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  L'esperienza dell'Immacolata nel Ven. Bruno Lanteri 
Autori

Un articolo di P. Andrea Brustolon, in Myriam LIX (2010), n. 6, pp. 8-11.



Come tutte le creature, Maria, all’atto dell’unione dell’anima con il corpo, avrebbe dovuto contrarre la colpa originale; ne fu invece esentata perché fosse degna abitazione di Dio: mentre tutti possono essere liberati dal peccato originale dopo averlo contratto, Maria fu preservata dal contrarlo. Non era infatti decoroso che quel corpo, dal quale Cristo doveva trarre il Suo, fosse stato, anche per un istante, sotto il potere del Demonio.
A 13 anni, il 28 novembre 1772, Pio Bruno ricevette, insieme al fratello minore Tommaso (1763 - 1823), il sacramento della cresima nella chiesa parrocchiale di Nostra Signora del Bosco, chiamata così a causa del luogo solitario e boschereccio in cui sorgeva. Bruno fortificò la propria anima con i doni dello Spirito Santo, ricevuti in una Chiesa mariana. La Vergine è la gloria dello Spirito, che agisce in lei nella concezione immacolata, nel concepimento verginale di Gesù, nell’attesa orante del Cenacolo.
Il ven. Lanteri crebbe a Cuneo, una città in cui fu forte la presenza mariana- francescana. Egli stesso divenne terziario francescano, per cui conobbe bene la dottrina del beato Duns Scoto, da lui ricordato con il titolo di “subtilis”, che difendeva il suo immacolato concepimento. All’interno dell’Associazione degli Amici il ven. Lanteri, inoltre, apprese a stimare Boudon (1624 - 1702) ed i suoi scritti. Questi nella vecchiaia (1699) compose La devozione all’Immacolata Madre di Dio dove non intese dire nulla di nuovo, ma raccolse e riassunse quanto avevano scritto di Maria i santi e i dottori. Il libro è formato da tre parti: la devozione alla Santa Vergine in generale, la devozione all’Immacolata in particolare e le pratiche di devozione. Lanteri conobbe anche quanto sant’Alfonso scrisse per difendere la dottrina dell’Immacolata Concezione, cosa che incentivò il suo amore verso l’Immacolata. Per sant’Alfonso l’Immacolata Concezione di Maria era biblicamente fondata nei passi del Vangelo di Luca, dove si dice che Maria è la “piena di grazia”, “benedetta fra le donne” e “ha fatto in me cose grandi”. Per sant’Alfonso le prove più convincenti erano il senso comune dei fedeli e l’autorità della Chiesa che stabiliva la festa dell’Immacolata Concezione. Si deve ricordare che al tempo del ven. Lanteri la dottrina dell’Immacolata Concezione non era stata definita dogmaticamente. Questo non vuole dire che fosse “libero per i Cattolici di non professarla”, come affermò il fondatore. Anzi: “tutti dovranno professarla sotto pena di scomunica”. Era di fede e chi non la professava – ricorda il ven. Lanteri − “si scarta dalla regola di fede”. E purtroppo tanti danni furono causata dai Giansenisti, tanto che un loro vescovo (quello di Pistoia) tolse il prefazio dell’Immacolata Concezione.
Nel testo Risposta all’esame della domanda se la dottrina teologica del B. Liguori sia veramente sicura e approvata dalla Santa Sede il ven. Lanteri sintetizzò con queste parole l’atteggiamento della Santa Sede in merito alla dottrina dell’Immacolata Concezione: “La Santa Sede ha dimostrato sufficientemente come disapprovi il sentimento contrario, senza però pronunciare un giudizio definitivo. Essa vieta agli uni di sostenere la sentenza affermativa, come dogma di fede, e agli altri, sotto pena di censura di insegnare o sostenere pubblicamente la sentenza negativa”. E a Torino, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, sabato 25 maggio 1782, Lanteri – che era nato di sabato − venne ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Torino. Il suo sacerdozio prendeva l’avvio nel nome di Maria e sotto la materna protezione dell’Immacolata, nel suo giorno, nel tempo liturgico di Pentecoste. Quel giorno era anche dedicato alla memoria di un grande papa, martire della causa cattolica, san Gregorio VII, il forte Ildebrando.
Personalmente il ven. Lanteri l’8 dicembre celebrava “la festa della Concezione di Maria Vergine”, “della sua Immacolata Concezione” e si preparava ad essa con una novena. Del resto esperimentò fin da ragazzo che chi mantiene viva la sua filiale devozione e unione con la Madre di Dio, non solo ne riceve aiuto e protezione, ma anche sente accrescere il proprio amore verso Dio, come affermò un suo autore preferito, Lorenzo Scupoli: “Come chi si accosta a un gran fuoco non può non ricevere del suo calore, così e molto più ogni bisognoso riceverà aiuti, favori e grazie, se con umiltà e con fede si accosterà al fuoco di carità, di misericordia e di pietà che sempre arde nel cuore di Maria Vergine”.
Il fondatore ha messo basi solide alla sua fede, aiutato dalla dottrina dei santi. Un altro autore caro al ven. Lanteri, San Paolo della Croce, ha sottolineato come il cuore di Maria sia ricco di amore: “La gran ferita di amore di cui fu felicemente piagato il suo purissimo Cuore fin dal primo istante della sua purissima Immacolata Concezione, crebbe tanto in tutto il corso della santissima sua vita, sinché penetrò tanto addentro che fece partire da quel corpo quell’anima santissima”. Ed è considerando la grandezza del cuore di Maria SS.ma che si comprende il suggerimento di San Paolo della Croce: “Se Gesù vi dà licenza fate un volo nel Cuore purissimo di Maria, e domandatele di starvene sempre immersi nell’immenso mare del suo amore”.
Pensiero, questo, che recentemente è stato ripreso da papa Benedetto XVI nell’Angelus del 5 giugno 2005: “Nel Cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la Sua volontà di salvezza universale, la Sua Infinita Misericordia […] Il cuore che più di ogni altro rassomiglia a quello di Cristo è senza dubbio il Cuore di Maria, sua Madre Immacolata”.
San Pio X ha affermato che la Vergine santissima “è il più efficace aiuto per la conoscenza e l’amore di Cristo”. Ed il ven. Giovanni Paolo II ha incoraggiato “a porsi docilmente alla scuola della Vergine Immacolata per comprendere, con il suo aiuto, quanto grande sia l’Amore Misericordioso di Dio per ogni essere umano”. In questo senso va compreso il consiglio del ven. Lanteri di dire ogni giorno “tre Ave all’Immacolata purità di Maria”.
L’autentico discepolo di Maria, la persona lanteriana, offre preghiere di riparazione per le offese e bestemmie proferite contro il Cuore Immacolato di Maria, che per una rivelazione divina, suor Lucia di Fatima avvertì essere cinque (per cui la devozione ai primi cinque sabati del mese):
“1) Le bestemmie contro l’Immacolata Concezione.
2) Le bestemmie contro la sua Verginità.
3) Le bestemmie contro la maternità divina ed al tempo stesso il rifiuto di accettarla come madre degli uomini.
4) Le offese di coloro che cercano pubblicamente d’infondere nel cuore dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio contro questa Madre Immacolata.
5) Le offese di coloro che l’oltraggiano di-rettamente nelle sue sante immagini”.
Questo pensiero fu sempre ben recepito nella tradizione lanteriana, tanto che il servo di Dio Raffaele Melis (1886-1943), sacerdote oblato, convinto che la guerra è un castigo del peccato e che la pace è il premio del pentimento e del sincero ritorno a Dio, prese l’iniziativa di una Messa da celebrarsi ogni sabato alla parrocchia di sant’Elena (Roma) all’altare della Madonna per i soldati. Per la festa dell’Immacolata del 1942, accogliendo l’invito di papa Pio XII, consacrò solennemente la parrocchia al Cuore Immacolato di Maria secondo le intenzioni della Vergine stessa espresse a Fatima. Era una buona occasione per richiamare i parrocchiani, con un sentimento di fiducia, anche al senso della grave responsabilità che pesava su tutti per l’immane tragedia che incombeva: “Pensando ai nostri peccati e ai peccati di tutto il Mondo, riconoscendo il giusto castigo che Dio ci ha mandato con il flagello della guerra, umiliati, confusi, pentiti e insieme fiduciosi, ci rivolgiamo alla creatura più pura, più santa, alla Madre più tenera, alla Regina più potente, perché interceda per noi, preghi per noi e ci salvi …”.
Impariamo anche noi a rivolgerci a Maria Santissima, al Suo Cuore Immacolato. Cosa che è compreso anche da chi non può dirsi propriamente mariano, come Johann Wolfgang Goethe (1749-1832). Questi nel suo celebre Faust evidenziò che quando nell’animo di una persona si addensa il buio di una grande sofferenza è possibile rivolgersi soltanto alla Madre Addolorata. Ed è proprio l’Immacolata che ottiene a Margherita la salvezza di Faust, la cui anima Mefisto vuole sia incatenata nell’Inferno. Se non otteniamo tuttavia le grazie sperate, che Maria Santissima ci ottenga uno sguardo diverso, immacolato, di fronte alle difficoltà e alle prove. Termino riferendo una piccola testimonianza. Una signora ammalata, facendo riferimento a un quadro dell’Addolorata che abbiamo nella nostra casa di Viù, mi ha scritto: “Guardando quest’immagine di devozione non ho potuto non pensare alle dure prove della sua esistenza terrena: vorrei poter guardare verso l’Alto con la stessa incrollabile fiducia che si legge nel suo sguardo”.

 

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Inserito Giovedi 22 Marzo 2012, alle ore 10:41:40 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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