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  Maria e la fede come espressione testimoniale di solidarietà 
Società

Dal libro di Antonino Grasso, Maria maestra e modello di fede vissuta, Editrice Istina, Siracusa 2013, pp. 121-131, riletto e attualizzato alla luce dell'Enciclica "Fratelli tutti" di Papa Francesco del 4 ottobre 2020.



Introduzione
 
Chi accoglie Maria come madre, ne ascolta i consigli e ne segue gli esempi, deve sentirsi spinto a vivere la fede cristiana come una scelta consapevole e matura, si deve sentire, cioè, chiamato ad esercitare a sua volta una maternità/paternità nei confronti dei fratelli, attraverso una con-partecipazione che diventa, oltre che annuncio della Parola anche accompagnamento spirituale e personale, profonda e solidale vicinanza.1  È inconcepibile, infatti, una vita cristiana ed una pietà mariana che non si risolvano, oltre che in lode a Dio, anche in attenzione e misericordia verso i fratelli bisognosi e non contribuiscano ad adottare soluzioni di vita, là dove il dolore imperversa e la morte apre i suoi varchi.2
 
1. la chiamata al servizio
 
Tutti noi, Chiesa-Popolo di Dio, che siamo e ci sentiamo maternamente amati, siamo chiamati a ri-esprimere questa maternità impressa in noi, nell’atto di missione e di presenza nel mondo.3 La nostra esistenza credente suscitata dall’azione dello Spirito e sollecitata dalla Madre, deve essere comunione, testimonianza e servizio; deve impegnarci a vivere da riconciliati; deve trasformarci in annunciatori, solidali soprattutto con gli ultimi, del dono della comunione con Cristo che ci è stato gratuitamente concesso.4 Senza questa apertura, si rischia la desertificazione della fede o la sua riduzione ad una monca realtà solo spiritualistica.5 Già Sant’Agostino descriveva i credenti – coloro cioè che sono nati da Dio – come coloro che amano i fratelli e per questo si distinguono nel mondo. Proprio l’amore del prossimo è, infatti, la viva e verace testimonianza del loro passaggio dalla morte alla vita, poiché chi ha ricevuto questa vita, la cui fonte perenne è l’amore di Dio, la dona con gioia e disponibilità a tutti gli altri.6 Solo la consapevolezza dell’aver ricevuto, può generare lo slancio dell’autentica condivisione, perché la capacità di “dare” e di “servire” può nascere soltanto dalla  esperienza di quanto si è ricevuto.7 Questa vocazione al “servizio d’amore” e alla “missione”, che è presenza significativa e trasformante nel mondo, è perciò, la caratteristica fondamentale e primordiale dell’essere cristiani, il risvolto esistenziale e la logica conseguenza dell’autentica vita di fede. Come giustamente scrive il Masciarelli, «prima di parlare di valori cristiani, di valori del Regno, il problema è quello della presenza dei cristiani nella storia. La domanda che deve precedere tutte le altre è questa: ci sono i cristiani? Dove sono i cristiani? Si tratta di ritrovare i cristiani, di scovarli, di chiedere loro una presenza significativa e inquietante fra gli uomini».8 Per tale motivo nella sua Liturgia, la Chiesa prega spesso che i cristiani «siano testimoni credibili ed entusiasti del Vangelo nei luoghi in cui vivono e lavorano».9 Perché questo? Perché «la pseudo civiltà egologica dei nostri  giorni postmoderni, che dura a morire nonostante la polivalente cristi globale che attanaglia l’umanità, si vince con il concreto amore solidale, il solo capace di costruire relazioni sane e solide disintossicando gli esacerbati animi e ripristinando un verace umanesimo dei nostri giorni».10
 
2. Maria e la vocazione al servizio
 
«Tutte le povertà nascono dall’isolamento, dal non essere amati, dalla difficoltà di amare, sono il frutto della tragica chiusura dell’uomo su se stesso».11 In questa società, in cui l’uomo non ha imparato o ha disimparato ad amare, a donarsi, a prendersi cura degli altri,12 la Madre di Gesù ci insegna ad «allargare il cuore ai bisogni dei nostri fratelli e alle dimensioni del mondo. Come lei, dobbiamo guardarci attorno, scoprire ciò che manca alla gioia dell'umanità, farci carico dei problemi umani, inserirli responsabilmente nel piano di Dio, affidare al Signore quanto supera le nostre possibilità. La preghiera "Signore, non hanno più vino" significa oggi: non hanno più giustizia, libertà, fraternità, gioia, solidarietà ... Intervieni tu, Signore, e aiutaci a fare qualcosa per l'avvento del tuo regno nel mondo».13 Con Maria, tutti i credenti sono chiamati a testimoniare la loro fede non soltanto attraverso l’apertura del cuore alla Parola e all’amore di Dio, ma anche attraverso la loro apertura verso i fratelli in umanità. Come scrive Salvatore Perrella, «La "via amoris" nasce dalla fede, dall’accoglienza di Cristo, dono supremo del Padre che lo Spirito quotidianamente elargisce ad ogni uomo e donna di buona volontà. La via dell’amore è la stessa via trinitaria per eccellenza ed è la giustificazione assoluta della presenza e del ruolo diaconale della Mater Domini nel Mistero».14 Questo deve spingerli a far primeggiare nella loro esistenza i valori che Gesù ha portato sulla terra e cioè lo spirito di concordia, di pace, di servizio, di comprensione, di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza, di fedeltà, di purezza, di rispetto della vita, valori che emergono nella vita di Maria e che lei codifica nel suo Magnificat di Donna credente, fedele, giusta, servizievole ed operosa. La fede, non è mai solo una risposta personale, un fatto solamente privato, ma si inserisce in un ambito comunitario, sulla scia di una incombenza che ci viene assegnata, quella di spargere intorno a noi l’amore totale e totalizzante di cui Dio ci colma, perche dia senso non soltanto alla nostra esistenza di credenti, ma anche pienezza di significato e speranza alla vita di tutti gli uomini.15 Maria insegna che il servizio di Dio, si compie nel servizio del prossimo: il Dio di Maria è raggiungibile là dove c’è qualcuno che abbia bisogno di noi. Nelle necessità del prossimo, nelle urgenze che ci risultano familiari, sta aspettandoci il Dio che ci ha chiamati al suo servizio. Scoprendo che Dio conta su di noi, ci si rivela, nello stesso tempo, il volto delle persone che realmente contano per Dio che sta parlando con noi: come Maria, non possiamo ascoltarlo, senza che ascoltiamo la voce che si alza dalla necessità degli uomini.16 Il Dio di Maria, quando chiama, quando parla ad una persona, come parlò a lei, gli parla di altre persone, per rivelargli le loro necessità. La vocazione mariana del credente e della Chiesa, ha la sua origine in un Dio che si confida con noi, ma la meta è nel prossimo che ci ha affidato: rendersi, come Maria, servo di Dio, impone l’obbligo di correre al servizio di quelli di cui Dio ci ha parlato e che ci continua ad indicare nella nostra povera storia di uomini.17 Maria è, in sostanza, il grande segno dal volto materno e misericordioso, della vicinanza del Padre, di Cristo e dello Spirito ad ogni uomo; il grande modello di piena comunione con il Figlio ma anche di vera comunione con gli uomini, fratelli e sorelle suoi; una figura di grande valenza e significato antropologici, una via sicura per la riconquista della dignità umana, perché presenta il volto nuovo dell’uomo redento da Cristo.18
 
3. Maria e la totale accoglienza dell’altro
 
Tutto questo vuol dire che, da parte del vero credente che segue le orme di Maria, ognuno non solo deve accogliere, ma deve sentirsi accolto, deve trovare calore, comprensione, dialogo, possibilità di comunicazione senza essere rimproverato, zittito, umiliato o emarginato; ognuno deve sentirsi accolto così come è, con il suo speciale temperamento, con le sue caratteristiche, con la sua sensibilità, con i suoi periodi di salute e di malattia, con i suoi momenti di gioia e di dolore, nei suoi stati di efficienza e di stanchezza; ognuno deve sentirsi accolto in modo incondizionato, non perché è buono e servizievole, ma perché è “lui”, con la sua identità personale, con la sua esperienza, con i suoi anni.19 Solo così l’annuncio del Cristo e della speranza cristiana diventa convincente, perché acquista significatività e concretezza nella condivisione e nella solidarietà, ed anche quando presenterà agli uomini i suoi orizzonti ampi e impegnativi, non apparirà mai come illusione alienante, perché sarà illuminato dalla consistenza dell’amore.20 Alla luce dello sguardo materno di Maria, insomma, dobbiamo prenderci cura di tutti:  delle madri in difficoltà, dei bambini “esposti” all’abbandono fin dalla loro nascita, dei ragazzi più poveri e vittime di ogni rischio, dei giovani spesso prede della ingiusta durezza della vita, dei malati di ogni condizione ed età, degli anziani sofferenti per la stanchezza e per molte altre situazioni in cui la fatica di vivere diventa insopportabile e umiliante.21 Proprio come Maria, per la quale «Non v'è uomo che soffra, che Lei non soffra con lui; non uno che pianga, che Lei non ne sia partecipe; non uomo che erri lontano da Dio, e Lei non ne provi indicibile pena. Dolori, tristezze, solitudini, angosce, infelicità di tanti sperduti suoi figli, tutto si ripercuote profondamente nel suo cuore di Madre».22 Quando, insomma, sembra che l’uomo si disumanizzi, dove sembra che non ci sia nulla da fare e da sperare, c’è Maria, per proteggere ancora un esile filo di speranza che possa essere ancora agganciato alla vita. Dove l’uomo sembra più miserabile, ella è presente come segno dell’infinita misericordia di Dio, raccoglie nel suo cuore di madre il grido angosciato dei figli e lo trasforma in preghiera, in invocazione di aiuto e lo fa giungere a Dio.23 Il “prendersi cura” di Maria è, quindi, un’azione che non esclude nessun uomo e nessuna donna e si esprime con il “farsi voce” di chi non ha voce; il “farsi voce” di Colui che ha voce definitiva e potente; “essere profezia” del parlare con franchezza di fronte al mondo. Il suo non è un modello di denuncia irresponsabile ad ogni costo, ma lo schierarsi per i valori del Regno, senza incertezze e senza ambiguità, senza riserve mentali, senza standardizzazioni e senza forzature. Maria accoglie il gemito della creazione che anela ad essere trasformata e liberata; ascolta la voce delle creature che chiedono finalmente di essere rispettate; fa suo il grido di dolore di milioni di persone che vogliono essere riconosciuti nella dignità loro propria, nel loro essere immagine di Dio.24 La madre misericordiosa, addolorata e compassionevole, esorta e sprona i discepoli a porsi concretamente accanto allo sterminato numero di croci sparse sulla terra, dove il Figlio di Dio e dell’uomo viene ancora crocifisso.25 Questo ci insegna che per annunciare Cristo e donarlo al mondo bisognoso di Lui, non abbiamo bisogno di compiere opere grandiose ma, come già scriveva molti anni fa Igino Giordani: «In una società, che paga i titoli di boria e stimola le punte della vanità, per conferire prestigio a chi più fa parlare di sé, l’imitatore di Maria – chierico o laico – si fa servo: e come tale, mettendosi a terra, serve Dio, e serve i fratelli in Dio, sino ad annientarsi nel rinnegamento di sé: perché non si veda che la gloria del Padre e non si parli che della sapienza della Madre.  Egli non esiste per sé, esiste Cristo in lui, sull’esempio di Maria».26
 
Conclusione
 
Da tutto questo consegue, dunque, che soltanto se accompagnata dalla realtà efficace dell’amore - servizio, la fede, cioè il nostro “essere di e per Cristo” acquista significanza e valore. Come afferma Benedetto XVI, «La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino. […] Grazie alla fede possiamo riconoscere in quanti chiedono il nostro amore il volto del Signore risorto. […] É la fede che permette di riconoscere Cristo ed è il suo stesso amore che spinge a soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita».27 Ed è proprio Maria che ci aiuta a riscoprire e difendere la profondità delle persone, perché in lei vi è perfetta trasparenza dell’anima nel corpo e a guardare agli altri come li guarda Dio: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati.28 Solo così la fede è autentica, è reale, diventa il fermento di un mondo nuovo, altrimenti non è la fede cristiana, non è la fede di Maria di Nazareth.29 La Vergine che agisce in Cristo e con Cristo, mossa dallo Spirito che un giorno l'adombrò dando inizio alla sua divina maternità e che ora ne sostiene di continuo la sollecitudine verso i fratelli del Figlio suo, invita la Chiesa a non trascurare le loro necessità temporali, tra cui primeggiano la pace, la giustizia sociale, il progresso delle nazioni, la salvaguardia della libertà e della dignità umana, la lotta contro la miseria e la fame, la fraternità tra i popoli contro le ritornanti e orribili minacce della violenza, nella prospettiva di un ordine nuovo in cui persone, popoli e nazioni possano vivere in perfetta unione e solidarietà, formando, nello splendore del creato rispettato e rinnovato, una sola famiglia dove nessuno è ultimo ma tutti si riconoscono fratelli e figli dell'unico Padre che li chiama alla pienezza della vita.30
 
NOTE
1 Cfr. Candido D. G., Madre dei Discepoli, op. cit., p. 771.
2 Cfr. Moons H. M., Con Maria accanto alla Croce. Lettera del Priore Generale dei Frati Servi di Maria del 9 agosto 1992, in Marianum 55 (1993), n. 1, p. 359. Tutto l’assunto pp. 341-356.
3 Cf. Masciarelli M. G., Maria e l’Eucaristia dinanzi alle carenze umane, in AA.VV., Maria e l’Eucaristia, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2000, p. 144; Valentini A., La Madre di Gesù, Figlio del Dio vivo a servizio della vita, in Toniolo E., La vita e Maria “madre della vita”, Centro di  Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1994, pp. 25-41.
4 Cf. Forte B., Lo Spirito Santo su Maria, sui Doni, sulla Chiesa, in AA. VV., Maria e l’Eucaristia, op. cit., pp. 188-189; De Fiores S., Maria “Donna Eucaristica”, modello della chiesa che celebra i divini misteri, op. cit,  pp. 125-126.
5 Cfr. Editorale. Il deserto in chiesa, in La Rivista del clero italiano 82 (2001), pp. 402-407; Forte B., L’uno per l’altro. Per un’etica della Trascendenza, Morcelliana, Brescia 2003; Militello C., Una spiritualità per l’oggi: il modello mariale, in Credere oggi 4 (2004), n. 142, p. 113.
6 Cfr. De Maria A., Credo nello Spirito Santo la Santa Chiesa. Dal simbolo battesimale, la pneumatologia agostiniana e la sua ecclesiologia, Editrice Istina, Siracusa 2010, p. 265.
7 Toma A., Il distacco che unisce. Note dall’enciclica sociale “Caritas in veritate” (2009) di Benedetto XVI, in Santa Maria “Regina Martyrum”, 14 (2011), n. 1, p. 15. Tutto l’assunto pp. 12-16.
8 Masciarelli M. G., Maria maestra di nuovi valori, op. cit., p. 29.
9 Preghiera dei Fedeli della I Domenica di Quaresima, in La Domenica del 17 febbraio 2013, p. 45 (3).
10 Perrella S. M., L’insegnamento della mariologia ieri e oggi, op. cit., pp. 65-66.
11 Toma A., Il distacco che unisce, op. cit., p. 14.
12 Cfr. Perrella S. M., Maria icona della speranza affidabile nel complesso tempo attuale, op. cit., pp. 257-258.
13 De Fiores S., A Colei che ci ascolta. Preghiere di tutti i secoli a Maria, Centro di Cultura Mariana “Mater Ecclesiae”, Roma 1980, p. 13.
14 Cfr. Perrella S. M., L’insegnamento della mariologia ieri e oggi, op. cit., p. 212.
15 Cfr. Lucca T., Maria ci invita a testimoniare la nostra fede, in ADM del 24 febbraio 2012, p. 1; Boff C., Mariologia sociale, op. cit., pp. 14-17.
16 Cfr. Bartolomé J., Maria, parola di Dio, op. cit., pp. 34-35.
17 Cfr. Ibidem, p. 35.
18 Cfr. De Fiores S., Maria nella teologia contemporanea, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1991, pp. 387-391. Per tutto il paragrafo cfr. Grasso A., La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978), op. cit., pp. 250-251. Il testo è citato quasi letteralmente.
19 Cfr. Amato A., Maria e la post-modernità, in AA. VV., Maria, guida sicura in un mondo che cambia, op. cit., p. 37. Tutto l’assunto pp. 19-38
20 Cfr. Maiorano S., Il Magnificat, criterio per comunicare la gioia e la speranza, in AA, VV., Maria, guida sicura in un mondo che cambia, op. cit., p. 182. Tutto l’assunto 179-202.
21 Cfr. Antonini B. M., La Vergine Maria e le opere sociali dei cristiani, in Riparazione Mariana, n. 3 - 2011, pp. 10-11.
22 Toniolo E., La chiamano Madonna, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1977, p. 102.
23 Cfr. Canopi A. M., … E c’era la Madre di Gesù. Spunti di meditazione bibliche, Edizioni Paoline, Roma 1987, pp. 37-38.
24 Cfr. Militello C., Maria, op. cit., pp. 241–242; Brambilla F., Antropologia Teologica. Chi è l’uomo perché te ne curi?, Queriniana, Brescia 2005, pp. 361-400.
25 Cfr. Travaglia G., E il discepolo l’accolse con sé (Gv 19,27b), op. cit., p. 347. Le Costituzioni dell’Ordine dei Servi di Maria, ad esempio, proclamano: «Poiché il Figlio dell’uomo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, noi, Servi della Madre, vogliamo essere con lei ai piedi delle infinite croci, per recarvi conforto e cooperazione redentrice ». (Cost. OSM, art. 319).
26 Giordani I., Maria modello perfetto. Via di vita interiore, Città Nuova, Roma 19896, p. 207.
27 Benedetto XVI, Porta fidei, Motu Proprio dell’11 ottobre 2011, in AAS 103 (2011), pp. 723-734.
28 Idem, Discorso in Piazza di Spagna dell’8 dicembre 2009, in L’Osservatore Romano del 9-10 dicembre 2009, p. 8.
29 Cfr. Boff C., Mariologia sociale, op. cit., pp. 691-692.
30 Cfr. PAMI, La Madre del Signore, op. cit., pp. 101-104.

Inserito Lunedi 5 Ottobre 2020, alle ore 9:07:09 da latheotokos
 
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