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  Maria, memoria della Chiesa mistero di comunione e pellegrina nel tempo 
Chiesa

Da Juan Esquerda Bifet, Maria memoria della Chiesa nel cammino missionario del terzo millennio, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chjesa, Roma 2002, pp. 27-34.



MARIA, MEMORIA TRINITARIA DELLA CHIESA, MISTERO DI COMUNIONE

La Chiesa della Trinità è mistero di comunione, riflesso della comunione trinitaria di Dio Amore (cf. LG 4), strumento di comunione universale (cf. LG 1). Maria collabora attivamente, per mezzo della Chiesa, «fin tanto che tutte le famiglie di popoli... in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità» (LG 69).1 Maria è «memoria» della fede integra nella divinità (e risurrezione) di Cristo e nella sua vera umanità, come Salvatore unico e universale (cf. Lc 1,31; Mt 1,21). Nell’affermare questa fede, la Chiesa trova in Maria la «sua figura ed eccellentissimo modello» (LG 53), e venera in lei «la più pura realizzazione della fede» (CCC 149). Quando la Chiesa ricorda Maria che canta il «Magnificat», celebra colei che è stata coperta dall’«ombra dello Spirito» (Lc 1,35) e che continua ad agire nella santificazione dei precursori di Gesù (cf. Lc 1,41-44) e degli Apostoli radunati nel Cenacolo (cf. At 1,14; 2,4). La dottrina conciliare del Vaticano II mette in rapporto l’Annunciazione alla Pentecoste, come un fatto permanente e sempre attuale (cf. LG 59; cf. RMi 92). La maternità di Maria è «intimamente congiunta con la Chiesa» (LG 63). In questo senso, anche la maternità della Chiesa (in rapporto alla maternità di Maria) «perdura senza soste... fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti» (LG 63).
Alla luce di questo rapporto tra Maria e la Chiesa, si può affermare che «la realtà dell’incarnazione trova quasi un prolungamento nel mistero della Chiesa-corpo di Cristo» (RMa 5). La maternità della Chiesa è ministeriale e diventa realtà nell’esercizio della sua missione. In effetti, la Chiesa, imitando Maria, «diventa essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio» (LG 64). La maternità mariana ed ecclesiale si attua principalmente nell’azione evangelizzatrice. «Onde anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che generò il Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa» (LG 65). È lo Spirito Santo che fa diventare madre Maria e la Chiesa.2
La realtà materna di Maria, nel suo retroscena trinitario, «trova una “nuova” continuazione nella Chiesa e mediante la Chiesa» (RMa 24), come Chiesa della Trinità. Il titolo «Madre della Chiesa» ha, quindi, delle connotazioni profonde, poiché la maternità di Maria e della Chiesa missionaria ha la sua origine fontale nel mistero trinitario. Mentre «la Chiesa impara da Maria la propria maternità» (RMa 43), Maria, per mezzo della Chiesa, «orienta l’umanità del nuovo millennio verso Colui che è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9)» (TMA 59). Maria aiuta la Chiesa a vivere il suo mistero di comunione (cf. At 1,14), che riflette la comunione trinitaria. La comunità ecclesiale è segno sacramentale, cioè, segno efficace del vangelo, quando vive l’unità voluta e domandata da Cristo (Gv 17,21-23). La Chiesa, mistero di comunione missionaria, si prepara con Maria per «rendere testimonianza con grande forza della risurrezione del Signore Gesù» (At 4,33). La Chiesa attua la missione di far diventare ogni cuore umano tabernacolo della Trinità per mezzo della fede vissuta (cf. Gv 16,14).3 L’esortazione apostolica Pastores dabo vobis, presenta il fondamento trinitario dell’azione apostolica della Chiesa: «Essa stessa si configura come mistero di vocazione, quale luminoso e vivo riflesso del mistero della Trinità santissima. In realtà la Chiesa, “popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, porta in sé il mistero del Padre che, non chiamato e non inviato da nessuno (cf. Rm 11, 33-35), tutti chiama a santificare il suo nome e a compiere la sua volontà; custodisce in sé il mistero del Figlio che dal Padre è chiamato e mandato ad annunciare a tutti il Regno di Dio e che tutti chiama alla sua sequela; ed è depositaria del mistero dello Spirito Santo che consacra per la missione quelli che il Padre chiama mediante il Figlio suo Gesù Cristo» (PDV 35). La Chiesa della Trinità è vergine e madre, fedele portatrice delle promesse del Padre, come generosa mediatrice della verità del Figlio e come strumento gioioso della vita nuova dello Spirito Santo. Questa fedeltà materna al mistero trinitario la fa diventare «sacramento universale di salvezza» (AG 1).
Maria è tipo e aiuto di questa maternità ecclesiale: «La madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata vergine Maria è andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare quale vergine e quale madre» (LG 63). Maria precede la Chiesa, vergine fedele e madre feconda, come «il grande segno» (Ap 12,1).Si possono trovare le radici bibliche di questo tema nel testo paolino di Gal 4,4-7.19.26. La dimensione trinitaria è evidente, poiché si tratta del Padre che invia il suo Figlio, «nato da donna» (Gal 4,4) e che «ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre» (Gal 4,6). La dimensione mariana viene accennata chiaramente dalla «donna» madre di Cristo, la cui immagine serve all’apostolo per poter presentarsi come una madre che soffre dolori di parto (cf. Gal 4,19), nel contesto più ampio della Chiesa «nostra madre» (Gal 4,26).  L’enciclica «Redemptoris Missio» commenta il testo paolino con queste parole: «Questa caratteristica “materna” della Chiesa è stata espressa in modo particolarmente vivido dall’Apostolo delle genti, quando scriveva: “Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal 4,19). In queste parole di san Paolo è contenuta una traccia interessante della consapevolezza materna della Chiesa primitiva, legata al suo servizio apostolico tra gli uomini. Tale consapevolezza permetteva e permette costantemente alla Chiesa di vedere il mistero della sua vita e della sua missione sull’esempio della stessa Genitrice del Figlio, che è il “primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,29)» (RMa 43). Il testo paolino, nella sua dimensione trinitaria che include la dimensione mariana ed ecclesiale, lascia intravedere l’inserimento di Maria e della Chiesa nella storia salvifica. Maria, come figura della Chiesa della Trinità, viene inserita nell’evento centrale della storia: «la pienezza dei tempi» (Gal 4,4).

MARIA, MEMORIA TRINITARIA DELLA CHIESA PELLEGRINA NEL TEMPO

La Lettera apostolica «Tertio Millennio Adveniente» presenta il significato del tempo, alla luce di Gal 4,4: «Entrare nella “pienezza del tempo” significa dunque raggiungere il termine del tempo ed uscire dai suoi confini, per trovarne il compimento nell’eternità di Dio» (TMA 9). In effetti, a partire dall’Incarnazione, «il tempo diventa una dimensione di Dio» (TMA 10). Ci troviamo nella scia della salvezza definitiva, che viene offerta a tutti per essere vissuta da tutti. «Grazie alla venuta di Dio sulla terra, il tempo umano, iniziato nella creazione, ha raggiunto la sua pienezza» (TMA 9). Veramente, «per l’ingresso dell’eterno nel tempo, il tempo stesso viene redento e, riempiendosi del mistero di Cristo, diviene definitivamente “tempo di salvezza”» (RMa 1). La dimensione salvifica del tempo è in stretto rapporto al consenso di Maria nel momento dell’Incarnazione. È un consenso trascendentale: «Mai nella storia dell’uomo tanto dipese, come allora, dal consenso dell’umana creatura» (TMA 2). Il «» di Maria era «a nome di tutta l’umanità».4 Tutto ciò fa vedere che la storia cammina verso il Verbo Incarnato. Il consenso di Maria ai disegni salvifici del Padre in Cristo apre il significato della storia definitiva. I «semi del Verbo», che lo Spirito Santo ha seminato in tutti i popoli (in tutte le culture e religioni), sono chiamati a maturare nella fede in Cristo, il Verbo fatto uomo: «La presenza e l’attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni... È ancora lo Spirito che sparge i “semi del Verbo”, presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo» (RMi 28). La missione della Chiesa coopera in questo processo di maturazione dei «semi del Verbo», seguendo l’esempio del consenso di Maria. «Il Verbo Incarnato è dunque il compimento dell’anelito presente in tutte le religioni dell’umanità» (TMA 28). La cooperazione della Chiesa missionaria non può dimenticare che «questo compimento è opera di Dio e va al di là di ogni attesa umana. È mistero di grazia» (ibidem).
Quando Paolo afferma che il suo obbiettivo è quello di «formare Cristo» nei cuori (Gal 4,19), adopera l’analogia materna («partorisco nel dolore») poiché ha iniziato il paragrafo col riferimento alla maternità di Maria, in rapporto all’azione dello Spirito Santo che ci fa diventare «figli di adozione» (Gal 4,5-7). Nello stesso capitolo, si riferisce alla maternità della Chiesa: «la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre» (Gal 4,26). Perciò, la Chiesa nella sua azione missionaria, dove esprime la sua maternità, «in tutta la sua vita, mantiene con la Madre di Dio un legame che abbraccia, nel mistero salvifico, il passato, il presente e il futuro e la venera come madre spirituale dell’umanità e avvocata di grazia» (RMa 47). La Chiesa della Trinità, come immagine della comunione di Dio Amore, si sente identificata e intimamente unita a Maria, suo eccelso «Tipo». In effetti, «la madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (LG 63). L’atteggiamento ecclesiale di sintonia con Maria e di imitazione delle sue virtù, ha dimensione trinitaria: apertura ai disegni salvifici di Dio Padre (cf. Lc 1,28-29.38), fedeltà all’azione dello Spirito Santo per poter ricevere il Figlio dell’Altissimo (cf. Lc 1,35.39-45). Guardando Maria, «il grande segno», la Chiesa attua la missione affidata da Cristo in tensione escatologica verso l’incontro definitivo con lui (Ap 12,1; 21-22). Maria è «memoria» trinitaria della Chiesa.
Nel contemplare Maria, «la donna» per mezzo di cui Dio ha reso possibile «la pienezza dei tempi» nel mistero dell’Incarnazione del Verbo per opera dello Spirito, la Chiesa diventa più solidale con le aspirazioni di tutta l’umanità verso l’incontro con Cristo. In effetti, «dal fiat dell’umile Ancella del Signore l’umanità inizia il ritorno a Dio» (MC 28). In questa dimensione trinitaria e mariana, la Chiesa si mostra come «sacramento universale di salvezza» (AG 1; LG 48), cioè, «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1 ). Maria e la Chiesa sono una vergine fedele, che riceve il Verbo del Padre sotto l’azione dello Spirito Santo, diventando madre feconda che trasmette il Verbo a tutta l’umanità. Il processo materno che iniziò in Maria il giorno dell’Incarnazione, continua adesso nella Chiesa: «Nell’economia della grazia, attuata sotto l’azione dello Spirito Santo, c’è una singolare corrispondenza tra il momento dell’incarnazione del Verbo e quello della nascita della Chiesa. La persona che unisce questi due momenti è Maria: Maria a Nazareth e Maria nel cenacolo di Gerusalemme» (RMa 24).
Maria è la «memoria» trinitaria della Chiesa, che è mistero di comunione missionaria e che riflette la vita trinitaria di Dio Amore perché tutta l’umanità si costruisca in questa comunione: «Tale comunione, specificamente cristiana, gelosamente custodita, estesa e arricchita, con l’aiuto del Signore, è l’anima della vocazione della Chiesa ad essere ‘sacramento’, nel senso già indicato» (SRS 40) La missione ecclesiale tende a costruire questa comunione di fratelli, «partecipi della natura divina» (AG 3), secondo i disegni dello stesso Dio, Uno e Trino: «Piacque a Dio chiamare gli uomini a questa partecipazione della sua stessa vita non tanto in modo individuale e quasi senza alcun legame gli uni con gli altri, ma di riunirli in un popolo, nel quale i suoi figli dispersi si raccogliessero nell’unità (cf. Gv 11.52)» (AG 2). Maria è figura della Chiesa che, per sua natura, è «comunione», Chiesa della Trinità. Maria è quindi memoria trinitaria della Chiesa, specialmente nella sua dimensione di comunione missionaria. Lo Spirito Santo, inviato dal Padre nell’Incarnazione del Verbo nel seno di Maria, fa diventare la Chiesa capace di ricevere e trasmettere il Verbo Incarnato e Redentore a tutta l’umanità. Perciò, «come gli Apostoli dopo l’ascensione di Cristo, la Chiesa deve radunarsi nel Cenacolo “con Maria, la Madre di Gesù” (At 1,14), per implorare lo Spirito ed ottenere forza e coraggio per adempiere il mandato missionario» (RMi 92).

NOTE
1 Sulla Chiesa «comunione»: CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione (28 maggio 1992), Libreria Editrice Vaticana 1992. Sulla trilogia ecclesiologica «mistero, comunione, missione », vedere il documento conclusivo del Sinodo Episcopale del 1985: Ecclesia sub Verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi, Relatio finalis (Libreria Editrice Vaticana 1985).
2 Cf. J. ESQUERDA BIFET, L’azione dello Spirito Santo nella maternità e missionarietà della Chiesa, in AA.VV., Credo in Spiritum Sanctum, Atti del Congresso Internazionale di Pneumatologia, Libreria Editrice Vaticana 1983, p. 1293-1306.
3 Cf. R. MORETTI, In comunione con la Trinità, Marietti 1979.
4 S. TOMMASO D’AQUINO, III, 30, 1 c.

 

Inserito Venerdi 2 Ottobre 2020, alle ore 10:23:25 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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