésus-Christ e la Communion des Saints dans la liturgie, Roma 1986, 103-116; Gharib G., Maria madre di Dio nell’Oriente cristiano, op. cit., 136–138; Idem, La Madonna nell’anno liturgico bizantino, op. cit., 163–170.
12. Dionìsio da Furnà fu monaco agiografo e pittore, originario di Furnà di Agrafi in Macedonia. Mentre si ignorano le date esatte della sua nascita e della sua morte, vi è certezza sulla sua permanenza sul Monte Athos, tra il 1701 e il 1733, dove affrescò la cappella di S. Giovanni presso la chiesa del Protaton e scrisse un manuale di pittura che, accanto alle ricette tecniche, fornisce una ricchissima raccolta di norme iconografiche. Questo manuale, a lungo creduto il riflesso della più antica tradizione bizantina, in realtà è codificazione di una situazione culturale tardobizantina d’impronta veneto-cretese (Cf. Zoccatelli P., I segreti dell’iconografia bizantina. La guida della pittura da un antico manoscritto, Arkeios, Viterbo 2003).
13. Da Furnà D.
, Ermeneutica della pittura, Fiorentino, Napoli 1971, 19-20. Questa edizione è curata da Giovanna Donato Grasso ed è esaurita.
14. Sal 35,10.
15. Cf. 1Cor 15,56.
16. Cf. Snessoreva S., Ave modello di umiltà e di silenzio. Dignità morale e sembianze della santissima Vergine Maria, in AA.VV., Ave gioia di tutto il creato, op. cit. 112-119.
17. Cf. 1Cor 12,28; Mt 10,1; Mc 16,17.
18. Mc 16,17-18.
19. Cf. Vallindras N., Omelie sulla Vergine, op. cit., 199-209.
20. Cf. Kniazeff A., La Madre di Dio nella Chiesa ortodossa, op. cit., 138-142; Stiernon D., Marie dans la théologie ortodoxe, in Maria 7 (1964), 241-338.
21. Cf. Engeberding G., Maria nella pietà delle liturgie dell’Oriente, op. cit., 125-128.
22. Cf. Ledit J., Marie dans la liturgie de Byzance,  op. cit., 253-313.
23. Cf. Bux N., Maria nella eucologia bizantina, op. cit., 364; Andronikoff C., La Theotokos mediatrice du salut dans la Liturgie, Lit, Roma 1986, 29-40.
24. Germano di Costantinopoli
, Encomio per la santa e veneranda dormizione della gloriosissima Nostra Signora Madre di Dio e sempre vergine Maria, in Omelie Mariolgiche, op. cit., 133-134; vedi anche Castellano Cervera J., La presenza di Maria nel mistero del culto, op. cit., 426-427. Sullo stretto legame della Theotokos con Cristo e la Chiesa e sui significati della sua Dormizione, glorificazione e mediazione celeste cfr. Bux N., Maria nella eucologia bizantina, op. cit. 363-376.
25. Per la citazione dei due testi, cf. Zannini P., La figura di Maria nell’innografia bizantina, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2011, Sabato mariano marzo 2011, 7.

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