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  Maria e la missione riconciliatrice della comunità 
Chiesa

Da Stefano De Fiores, Con Maria, per una comunità cristiana riconciliata, in Domenico Capone - Stefano De Fiores, Maria e la riconciliazione, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa, Roma 1989, pp. 64-68.



Maria in quanto creatura riconciliata non può essere considerata come una figura da contemplare, esteriore e staccata da noi. Sia la sua vicenda terrena che la sua condizione glorificata ce la mostrano come una donna ricettiva e attiva, unita a noi nel Cristo e collaboratrice per grazia alla nostra riconciliazione.

1. Il sì di Maria per la riconciliazione del mondo

Poiché l'Incarnazione è un mistero di unione tra Dio e l'uomo, l'influsso di Maria in esso è importante in ordine alla riconciliazione. Infatti S. Agostino vede l'Incarnazione come un matrimonio e Maria come il talamo nuziale: «Il Verbo è lo sposo, la carne umana la sposa. L'uno e l'altra sono l'unico Figlio di Dio, lo stesso figlio dell'uomo. Dal luogo dove egli è divenuto capo della Chiesa, cioè il seno della Vergine Maria che è la sua dimora nuziale, è uscito come lo sposo dalla sua camera di nozze»27. La prima riconciliazione, quella sovreminente che unisce indissolubilmente Dio e l'uomo, avviene in Maria. Ella può benissimo essere chiamata, come hanno fatto alcuni padri, «strumento della riconciliazione del mondo» o «riconciliatrice efficace dell'universo»28. Ma non si tratta solo di causalità puramente biologica o materiale, quindi indiretta. Maria non è solo la stanza nuziale dell'alleanza d'amore tra Dio e l'uomo in Gesù Cristo: Ella stessa è «la sposa per mezzo della quale siamo stati riconciliati con Dio suo sposo»29. Questa interpretazione, che pone Maria alla radice della riconciliazione in quanto fa di lei la rappresentante cosciente del genere umano, trova la sua migliore espressione nella celebre frase tomista: «Per annuntiationem expetebatur consensus Virginis loco totius humanae naturae»30. Maria non è soltanto la benefattrice dell'uomo, in quanto il suo sì è «causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano» (S. Ireneo), ma in qualche modo ella si identifica con esso, quale «rap- presentante» (Dillenschneider) o «sostituta» (Köster) o «personificazione» (Philips). Resta il fatto, drammatizzato potentemente nella IV omelia «super Missus» di S. Bernardo, che i1 sì di Maria ha cooperato alla salvezza e riconciliazione del mondo.

2. Maria Madre dei dispersi figli di Dio

L'unificazione dei credenti è opera della Trinità, in particolare dello Spirito che rende la Chiesa «una persona in più persone»31. Maria non è però estranea a tale opera unificatrice, non solo perchè spinge all'alleanza con Dio in Gesù Cristo ed è lo stimolo per il segno di Cana che unifica i discepoli in comunità credente (Gv 2,13), ma perche sul Calvario ella personifica la Gerusalemme-Madre dei dispersi figli di Dio radunati nel tempio della nuova alleanza, che è Gesù Cristo. «Nell’economia del patto nuovo, sancito col mistero pasquale,» — afferma A. Serra — «la Madre di Gesù diviene la personificazione della nuova Gerusalemme, cioè della figlia di Sion alla quale i profeti indirizzavano i loro vaticini sui tempi ultimi. E siccome nel linguaggio biblico-giudaico Gerusalemme, come anche il popolo eletto, era raffigurata abitualmente sotto l'immagine di una ‘donna’, così si comprende che Gesù si rivolga alla Madre con l'appellativo di ‘donna’. In Maria Gesù addita la personificazione ideale della nuova Gerusalemme-madre, cioè della Chiesa-madre»32. La parola di Gesù: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26) e l'eco e la realizzazione della profezia del Deuteroisaia: «Alza gli occhi intorno e guarda: ... i tuoi figli vengono da lontano...» (Is 60,4). Maria è madre di coloro che sono per la fede una sola cosa con Gesù. Del resto è proprio della madre radunare i figli e risvegliare in loro il senso della fraternità e della famiglia. «Questa maternità della Chiesa, sotto la figura di Maria, madre del discepolo, è la sorgente dell'unità dei fedeli in Cristo. Maria, figura della Chiesa-madre, riceve il discepolo fedele come suo figlio, e quest'ultimo la riceve da lui; essi simbolizzano l’unita della Chiesa. Questa scena ai piedi della croce contrasta con quella che la precede immediatamente. I soldati si dividono le vesti del crocifisso, tirano a sorte la sua tunica. Per essi il Cristo è oggetto di divisione e di scandalo. Al contrario, le parole del crocifisso a sua madre e al suo discepolo significano l'unità dei credenti nell'unica Chiesa»33.

3. Imploratrice della riconciliazione

Due frasi riassumono la percezione dei cristiani della missione di Maria glorificata nella riconciliazione degli uomini peccatori:
a. «Reporta nobis gratiam reconciliationis»
È un'invocazione di Ambrogio Autperto (784), che deriva da un'omelia non posteriore al VII secolo e che ritornerà in altre preghiere medioevali34.  La richiesta di questa grazia di riconciliazione prescinde dall'ira del Cristo e punta sulla preghiera di Maria, che si è mostrata efficace nel caso di apostasia narrato dalla diffusa Leggenda di Teofìlo. In questa linea si muoveva già nel X secolo il bizantino Giovanni Geometra, che invocava Maria: «Riconciliaci tra di noi e con il tuo Figlio, non solo con la tua sicurezza di madre, ma anche con le tue suppliche e le tue lacrime...»35.
b. «Tuo Filio nos reconcilia»
Questa frase di S. Bernardo certamente non esclude da Cristo la misericordia per riversarla totalmente in sua Madre; infatti poco prima aveva affermato che Gesù è venuto per salvare il mondo e non per giudicarlo. Si conosce e si sottolinea nel medioevo «la collera del giudice», ma nello stesso tempo si riconosce che Cristo è redentore (Ambrogio Autperto). In genere con S. Anselmo di Aosta si riconosce la giustizia e la misericordia tanto in Cristo che in Maria: «Chi mi riconcilierà con il Figlio mentre mi è nemica la madre? Chi mi placherà la madre mentre il Figlio è irato? Ma sebbene ugualmente ambedue siete stati offesi, non siete forse ambedue clementi?»36. Solo più tardi si sono divisi gli attributi dando a Cristo la severità e a Maria la misericordia: «Maria vuol salvare, Gesù vuol condannare» (Binet). Anzi Gesù venne raffigurato nel Seicento in una grande tela dal Cavalier calabrese Mattia Preti in una Chiesa della sua nativa Taverna. Immagini e rappresentazioni di Maria che trattiene il braccio minaccioso del Figlio o che spezza le frecce dell'ira di Dio (per es. la Madonna delle grazie di Faenza) sono abbastanza frequenti. Bisogna condannarle in nome di una teologia puntigliosa e razionalistica? Oppure occorre interpretarle come simboli della grave situazione in cui si trova il mondo quando dimentica Dio? Certo bisogna evitare una presentazione monofisita di Cristo che vela la sua umanità, vicinanza e bontà verso i peccatori. Il tema dell'ira divina — ci avvertono i biblisti — è una metafora che indica «l'incompatibilità assoluta tra Dio e il peccato», poiché Dio non si placa passando dall'ira all'amore: il suo amore è eterno, anzi egli è amore»37. Non è dunque Maria che induce il Figlio ad essere riconciliatore, ma al contrario è il Cristo ad assumersi la madre come collaboratrice femminile e materna nella sua missione riconciliatrice. E Maria esprime il volto materno della riconciliazione cristiana: ella attira maternamente i peccatori non per metterli al riparo dalla necessaria conversione, ma per facilitarne il cammino verso Cristo, tenendo conto della psicologia umana38. Le icone bizantine, che presentano Maria non di profilo (come si effigiano nelle monete gli imperatori che non hanno il coraggio di guardare i propri sudditi) ma a tutto volto, esprimono la realtà di Maria glorificata tutta accoglienza, trasparente l'immagine di Dio, totalmente pacificata. Esse sono invito alla riconciliazione con Dio e con l'umanità.

NOTE
26. M. Pellegrino, L'Anno Santo: rinnovamento e riconciliazione, Torino-Leumann, LDC (s.d.), p. 12.
27. S. Agostino, In Joan, 8,4 PL 35, 1452.
28. Andrea di Creta, Oratio V in Annuntiationem, PG 97, 896 A;
29. Efrem(?), Oratio ad Deiparam, ibidem, 528.
30. Summa tbeologìae, III, q. 30, a. 1.
31. Cfr. l'opera di H. Mühlen, Una mystica persona. La Chiesa come mistero della Spirito Santo in Cristo e nei cristiani: una persona in molte persone, Roma, Città Nuova 1968, pp. 776.
32. A. Serra, I fondamenti della relazione Maria-Chiesa secondo Gv. 19, 25-27, in La Madonna 12 (1974) 5-6, pp. 45-46.
33. M. Thurian,  Figura, dottrina e lode di Maria nel dialogo eccumenico, in Il Regno / Documenti 28 (1983) 7, p. 248.
34. Cfr. H. Barré, Prieres anciennes à la Mère du Sauveur, Paris, Lethielleux, l963 pp. 41, 44, 46, 99.
35. Giovanni Geometra, Discorso d'addio sulla Dormizione (ed. Wenger), cit. in Maria. Etudes sor la sainte Vierge (Du Manoir), VI, Paris, Beauchesne, 1961, pp. 522- 523.
36. Oratio II ad sanctam Mariam, PL 158, 951-952.
37. Cfr. a livello divulgativo S. Lyonnet, Visione biblica e fondamenti teologici della spiritualità riparatrice, in Religiose oggi 16-6-74, p.5.
 

Inserito Mercoledi 2 Febbraio 2022, alle ore 9:02:24 da latheotokos
 
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