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  Santa Maria, donna ecumenica 
Ecumenismo

Di Giovanni Cereti in  Luigi Borriello - Luigi Gaetani (a cura di), Maria discepola e sorella, madre di misericordia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2017, pp. 73-95.



Ogni volta che incontro la bandiera dell'Europa con le dodici stelle, cerco di ricordarmi che chi ha vinto il concorso per la bandiera dell'Europa aveva proprio in mente la «donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e con il capo coronato da dodici stelle». Quale che sia l'interpretazione che gli esegeti danno di questi versetti, nella tradizione cattolica questa donna è stata identificata in Maria, e anche se non identifichiamo più la luna sotto i suoi piedi con la vittoria che Maria consente ai cristiani contro l'Islam possiamo veramente invocare la protezione di Maria sulla nostra Europa e sui popoli che la abitano. Non è mio compito in questa sede interpellare le Scritture su quello che ci dicono di Maria. Inserendomi sempre nella lettura popolare dei vangeli, vediamo in Maria una donna umile e pronta a compiere la volontà del Signore (pensiamo al racconto dell'Annunciazione), una donna sollecita delle necessità degli altri (pensiamo alla Visitazione), una donna comprensiva delle difficoltà di altre famiglie (pensiamo alle nozze di Cana), una donna che condivide le grandi sofferenze dell'umanità (Maria in ansia per la scomparsa del figlio dodicenne e infine Maria sotto la croce). In una parola, nel sentimento che si ispira a una lettura ingenua della Scrittura Maria è sentita come una madre amorevole, piena di sollecitudine per gli altri, misericordiosa, efficiente, in una parola una donna completa. In un momento così difficile per la nostra umanità come quello che viviamo attualmente, nel quale sembrano moltiplicarsi gli scontri anche a carattere religioso e sembrano mancare i punti di riferimento, la figura di Maria (sempre in relazione a Gesù e naturalmente in subordine al Figlio) appare come un luogo d'incontro e di riconciliazione per la nostra umanità. Luogo d'incontro per i cattolici di diversi orientamenti, per i cristiani di diverse chiese, ma anche per i credenti di diverse religioni, e in qualche misura per tutti gli uomini

1. Prima parte: Maria luogo di comunione e di incontro nel mondo cattolico

Maria è innanzitutto un luogo d'incontro per quello che possiamo definire un ecumenismo fra i cattolici. Già all'interno della comunione cattolica esiste un grande pluralismo, che rischia sempre di portare a conflitti e a contrapposizioni. Questa diversità di atteggiamenti si ha anche nei confronti della figura di Maria, e rispecchia il pluralismo presentato dagli stessi evangeli. Luca pieno di tenerezza e di delicatezza nel tracciare i racconti dell'infanzia e nel fare riferimento a Maria «che conservava nel suo cuore tutte queste cose», Giovanni che ha organizzato il suo evangelo in modo più teologico e con simboli e riferimenti impliciti, quando ci presenta Maria a Cana e sotto la croce, Marco più sbrigativo e quasi duro con Maria e con i famigliari di Gesù, che mostrano incomprensione per la sua missione, Matteo infine che mette in evidenza soprattutto la figura di Giuseppe... Questi diversi atteggiamenti sono rispecchiati dalle diverse confessioni cristiane ma sono presenti nello stesso mondo cattolico nella diversa attenzione e devozione portata a Maria. Si dice giustamente che oggi le divisioni, più che fra i cristiani appartenenti a diverse chiese, corrono soprattutto fra i conservatori e i liberali, in tutte le chiese. Entrambe queste posizioni possono incontrarsi in Maria. I conservatori possono vedere in Maria una ebrea fedele e devota, frutto e fibre della pietà d'Israele, e insieme la donna fedele, che veglia con gli apostoli nella stanza superiore nell'attesa del dono dello Spirito, che attende l'inaugurazione di un nuovo tempo di grazia e di salvezza. E tuttavia essa è riconosciuta dall'ala che potremmo definire più liberal delle diverse chiese come la donna che non rinuncia alla sua ragione e alle sue domande: «Come mi possono accadere queste cose?»; essa interroga il suo figlio a Gerusalemme ed a Cana. In Maria, la nostra ragione umana e il nostro desiderio di capire sono equilibrati dalla sua fedeltà e dalla sua gioiosa obbedienza alla volontà di Dio. I cristiani comunque già oggi concordano nel vedere in Maria il modello della credente, di colei che ha compiuto un pellegrinaggio nella fede, e i cristiani insieme concordano nell'accettare il suo insegnamento, «fate tutto quello che egli vi dirà».

        a) La pietà popolare
        Maria innanzitutto è al cuore della pietà popolare, con il rischio talvolta che la devozione mariana oscuri anche la centralità della figura di Gesù. Tale devozione popolare e alimentata anche dalle molte feste mariane che segnano l'anno liturgico e nel cattolicesimo si può dire che ciascuno ha le proprie feste preferite.1 Per quanto grande sia la diversità presente nel mondo cattolico, credo che si possa dire che Maria costituisce un buon luogo di incontro per i cattolici nel loro insieme, un cuore affettivo della comunione cattolica: le parole evangeliche: «Benedetta sei tu fra tutte le donne» (un'anticipazione stupefacente di quanto si è poi realizzato nel corso della storia), «tutte le generazioni mi proclameranno beata», sembrano veramente realizzarsi in Maria.

        b) Le forme di spiritualità mariana
        Nella chiesa cattolica Maria è comunque anche al centro di riflessioni teologiche (che hanno portato allo sviluppo della mariologia, specifica del cattolicesimo) e di spiritualità importanti: molti antichi ordini religiosi, molte congregazioni religiose ottocentesche e molti movimenti recenti hanno preso il nome di Maria o si sono posti sotto la sua protezione: i Servi di Maria, i Carmelitani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, l'Equies Notre-Dame, 1'Opera di Maria. E nonostante questa grande diversità, tutti questi istituti e movimenti vivono nella comunione ecclesiale.

        c) Le visitazioni di Maria al suo popolo
        Il mondo cattolico riconosce la possibilità di "visitazioni" di Maria al popolo cristiano, testimoniate da innumerevoli Santuari mariani (vedi fascicolo di Credere oggi sulle apparizioni mariane). Il ruolo dei Santuari mariani nella diffusione e nella conservazione della fede non è calcolabile: 1'America latina è cattolica grazie alla Vergine di Guadalupe; l'influenza di Lourdes e di Fatima anche nel mondo europeo è grandissima. Anche quando ci sono contrasti relativi a un preteso segno mariano (pensiamo a Medjugorje o a Civitavecchia), o a certe forme di pietà popolare, non è tanto in discussione Maria, quanto la strumentalizzazione che di essa viene fatta in maniera inopportuna o l'eccesso che invece di condurre a Dio può fermarsi alla sola figura di Maria.

        d) La teologia della liberazione
        Questa pietà popolare è sorgente di comunione anche fra cristiani di tendenze diverse, ma che condividono l'amore a Maria. Ricordo che in essa si incontrano la teologia tradizionale, ma anche la teologia della liberazione, che riconosce nel Magnificat un canto di liberazione degli oppressi, ecc.

        e) La teologia femminista
        Infine nonostante molte critiche, in essa si incontra anche almeno una parte della teologia femminista, che se condanna il ricorso alla figura di Maria che è stata in passato sorgente anche di una subordinazione della donna, riconosce tuttavia in essa una donna autonoma e liberata da tanti condizionamenti.

2. Parte seconda: Maria luogo di comunione e di incontro fra i cristiani delle diverse chiese

Una convinzione molto diffusa nel mondo cattolico è comunque quella che di Maria è meglio non parlare troppo, perché il discorso su Maria non sarebbe gradito alle altre chiese cristiane e sarebbe di ostacolo all'ecumenismo. Questo movimento verso l'unità dei cristiani, che riconosciamo come un movimento suscitato dallo Spirito (cf. UR 1 e 24), vuole raggiungere il proprio fine, sotto l'azione della grazia, seguendo delle piste diverse, complementari fra loro e tutte necessarie: l'ecumenismo cosiddetto spirituale (preghiera per l'unità e conversione dei cuori: cf. UR 7 e 8), quello secolare, dell'azione comune al servizio dei fratelli (cf. UR 12), quello pastorale (azione comune a livello pastorale e nella vita concreta delle comunità), e infine quello dottrinale, che porta a un ripensamento e a una riespressione dei propri insegnamenti teologici e dottrinali alla luce dell'evangelo e delle istanze e insegnamenti delle altre chiese. Nella prospettiva dell'ecumenismo spirituale, sempre più sentiamo che Maria prega con noi (cf. At 1,14) per l'unità dei cristiani e che sempre più numerosi sono coloro che la invocano anche come madre dell'unità. Nel quadro dell'ecumenismo secolare, ci accompagna l'immagine di Maria sempre disponibile al servizio, umile ancella e serva del Signore nei fratelli. Con riferimento all'ecumenismo pastorale possiamo dire che i cristiani riconoscono insieme in Maria un modello di credente, che ci ha preceduto nel pellegrinaggio della fede. É comunque soprattutto alla luce dell'ecumenismo dottrinale, che possiamo tornare ad affrontare insieme le grandi questioni che ancora dividono i cristiani e proprio intorno alla figura di Maria. La nostra riflessione si svilupperà in questo ambito. Infatti, l'ecumenismo dottrinale, oltre che nelle ricerche e nelle pubblicazioni dei teologi delle diverse chiese, si esprime attraverso le diverse forme del dialogo ecumenico, e in particolare attraverso le commissioni di dialogo. Questi dialoghi e i loro documenti conclusivi hanno però affrontato sino ad oggi soprattutto i temi che sono stati considerati centrali nelle controversie fra le chiese, in particolare i temi del battesimo, dell'eucaristia, del ministero e dell'autorità nella chiesa. La problematica relativa a Maria, che pure sappiamo costituire un punto assai delicato nei rapporti fra le chiese, è stata invece toccata nei dialoghi ecumenici quasi solo di passaggio e in connessione soprattutto con il problema dell'autorità nella chiesa, del papato e del suo magistero. Solo di recente a questo tema è stato dedicato un intero e significativo documento, frutto del lavoro di un gruppo di teologi cattolici ed evangelici che lavorano comunque a titolo personale (il gruppo di Dombes), e quindi un importante documento del dialogo internazionale anglicano - cattolico, "Maria grazia e speranza in Cristo". Per quanto il dialogo ecumenico su Maria sia appena iniziato, esso ha già consentito di superare notevoli malintesi, non solo portando a riconoscere ciò che nella dottrina mariologica e nella devozione mariana appartiene alla più antica tradizione della chiesa indivisa condivisa da tutti (innanzitutto la Theotokos), e mostrando come in Maria si incontrino in modo quasi simbolico tutti i temi che ancora oggi fanno difficoltà fra i cristiani delle diverse chiese: il problema dei rapporti fra Scrittura, tradizione e magistero, il problema dell'ermeneutica biblica, il problema ecclesiologico dell'autorità che può parlare a nome della chiesa, infine il problema della corrispondenza dell'uomo alla grazia divina. Un avvicinamento sul tema di Maria consente un notevole avvicinamento in tutto il mistero cristiano e la storia della salvezza. Di fatto, se allarghiamo gli orizzonti, e pensiamo non solo al mondo evangelico ma anche a quello ortodosso e orientale, la convinzione che Maria sia di ostacolo all'ecumenismo si rivela infondata. Come si è detto, per tutte le chiese cristiane storiche Maria e la Theotokos, la madre del Signore, secondo le affermazioni del Concilio di Efeso del 431; inoltre possiamo dire che esiste una convergenza a proposito di quanto si dice di Maria nel Nuovo Testamento.

        a) Le antiche chiese orientali
        Chi e stato in Etiopia o in Armenia ha potuto notare come anche queste comunità, che si sono separate o almeno hanno avuto scarsi contatti con la grande chiesa già da quindici secoli, hanno conservato una grande devozione a Maria, testimoniata da innumerevoli santuari e luoghi di culto e dalle diverse feste mariane dell'anno liturgico. Più di recente, un accordo dottrinale è stato raggiunto intorno alla cristologia nel dialogo fra la chiesa cattolica e la chiesa assira: in esso viene riconosciuta "la legittimità e l'esattezza di queste espressioni delle stessa fede", per le quali "la chiesa assira eleva le sue preghiere alla Vergine Maria quale madre di Cristo nostro Dio e Salvatore", mentre "la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale Madre di Dio e anche quale madre di Cristo", e si afferma di voler rispettare "la preferenza che ciascuna chiesa dà ad esse nella vita liturgica e nella sua pietà".2

        b) L'ortodossia bizantina
        Non c'è poi bisogno di ricordare quanto Maria viene venerata nell'ortodossia bizantina, con la moltitudine di monasteri, di splendide icone mariane (pensiamo alla Vergine della tenerezza o Madonna di Vladimir), di feste mariane, santuari e pellegrinaggi mariani.

        c) L'anglicanesimo
        Per l'anglicanesimo, che ha condiviso con la chiesa cattolica i primi quindici secoli della sua Storia, mi limito a ricordare il documento "Maria: grazia e speranza in Cristo", che costituisce il quinto e ultimo documento della seconda commissione internazionale anglicano-cattolica, approvato e firmato a Seattle nella festa della Presentazione del Signore, il 2 febbraio 2004 dopo un lavoro di cinque anni, e reso pubblico nella stessa città americana dopo una lunga attesa, il 16 maggio del 2005.3 Per la prima volta un dialogo bilaterale internazionale si è espresso sulla figura di Maria nella fede della chiesa, anche se esso era stato preceduto da alcuni documenti pubblicati a conclusione di dialoghi locali: quello del dialogo cattolico-luterano degli Stati Uniti su L'unico Mediatore, i santi e Maria4 e quello del Gruppo di Dombes (Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi),5 oltre che dalla riflessione contenuta in un capitolo del documento Communio Sanctorum, frutto di un gruppo di lavoro fra la chiesa cattolica tedesca e la chiesa evangelica luterana unita di Germania.6 La pubblicazione di questo documento mostra come nel cammino di riavvicinamento fra le chiese sia ormai possibile affrontare anche le tematiche pin controverse, come quelle relative alla figura di Maria, intorno alla quale si intrecciano molti temi di carattere antropologico, ecclesiologico, soteriologico (libertà e grazia, Scrittura e Tradizione, Chiesa e Magistero, ecc.) che sono stati causa di incomprensioni e di separazioni fra le chiese. Il nuovo documento costituisce una dichiarazione congiunta della commissione, la cui pubblicazione e stata autorizzata dalla Chiesa cattolica e dalla Comunione anglicana, che avevano incaricato la commissione di affrontare questo argomento, considerato come l'ultimo tema su cui era necessario un chiarimento fra le due comunioni, e non costituisce ancora un documento approvato dalle chiese. Esso ha già sollevato obiezioni soprattutto nell'ala più filo-evangelica della Comunione Anglicana, e tuttavia esso sembra avere una importanza storica, per il fatto che ripetutamente afferma che la sua accettazione potrebbe portare a superare tutte le difficoltà relative alla figura di Maria che venivano addotte per giustificare lo stato di separazione. «Crediamo che l'accordo qui evidenziato sia esso stesso il frutto di una ri-recezione, da parte degli anglicani e dei cattolici, della dottrina relativa a Maria, e che esso ci orienti verso la possibilità di un'ulteriore riconcilazione, nella quale i punti che riguardano la dottrina e la devozione verso Maria non debbano più essere visti come divisivi della comunione, o come ostacolo a un nuovo passo nella crescita verso la koinonia visibile (n. 80)». Abbandonato il terreno comune della Scrittura e della più antica Tradizione ecclesiale, nella terza parte, Maria secondo il modello della grazia e della speranza, si affrontano con coraggio le questioni che dividono le due chiese. Per ricomprendere meglio insieme la figura di Maria, si propone di adottare una prospettiva escatologica. «Specie in Paolo, si può comprendere rettamente che cosa significa essere pienamente umano quando lo si vede nella luce di ciò che siamo chiamati a diventare in Cristo, l'ultimo Adamo, in opposizione a ciò che siamo diventati nel vecchio Adamo [ ... ]. In tal modo vediamo l'economia della grazia nella storia 'a partire dalla fine', dal suo compimento in Cristo, piuttosto che 'a partire dall'inizio', dalla creazione caduta verso il futuro in Cristo (n. 52)». Questa prospettiva escatologica è quella di Paolo quando dice degli eletti: «Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati» (Rm 8,3 0). Questo passo paolino consente di riconsiderare i recenti dogmi cattolici su Maria attraverso gli occhi di Paolo, utilizzando le sue categorie di chiamata, conversione, giustificazione e glorificazione. «Questo è il modello della grazia e della speranza, che vediamo operante nella vita di Maria, come colei che occupa un posto proprio nel destino comune della chiesa, come colei che ha generato nella sua propria carne "il Signore della gloria" (n. 54)». «Considerata da tale prospettiva escatologica, Maria può essere vista sia come tipo della Chiesa, sia come discepola che gode di un posto speciale nell'economia della salvezza (n. 57)». Una tale prospettiva consente anche di rileggere assieme gli insegnamenti relativi all'Assunzione e all'Immacolata Concezione. Nella sostanza, e questa è l'affermazione forse più importante del documento, essi sono contenuti nella Scrittura e quindi possono essere condivisi dagli anglicani. «Data la comprensione che abbiamo raggiunto in riferimento al posto di Maria nell'economia della speranza e della grazia, possiamo affermare insieme questo insegnamento: che Dio ha preso nella sua gloria la beata vergine Maria nella pienezza della sua persona, in consonanza con la Scrittura, e che ciò può esser davvero compreso solo alla luce della Scrittura. I cattolici possono riconoscere che questo insegnamento su Maria è contenuto nel dogma (n. 58)». «In vista della sua vocazione a essere la madre del Santo (cf. Lc 1,35), possiamo affermare insieme che l'opera di redenzione di Cristo ha raggiunto Maria "fino in fondo", nell'intimo del suo essere e nei suoi primissimi momenti di vita. Ciò non è contrario all'insegnamento della Scrittura, e può essere compreso solo alla luce della Scrittura. In cià, i cattolici possono riconoscere quanto viene affermato nel dogma - segnatamente "preservata immune da ogni macchia di peccato originale" e "nel primo istante della sua concezione" (n. 59)».

        e) Le chiese evangeliche
        Anche le chiese evangeliche d'occidente hanno comunque riscoperto la figura di Maria, se la riflessione su di lei si rifà alle indicazioni del Nuovo Testamento, e se in essa si riconosce il modello della credente, colei che per prima ha camminato nell'oscurità della fede, affidandosi alla Parola di Dio. A proposito del luteranesimo, si può ricordare che i primi riformatori rimasero in genere fedeli alla tradizione e alla teologia mariana della loro epoca, e che lo stesso Lutero accettava in linea di massima la dottrina mariana che aveva ricevuto dalla tradizione, compresa l'Immacolata Concezione, anche se questi insegnamenti vennero ripensati per renderli pienamente conformi alla dottrina centrale della giustificazione per grazia mediante la fede (Si veda il Commento al Magnificat dello stesso Lutero). Occorre comunque ricordare che all'epoca la teologia mariana era ancora poco sviluppata e che alcune dottrine poi definite appartenevano al campo della libera discussione teologica. Quello che i riformatori riflutarono recisamente e ogni forma di culto e di invocazione a Maria. La Commissione Internazionale di Dialogo costituita dal Pontificio Consiglio per la promozione dell'unione dei cristiani e dalla Federazione luterana mondiale e incaricata appunto del dialogo cattolico-luterano aveva comunque pubblicato anche prima della recente dichiarazione sulla giustificazione molti documenti, nessuno dei quali ha tuttavia posto al centro dell'attenzione la problematica relativa a Maria. Essa è stata però toccata di passaggio già in un documento del 1980, che a 450 anni dalla Confessione di Augusta intendeva mostrare la sostanziale comunione nella fede, anche se ricordava tra «le questioni aperte e i problemi non risolti» restano «i dogmi proclamati solo più tardi: sul primato giurisdizionale e sull'infallibilità del papa (1870); sulla preservazione, per grazia di Maria dal "peccato originale" (1854) e sulla sua assunzione con il corpo in cielo (1950)», concludendo che «tali questioni devono essere oggetto di ulteriore dialogo».7 Il documento proseguiva domandandosi perché tali questioni hanno assunto tanta rilevanza solo negli ultimi secoli e formulando l'augurio che la comunione riscoperta sulle verità centrali della fede cristiana consenta di dare una risposta anche a queste questioni, in modo che le due chiese possano divenire "da chiese separate, chiese sorelle". Il tema è stato quindi ripreso in un documento del 1984, "L'unità davanti a noi", che richiede una nuova «interpretazione comune e possibilmente autorevole soprattutto dei dogmi più recenti su Maria e sul papato, la cui conformità alla Scrittura e al Vangelo pone un serio problema alle chiese luterane e ai loro fedeli». Questa proposta viene avanzata in un contesto in cui si tratta dell'unità della fede nella diversità delle sue manifestazioni: il che vorrebbe lasciar intendere che certe dottrine e certe devozioni mariane, caratteristiche del cattolicesimo, dovrebbero restare proprie soprattutto delle chiese della tradizione cattolico-romana, anche in un'eventuale chiesa unita, senza dover essere necessariamente imposte agli altri cristiani, sulla base del principio della gerarchia delle verità e dell'unità dovuta nelle cose necessarie, capace di rispettare in quelle non necessarie la debita libertà: «Non è necessario che ogni chiesa si assuma e faccia proprie le manifestazioni specifiche della fede, della pietà e dell'etica, delle altre chiese. Le deve però riconoscere come manifestazioni particolari e allo stesso tempo legittime dell'unica e comune fede cristiana. Allora è giustificato riconoscere e valutare positivamente nella molteplicità delle tradizioni... un legittimo pluralismo».8 Una reinterpretazione di questi dogmi potrebbe secondo questi documenti condurre a esprimere insieme il nucleo pin profondo di verità in essi contenuto, o almeno aiutare a riscoprirne il fondamento biblico, o quanto meno consentire di riconoscere le diversità legittime che esistono fra le vane tradizioni ecclesiali, diversità che esigono di essere rispettate da tutte le parti. In Italia il rapporto con le chiese riformate ha un'importanza prioritaria, a causa del fatto che la maggiore chiesa non cattolica con la quale siamo chiamati a instaurare un dialogo ecumenico è proprio una chiesa appartenente al mondo riformato, come la Chiesa Valdese. Con i riformati tuttavia non può essere ricordato nessun documento significativo del dialogo ufficiale che faccia riferimento a questo problema. Sappiamo anzi che il mondo riformato, erede di Calvino che su questo punto era assai più radicale di Lutero, vede oggi nella devozione a Maria praticata nella chiesa cattolica un'applicazione esemplare del principio cattolico della cooperazione umana con la grazia, e considera gli sviluppi della mariologia come «sviluppi speculativi, non radicati nella parola della Scrittura: sviluppi teologici che sono centrali per il cattolico, e che sono sostenuti da una forte corrente di superstizione popolare, in parte erede di credenze pagane». Nella mariologia romana per alcuni teologi riformati si riassumerebbero cioè tutte le "deviazioni" cattoliche: valore autonomo della tradizione, magistero dottrinale del papa, legittimità dello sviluppo dogmatico, dottrina dei meriti, negazione dell'unica mediazione di Cristo... Alla promulgazione dei dogmi pin recenti viene rimproverato infine il fatto che per essi si sia proceduto unilateralmente, e non perché la fede della chiesa fosse minacciata, come nei primi secoli; ma solo "a fini celebrativi". L'atteggiamento dei riformati nei confronti della chiesa cattolica prima del Concilio viene ben presentato in Verso una comprensione comune della chiesa, un documento del dialogo cattolico-riformato del 1990. «Con qualche eccezione, prima del Concilio Vaticano II la posizione comune dei riformati era che la chiesa cattolica non aveva risposto veramente alle problematiche della Riforma e nel suo insieme rimaneva "non riformata". Questo convincimento è stato rafforzato a livello dottrinale dalla definizione dei dogmi dell'infallibilità papale (1870), dell'immacolata concezione della Vergine Maria (1854) e della sua assunzione corporea (1950) [ ... ]. Lo sviluppo, per lo più isolato, di entrambe le tradizioni, persino quando convivevano negli stessi paesi, accentuò la tendenza dei riformati e delle loro chiese a valutare la chiesa cattolica alla luce della sua reazione alla Riforma, e rafforzò gli atteggiamenti negativi nei confronti della dottrina, della pietà e della prassi cattoliche».9 Questo riferimento a un passato che dobbiamo onestamente riconoscere che non è stato ancora pienamente superato a livello di base aiuta a comprendere quella che continua ad essere una delle maggiori cause di incomprensione e di controversia: a questo proposito si può riconoscere di essere ancora almeno a livello popolare come in una fase pre-ecumenica, nella quale molte comunità fondamentaliste di origine protestante, e talvolta anche alcune chiese storiche, sviluppano una forte propaganda e proselitismo nei paesi cattolici fondandosi soprattutto su un virulento attacco alla devozione mariana. Come abbiamo già ricordato, intorno a Maria esiste comunque un importantissimo documento, che se non ha valore ufficiale ha grande autorevolezza a causa dei suoi autori. Esso è infatti il frutto del dialogo e della collaborazione di teologi cattolici e riformati francofoni nel Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi.10 Esso si divide in due parti, la prima dedicata a una rilettura biblica e Storica, e la seconda più propriamente dottrinale, nella quale si affrontano le difficoltà relative a Maria che dividono i cattolici dai protestanti, enucleandole in quattro temi: la cooperazione alla grazia, la perpetua verginità di Maria, l'Immacolata concezione e l'Assunzione. Nessuna di queste difficoltà appare insuperabile, se si tiene conto dei diversi principi della giustificazione per fede, della gerarchia delle vera, e della possibilità di una comunione nell'essenziale e di un doveroso rispetto per le legittime diversità. Anche sul tema dell'invocazione dei santi e di Maria si può raggiungere una migliore comprensione, nel contesto della fede nella comunione dei santi, della preghiera 'con' Maria e della lode rivolta a Dio per quanto ci ha dato in Maria (cf. Magnificat). In ogni caso, entrambe le grandi famiglie cristiane devono su questo punto impegnarsi a una conversione ecumenica, nel rispetto e nella comprensione delle ragioni dell'altro. Questa panoramica dei dialoghi fra la chiesa cattolica e le altre chiese e comunità sorte a seguito della Riforma del sedicesimo secolo non sarebbe comunque completa, se non venissero ricordati anche un rapporto ufficiale del Dialogo Intemazionale Battista-Cattolico (1988)11 che invita a cercare di capirsi a vicenda e a rispettare la posizione dell'altro, e un altro documento del Dialogo Cattolico-Pentecostale del 1984 che riflette sulla dottrina mariana come si è sviluppata nella chiesa cattolica e sulla posizione dei pentecostali a riguardo.12 Quest'ultimo documento, pur sviluppando ampiamente il tema, si limita a porre a confronto la teologia e la prassi delle due chiese, entrambe ispirate alla Bibbia, interpretata in senso più letterale e circoscritto nelle chiese pentecostali, e letta nel contesto della tradizione da parte cattolica. Il problema resta sempre quello dell'ermeneutica biblica, ma la chiarezza delle posizioni, il riconoscimento della Theotokos da parte pentecostale, e l'affermazione che il rifiuto dei dogmi mariani non esclude dalla salvezza, pongono questo dialogo in un clima pacificato e costruttivo. Infine, "il ruolo di Maria nella storia della salvezza" è il tema trattato all'interno di un documento di Dialogo Cattolico-Evangelicale sulla missione.13 Nella sostanza, si tratta di una chiarificazione da parte cattolica delle proprie posizioni, in risposta alle difficoltà sollevate dagli evangelicali: ancora una volta, un problema di ermeneutica della Scrittura e un tentativo di comprensione reciproca non ancora del tutto riuscito.

        f) Un arricchimento reciproco fra le chiese e un confronto comune con la Scrittura
        Intorno a Maria la convergenza e la comunione fra le chiese cristiane è comunque molto cresciuta nel corso degli ultimi decenni, grazie al dialogo ecumenico. Il dialogo fra i cristiani delle diverse chiese ha luogo prima ancora che attraverso le commissioni dottrinali incaricate ufficialmente dalle loro chiese, nella vita quotidiana dei cristiani, attraverso le pubblicazioni dei teologi, attraverso gli incontri e i congressi internazionali. Esistono dichiarazioni che sono state pubblicate, sotto la responsabilità dei teologi firmatari, nei congressi mariologici internazionali. Esiste la Ecumenical Society of the Blessed Virgin Mary, promossa soprattutto nel mondo anglicano; esiste persino un 'ordine luterano della vergine Maria'. Il dialogo teologico ufficiale in corso fra le chiese cerca di affrontare tutti i problemi che sono stati sorgente di incomprensione nel corso dei secoli, e quindi alcuni di questi dialoghi fra le chiese hanno avuto appunto come tema il tema di Maria. Non avendo il tempo di trattare singolarmente di questi dialoghi, accenno almeno alle conclusioni che una lettura dei documenti del dialogo può indurre. Una prima conclusione che si può trarre dall'esame dell'insieme dei documenti del dialogo ecumenico potrebbe essere pertanto che ciò che fa difficoltà nei rapporti fra la chiesa cattolica e le maggiori chiese storiche non è tanto la mariologia cattolica, e forse neppure la devozione popolare a Maria presente nella chiesa cattolica, in quanto l'una e l'altra una volta purificate da ogni eccesso ed abuso (cf. LG 67), potrebbero essere considerate come una caratteristica confessionale, che la chiesa cattolica non può imporre agli altri, ma che essa può conservare al proprio interno nella prospettiva di una "unità nella diversità", quanto la valutazione che deve essere data dei dogmi del 1854 e del 1950. Le altre chiese hanno difficoltà ad accettare queste definizioni dogmatiche, per il modo con cui sono state proposte alla chiesa (e qui si vede come il nodo centrale delle difficoltà sia costituito dal papato e dalla dottrina dell'infallibilità), e anche per i termini in cui sono state espresse (che fanno difficoltà ai protestanti per il loro insufficiente riferimento alla Scrittura, e agli ortodossi per la concezione del peccato originale sottesa al dogma dell'Immacolata, e forse a tutti per l'antropologia e l'escatologia su cui si fonda la definizione relativa all'Assunzione). Nella sostanza tuttavia, anche le altre chiese possono spesso avere una concezione analoga della grazia fatta a Maria e della sua glorificazione.14 II riavvicinamento delle posizioni fra i cattolici e i protestanti in questo campo deve fondarsi in secondo luogo su una esegesi biblica, che metta meglio in luce il posto di Maria nella Scrittura, e su una ricomprensione globale del mistero cristiano, nel quale possa essere riconosciuto come il ruolo di Maria nella storia della salvezza non diminuisce ma esalta il carattere unico di Cristo e l'azione dello Spirito. A questo proposito può essere ricordato quanto scriveva Jean Paul Gabus, professore alla Facoltà di teologia protestante di Bruxelles, quando affermava che il tema mariano non è stato sufficientemente sviluppato in quelli che potrebbero essere i suoi fondamenti biblici (la valorizzazione dei testi giovannei, la presenza di Maria con la prima comunità dei discepoli a Gerusalemme) all'interno della tradizione riformata. Commentando l'enciclica Redemptoris Mater egli scrive: «La tradizione protestante non ha commentato Gv 2,1-11 quasi altro che in maniera negativa, sottolineando l'incomprensione totale di Maria in rapporto alla missione profetica del suo Figlio. Penso anche al dialogo che il vangelo di Giovanni introduce ai piedi della croce fra Gesù, Maria e Giovanni. La lettura protestante non ne ha ritenuto che il suo carattere fattuale e storico: a partire da quel giorno, Giovanni accolse Maria nella sua casa. Essa tace totalmente sulla portata simbolica delle parole di Gesù a Maria e a Giovanni. Essa ignora anche totalmente la presenza di Maria al Cenacolo prima della Pentecoste e in occasione della Pentecoste».15 Un più pieno ritorno alla Scrittura anche a proposito di Maria consentirebbe anche alla chiesa cattolica di purificare molti aspetti della sua predicazione e della pietà popolare. Il dialogo ecumenico intorno a Maria può essere infine facilitato attraverso un nuovo confronto con la tradizione ortodossa. Nessuno può infatti dimenticare che il culto a Maria è sorto innanzitutto in oriente, dove essa è stata proclamata Theotokos, dove sono sorte le prime chiese dedicate a Maria e dove la tradizione iconografica riserva a Maria un posto d'onore. Di fatto, nella dichiarazione di Atene nel 1978, frutto del Dialogo Anglicano-Ortodosso, si legge, a proposito del ruolo delle donne nella chiesa e del problema dell'ordinazione della donna, che «la chiesa ortodossa onora una donna, la Santa vergine Maria, Theotokos, come la persona umana più vicina a Dio»; mentre il rapporto di Dublino del 1984, che conclude la prima fase dello stesso dialogo, a proposito della liturgia e della comunione dei santi, afferma come patrimonio comune alle due tradizioni: «La beata vergine Maria ha avuto un ruolo speciale nell'economia della salvezza in virtù del fatto di essere stata scelta per essere la madre di Cristo nostro Dio. La sua intercessione non è autonoma, ma presuppone quella di Cristo e si fonda sull'azione salvifica del Verbo Incarnato».16 Concludendo le nostre riflessioni su questo secondo punto, vorrei ricordare come la Marialis Cultus del 2/2/1974 indicava fra gli orientamenti per il culto alla Vergine l'orientamento ecumenico.17 Di fatto, non è più possibile un'elaborazione unilaterale della riflessione su Maria. Condurre un dialogo ecumenico su Maria aiuta a far cadere tanti pregiudizi reciproci, a scoprire un consenso di fondo, relativamente al primato di Cristo, a Maria modello della chiesa, modello di fede, di ascolto della parola, di servizio. Nel dialogo il problema di Maria viene oggi messo in relazione sempre più spesso anche con il tema della donna nella chiesa. Un dialogo ecumenico serio intorno a Maria ci consentirà così di scoprire con gioia le convergenze che già esistono, di rilevare la centralità del tema mariologico, nel quale incontriamo gli altri grandi temi della fede cristiana, e infine di comprendere quali rinnovamenti siano necessari anche nella chiesa cattolica, così come nelle altre chiese, perché Maria possa cessare di essere sentita come un fattore di divisione e possa tornare a essere sorgente di incontro e di comunione fra le chiese e fra i cristiani. Si dice giustamente che oggi le divisioni, più che fra i cristiani appartenenti a diverse chiese, corrono soprattutto fra i conservatori e i liberals, in tutte le chiese. Entrambe queste posizioni possono incontrarsi in Maria. I conservatori possono vedere in Maria una ebrea fedele e devota, frutto e fibre della pietà d'Israele, e insieme la donna fedele, che veglia con gli apostoli nella stanza superiore nell'attesa del dono dello Spirito, che attende l'inaugurazione di un nuovo tempo di grazia e di salvezza. E tuttavia essa è riconosciuta dall'ala che potremmo definire più liberal delle diverse chiese come la donna che non rinuncia alla sua ragione e alle sue domande: come mi possono accadere queste cose?; essa interroga il suo figlio a Gerusalemme ed a Cana. In Maria, la nostra ragione umana e il nostro desiderio di capire sono equilibrati dalla sua fedeltà e dalla sua gioiosa obbedienza alla volontà di Dio. I cristiani comunque già oggi concordano nel vedere in Maria il modello della credente, di colei che ha compiuto un pellegrinaggio nella fede, e i cristiani insieme concordano nell'accettare il suo insegnamento, "fate tutto quello che egli vi dirà".

3. Parte terza: Maria luogo d'incontro per i credenti delle diverse religioni

        a) Maria e l'ebraismo
        II legarne di Maria con la tradizione ebraica, con le Scritture ebraiche, con il popolo ebraico, è stato riscoperto nel corso di questi ultimi decenni soprattutto nel mondo cristiano, che vede in Maria la figlia per eccellenza del popolo ebraico, vergine figlia di Sion. Il titolo di Maria "eccelsa figlia di Sion" lo troviamo per la prima volta nella Lumen Gentium (n. 55) ed è il segno di quel nuovo atteggiamento del cristianesimo nei confronti delle proprie radici ebraiche che è iniziato proprio con il concilio Vaticano II. Nello stesso tempo, l'interpretazione del Nuovo Testamento mette in evidenza quanto esso debba alle Scritture del primo testamento, e in particolare quando si tratta di Maria: l'espressione dell'angelo in Lc 1 («nulla e impossibile a Dio») richiama quella che leggiamo in Gen 18,14 a proposito del concepimento di Isacco; la fede di Maria richiama la fede di Abramo, e così via. Il Magnificat e tutto intessuto di citazioni bibliche del primo testamento; esso è impregnato dal tema del "resto" santo del Signore, così come dal tema della serva del Signore, che richiama il servo di Dio sofferente del profeta Isaia; il racconto della Visitazione d'altra parte è anch'esso ispirato al tema dell'arca santa e del suo viaggio a Gerusalemme. Questi dati ci pongono già in rapporto con il popolo d'Israele, sia perché le sue Scritture costituiscono un patrimonio anche del popolo cristiano, sia perché i cristiani provengono dalle nazioni, ma provengono anche da Israele: e questa componente ebraica del popolo cristiano onora in Maria la figlia di Sion e costituisce un legame con tutto il popolo d'Israele. Per quanto concerne invece il popolo ebraico nella sua realtà attuale, si può dire che esso, legato a una tradizione secolare, polemica sull'interpretazione che della figura di Gesù di Nazareth davano i cristiani, che vedono in Lui l'Incarnazione del Verbo di Dio, ha polemizzato o almeno fatto silenzio anche intorno alla figura di Maria. Gli scritti ebraici contemporanei al primo diffondersi del cristianesimo hanno formulato e diffuso leggende infamanti intorno alla nascita verginale di Gesù, attribuendo la concezione di Gesù all'adulterio di Maria con un soldato romano di nome Pantera. Inoltre estranea alla tradizione ebraica e la valorizzazione della verginità che il cristianesimo ha fatto a partire dalla figura di Maria, così come evidentemente ogni concezione di Maria come madre di Dio. L'ebreo secolarizzato di oggi rifiuta poi la propria tradizione, ma non tende a vedere nessun valore nella figura di Maria, figlia di Sion, presentata come vergine e madre, una duplice figura che evoca repressione sessuale e riduzione della donna al ruolo materno, la donna "umile e docile serva del Signore". Nonostante tutto questo, anche nel mondo ebraico oggi si nota un risveglio di interesse sia intorno alla figura di Gesù, sia intorno alla figura di Maria: esistono libri18 ebraici che vogliono mettere in evidenza la figura di Maria, anche nella sua ebraicità, nel suo essere frutto del popolo d'Israele, e quindi nella legittimità del titolo attribuitole di "figlia di Sion".

        b) Maria e l'Islam
        Un atteggiamento molto differente è quello che nei confronti di Maria hanno i musulmani. Esso si radica nel Corano, nel quale come sappiamo ci sono forti influssi ebraici e cristiani: ora non solo vi è una Sura del Corano intitolata a Maria, ed una ai suoi genitori, ma ci sono cinque episodi relativi alla vita di Maria e all'infanzia di Gesù che sono non solo ricordati ma anche sviluppati nel Corano, il quale su questo punto sembra voler conformarsi alla tradizione cristiana, in polemica con le posizioni e le critiche dell'ebraismo. Gli episodi ricordati nel Corano sono la natività di Maria, raccontata in modo conforme alle tradizioni trasmesse dagli apocrifi; il ritiro nel tempio con particolari propri alla tradizione coranica e dei quali ignoriamo le fonti; l'annunciazione, raccontata in maniera conforme sostanzialmente agli evangeli canonici; il parto di Maria, e la difesa da un'atroce calunnia. Quest'ultimo racconto sembra prendere parte per la posizione cristiana circa la verginità di Maria, contro i racconti diffusi nel mondo ebraico. In altre parole, Maria ha un posto straordinario nel Corano, e Maometto le riserva il primo posto fra le donne. Di essa si dice che e segno donato da Dio per l'universo, e che può essere modello dei credenti. Nell'Islam attuale, continua una grande venerazione per Maria: il suo nome viene dato a molte donne musulmane, e i santuari mariani sono frequentati anche dai musulmani, sia nel Medio Oriente, sia nella stessa Fatima. Maria viene in genere considerata come una perfetta credente, e quindi una perfetta musulmana. Tutto questo non è detto per minimizzare le difficoltà che esistono nei rapporti con i musulmani, soprattutto a proposito di Cristo, per cui non si potrà mai dire di Maria che e madre di Dio. Viene però ricordato per cercare in Maria un luogo d'incontro, al quale non fa ostacolo come nel caso di Gesù il fatto che egli sia riconosciuto come l'Incarnazione di Dio da parte dei cristiani. In Maria ci si può incontrare almeno per il cammino da compiere insieme verso il Signore.

        c) Maria e il buddismo
        Quanto al buddhismo, ricordo almeno certi temi (sempre la compassione, la tenerezza, la benevolenza ... ) che possono mostrare una certa sintonia con tante forme di spiritualità mariana.

        d) Maria e le altre tradizioni religiose
        Un richiamo all'induismo potrebbe mostrare come spesso ho trovato indù che fra le tante divinità della loro tradizione, avevano voluto introdurre anche la figura di Maria: fatto certamente non accettabile per un cristiano, ma significativo della stima e della tenerezza che Maria suscita anche nell'induismo. Il Natale celebrato in tutto il mondo, anche da non cristiani, costituisce già una forma di pre-evangelizzazione, che unisce tutta l'umanità, almeno nella figura universale di una madre e di un bimbo e nella tenerezza che essi suscitano. E proprio a partire da questa celebrazione del Natale al di là di tante frontiere possiamo essere aiutati a comprendere come un possibile luogo d'incontro e di riconciliazione nella nostra umanità e proprio la figura di Maria.

Conclusione: Maria nell'arte e nella cultura dei diversi popoli

In ogni caso l'amore a Maria travalica ancora questi limiti: il nostro Occidente, ma sempre più il mondo intero, è pieno di opere d'arte nelle quali e celebrata Maria e la sua maternità, tanto nel campo della pittura, quanto in quella della musica, ed ancora in altre arti. L'arte ha un linguaggio universale, e la contemplazione dell'arte e della bellezza spesso ci può portare a intravedere e ad anticipare orizzonti al di là del nostro sensibile quotidiano. E soprattutto Maria è un punto d'incontro per tanta gente semplice... Per questo ho voluto richiamare a voi la figura di Maria: in un tempo tempestoso, violento, inquieto come il nostro, dove le tensioni di ogni genere sembrano crescere, Maria potrebbe costituire un dolce punto di incontro, un luogo di riconciliazione e di fraternità.

NOTE
1 Tra parentesi osservo che si può criticare la insistenza della Cei per avere come festa civile 1'Immacolata Concezione, nove mesi prima della natività di Maria, quando non è festa civile la ben più importante Annunciazione, nove mesi prima del Natale, oppure 1'Ascensione, che pure è festa in tutta 1'Europa occidentale.
2 CHIESA CATTOLICA-CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE, Dichiarazione cristologica comune, 11 novembre 1994, in EO (= Enchiridion Oecumenicum, Bologna 1968,111, 758-762, citazioni al 760. Su questo punto si veda anche MAR BAWAI SORO, Mary in the CAtholic-Assyrian Dialogue. An Assyrian Perspective, The Ecumenical Society of the Blessed Virgin Mary, London 1999.
3 COMMISSIONE INTERNAZIONALE ANGLICANO-CATTOLICA, Maria: grazia e speranza in Cristo, Seattle 2 febbraio 2004, in Il Regnodocumenti, 11/2005, 257-270.
4 In EO 4,3083-3360.
5 In Regno doc. 3, 1998, 95ss.; 5, 1998, 183ss.
6 Cf. A. MAFFEIS (ed.), Communio Sanctorum. La Chiesa come comunione dei santi, Morcelliana, Brescia 2003.
7 COMMISSIONE INTERNAZIONALE CATTOLICO-LUTERANA, Tutti sotto uno stesso Cristo. Dichiarazione comune sulla Confessio Augustana, 1980, n. 23, in EO I, 1428.
8 COMMISSIONE INTERNAZIONALE CATTOLICO-LUTERANA, "L'unità davanti a noi", 1984, n. 66, in EO, I, 1615 e 1612.
9 COMMISSIONE INTERNAZIONALE CATTOLICO-RIFORMATA, Una comprensione comune della chiesa, 1990, n. 28, in EO III, 2293.
10 GRUPPO DI DOMBES, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, ed. it. Qiqajon, Magnano (BI) 1998.
11 COMMISSIONE INTERNAZIONALI BATTISTI-CATTOLICI, Appello a testimoniare Cristo nel mondo di oggi, Rapporto 1984-1988, Atlanta 1988, in EQ III, 524-584. "II posto di Maria nella fede e nel culto" è il tema trattato ai nn. 56-57, ivi 581-582.
12 SEGRETARIATO PER L'UNIONE DEI CRISTIANI - ALCUNI MEMBRI DELLE CHIESE PENTECOSTALI, Rapporto dei dialoghi 1977-1982, 1984, nn. 58-76, in EQ III, 2113 —2131.
13 TEOL0GI E MISSIOLOGI CATTOLICI ED EVANGELICALI, La missione. Rapporto 1977-1984, in EO III, 1132-1143 (per la parte relativa a Maria).
14 L'interrogativo di fondo che si pone e pertanto quello che si chiede se per giungere alla piena riconciliazione con gli altri cristiani, la chiesa cattolica deve esigere che essi riconoscano questi dogmi come tali, o, può limitarsi a chiedere che queste siano riconosciute come dottrine confessionali proprie alla tradizione cattolica, che gli altri sono tenuti a rispettare senza necessariamente farle proprie. Quest'ultima posizione potrebbe essere legata alla considerazione del Vaticano I come concilio generale dell'occidente.
15 «Les aspects oecumémiques de l'Encycique 'Redemptoris Mater'» in Nouvelle Revue Theologique 111(1989), 48.
16 Ivi, 519. Anche il dialogo fra gli ortodossi e i vecchi cattolici affronta il tema mariologico, ma qui le convergenze sono più ovvie: Si proclama la comune fede nella maternità divina e nella perpetua verginità di Maria, e si afferma che «la chiesa onora la Madre di Dio anche come interceditrice per gli uomini presso Dio». Qui l'accordo ha una certa punta polemica nei confronti dei cattolici: pur affermando che «la chiesa la chiama benedetta, la prima fra i santi e la pura serva del Signore e le attribuisce una relativa esenzione dal peccato per grazia dal momento in cui lo Spirito santo è sceso su di lei», si dichiara che «la chiesa non riconosce i dogmi recenti di una concezione immacolata o di una assunzione corporea della Madre di Dio in cielo. Celebra però l'ingresso della Madre di Dio nella vita eterna e osserva con solennità il giorno della sua dormizione» (cf. Dichiarazione sulla Madre di Dio, Chambésy 1977, in EU 1,2587-2591).
17 Nn. 32-33, in EV 5, 61-63.
18 Tra questi libri ricordo SHALOM ASCH, Marie mere de Jesus, Paris 1951 e E. BEN CHORIN, Mutter Myriam, Munich 1971.

Inserito Domenica 25 Ottobre 2020, alle ore 19:37:58 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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