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  Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Alessandro e devoti  
Arte

Un articolo di Manara Roberta del 15 giugno 2015 sul sito dei Beni Culturali della Lombardia.

 



Autore del dipinto ad olio su tavola di 160 cm x 240 cm, datato nel 1531, è Gatti Bernardino, detto il Sojaro (1495 ca.-1576).

Descrizione

La pala reca al centro un grande pannello con l'Incoronazione della Vergine tra i SS. Domenico, Alessandro e devoti, circondato da quattordici scene rettangolari, di diverse misure, con i Misteri del Rosario (Gaudiosi: Annunciazione; Visitazione di Maria a Elisabetta; Natività di Gesù; Presentazione al tempio; Gesù tra i dottori; Dolorosi: Cristo nell'orto degli ulivi; Flagellazione, Incoronazione di spine; Salita al Calvario; Crocifissione. Gloriosi: Resurrezione; Ascensione; Discesa dello Spirito Santo; Assunzione della Vergine). La Madonna seduta su un nimbo di nuvole con in braccio il Bambino è circondata da un'aura dorata con cherubini e fiancheggiata, nella porzione superiore, da due angeli con ghirlande di fiori in procinto di posarle sul capo la corona. Nel registro inferiore, in primo piano, a sinistra è raffigurato S. Domenico, genuflesso davanti alla Vergine ed ai piedi il giglio suo attributo, indossa l'abito dell'ordine domenicano. A destra in ginocchio a piedi nudi S. Alessandro, indossante la lorica, volge lo sguardo verso lo spettatore e si appoggia alla spada, mentre l'elmo è appoggiato a terra. In secondo piano alcuni devoti inginocchiati che verosimilmente fanno parte della Compagnia del Rosario.

Notizie storico-critiche

La prestigiosa ancona d'altare viene commissionata nel novembre 1531 dal cardinale Bernardino Lonati, eminente personalità, segretario di Ascanio Sforza e priore della Confraternita del Rosario, a Bernardino Gatti, detto Sojaro, eccellente pittore in Pavia, seguace di Correggio, considerato da Albertario "l'artista più interessante di quegli anni". Il dipinto viene pagato ben 70 scudi d'oro e posizionato sull'altare della cappella del Rosario della Cattedrale pavese. Nel 1532 Gatti sottoscrive un contratto annuale d'affitto per un'abitazione in parrocchia S. Maria Cappella, che recide però con alcuni mesi d'anticipo, probabilmente perché convocato a Vigevano dal duca Francesco Sforza, per il quale dipinge una "Ultima Cena" (oggi in Arcivescovado) e un "Cristo tra la Vergine e S. Giovanni Battista" per il Duomo, quindi a questa data la pala deve essere già ultimata. L'ancona pavese risulta di notevole interesse per la precoce iconografia della Madonna del Rosario circondata dai Misteri che per Cibolini è "per la prima volta oggetto di un dipinto di area lombarda, dove la diffusione di immagini di questo tipo si avvia sul finire del secolo, dopo la battaglia di Lepanto e l'istituzione della compagnia borromaica nel Duomo di Milano". Nella seconda metà del Cinquecento la pratica del Rosario riceve nuovo impulso dal Papa domenicano Pio V che incoraggia la recita e attribuisce all'intercessione della Vergine e al potere miracoloso del Rosario la vittoria della flotta cristiana della Lega Santa su quella mussulmana dell'Impero ottomano nella battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, istituendo una festa. La devozione alla Madonna del Rosario ha origini molto antiche, risale al XIII secolo quando nel 1208 Maria appare a S. Domenico (1170-1221) a Prouille, primo convento da lui fondato, consegnandogli una coroncina che chiama "la corona di rose di Nostra Signora", il cui nome deriva da un'usanza Medievale in cui i servi, per testimoniare l'ossequio verso i padroni, offrono loro una corona di rose. Questa tradizione sembra rivivere nei due angeli con mazzi di fiori donati alla Madonna dipinti in alto nella pala pavese. La Vergine dona quindi il rosario, fino ad allora sconosciuto, al Santo e gli insegna come usarlo per pregare, indicandogli nella sua recita un'arma efficace per debellare le eresie. Saranno in seguito i suoi discepoli a diffondere la pratica. Nel 1479 Papa Sisto IV emana la prima Bolla "Ea quae ex fidelium" di indulgenze per chi recita la preghiera del rosario e nel 1480 il monaco domenicano Giovanni di Erfordia, lascia il convento di Colonia per Venezia dove fonda la prima compagnia italiana del Rosario. Pavia, lungamente provata dalla peste e da continui saccheggi da parte degli eserciti francesi e spagnoli, dopo la celebre battaglia di Pavia del 25 febbraio 1525, passa sotto la dominazione spagnola. Sarà proprio questa battaglia che ravviverà nei pavesi il culto per il Rosario e per la Vergine del Rosario che salva da ogni sciagura, già presente dal Trecento comunità domenicana nelle chiese di S. Apollinare e di S. Tommaso. Nel 1525 il domenicano Benedetto Meda giunge da Modena a Pavia come predicatore (ci ritornerà anche nel 1526), per ringraziare la Vergine per il suo miracoloso intervento, proponendo la creazione nella nuova Cattedrale di una Compagnia dedicata al Santissimo Rosario. Da un manoscritto compilato da "un devoto patrizio" nel 1637 si apprende che a seguito della predicazione di Fra Meda e della processione cittadina, il sodalizio acquista notevole successo, numerosi, oltre 4300, sono gli iscritti e le autorità civili dispongono che ogni anno venga fatta una processione per ringraziare la Madonna di aver liberato la città dall'assedio. Il 27 dicembre 1525 viene eretta una cappella dedicata alla Vergine del Rosario, ulteriore conferma dell'importanza riservata a tale confraternita. Il dipinto è "l'unico elemento decorativo che certamente è stato eseguito per la cappella del Rosario in Duomo", della quale si conservano pochissime notizie e la Cibolini, nota che la 'migrazione' della pala in diverse sedi lascia presupporre che la cappella del Rosario "non sia mai stata edificata o che, nella migliore delle ipotesi abbia avuto vita breve e sia stata riconvertita ad altra dedicazione". Nel XIX secolo Siro Comi riferisce della primitiva collocazione della pala nella cappella di S. Maria del Popolo, a destra dell'altare maggiore (dal XVIII secolo intitolata a S. Alessandro Sauli), notizia confermata da Malaspina, nella quale viene recitato il rosario in attesa che il sacello dedicato a questa devozione sia ultimato. In tale collocazione è ancora nel 1734 quando durante la visita pastorale la vede il vescovo Francesco Pertusati. Nel XIX secolo, con la costruzione dell'altare dedicato al beato Alessandro Sauli, la pala viene spostata nel sacello simmetrico, intitolato al Crocifisso, affiancata dall'ingresso alla sacrestia dei cappellani, edificata nel 1676.

 

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Inserito Mercoledi 3 Marzo 2021, alle ore 19:21:45 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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